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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 4 -Affari Condominiali- XIV


di Soundserio
19.05.2016    |    2.899    |    9 9.9
"Marta non era a casa, come rimasti, aveva lasciato le chiavi nascoste all’interno dell’automobile, le recuperai e tornai a casa per prepararmi all’aperitivo..."
Quel lunedì mattina intorno alle dieci mi trovai già a casa dell’amministratore, da quel che sapevo utilizzava spesso il suo soggiorno per le riunioni condominiali. –“Buongiorno Gabriele”- disse accogliendomi -“Buongiorno molto piacere”- risposi –“La signora Domenica mi ha avvisato che saresti venuto tu al suo posto”- sorrisi all’amministratore facendo ingresso. Non avevo mai visto Stefano eppure viveva al secondo piano dello stesso palazzo, era un bel ragazzo, alto circa un metro e ottanta, moro con occhio castano, moschino sopra il mento e un sorriso davvero solare. Non era il mio ideale di uomo, era il tipico fighetto curato che si depilava il corpo per mettere in risalto i bicipiti e non solo, era fissato con la cura del corpo e la palestra. Accomodatomi in salone salutai i presenti e attendemmo l’arrivo dei restanti, l’argomento in questione fu la pulizia condominiale e la nettezza urbana. L’incontro durò circa due ore, ovviamente si dilungò perché le anziane signore del palazzo iniziarono a litigare, tipico delle donne in menopausa. Alla fine non concludemmo un bel nulla e rinviammo la decisione alla prossima seduta. Andai via salutando tutti e con sorriso Stefano mi accompagnò gentilmente alla porta. Varcata la soglia di casa telefonai nell’immediato Domenica –“Buongiorno Signora Domenica”- raccontai delle discussioni affrontate e la non decisione presa –“Quelle del primo piano hanno sempre da ridire”- cercò di attaccare bottone per sparlare un po’ come se fossi sua comare, ma fortunatamente dovetti interrompere la conversazione perché sentii suonare alla porta –“Scusi signora, devo lasciarla”- andai ad aprire con il telefono ancora alla mano, pensai si trattasse di qualche condomino che voleva ancora parlare delle questioni residenziali, ma appena aprii mi trovai davanti quei bellissimi occhi chiari dei quali mi ero innamorato. –“Ciao”- disse Marco –“Ciao, che ci fai qui?”- domandai stupito –“Passavo di qua e volevo salutarti”- , -“Vieni, entra pure”- lo feci accomodare in cucina. Stranamente non era in vesti da lavoro, indossava un jeans stretto, un maglioncino nero e al piede portava delle tennis scure, il capello era scompigliato e la barba incolta –“Niente lavoro oggi?”- , -“No, sono in ferie per qualche giorno”- , -“Posso offrirti qualcosa?”- , -“Un bicchiere d’acqua grazie”-. Non sapevo il motivo di quella visita, ma francamente poterlo rivedere mi faceva davvero piacere, per non parlare poi dell’erezione che subito si presentò vedendolo sul divano –“Penso che dovremo parlare un po’ ”- accomodandomi al suo fianco –“Che c’è da dire?”- sorseggiò l’acqua –“Non so, vista la situazione..”- , -“Non abbiamo niente da dirci”- poggiò il bicchiere e si accostò alle mie labbra baciandole delicatamente –“Mi piaci”- sussurrò sottovoce. Incredulo da quelle parole lo abbracciai istintivamente, ricambiò cosi forte che per un secondo pensai di venir stritolato da quelle grandi braccia. I nostri corpi cominciarono ad accarezzarsi, le lingue iniziarono a danzare e in men che non si dica mi ritrovai a cavalcioni sul suo corpo. Finalmente ci stavamo desiderando ancora, i nostri baci erano ricchi di passione e quelle carezze lungo la schiena mi facevano sentire il suo amato compagno. –“Perché non ti fai mai vivo?”- domandai tra un bacio e l’altro –“Perché ho paura”- , -“Paura di cosa?”- , -“Perché mi piaci Gabriele”-. Alzandosi, con me in braccio, mi poggiò a terra e cominciò a spogliarmi a partire dalla maglia sino a tutto il resto, rimasi completamente nudo ricoperto dai suoi baci: labbra, collo, petto e capezzoli. Avevo un erezione pazzesca, non potevo più nasconderla, il glande sbatteva contro il suo addominale. Senza perdere tempo spogliai lentamente il suo corpo ricoprendolo di caldi baci, finalmente potevo risentire il sapore della sua pelle e accarezzare quella soffice peluria. Marco era eccitatissimo, aveva il pisello davvero in tiro, venoso e pulsante svettava contro il mio corpo. Lo baciai con passione e flemmaticamente scivolai con le labbra lungo tutto i muscoli, dai pettorali agli addominali, infilai la lingua nella fessura dell’ombelico e girai attorno con molto piacere, prima di portare la lingua sul glande impugnai i ventitré centimetri dalla base, scappellai e lo guardai fisso negli occhi, poggiai le ginocchia sul mattone e accolsi la cappella tra le labbra –“Mmmmmh”- ansimò mentre una goccia calda invase il palato regalandomi quel piacevole gusto salato –“Scusa, sono eccitatissimo”-. Girai intorno al glande con lingua prima di iniziare a scendere lentamente lungo tutto l’asta che pian pianino feci sparire per intero nella bocca –“Aaaaaahhh sei fantastico”- gemeva mentre percorrevo in salita e discesa quel fantastico uccello indomabile. Non facevo un pompino con cosi tanta passione da moltissimo tempo. Le sue mani afferrarono le mie e mi tirarono su, mi baciò stringendomi forte e sdraiandomi sul divano a pancia su, si sdraiò delicatamente sopra e tra un bacio e l’altro rovistò con la lingua dentro l’orecchio facendomi impazzire, i movimenti sotto quel corpo divennero sensuali e caldi, le nostre mani accarezzavano ogni centimetro di pelle. Non capii bene le sue intenzioni e lo feci scivolare lungo il corpo con la bocca riempiendomi di baci, arrivò all’ombelico senza fermarsi, il mio pisello gli poggiava sul mento, ero incredulo da quella vista, ci passò affianco con le labbra arrivando al perineo, afferrò le caviglie e portò in alto le mie gambe permettendo al culetto di rialzarsi, in poco tempo provai veramente la sensazione dell’estasi –“Aaaaahhhhh”- ansimai sentendo la lingua calda stuzzicarmi e leccarmi bene il foro tra le chiappe –“Aaaaah”- gemevo incontrollato mentre i suoi occhi dal basso guardavano i miei, poggiai una mano tra i suoi capelli, quelle slinguate anali mi stavano facendo davvero impazzire, sembrava avessi il clitoride –“Aaaaaah aaaahhh”- gemetti improvvisamente mentre inaspettatamente la sua mano destra impugnò il mio cazzo cominciando una sega senza togliere la lingua dal buchetto –“Mi fai impazzire”- dissi contorcendomi dal piacere che provavo–“Sto per venire”- non feci in tempo a dirlo che cominciai a schizzare per aria tra le sue mani che non mollarono la presa –“Aah a a ahh aah ah ah”- Dio che orgasmo. Il cazzo non perse la consistenza, Marco continuò a leccarmi piacevolmente l’ano e, senza fermarsi, fece riprendere vigore al membro che riprese a svettare in aria –“Sto impazzendo”- dissi prima che l’uomo si raddrizzò ponendosi in ginocchio in fronte al buchetto e prendendo la mira –“Voglio che sii mia”- annunciò entrando lento –“Aaaahhhh”- tirai indietro la testa dalla bellissima sensazione di essere finalmente riempito tutto ancora una volta. Con molta delicatezza entrò tutto cominciando a muoversi con dolcezza e facendomi sentire tutto il pisello che entrava e usciva prendendo sempre più velocità. Il gioco iniziava a farsi duro, dopo la passione ci stava un po’ di forte energia. I colpi dentro di me cominciarono a essere davvero forti, le sue guance si gonfiarono di rosso, lo sguardo era possessivo ed eccitato. La velocità fu pazzesca, le palle cominciarono a sbattere forte contro le natiche, il divano iniziò a tremare sotto di noi, Marco portò ancora una volta una mano sul mio cazzo e più scopava e più segava alla stessa velocità, mi sentivo trapanare –“Aaah aah ah aha ahh”- ansimavo mentre il ritmo diventava incessante. Le gambe stavano aperte e piegate, mai nessuno mi aveva preso in quella posizione –“Aaah aaahh aaahh aaahhh”- iniziò a gemere prima di tirar fuori la grande mazza che eruttò a non finire sulla mia pancia –“Aaah aaahh”- tremò –“Dai sborra anche tu”- disse lasciando il suo e prendendo in mano il mio –“Siii”- muovevo incontrollato il corpo finché –“Siii ahh ahhh”- tre caldi schizzi andarono a mescolarsi con i suoi sulla pancia –“Aaah aah ahh”- con scosse di assestamento tornò a sdraiarsi su di me poggiando la testa sul petto. Baciai la sua fronte abbracciandolo –“E’ stato davvero fantastico”- disse sollevando il capo e baciando le mie labbra. Trascorremmo un po’ di tempo abbracciati in silenzio e quando arrivò l’ora di pranzo ci risistemammo –“Potresti darmi uno strappo?”- domandai gentilmente, dovevo prendere l’auto di Marta per la festa di Vincenzo, si fermò un secondo a pensare –“Certo”- rispose poi con sorriso. In auto non dicemmo nulla, entrambi eravamo attenti a chi fosse intorno, non potevamo rischiare di essere visti –“Arrivati”- interrupi il silenzio davanti a casa della mia amica –“Grazie mille, fatti sentire”- gli dissi aprendo lo sportello –“Mi raccomando, fai da bravo”- replicò prima di salutare con sguardo complice. Chiusi lo sportello e lo lascia andar via. Marta non era a casa, come rimasti, aveva lasciato le chiavi nascoste all’interno dell’automobile, le recuperai e tornai a casa per prepararmi all’aperitivo di Vincenzo. Non sapendo come fossero vestiti gli altri, e non volendo apparire troppo sportivo, decisi di indossare un pantalone beige con camicia bianca, misi sopra una giacca grigia chiara e mi incamminai verso la festa. Una volta dentro salutai tutti i conoscenti, Andrea, Paolo e a gran sorpresa trovai anche Luca e qualche altro docente che ci accompagnò in montagna durante la nostra ricerca –“Ei Vincenzo”- gli andai incontro abbracciandolo forte –“Ce l’hai fatta”- disse tutto felice di vedermi –“Si, te l’avevo promesso. Com’è andata?”- domandai sistemandogli ben in testa la corona d’alloro che portava con soddisfazione –“Benissimo, centodieci su centodieci”- , -“Bravissimo, tanti auguri! Sono felicissimo!”- ci abbracciammo ancora una volta –“Ti è piaciuto il regalo?”- domandai –“Si, strepitoso”- con accordo di Andrea e Paolo decidemmo di regalargli un ultimo orologio alla moda –“Vieni, prendi qualcosa da bere”- mi invitò a seguirlo –“Dove sono i tuoi? Voglio fare gli auguri anche loro”- domandai –“Vieni, te li presento”- lo seguii dietro il banchetto allestito –“Mamma ti presento Gabriele”- disse facendo voltare una bellissima signora bionda dagli occhi felici –“Piacere mio, Vincenzo ci ha parlato molto bene di te”- arrossii un po’ sentendo quelle parole –“Papà dove sta’?”- domandò poi alla mamma –“Guarda e là in fondo”- indicando un uomo di spalle con addosso un elegante abito –“Ei papà, ti presento il mio amico Gabriele”- quando l’uomo si voltò rimasi impietrito, di spalle non l’avevo riconosciuto
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