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Cugini (bisex)


di pato3
08.11.2013    |    27.675    |    1 8.4
""Se vorrai ti presenterò qualche amico, fammi sapere, ti voglio bene"..."
Giovanna è mia cugina, abbiamo la stessa età e siamo sempre andati a scuola insieme. Oggi abbiamo 24 anni e lei sta per sposarsi. Suo fratello Andrea ha tre anni più di noi e a 17 anni aveva lasciato la scuola per andare a lavorare.

Un giorno marinammo la scuola, avevamo 15 anni. Io e mia cugina in quelle occasioni ci nascondevamo in posti poco frequentati. Quel giorno avvistammo uno che ci sembrava Andrea, non volevamo farci vedere da lui e lo seguimmo a distanza. Incontrò un ragazzo, si salutarono da amici ed entrarono in macchina, fecero pochi metri, entrarono in un vicolo. Noi ancora li spiavamo, quando lui si chinò e l'altro muoveva la testa soddisfatto capimmo cosa stava succedendo. Entrambi restammo sconvolti. Io anche eccitato, forse perché stavo pensando a mia cugina in quella macchina, ma anche la situazione tra i due mi eccitava, mia cugina si accorse della mia erezione perché notava che toccavo i pantaloni per spostare qualcosa che dava fastidio. 

La mia erezione la infastidì, iniziò a piangere e se ne andò. Io la rincorsi, seppur disturbato nei movimenti dal mio cazzo eretto. La abbracciai, capivo che la cosa del fratello l'aveva turbata certamente più di quanto avesse turbato me. Siccome però sentiva anche il mio pene nell'abbraccio, mi chiese se potevo smetterla di avercelo duro. Le risposi che non dipendeva da me. Mi chiese se una pugnetta poteva calmarmi. Io mi eccitai ancora di più pensando volesse farmela. Invece mi portò nel bagno di un bar e mi disse: "Entra e fattela". Io rimasi come un idiota, e inventai la cazzata che non sarei riuscito da solo. Lei mi disse che non mi avrebbe toccato neanche morta, allora provai a dirle che poteva quantomeno darmi un ispirazione. Col suo solito carattere deciso entrò in bagno con me e mi mostrò il reggiseno. Non mi mostrò altro, mi accontentai e sborrai. Non so se vale per tutti ma penso che tra cugini ci sia una sorta di legame stretto e intimo, un affetto fraterno ma in più con anche un piccolo spazio per la sessualità.

Quel pomeriggio tornammo a casa insieme, restai con lei fino a sera perché era ancora molto scossa. Parlammo di tutto, giocammo a carte, alla play. Parlammo anche di quello che era successo prima, in quel bagno, lei mi disse che aveva sbirciato, non era il primo che vedeva ma era il più grosso. 
Mi eccitai nuovamente: "Guarda!".
Lei: "È di nuovo duro?".
Io: "Sì, colpa tua stavolta!".
Lei: "Ma dai, non vorrai di nuovo vedermi le tette?".
Io: "Non le ho viste prima, dai col reggiseno non vale, senza reggiseno sicuramente avrei fatto più sborra e ora non sarebbe duro" (Quante cazzate sappiamo dire alle ragazze per ottenere qualcosa).
Lei: "Dici che è per quello?".
Io: "Certo, conosco il mio pisello" dissi sorridendo sicuro. E aggiunsi "Posso?" facendo un gesto verso il mio pene.
Lei: "No qui sporchi!".
Io: "Inizio qua e finisco in bagno dai, devo stare a mio agio".
Iniziai a masturbarmi, era grosso e duro : "Dai fammele vedere!".
Lei: "Dai so già che sporchi e fai un casino, se andiamo di là tolgo il reggiseno, dai alzati".

Mi alzai in fretta e furia, ero già in bagno. Lei mi seguì, si tolse la maglietta e sollevò il reggiseno, lasciando uscire le tette da sotto, un po' schiacciate. Ricordo ancora quelle tette fantastiche, aveva una seconda, era molto magra e giovane le tette sembravano quindi belle grosse, ancora ricordo il ciuffo di capelli biondi che correvano a fianco il seno destro. Le chiesi di togliersi il reggiseno. 
Lei: "Sganciamelo e poi palpamele". 
Non ci credevo, era bellissimo, non mi masturbavo più perchè entrambi le mani erano impegnati, a quel punto non mi ponevo limiti e chiesi a lei di masturbarmi. A quel punto mi siedo sul water, lei in piedi si piega per masturbarmi mentre la palpo. Aveva i capezzoli duri, bellissimi, rosei in contrasto con le tette bianche. La tirai per i seni come una vacca per avvicinarli alle mie labbra, li baciai e poi li leccai, infine succhiai i capezzoli bagnati dalla mia saliva. Lei segava forte, raccomandandomi di avvertirla quando ero pronto. Io mentivo dicendole che l'avrei fatto, in realtà non riuscivo a riflettere, né tantomeno a parlare. Devo dire che a tratti dava degli strappi che mi faceva male, ma tutto questo si consumò in modo rapido, eiaculai rapidamente, come un torrente la sborra abbondante andò a colpire mia cugina sulla pancia e cosa ancor più grave sui pantaloni. Scoppio a ridere per la sborra fin quando appunto non si accorse di aver sporcato i pantaloni, a quel punto si infuriò.

Mi mandò via e buttò i pantaloni in lavatrice. Gridando "Se se ne accorge mia mamma" ecc. Io provai a scusarmi, me ne stavo per andare quando tornò suo fratello. Era un'ora in anticipo rispetto al solito. Vide sua sorella in mutande, iniziò a gridare anche lui, che era una troia, che siamo malati. Inventammo scuse davvero poco credibili. 

Giovanna sbottò, non ci stava ad essere insultata così, " E tu invece che lavoro fai? I pompini?". Silenzio assoluto, imbarazzante. Aggiunse: "Finocchio!", a quel punto intervenni, volevo comunque bene a mio cugino, restava comunque un esempio.

Andrea ci spiegò tutto, non lavorava più come operaio, e non era omosessuale, ammetteva che iniziava a piacergli quello che faceva, ma amava le donne, infatti frequentava una ragazza. Quello che faceva lo faceva per soldi, e quello con cui era quella mattina era un ex collega. Spesso gli capitavano uomini maturi e anche sposati, ai quali piaceva andare con quel bel diciottenne. Tutto era chiaro, anche se di certo non doveva dare spiegazioni sui suoi gusti sessuali. Quando restammo soli tra uomini gli raccontai a mia volta quello che era successo con sua sorella. Affrontato il discorso incestuoso, adesso volevo affrontare quella sulla mia presunta bisessualità. Sì, gli dissi che mentre lo vedevo spompinare quel ragazzo mi eccitai. La nostra conversazione andò a toccare temi quasi filosofici per noi, convenimmo sul fatto che bisogna provare tutto, anche nel sesso. Io però avevo paura di dare il culo così, giusto per provare, non era di certo come assaggiare una pizza, o un gusto di gelato. Arrivò da parte sua un consiglio che ricordo ancora preciso: "Tu prima prova con la bocca, se è buono poi vai avanti". Non parlava di sé, eppure a me sembrava tanto mi stesse consigliando di provare subito. Capire il mio comportamento riesce difficile anche a me a distanza di tempo, ma ricordo che ero in pieno sconvolgimento ormonale, il sesso mi piaceva in tutte le sue manifestazioni. 

Io: "Posso provare subito?".
Andrea: "Ti presento qualche amico?".
Io: "No, vorrei con te, mi sento più sicuro".
Andrea: "Ma non si può".
Io: "È solo un esperimento dai, siamo tra cugini".
Andrea: "Non possiamo dirlo a Giovi però".

Andammo in un angolo del giardino dove ci sentivamo abbastanza sicuri, mi inginocchiai e presi il cazzo in bocca, era già duro. Aveva un sapore di pesce, era un po' sporco, ammetto che mi faceva schifo. Ma per orgoglio non volevo smettere, immaginavo un pene profumato, magari grosso (quello di mio cugino era un po' piccolo), magari nero. Chiusi gli occhi e provai a metterlo tutto in bocca, mi riuscì, poi completai con una sega, non ero pronto per ingoiare. 

Andrea: "Piaciuto?". Io dissi sì ma feci una smorfia che mi tradì. "Se vorrai ti presenterò qualche amico, fammi sapere, ti voglio bene". 

Qualche settimana dopo, avendo ammorbidito mia cugina a dovere, confessai tutto a Giovanna, era la mia migliore amica, non potevo tenerle nascosta una cosa così relativamente grossa. Giovanna stranamente comprese, se avevo fatto certe cose con lei, non era strano che le avessi fatte con suo fratello. Era solo un po' gelosa. 

Io: "Giovi ti piacciono i neri?"
Giovanna: "Se sono come J (professore tirocinante a scuola)"
Io: "Mi prometti che il primo lo proviamo insieme?"
Giovanna: "Promesso". E mi baciò sulle labbra con un sorriso...
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