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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 -Caffè macchiato- VI


di Soundserio
19.03.2016    |    5.940    |    2 9.7
"Tirò indietro la testa poggiando le mani sul piano della cucina e chiuse gli occhi..."
Il giorno dopo prima di raggiungere Alessandro mi infilai in doccia e profumai per bene. Era da un po’ che non lo vedevo, ero curioso di rincontrarlo. Una volta vestito presi il manuale di trigonometria alla mano e inizia a incamminarmi. Quando entrai a casa mi accolse scalzo, a petto nudo, jeans e completamente spettinato. -“Vieni, sono nella disperazione più totale”- invitandomi a entrare nella sua camera. –“Perdona il disordine ma sono davvero disperato!”- , -“Sta tranquillo, vedrai che ce la farai”- cercai di rassicurarlo. Ci sistemammo e concentrammo sui numeri. Alessandro emanava un gran profumo di maschio, probabilmente non aveva fatto la doccia, quel sapore di pelle cosi virile mi piaceva. Mentre stavamo sul libro, il mio occhio non poteva fare a meno di scrutare quel corpo, lo sguardo cadde più volte sul jeans stretto che teneva il pacco al coperto. –“Vedi? non riesco a capire questo passaggio”- disse indicandomi una formula –“Fammi vedere un po’”- mi accostai per vedere bene poggiando una mano sulla sua gamba. –“Ecco, la formula si applica sempre cosi”- e mentre spiegavo come funzionava, la mia mano stava accarezzando quella gamba grossa e possente. Salivo sempre più in alto e verso l’interno coscia, lui non presentava reazioni, mi lasciava fare, ma quando arrivai all’inguine mi guardò –“Forse meglio fare una pausa”-. Durante il break mi levai la canotta perché faceva un caldo terribile. Stavamo buttati a letto uno accanto all’altro senza grandi discorsi, il momento “caldo” tra noi si era spento per via dello spostamento dalla scrivania al letto e dalla perdita del contatto fisico. Ale accese il telefono e mostrò un video che un suo amico gli aveva inviato. Nelle riprese una ragazza ubriaca succhiava due cazzi sotto insulti maschili. La cosa mi eccitò parecchio, ma non tanto la biondina che faceva bene i pompini, ma i cazzi duri e vogliosi che la usavano come una puttana. Sarei voluto essere al suo posto. Non capii se quel gesto fosse un invito a succhiarlo o no. Buttai l’occhio sul suo pantalone notando che stava bello gonfio. Accostai il ginocchio a quella collina e lo strusciai sopra. Non reagì, continuò a vedere il filmato facendo finta di niente mentre continuavo ad accarezzarlo e tastarlo. Era davvero duro. Stavo per allungare la mano quando il video finì. –“Riprendiamo?”- . Con la bocca asciutta e facendo passare l’eccitazione dovetti assecondarlo –“Si dai”-. Un’altra ora passo in fretta, le varie formule ci stavano dando alla testa con quel caldo. I logaritmi in pieno agosto non sono il massimo, li sconsiglio vivamente. Dovevamo fare obbligatoriamente un’altra pausa. –“Caffè?”- domandò alzandosi –“Si, grazie”- e andammo in cucina. Alessandro era davvero bello, il suo sorriso disperato e i capelli spettinati lo rendevano ancora più attraente. Fu uno spettacolo vederlo di spalle mentre preparava la caffettiera. Il cazzo iniziò a bussarmi dentro il jeans, cercando di nascondere l’eccitazione domandai –“Come procede con la tipa?”- , -“Diciamo bene, a parte qualche inibizione sessuale tutto ok”- , -“Ah ecco perché non sei concentrato e rilassato”- dissi facendo scivolare un dito sulla sua schiena nuda, -“Dici che sia per questo?”- domandò voltandosi faccia a faccia –“Direi proprio di si…”- morsi un labbro. –“E come potrei rimediare?”- , -“Vediamo un po’ se posso aiutarti” mentre il ditino percorreva i suoi pettorali fino a scendere sui bottoni del jeans. Tirò indietro la testa poggiando le mani sul piano della cucina e chiuse gli occhi. Quando abbassai i pantaloni notai che il palo era duro, non stava dentro lo slip, la grande cappella spuntava dall’alto delle mutande. Percorsi l’asta con lunghi baci fino alla cima, tirai fuori la lingua e iniziai a leccarla. Un sussulto di piacere uscì dalle labbra del mio amico. Portai il suo slip alle caviglie e impugnai il suo cazzo. Era sempre un piacere tenerlo sveglio tra le mani. Lentamente iniziai a scappellarlo e segarlo con cura. Sollevai l’asta e leccai la parte inferiore a partire dal frenulo arrivando fino alle palle. Mi soffermai alla base ancora un po’ e con la punta della lingua scesi suoi testicoli che leccai con gran piacere. Era la prima volta e mi piaceva parecchio sentirli ciondolare sul viso. Ritornai a concentrarmi sulla cima che accolsi tra le labbra. –“Mmmh”- finalmente sentivo ancora quel gusto. La leccai avidamente, con più decisione questa volta, il sapore di maschio che emanava mi faceva impazzire. La ingoiai completamente facendola sparire e portandomi dietro tutto il resto del palo. Manovravo il cazzo con mano e bocca. Alessandro emetteva mugolii di piacere e la cappella iniziava a bagnarsi di liquido prespermatico. Allungai le mie mani verso le sue per tenerle strette, una volta agganciati iniziai a ingoiare tutto il turgido membro con ritmo veloce. Dentro e fuori la bocca, dentro e fuori. Tenendomi stretto per le mani -“Cazzo vengo”- esclamò in preda agli ansimi. Non mi fermai finché non lo sentii finire spruzzare. Volevo sentire ancora gli schizzi caldi contro le pareti della bocca. –“Non sapevo ti piacesse il caffè macchiato”- disse sorridendo. Non so come feci a trattenere la risata, mi passò un tovagliolo e sputai il suo nettare. –“Ora sei più rilassato?”- domandai –“Direi di si”-. Dopo aver bevuto il caffè tiepido riprendemmo a studiare fino a fine serata. Ci salutammo dandoci appuntamento al prossimo sabato per la festa di fine estate organizzata da un nostro compagno di squadra. Tornai a casa con il suo sapore e la lingua continuava a girovagare per la bocca alla ricerca di quel gusto. Quando entrai in camera accesi il pc, controllai posta e messenger. Una volta online beccai Hantaro. Questa volta fu lui a contattarmi per primo. –“Ei giovanotto come va?”- mi stava attendendo.
-“Tutto bene, tu? Pronta la cena o devo raggiungerti a preparare qualcosa?”-
-“Scemo. Stasera ho preso pizza e birra”-
-“Ah però, vedo che ci teniamo in forma”- risposi con ironia
-“Ogni tanto uno strappo alle regole ci vuole”-
-“E quando le strappiamo insieme?” incalzai
-“Buono, se farai da bravo magari uno di questi giorni ti invito un caffè per mostrarti la città”
-“Ci sto, ma a un patto..”-
-“Bè vediamo se posso accettare questo patto, sentiamo”-
-“Il caffè dev’essere macchiato!”-
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