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I ciclisti sloveni


di pato3
17.07.2017    |    20.811    |    4 8.6
"L'altra donna si avvicinò e cominciarono a parlare in sloveno (dal tono di voce di quell'altra, credo le abbia chiesto qualcosa tipo: "che cazzo..."
Fiume Isonzo, venerdì 7 luglio.

Martina ed io stavamo cercando un punto dove poterci fare il bagno completamente nudi, in santa pace, o almeno con della buona compagnia (e non con gente in costume), quando su un sentiero stretto ci imbattemmo in un gruppo di ciclisti sloveni. Erano una quindicina, c'erano anche due donne, piuttosto mascoline a dir la verità. Procedevano a passo d'uomo.

Uno parlava in italiano e ci chiese se eravamo del posto. Rispondemmo di sì e volle sapere se c'era una zona dove poter fare il bagno senza essere visti, dato che erano stanchi morti e non avevano ricambi oltre alle loro sudate tutine acriliche.

'Cascate proprio a fagiolo', pensai. "Potete seguirci", gli dissi. "Anche noi stiamo cercando un punto tranquillo".

"Non abbiamo i costumi noi", ripeté, pensando che Martina non avrebbe voluto vedere la scena di tutti quegli uomini sudati che si rinfrescano le palle al fiume.

"Noi nemmeno ce li abbiamo", risposi. Quello con cui parlavo guardò Martina e lei sorrise.

Facendoci strada verso il posto ideale per sistemarci, parlammo un po' con tre o quattro di loro. Venne fuori che in quel gruppo tre erano fratelli, due erano cugini, gli altri erano amici. Le due donne erano entrambe sposate, ma una non era accompagnata. Martina si accese all'idea di divertirsi con dei fratelli.

Finalmente raggiungemmo un posto decente, anche noi eravamo sudati. Gli sloveni posarono le bici e andarono subito a mettere i piedi nell'acqua fredda. Io e Martina invece posammo gli zaini e ci spogliammo subito.

Completamente nudi, andammo anche noi a mettere i piedi in acqua. Si stava da dio. I ragazzi furono subito attratti da quella giovane ventiquattrenne per niente timida davanti a un gruppo di uomini che andavano dai 40 ai 50.

Pian piano si spogliarono anche loro, donne comprese, senza alcuna timidezza. Solo quelli che si spogliarono subito avevano intenzione di approfondire i rapporti con noi. Le due donne e qualche altro uomo, se ne stavano in disparte, interessati soltanto a rinfrescarsi.

Per Martina era la prima volta con degli slavi, io ne avevo visti parecchi sotto le docce degli spogliatoi di calcio, e sapevo bene cosa aspettarmi. Cazzi grossi e lunghi. Salsicce balcaniche. Per un momento quasi intimidirono la mia fidanzata. Erano cinque, grossi e in cerchio. Parlavano sloveno. Due di questi parlavano in italiano, ma con me, non con lei.

Quattro grosse mani la presero contemporaneamente, due dai seni, una si piazzò col grosso dito medio tra le labbra della figa, e l'altra mano le stringeva una natica. Gli altri avevano le mani sui propri cazzi.

"Bella giovane! Non come quelle là", mi disse uno, indicando le due donne che a una ventina di metri si facevano il bagno, guardandoci.

Iniziò il chiacchiericcio incomprensibile in sloveno. Non ho idea di cosa dissero, ma riconobbi più volte la parola "kurba", che significa puttana.

Lei si inginocchiò, volontariamente, ma fortemente aiutata dalle mani dei nostri nuovi amici. Iniziò a succhiare il primo. Voleva concentrarsi e fare un buon lavoro. Ma subito il vicino le prese la testa e la costrinse a velocizzare il giro dei cazzi. Così tutti ebbero un rapido pompino, più di una volta.

Finito il convulso giro dei cazzi, si dissero qualcos'altro in sloveno e la sollevarono in tre. Lei mise le braccia sulle spalle di due che la sostenevano dalle gambe. Loro erano grossi, lei piccina. Il lavoro era agevole. Iniziò il primo a scoparsela.

Amanti della degradazione sessuale, come siamo sia io (che mi sarei fatto anche scopare se l'avessero voluto), sia Martina (che chiede solo di godere, non gliene frega niente di essere trattata da principessa), abbiamo apprezzato moltissimo il meccanico sfogo sessuale, privo di qualsivoglia trasporto emotivo. Il primo fece avanti e indietro con la sua grossa minchia. Lo fece per un paio di minuti e poi venne dentro.

Io non dissi niente, perché tanto lei prendeva la pillola, ma loro non chiesero nemmeno se potevano venire dentro o no. Lei si sentì trattata come un oggetto, e questo le piacque da impazzire. Entrò il secondo. Durò un po' di più. Niente fantasia. Niente cambi di posizione. Lei continuava sempre di più a godere.

Intanto si erano avvicinati altri due uomini del gruppo, che inizialmente erano stati in disparte. Chiesi loro: "Volete scopare? c'è da attendere".

"No, no. Mia moglie mi ammazza", disse uno. Era sposato con una delle due cicliste.

"Io volentieri", disse l'altro.

Quello sposato chiamò la moglie, che un po' seccata si avvicinò. Nel frattempo il gruppetto continuava a sfogarsi su Martina.

"Questa tua ragazza?"

"Sì"

"Un po' troia, no?"

"Eh, sì un po'", risposi alla donna in topless che sentenziava. Poi mi rivolsi a suo marito e dissi: "Ha proprio delle belle tette tua moglie", ed era vero.

"Se vuoi, puoi fare, senza toccare", mi fece il segno della sega. Potevo masturbarmi vicino a lei, ma non toccare. Lo feci. A due metri la mia ragazza, a trenta centimetri una sconosciuta con le tette di fuori. In cambio il marito si avvicinò alla mia ragazza per masturbarsi a sua volta.

Intanto il secondo aveva finito. I due che avevano già fatto presero in braccio Martina e la danza meccanica ricominciò. Nel giro di pochi minuti tutti i ciclisti, compresa l'altra donna, si erano avvicinati per guardare. Ormai avevo perso di vista Martina e anche il marito della mia nuova amica. Così le chiesi se potevo toccarle il seno. Acconsentì. Lei mi prese in mano il cazzo. L'altra donna si avvicinò e cominciarono a parlare in sloveno (dal tono di voce di quell'altra, credo le abbia chiesto qualcosa tipo: "che cazzo fai?").

Comunque anche questa seconda donna, involontariamente, dal momento che aveva ancora le tette di fuori, aiutava la mia eccitazione. Sarò sincero. Venni quasi subito.

A quel punto ci alzammo e andammo anche noi ad osservare lo spettacolo. Il quarto uomo la volle scopare a pecorina. La mise a riva, sull'asciugamano e cominciò a sfondarla. Questo era decisamente più estroverso degli altri. Si guardava intorno, rideva, parlava e la sculacciava. Uno accanto a me mi tradusse rapidamente quello che stava dicendo. Mentre la sculacciava diceva: “È calda! È calda questa bimba!”. Poi quando tirò fuori il cazzo per sondare con la cappella il buco del culo, lei si oppose, cercando di spostarlo con la mano. A quel punto disse: “È vergine la puttanella”. Tornò nella figa e ripeté che era calda.

Martina ormai veniva a ripetizione, teneva la faccia schiacciata contro i ciottoli e godeva. Adesso iniziavano a venire i primi masturbatori. Si avvicinò uno e venne sulla spalla di Martina. Dopo qualche minuto fece lo stesso un altro. Infine lo fece anche il marito della mia amica.

Stanco di vedere tutta quella sborra, il toro da monta sloveno la fece girare sulla schiena. Iniziò un ritmo più indiavolato di prima. Si tuffò tra le sue tette, cominciò a martellare come un picchio e venne.

Martina alzò le mani e disse "basta!". Era esausta. Comunque non c'era nessun altro in fila, altrimenti non so se si sarebbero fermati.

Uno ad uno quelli che l'avevano scopata, ed anche qualche masturbatore e ammiratore, vennero a darmi il cinque e ringraziarmi. A lei non la calcolarono minimamente. Era stremata sull'asciugamano. Si fecero il bagno distanti da noi. Ridevano e scherzavano. Poi dopo una ventina di minuti se ne andarono salutandoci da lontano.
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