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In viaggio. La pioggia di Parigi


di pato3
12.01.2014    |    7.866    |    0 8.6
"Pranzarono insieme, subito dopo aver mangiato Mauro aveva in programma di uscire da solo per visitare finalmente la città, armato di una cartina che..."
L'estate che Mauro decise di passare in giro per l'Europa da solo, si rivelò, superando le aspettative, la migliore della sua giovane vita. Fece questa esperienza da solo per fare nuove amicizie, nuove avventure. Praga, Barcellona, Parigi e Londra con qualche tappa in città minori, questo era il suo itinerario, aveva lavorato molto per potersi permettere anche qualche comodità extra.

Doveva restare a Parigi cinque giorni per poi ripartire alla volta di Londra. Aveva trovato ospitalità presso alcuni amici di famiglia. Arrivò di mattina, alla fermata della metro venne a prenderlo Gianni, amico di suo padre, con la moglie Sylvie. A casa c'era il figlio Philippe, poco più giovane di lui. Pranzarono insieme, subito dopo aver mangiato Mauro aveva in programma di uscire da solo per visitare finalmente la città, armato di una cartina che evidenziava i luoghi d'interesse. Gianni invece insistette affinché non uscisse solo, così, dopo l'inutile tentativo di Mauro di spiegare che aveva tranquillamente potuto (e voluto) viaggiare senza guida fino a quel momento, mandò suo figlio Philippe a fargli da Cicerone. A Philippe probabilmente seccava più che a Mauro, così una volta fuori il turista italiano spiegò al francese che se voleva andare da un'altra parte poteva farlo senza problemi, tanto lui se la sarebbe cavata. Si capirono perfettamente e si separarono già alla stazione della metro.

La sera iniziò a piovere, passeggiava vicino Notre Dame, era quasi sul ponte che portava all'isola di Saint Louis. Iniziò a correre per cercare un riparo, davanti a lui c'era una coppia, con un piccolo ombrello, che si fermò davanti a un portone. Li guardò un secondo e gli parve che lo stessero chiamando.
"Viens ici, répare" facendogli segno con la mano. Aprirono il portone ed entrò con loro ringraziandoli. Era molto gentile da parte loro permettergli di aspettare al coperto che finisse di piovere. Era un bell'atrio con una moquette rossa e un odore dal fascino parigino.
"Merci, j'attend qu'il...stop" il suo francese non era proprio dei migliori ma provava a farsi capire. Loro subito "No no, allons", li seguì senza farsi pregare, sentiva che bisognava vivere quel viaggio e in particolare Parigi senza dire no, bisognava cogliere ogni occasione, dietro ogni cosa sembrava esserci un'esperienza culturale. E in realtà è così in un paese straniero qualsiasi gesto o dettaglio sembra nuovo e insegna qualcosa su quella cultura. E quella casa gli mostrò molto più di ciò che si sarebbe aspettato.

Appena entrato in casa intuì subito cosa stava per conoscere. Nel soggiorno c'era una piccola libreria, in uno degli scaffali non c'erano libri ma piccoli oggetti a forma di pene, a fianco a questi cazzetti si ergeva un pene più grosso in legno, con un glande enorme e ben definito. Si accomodò sul divano e non poteva non fissare quegli oggetti. Poi al muro c'era un dipinto di una donna nuda, lo guardò attentamente: era la signora di casa, un bel quadro non c'è che dire. Le stranezze (dal suo punto di vista) erano molte in quella città, a casa dei suoi amici padre e figlio coltivavano una pianta di marijuana e la fumavano insieme.

Jean era un uomo di 42 anni, psicologo, faceva molte domande, anche invadenti ma lo faceva con una disinvoltura che non disturbava. Brigitte aveva 31 anni, molto più giovane di lui, ma il divario sembrava addirittura superiore siccome Jean non era proprio l'immagine dello sportivo: pancia e doppio mento belli gonfi, calvo e con una barba lunga ma molto curata.
Lei invece era molto carina, un po' in carne ma soltanto quello che bastava per riempire la scollatura della camicetta a righe rosse e bianche sgualcita e bagnata. I capelli biondi erano sciolti e umidi, gli occhi verdi scrutavano il ragazzo curiosi di conoscerlo.
Mauro parlò un po' di sé ma anche lui era curioso, e dopo aver chiesto le cose più generali, chiese da dove provenivano quegli oggetti fallici. Allora Jean senza timore gli disse che quella era una delle passioni che condivideva con sua moglie. Souvenir dai sexy shop dei posti visitati nei viaggi insieme.

Molto sinceramente Jean disse al ragazzo che aveva trovato erotico il suo correre sotto la pioggia, e che adorava accogliere ragazzi giovani e stranieri, per passare belle serate, conoscere gente nuova e simpatica. Misero subito Mauro davanti alle loro attenzioni e abitudini, lo fecero senza farlo sentire in alcun modo obbligato, erano molto gentili ed accoglienti, dicevano sempre "s'il vous plaît" e chiedevano sempre la sua opinione. 

Brigitte si sedette accanto a Mauro, toccandosi il petto bagnato: "Tu es très beau!". Mauro arrossiva mentre la donna lo lusingava. Lei gli chiese se voleva del vino, bevvero tutti e tre insieme.
Due calici a testa, poi lei ricominciò ad incalzarlo, Jean notava che Mauro, quando non guardava la donna, buttava l'occhio sui cazzi in esposizione. Così il marito andò a prendere quello grosso, lo passò a Mauro chiedendogli se gli piacesse. Il ragazzo gli rispose che era un bell'oggetto, ma sorridendo aggiunse che preferiva le donne. Jean invece ribadì il suo gusto trasversale, amava donne e uomini, amava il piacere in ogni forma. A quel punto Brigitte visibilmente eccitata, non aveva ancora capito se poteva toccare il ragazzo: "Ti disturba se tolgo la camicetta?" chiese in francese Brigitte al suo ospite, lui sorridendo malizioso acconsentì. La donna se la tolse e si avvicinò al ragazzo per posare l'indumento sul divano, e aggiunse "Senti, è bagnata" parlando ancora della camicia. Tornò dal marito, si baciavano con la lingua, a Mauro un po' disgustava fisicamente quell'uomo.

Il marito maneggiava i seni della moglie compressi nel reggiseno in modo esperto ma goffo, per via delle mani grosse e tozze, i jeans premevano sulla vita di lei, non c'era molta pancia, ma delle belle maniglie dell'amore sì.
Poi dopo aver chiesto gentilmente scusa a Mauro per l'assenza l'uomo lasciò la stanza. Brigitte si avvicinò subito, disse: "Mio marito ci metterà molto, sai dov'è andato?", Mauro fece no con la testa, allora lei rispose: "In bagno, sicuramente a farsi una sega" e mimò il gesto. Aggiunse, indicandosi il seno: "Quando vede queste si eccita moltissimo!". 
Mauro, per non essere da meno, rapito dalla situazione, prese il seno di lei in mano, aggirando la barriera del reggiseno e venendo in contatto diretto con un capezzolo che sembrava enorme. Era duro, molto grosso, nella sua testa pensò potesse essere anche più lungo del pene del marito. Incuriosito estrasse dal reggiseno il seno destro. Sì era davvero un capezzolo gigantesco e turgido. Mentre lui lo succhiava lei si sganciava il reggiseno, lasciando finalmente liberi quei grossi seni. Jean tornò dal bagno, non si era masturbato, ma si era solo spogliato, infatti si presentò totalmente nudo, accuratamente depilato. Mauro lo guardò fortemente imbarazzato e lasciò perdere Brigitte, Jean però lo pregò subito di continuare e gli offrì un altro calice di vino rosso. Il ragazzo lo accettò, e poi ne bevve un altro ancora, mai solo, sempre accompagnato dai due coniugi. Bevvero tutti molto, ma nessuno aveva perso completamente il controllo. 

Jean insisteva perché Mauro continuasse, voleva guardarli comodamente seduto sul divano con il calice in una mano e l'altra sull'inguine che giocava con le palle, cercando di risvegliare un pene che in posizione seduta sembrava prossimo a sparire. Brigitte sfilò la maglietta al ragazzo che le facilitò il compito alzando le braccia, adesso era a petto nudo: un bell'italiano giovane e muscoloso, abbronzato ed eccitato, con i capezzoli duri che rendevano il petto ancora più bello. 
Jean sembrava essersi proprio ravvivato lì nel divano. Brigitte toccava il cazzo duro, e lo sentiva bene nonostante i jeans, Mauro sapeva di essere desiderato da entrambi, così coraggioso e forte del vino si alzò e salì sul tavolino in mezzo al salotto dove improvvisò un breve striptease. 
Rimasto totalmente nudo Brigitte gli dava schiaffetti sul culo, lui continuava a danzare, o meglio, ondeggiare rivolto verso il padrone di casa, quasi a volergli rinfacciare la propria potenza sessuale, nettamente superiore. Continuava a farsi versare da bere, ancora sul tavolino, poi finalmente degnò di attenzioni la bella, in topless lei danzava ai piedi del tavolino, aveva acceso una rilassante musica di sottofondo ed era davvero uno spettacolo vederla. Mauro si girò verso di lei che con le tette era proprio ad altezza del pene, la prese a sé e le strusciò il pene sul petto, lei glielo prese subito in bocca e lui versò poche gocce di vino che dal petto si faceva strada tra gli addominali ed arrivava al pene eretto dal quale la dolce moglie di Jean beveva le poche gocce, ne chiedeva ancora. Il vino gocciolava anche dalle palle e cadeva sul tavolino, Brigitte allora leccava le palle come un gelato che si sta sciogliendo. Jean si masturbava forte, Mauro non aveva più freni inibitori e siccome quel brutto ometto in fondo lo incuriosiva, lo fece avvicinare e gli disse di baciargli il culo, ma fu ben attento a fargli il segno di non entrare nel buco. Jean contentissimo sapeva che doveva ringraziare il vino per quella fantastica opportunità. Ma ora Mauro voleva che anche la donna restasse nuda, così scese dal tavolino e la invitò a salire per fare un breve spogliarello. La donna fu molto sensuale, come da sua natura, doveva togliere solo i jeans ma ci mise parecchi minuti, perché vederla ballare era parecchio soddisfacente, eccitante. Per apprezzare meglio i due maschietti si sedettero, Jean si masturbava e toccava una coscia, muscolosa da calciatore, a Mauro che invece se ne stava a braccia e gambe larghe adagiato sul divano, rilassato a godersi la vista della bionda.

Quando finì di spogliarsi la donna raggiunse i due non troppo virili uomini, infatti in quel momento Mauro, che restava nella sua comoda posizione, spingeva senza guardare troppo, il grosso souvenir fallico di prima nel culo di Jean che stava in una poco sensuale pecorina. La donna spingeva più a fondo il fallo nel culo del marito, lo inseriva e riprendeva con la bocca, mentre stava cavalcioni sul bellissimo Mauro, senza ancora scoparlo, ma col cazzo duro di lui che batteva sul liscio pube di lei. Lei lo maneggiava un po' mentre era concentrata a far godere il marito. Poi il marito si sedette, sempre col dildo in culo, e Mauro pensò che non dovesse essere una posizione comoda, eppure Jean sembrava godersela, improvvisamente Brigitte tirò una sberla al marito, colpendolo tra faccia e collo, una sberla davvero forte, tanto che Mauro lì per lì si spaventò, non capiva a cosa fosse dovuta. Subito capì però che anche quello faceva parte dei gusti di Jean, infatti chiedeva altri schiaffi, supplicava "Ancora!".

Brigitte voleva scopare, ma doveva anche picchiare il marito, perché era giusto che anche lui avesse il suo piacere, allora gli disse di mettersi a terra, ai piedi del divano. Lui, sempre con il suo immancabile cazzo nel culo, obbedì, si mise ai piedi di Mauro. Lei si sedette sopra Mauro, si fece penetrare nella fica e mentre si muoveva su e giù dando le spalle al ragazzo pestava i piedi forte sulla pancia del marito. Chiedeva a Mauro di fare come lei, Mauro di tutta risposta, non vedendo dove colpiva assestò un bel sinistro in faccia a Jean, che non poteva essere più felice. 
"Sul cazzo, sul cazzo!" Brigitte incitava Mauro a colpire quella parte così delicata, "È vero figlio di puttana che lo vuoi sul cazzo?". Il figlio di puttana Jean non poté negare e si vide arrivare un doppio calcio sui genitali mentre si masturbava. Si alzò, dolorante, e si sistemò carponi davanti ai due amanti. Il giovane stringeva a sé la donna tenendola per le tette, e intanto lei continuava a calciare i genitali del marito. Mauro aveva ecceduto col vino anche perché per esperienza aveva imparato che scopare con l'aiuto dell'alcool era qualcosa che lo aiutava a ritardare la fine. Infatti quella donna gli saltava sul cazzo come una posseduta e lui non sentiva nessun bisogno di venire, godeva ma sapeva resistere. 

Jean si era allontanato, forse i suoi testicoli avevano bisogno di una pausa, la donna li aveva calciati per bene, l'assenza del marito permise a Brigitte e Mauro di approfondire la loro conoscenza, adesso lei stava sotto di lui e si baciavano appassionatamente, i suoi colpi erano decisi e rapidi, le loro lingue ora sparivano nella bocca dell'altro, ora si leccavano. Mauro teneva una mano sotto la spalla di lei e la abbracciava, con l'altra invece le palpava il culo e la usava per caricare meglio i colpi. Indugiava con le dita tra le sue natiche e si avvicinava al buco, ma non riusciva a penetrarlo. Anche lei si stringeva a lui tenendolo dal culo, ma non provava a entrare nella zona delicata, tuttavia forse in quel momento Mauro avrebbe chiuso un occhio. E proprio in quel momento tornò Jean. Avvicinò il tavolino al divano dove i due si stavano amando e si sedette p masturbarsi da vicino. Anche lui toccava il bel culo sodo del giovane Mauro, ogni tanto si avvicinava e sussurrava parole d'amore alla moglie, che di tutta risposta gli sputava in faccia o lo offendeva. Faceva tutto parte di una recita, o meglio di un gioco di ruoli, perché calci e sputi erano veri, ma i due si amavano davvero, altrimenti non sarebbero potuti restare insieme dopo certe prestazioni. A lui piaceva essere cuckold, piaceva il cazzo e piaceva essere maltrattato e sottomesso. Fuori da questi momenti la moglie era dolcissima, amorevole e sensibile. Mauro l'aveva capito, e appena Brigitte gli chiese se anche lui voleva dargliele di santa ragione al marito accettò. Forse si sarebbe divertito a farlo. 

Smisero di scopare e presero Jean di forza insieme, lo portarono in camera da letto. Lo trascinarono culo a terra, arrivati ai piedi del letto Brigitte gli assestò un calcio in pancia. Mauro che non si era ancora del tutto abituato a quella pratica rimase ancora un po' titubante ma si fece coraggio e tirò uno schiaffo a mano aperta sulla guancia dell'uomo. Quest'ultimo rimase un po' deluso, Mauro era stato troppo delicato, allora Jean fece qualcosa di davvero rischioso: sputò in faccia al ragazzo, rischioso perché Mauro non aveva acconsentito a ricevere quel trattamento, ma Jean ottenne quello che voleva, una reazione violenta. Il giovane sferrò un calcio di sinistro, il suo piede, da difensore arrabbiato che spazza via il pallone. Adesso Jean aveva ricevuto quello che voleva, rimase per un po' piegato su se stesso, Brigitte era esaltata per la potenza mostrata dal giovane, che continuava a non capire come potesse provocare piacere quella violenza, ma li vedeva felici ed era felice anche lui. 

"Anche a te piace essere presa con la violenza?" disse alla donna in uno stentato francese. Ma la donna gli disse di no e andò a piegarsi davanti a lui, con la fica sulla testa del marito. Voleva essere scopata da dietro appoggiata a lui. La donna lo voleva nella fica, ma Mauro che aveva il cazzo ben bagnato decise che era ora di prendere qualche decisione autorevole e la penetrò analmente, a sorpresa. Brigitte però non fece alcun cenno, anche se non era quello che aveva in mente, si sentiva bene presa da un ragazzo tanto forte e deciso. I colpi del ragazzo erano a pochi centimetri dalla faccia del marito, che avendo davanti la fica libera approfittò per leccarla, e allungando la lingua riusciva anche a leccare il pene del ragazzo che non si accorgeva di niente. Allora l'uomo ricominciò a masturbarsi ferocemente. Le palle di Mauro gli sbattevano in faccia al ritmo del sesso. Ogni tanto il ragazzo si ricordava di calpestare quelle di Jean (ma con gran delicatezza). 

Mauro sentiva che sarebbe durato ancora il necessario per provare una nuova posizione che la sua fantasia di avvinazzato gli aveva appena suggerito: mettere a novanta il cornuto, ma servirsene solo come appoggio per continuare a scopare la donna. Seguirono le istruzioni dell'italiano, e il marito premuroso si chinò sperando in una clemente penetrazione che non arrivò, su di lui la moglie apriva le gambe e offriva nuovamente la fica, e cosa che ancor più mancava al giovane le grosse tette tutte per i suoi occhi, le sue mani e la sua bocca. Come detto la clemente penetrazione per Jean non arrivò, però Mauro erta troppo buono in quel momento e così ogni tanto cingeva la pancia dell'uomo a novanta gradi, dandogli l'illusione di essere posseduto. Poi si spinse ancora oltre, e sempre mentre scopava a ritmo incessante la donna, prese per un attimo in mano il cazzo di lui che aumentò notevolmente il volume della sua erezione. 

Pronto a venire il ragazzo prese in braccio la donna, la volse a testa in giù tenendola per la schiena e le leccava la fica in una posizione "sessantanove" all'in piedi. Spingeva la testa di lei contro il suo cazzo che entrava quasi tutto nella sua bocca, ma quando fu ora di venire prese la faccia di Jean e gli spruzzò addosso, con ancora tra le braccia la ragazza, che non era leggerissima dopo un po'.

Mauro passò la notte lì, dopo aver avvisato Gianni che non sarebbe tornato. Dormì nel letto con i due nuovi amici, mentre Jean dormiva scopò di nuovo la donna. Il giorno dopo tornò a casa ma promise a Jean e Brigitte che sarebbe tornato volentieri.
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