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100 kg di mamma, ovvero mia madre è una scrofa


di pato3
11.12.2016    |    56.460    |    11 9.2
"Vedendomi arrivare i due si coprirono..."
Mia madre è una grande scrofa. Metto sempre tutto quello che mi succede in parole. Mi piace scrivere. Amo scrivere soprattutto le storie di sesso. Le perversioni. Ma ci ho messo due anni a buttare giù queste parole: mia madre è una grande scrofa.

In senso letterale non è difficile a dirsi. Pesa 100 kg e ha due minne che sfamerebbero un continente, uno grosso. È bionda e ha la pelle rosea. È una grande scrofa. In senso figurato, se possibile, lo è ancora di più.

Successe tutto due anni fa. Lei era uscita di casa da circa dieci minuti. Diceva che vedeva un’amica. Mia sorella era a casa e io per fumarmi una canna dovetti uscire. Ma ero sicuro che dietro la macchina nessuno mi avrebbe rotto le scatole. Andai giù con grande tranquillità, mi accesi la mia canna e feci i primi tiri arrivando vicino al parcheggio dell’auto. E la vidi là. In ginocchio, incapace di stare sui tacchi perché era troppo grossa e avrebbe perso l’equilibrio. Proprio dietro la mia macchina. Sulle ginocchia, con le gambe divaricate che si toccava sotto la gonna e succhiava il cazzo di uno che non avevo mai visto. Che sarà mai un pompino? Assolutamente nulla, ma accanto ce n’era un altro, che aspettava il suo turno, con il cazzo in mano. Vedendomi arrivare i due si coprirono. Mia madre non capiva cosa fosse successo. Si girò e mi vide lì. Con la canna in mano.

“Cosa? Cosa stai facendo?”
“IO? Cosa sto facendo io?”

Buttai la canna e tornai immediato a casa, volevo prendere due cose ed andarmene. Ma lei mi seguì. Mia sorella si stava facendo i cazzi suoi e non capì nulla della scena. Del perché subito dopo di me mia madre era rientrata a casa. Stavo uscendo dalla stanza e me la trovai davanti la porta.

“Vattene!”, le dissi.
“Ti droghi?”
“Ti prostituisci?”
“Guarda che sono adulta e non devo rendere conto di nulla”
“Lo stesso vale per me, e comunque io non stavo facendo pompini”
“Non gridare”
“Non sto gridando”
“Vuoi che tua sorella ci senta?”
“E se ci sente che fai? Ti metti in ginocchio?”

Mi diede uno schiaffo. 100 kg di donna che ti schiaffeggia non è proprio una cosa leggera. La guardai fissa in faccia. Ero pronto a sputarle in faccia.

“Inginocchiati”

Mi diede un altro schiaffo. Di tutta risposta mi calai i pantaloni.

“Inginocchiati”
“Tirati su quei jeans”
“Tirami su il cazzo”

Ed un altro schiaffo. Abbassai le mutande e iniziai a masturbarmi. Non ce l’avevo duro però. Ero nervosissimo e incazzato. Più incazzato, ovviamente.

“Cosa cazzo stai facendo?”, mi chiese e subito si chinò per alzarmi le mutande e impedirmi di fare quello che stavo facendo. Ne approfittai e le abbassai la testa verso il mio cazzo.
“Vuoi che grido? Vuoi che faccia salire Noemi mentre sei inginocchiata che me lo succhi?”
“Stai zitto!”, disse bisbigliando.
“Vieni in camera e chiudiamo la porta”
“Sei impazzito?”
“Sono sicuro che ce l’hai bagnata, te la stavi toccando vero? Ti ho vista”
“Non sono affari tuoi”
“Voglio sentire. Fammi sentire se è bagnata”
“Non mi toccare”, cercò di liberarsi ma la tirai dalla maglietta con su scritto “follow me” e la scaraventai dentro la stanza.

La maglietta si era aperta e lasciava scoperto parte del seno. Purtroppo la scrofa usava il reggiseno per tenere la sesta sopra l’ombelico.

“Perché lo stai facendo?”
“Perché voglio scoparti. Tu vuoi scopare perché ti ho rovinato la seratina ed eri già bagnata. Se vuoi chiamo un amico visto che a quanto pare lo fai solo con due uomini”
“Tu non sei un uomo”
“Tu non sei mia madre e ora fammi sentire”, mi buttai sopra di lei, convinto che avrei dovuto fare grande forza, ma lei non opponeva resistenza. Non chiuse nemmeno le gambe e potei subito andare a spostare le mutande di pizzo nero per sentire. Era fradicia. La girai. Ora stava su quelle cazzo di ginocchia da porcello. Strappai le mutande e le infilai il cazzo. Era la prima volta che scopavo una donna così grossa. Da quella sera so per certo che non c’è cosa migliore.

Completamente fuori di me, presi il telefonino, lei non si accorse di niente. Feci un video. Si capiva perfettamente chi eravamo. Si capiva cosa stavamo facendo. Poco dopo le chiesi se potevo venire dentro. Non sapevo se era in menopausa oppure no. Siccome non rispose venni dentro. Uscito dalla figa, strofinai il cazzo sul suo culo per togliermi lo sperma residuo. Poi la sculacciai e strinsi tra le mani quella natica per vedere quanti buchi le regalava la cellulite. Tanti.

“Domani, quando Noemi va a scuola, vieni in camera mia e mi risvegli con un bel pompino?”
“Io ti porto da un medico”
“E gli facciamo vedere questo?”, le feci vedere il video. Cercò di strapparmi il telefono di mano ma riuscii a impedirglielo. “Domani mattina vieni qua e facciamo i bravi, ok?”. Mia madre era impietrita.

Andò in bagno e poi se ne andò in camera sua. La notte non dormii, avevo paura che mi avrebbe ucciso nel sonno. Verso le sei di mattina mi addormentai. Mia sorella andò a scuola alle sette. Alle sette e mezza mi svegliai di soprassalto, mia madre mi stava succhiando il cazzo.

“Ma’?”
“Che c’è?”
“Mi piace che me lo succhi”
“Anche a me”, si coprì la testa con la coperta e continuò a succhiare.
“Posso venirti in bocca?”
“Devi già venire?”
“No”
“Sì, puoi venirmi in bocca”

Dopo una ventina di minuti le inondai la bocca. Mi sentivo in paradiso.

“Ti voglio vedere nuda, mamma”
“Non mi piace stare nuda”
“Perché?”
“Non mi piace”
“Voglio vedere le tue tette”
“Sono preoccupata per te?”
“A te non è piaciuto?”
“Cosa?”
“Succhiarmelo”
Abbassò la testa e annuì.
“Allora non vedo quale sia il problema”, le dissi. Le presi un seno in mano. Adesso non aveva il reggiseno. Era in pigiama. Le alzai la maglia del pigiama e mi sentii al piano più alto del paradiso. Erano enormi. Immense, bellissime. Imperfette eppure eccezionali. Ce l’avevo di nuovo duro. Mi alzai mi levai tutto. Mi faceva male il cazzo. Dovevo pisciare.

“Che hai?”, mi chiese la scrofa vedendomi titubante.
“Devo pisciare”
“Mi vuoi pisciare addosso?”
“Cosa?”
“Sembrava che…”
“Ti fai anche pisciare addosso?”, le chiesi interrompendola.
“No, non è che…”
“Sì o no?”
“Solo quando…”.

Non la lasciai finire, la presi per una mano delicatamente e la portai in bagno. Le tolsi i pantaloni e la feci entrare dentro la vasca. Non la guardai e pensai ad altro nel tentativo di ammosciarmi il cazzo e poter finalmente pisciare. Le pisciai addosso. Poi la sciacquai con le mie mani. Le passai lo spruzzo dell’acqua sulla figa.

“Ti piace?”. Non rispose nemmeno alla domanda. Gemette di piacere. “Fammi una spagnola”.

Come avevo fatto a stare per due anni con una ragazza che aveva la seconda di reggiseno? La mia ex pesava 50 kg. Con quei 100 kg di cui forse 15 erano di tette, forse di più non lo so, il godimento era raddoppiato. Ero estasiato.

“Scopami!”, implorò finalmente lei.

Andammo in camera, la asciugai. Le leccai il culo, la figa, le smagliature, i buchi, tutto. Avevo il cazzo pronto a farla godere. E tanto!

Glielo piantai nella figa. Quanto era bella la mia scrofa: quando lo prendeva e non capiva più nulla. Non era più una madre, era solo una puttana. Lei sdraiata sul mio letto, io in piedi che le stringevo le tette mentre facevo avanti e indietro infrangendo i miei colpi sulle sue gambe che ballavano.

“Hai la figa bella larga, vero?”
“Ahh ahhh”, non poteva rispondere, era impegnata a godere.
“Ci sta la mia mano, vero?”
“Ahh ahhh”

La feci girare, volevo vedere una scrofa a pecorina. L’avevo vista già il giorno prima, ma adesso l’avrei vista con le tette ballonzolare a filo di materasso. Prima di ripiantarglielo dentro misi tre dita, ed entrarono come un salame in un corridoio. Quattro. Poi anche il pollice. Mi fermai alla fine del pollice. Ma potevo inserirla tutta. Gli rimisi il cazzo dentro. Eccolo il salame, eccolo il corridoio.

“E nel culo ti piace, ma’?”
“Ahh ahh”, per me era un sì.

Le infilai le dita bagnate del suo liquido nel culo. Due. Tre. Quattro. Il pollice non ci stava. Allora aveva un limite quella scrofa?

“Non mettermi il cazzo nel culo però”
“Perché?”
“Perché no”

Va beh. Potevo sopravvivere. Stavo quasi per venire e decisi che la sua maestria con la bocca e la lingua erano il modo migliore di farlo. Così mi sdraiai sotto di lei. Glielo feci prendere in bocca e le infilai tutta la mano nella figa. Spinsi talmente tanto che pensai che stesse per svenire. Urlava, ogni tanto le cedevano le braccia e finiva con tutto il peso delle tette sul mio cazzo. Mi venne in faccia e io le venni in bocca.

Mia madre è una scrofa. E noi scopiamo quasi ogni giorno.
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