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Mia moglie Martina ha tre amici - parte II, Davide


di pato3
31.01.2017    |    10.940    |    4 9.8
"“Amore sono troia?”, mi chiese ansimando..."
Oggi vi racconto di Davide, lo studente dell’università che si scopa Martina. La prima volta che si videro da soli fu ad un colloquio. Davide aveva bisogno di chiedere alcune cose e mia moglie le diede la sua disponibilità. So per certo che lei ci tiene ad apparire un po’ troia. Nulla da farle perdere il lavoro ovviamente, però ogni tanto provoca. E Davide deve essersi chiesto quel giorno: “Ma si sarà accorta che si vedono i capezzoli?”.

Stava per iniziare la sessione estiva e faceva un gran caldo. La professoressa titolare non c’era e Martina era sola nell’ufficio. Aspettando soltanto uno studente quella mattina, aveva deciso di eccitarsi ed eccitare un po’. Aveva sbottonato la camicetta e messo fuori posto il reggiseno in modo da fare uscire un capezzolo. Aveva calcolato al centimetro come si sarebbe dovuta piegare per far vedere al ragazzo il paradiso.

Davide era arrivato con un quaderno ed una penna per capire certi grafici di macroeconomia. A mia moglie bastava piegarsi verso il lato opposto della scrivania e tendere la mano per far vedere allo studente dove sbagliava e “inavvertitamente” allo studente appariva un altro tipo di errore.
In sede d’esame diede 30 a Davide. Il giorno successivo inviò una mail chiedendogli di andare al colloquio. Immagino che Davide si preoccupò, ormai l’esame l’aveva passato. Lì, nello studio, Martina fu chiara. Fecero sesso, lei aveva bisogno di sapere se ne valeva la pena.

Ne valeva la pena, perché quando tornò a casa me lo disse. Voleva continuare a vederlo. Per me non c’era nessun problema, naturalmente.

Tre giorni dopo Davide venne a casa nostra. Io ero in cucina, nascosto. Martina lo ricevette in soggiorno. Fu molto delicata ma alla fine gli disse che era sposata e che questo non rappresentava in alcun modo un problema. Io ero disponibile, chiedevo soltanto di partecipare ai giochi. Davide rimase un po’ perplesso. Ma quando Martina si spogliò non aveva più modo di esprimere dubbi di sorta. Bussai dalla cucina. Entrai in soggiorno e Davide si limitò a salutarmi. Non poteva fare altro, aveva la faccia tra le gambe di Martina, e lei non è una che ti lascia andare se ti stringe tra le sue gambe.

Gli tesi la mano, ma Martina non lo liberava dalla morsa. “Vi salutate dopo!”, mi disse. “Dammelo in bocca ora”. Davide alzò la testa. “Non tu”, gli disse lei. E si prese il mio cazzo in bocca mentre il ragazzo continuava a leccarle la figa.

“Ti piace Davide, tesoro?”, mi chiese lei guardandomi negli occhi mentre aveva la cappella sulle labbra.
“Sì, mi sembra un bravo ragazzo”, dissi mentre lui continuava a leccare, un po’ imbarazzato.
“È bravo, sì. Gli ho messo trenta”
“Prima o dopo essertelo scopata?”

Davide si era un attimo fermato. Mia moglie gli spinse la testa contro la fica e mi rispose.

“Prima, altrimenti avrei messo la lode”
“Ti piace mia moglie, Davide?”, chiesi al ragazzo timido, che ispezionava la figa di Martina con la lingua.
Fece sì con la testa.
“È troia vero?”

Lui non rispose, non sapendo quale fosse la risposta giusta.

“Sono troia, Davide? Ti sembro troia?”
Fece no con la testa.
“Cristo, cosa devo fare di più per sembrarti troia?”, chiese lei ridendo, col mio cazzo momentaneamente sulla guancia.
Lui continuava a leccare, risparmiandosi l’imbarazzo di dover rispondere.

“Scopami adesso!”, gli disse. Si alzò e si mise a pecora sul divano.
“Avete un…?”, provò a chiedere Davide.
“Senza. Fai vedere a mio marito come si scopa una come me”
“Dovresti succhiare di più e parlare di meno. Lascia parlare noi!”, le dissi.

Si abbassò i jeans e le mutande. Aveva un gran bel cazzo. D’altronde, se non fosse stato così, Martina non l’avrebbe portato a casa. Si infilò con delicatezza. Ma tanto bastò a far gemere Martina. Era grosso ed era dentro di lei.

“Sei una troia, la mia troia!”, le sussurravo mentre me lo succhiava con tutta la foga.

Davide era troppo timido, o troppo educato o non so cosa. Non spingeva. Forse lo mettevo in imbarazzo.

“Spingi, Davide!”, ordinò lei, levandosi il cazzo di bocca.
“Spingi, spingi. Altrimenti non me lo succhia bene!”.

Davide aumentò le spinte. Lei godeva. I suoi versi, i suoi sospiri con il cazzo in bocca rendevano il pompino ancora più pregevole. “Vai Davide! Vai Davide!”, urlava quando non succhiava.

Il ragazzo si caricava e spingeva. Martina si masturbava con una mano e con l’altra mi menava il cazzo con la stessa forza. Stava godendo tanto. Non era solo il cazzo grosso, ma anche la situazione. Piaceva un sacco anche a me. Lui aveva la possibilità di scoparla nel modo in cui io non potevo, se non venendo dopo due minuti. Così lo telecomandavo, dato che era un po’ scarso nella fantasia.

“Posso sentirti mentre la chiami puttana? Almeno una volta”, chiesi al ragazzo.
“Puttana!”, disse lui.
“A lei. Non a me. Dille ‘Martina sei una puttana!’”.
“’Prof’”, corresse lei.
“Brava ancora meglio, ‘prof’”.
“Prof, che gran troia che sei!”

Lei si girò. Lo guardò in faccia, fingendo di essere seria. Poi si sfilò il cazzo dalla figa e fece sdraiare Davide.

“Perché mi dici troia?”, si mise cavalcioni sopra il suo cazzo e muovendosi col bacino lo teneva vicino alla figa.
“Perché a tuo marito piace?”.
“Non perché sono troia?”, con la mano lo indirizzò proprio all’ingresso.
“Ma tuo marito non aveva detto ‘meno chiacchiere’?”. Martina si mise a ridere. Si infilò dentro il cazzo.
“Dimmi che sono troia e stringimi ‘ste tette! Guarda cosa ti combino”. Si chinò completamente su di lui, che le teneva saldamente le tette e mi indicò il buco del culo, come in uno schema pallavolistico.

La presi da dietro. Gridò di piacere. Muoveva la lingua tutta attorno al collo del ragazzo. Poi lo baciava. Urlava. Ci chiedeva di andare più forte.

“Non venirmi in culo. Voglio vederti mentre mi sborri addosso”, mi chiese. Allora mi fermai, chiesi il cambio. Volevo stare io sotto, sempre nel culo. Mi sdraiai. Lei si “sedette” sopra di me. Allargò le gambe come se fosse dal ginecologo e accolse di nuovo Davide.

“Amore sono troia?”, mi chiese ansimando.
“Ti senti troia?”
“Sì. Mi sento troia. Sono una puttana. Vero?”, disse con la voce altalenante tra urla e gemiti lievi.
“Sei peggio di una troia! Tu lo fai gratis”
“Io sono pure più brava! Vero Davide?”

Davide, poco incline alla fantasia, si limitava a grugnire e muovere la testa. Però cazzo come scopava lui!

“Schiaffeggiami le tette” e poi “tirami i capelli” e ancora “stringimi il collo”. Martina era nella fase di eccitazione massima. Cose del genere non le diceva neanche ai suoi amanti più intimi (quasi mai).

Io intanto ero pronto a venire. Li feci alzare. Martina ricominciò a cavalcare stando sopra. Davide iniziava a godere, sembrava pronto per venire. Ma a domanda di mia moglie rispose che ancora non doveva. Continuarono a scopare. Io entravo ed uscivo dalla bocca di Martina quando infine le venni sul seno più vicino. Poi mi sedetti ad aspettare il gran finale.

Si misero a 69. “Pulisci, che mi hai fatta venire due volte”, disse mettendo in faccia a Davide la figa fradicia. Lei intanto glielo sbatteva e succhiava forte per farlo venire. Le venne sulla tetta sinistra. Le gocce avevano ricoperto il capezzolo.

Martina si girò nuovamente e si mostrò al suo amico così. “Usiamo il fazzoletto?”, chiese Martina, mentre con fare felino sovrastava il ragazzo, avvicinandosi alle sue labbra. Davide fece capire di non voler leccare la sborra.

“Quale lecco?”, chiese e poi aggiunse: “Questa è tua e questa e sua”, soppesando le tette, a petto in fuori. Lui indicò la tetta con la mia sborra.

Martina se ne leccò via un po’, quella dove riusciva a prendere con la lingua. Poi mi chiamò a sé, “Amore! La vuoi leccare?”, mi chiese porgendomi la tetta sinistra, col capezzolo imbiancato dal bel giovane. Davide non credo apprezzò la cosa, di sicuro non quanto me. Sicuramente non si aspettava che quel pomeriggio sarebbe stato un uomo a leccare il suo seme. In un sol boccone ripulii il capezzolo. Con altre leccate rifinii il resto del seno e del petto.
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