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Storia di un castrato


di klo2000
02.01.2021    |    4.155    |    2 9.2
"Il ragazzino dormì per due giorni su un rozzo materasso in un angolo della stanza…si svegliò il venerdì pomeriggio, sul tardi…confuso e dolorante…ma non per..."
Paolo Datini era nato in un paesino collinare delle Marche che, in quel tempo, faceva parte dello Stato Pontificio…Suo padre, Virgilio Datini, era un povero bracciante e sua madre, Maria Caterina Frandi faceva la lavandaia. Aveva quattro fratelli, tre maschi e una femmina…lui era il secondogenito…il fratello maggiore, Aurelio, aiutava già il padre in campagna, nonostante avesse solo dieci anni…Paolo invece non lavorava ancora, ma doveva badare ai fratelli più piccoli quando i genitori erano al lavoro, e tenere pulita la casa e anche preparare da mangiare…non andava a scuola, ma era molto intelligente e aveva una dote preziosa: sapeva cantare molto bene e aveva una voce bellissima…e poi era davvero un bambino molto, molto bello, fine e delicato, biondo, di carnagione chiarissima e con due stupendi occhi azzurri…anche i suoi fratelli erano belli, perché Maria Caterina era una donna molto fine, nonostante le umili condizioni in cui viveva, e nonostante le fatiche e le gravidanze aveva mantenuto un’innata signorilità…per fortuna tutti i figli avevano preso da lei e non da Virgilio ch’era un uomo molto buono, ma rozzo e di lineamenti piuttosto volgari…
L’unico divertimento del piccolo Paolo era quindi cantare…e lo faceva spesso…a casa per divertire la famiglie e in chiesa, nel piccolo coro della parrocchia diretto dal curato, un giovane prete che veniva da Ancona e che aveva studiato musica in seminario…Don Firmino, così si chiamava, aveva subito riconosciuto le doti canore del ragazzo e lo aveva scelto come solista per una piccola cantata che aveva composto…tutto il paese aveva lodato il bambino per la splendida voce e per la sicura musicalità…
Il curato aveva allora iniziato a dare al piccolo qualche lezione di musica e di solfeggio e aveva proposto a Virgilio di far tentare a suo figlio la carriera di cantore papale a Roma, un posto molto ambito che avrebbe fatto la fortuna della povera famiglia…Subito tentato dalla prospettiva di guadagnare dei soldi, Virgilio ne aveva parlato alla moglie , che aveva accettato la proposta, nonostante questo implicasse la separazione dal figlio…
A nove anni Paolo doveva fare la Prima Comunione e la Cresima ed era andato a confessarsi da don Firmino…questi, durante la confessione, prima di chiedergli quali peccati avesse commesso, gli aveva prospettato la possibilità di essere di grande aiuto alla sua famiglia diventando cantore papale e il fanciullo aveva acconsentito alla richiesta del sacerdote…poi il confessore gli aveva elencato alcuni peccati che di solito commettevano i bambini del paese per aiutarlo a liberarsi la coscienza…e aveva molto insistito su certi peccati…poi, vedendo in Paolo una certa vergogna, aveva cominciato ad accarezzarlo per dargli coraggio, sentendo sotto le dita, con piacere, la delicata pelle del piccolo…lo aveva baciato più volte sui morbidi capelli e quindi lo aveva fatto sedere sulle sue ginocchia abbracciandolo stretto…quando il bambino si era sentito un poco più sicuro aveva cominciato e baciarlo teneramente sulla bocca, sentendone il fresco alito…lo aveva quindi accarezzato su tutto il corpo e sentendolo fremere lo aveva spogliato….e…..beh…nel giro di mezz’ora il culetto di Paolo non era più vergine…
…Vergine?…
No, nonostante il ragazzino non lo avesse confessato al curato, il suo buchino non era più vergine…diverse volte, quando era andato in campagna con suoi padre al posto del fratello malato, Virgilio lo aveva ‘ngroppato (come si diceva nel loro dialetto)…e anche suo fratello maggiore una volta per gioco, mostrandogli il cazzetto che si stava sviluppando con i primi peletti, glielo aveva messo dietro… e anche al loro fratello terzogenito lo aveva fatto, davanti a lui…insomma, Paolo non era del tutto inesperto, ma la sua espressione era talmente ingenua che don Firmino si era illuso di essere il primo…
Dopo qualche giorno il curato, che aveva raccomandato a Paolo di non dire nulla di quanto era avvenuto fra loro, minacciandolo di farlo scomunicare se avesse parlato, era andato in casa di Virgilio per discutere con i genitori delle possibilità di carriera del piccolo cantore…
Innanzitutto, bisognava stabilire quanto avrebbero voluto guadagnare…le possibilità erano due…se fosse diventato cantore papale avrebbe guadagnato un discreto stipendio per tre o quattro anni, fino alla muta della voce…poi sarebbe stato, con ogni probabilità, licenziato…se invece volevano guadagnare di più…fu qui che venne fuori per la prima volta la terribile parola…beh, se avessero voluto guadagnare di più, molto, molto di più…allora bisognava…far castrare il bambino….in tal modo gli sarebbe rimasta una bellissima voce per tutta la vita e, con le sue doti musicale, studiando, avrebbe potuto fare una sfavillante carriera in tutti i teatri d’Europa, con grandi successi e guadagni stratosferici…
A quelle parole Virgilio non ebbe più dubbi…e anche Maria Caterina, dopo aver pianto un po’ per la sorte di suo figlio, per il bene degli altri figli e della famiglia, si convinse…anche perché don Firmino le aveva detto che Paolo era per loro un dono che Dio aveva fatto per riscattarli dalla miseria…e così i genitori ringraziarono il curato che si era anche offerto di accompagnare Paolo a Norcia per l’operazione…
La piccola cittadina umbra era famosa non solo per la lavorazione degli insaccati, ma anche perché gli esperti norcini erano anche abilissimi nella castrazione dei fanciulli…operazione legalmente vietata, ma assolutamente tollerata e ampiamente praticata per ottenere cantanti di prima qualità…
Paolo partì quindi con il curato un lunedì mattina, dopo essere stato benedetto, in chiesa con l’acquasanta e da suo padre in campagna con l’ultima ‘ngroppata…
Giunsero a Norcia il martedì sera e soggiornarono nel convento dei frati francescani, dove don Firmino aveva un amico che era stato suo compagno di seminario ad Ancona…fu data loro una piccola cella dove il sacerdote si divertì ancora un po’ col pisellino ancora intatto del ragazzino, che poi tanto pisellino non era, essendo per l’età piuttosto lungo, anche se sottile…
E fu anche grato al confratello che li aveva ospitati e, ricordando vecchi giochi di seminario, lo chiamò nella cella per farlo partecipare alla piccola festa di addio alle palle….
A Paolo, naturalmente non era stato detto nulla dell’operazione…lui credeva di andare a Roma per l’audizione al coro della cappella papale…
Invece la mattina successiva, mercoledì 23 aprile 1721, il curato accompagnò il bambino nella norcineria di Niccolò Astuti, il miglior castratore di Norcia, che gli era stato raccomandato dal parroco di un paese vicino al suo, il quale aveva fatto anche lui castrare un suo parrocchiano…
La bottega dell’Astuti era piena di salami e insaccati appesi dappertutto…e dietro ad un bancone su cui il norcino macellava, c’era una porta che dava su un vano separato…
Paolo fu fatto entrare in questa stanza…dopodiché, mentre don Firmino lo teneva fermo, l’Astuti, con uno straccio imbevuto di etere provvide ad addormentarlo…e….zac….
Il ragazzino dormì per due giorni su un rozzo materasso in un angolo della stanza…si svegliò il venerdì pomeriggio, sul tardi…confuso e dolorante…ma non per l’operazione subita…no, dolorante perché il norcino proprio in quel momento stava approfittando del giovane culetto infilandoci dentro il suo enorme salame…
Fu allora che Paolo comprese chiaramente tutto…cioè, non capì che gli erano state tolte le palle (ci vollero ancora cinque giorni prima che fosse sfasciato e si rendesse conto di quello che gli avevano fatto)…no, ma capì chiaramente che da quel momento la sua carriera sarebbe stata costellata da infinite inculate da parte di tutti quelli che passavano a meno di un palmo dal suo culo…


E così infatti fu…dopo l’operazione fu portato a Roma per fare l’audizione alla cappelle papale…qui, sentito dal maestro del coro fu ritenuto idoneo, anzi, fu molto lodato per le sue qualità…al punto che lo stesso maestro consiglio di non limitarsi a Roma, ma di portare il cantore a Napoli da un maestro di canto che gli avrebbe “allargato” la carriera (disse proprio così)…
E fu a Roma che don Firmino lo salutò per tornare al paese, lasciandolo in custodia a un altro suo confratello, segretario di un Cardinale molto vecchio che aveva un palazzo nei pressi di piazza Navona…
Il segretario, che si chiamava don Sauro, lo presentò al Cardinale domandandogli il permesso di ospitare il ragazzo in una stanza ai piani della servitù…ma il prelato, vedendo la straordinaria bellezza di Paolo decise che avrebbe dormito con lui, nel suo letto, per fargli compagnia e per “scaldarlo” dato che soffriva sempre per il freddo, nonostante la primavera avanzata…
Fu così che per quasi un mese Paolo dovette dormire strettamente abbracciato al vecchio, il quale se avesse avuto trent’anni di meno se lo sarebbe bellamente spupazzato, ma avendo ormai ben ottantotto anni si limitava a stringere il corpo nudo del fanciullo sulle sue carni ormai quasi disfatte, dato che il suo ormai inutile membro serviva soltanto per pisciare nell’orinale di cristallo che i camerieri gli tenevano davanti ormai quasi ogni mezz’ora…
Per quasi un mese, dicevamo, perché dopo ventotto giorni, la mattina del 29 aprile 1721 il Cardinale fu trovato stecchito nel letto, abbracciato al ragazzo che stava beatamente dormendo, non essendosi accorto di nulla…
I camerieri allontanarono subito il piccolo dalle fredde braccia del cadavere e composero il corpo del Cardinale con la più ricca pompa, in attesa della visita del più alto clero romano…
La stessa mattina Paolo partì per Napoli, senza neanche sapere che il Cardinale era morto stando avvinghiato a lui…era accompagnato da due servitori incaricati da don Sauro di scortarlo e di consegnarlo, con lettera di raccomandazione e una borsa di denaro al Maestro Gravincelli, un compositore, insegnante di canto e impresario che aveva una compagnia teatrale che girava soprattutto l’Austria e la Germania, toccando qualche volta i teatri di Venezia e di Trieste…
Durante il tragitto si fermarono a dormire in una locanda presso Capua…qui uno dei due chiese, per passare la notte, una puttana che subito il locandiere gli procurò per pochi soldi…una donna sulla trentina disfatta dal mestiere…
Quando fu chiesto all’altro domestico se anche lui voleva una donna, questi disse che avrebbe preferito piuttosto dormire con Paolo (dando all’altro servitore l’equivalente del prezzo di una donna perché non rivelasse a nessuno che si sarebbe sollazzato col ragazzino)…
Fu proprio questo domestico, Gastone si chiamava, il quale tempo prima era stato in contatto con un cantante castrato a Perugia, a insegnare al ragazzo che la sua menomazione gli sarebbe stata di grande aiuto…innanzitutto non era vero che ai castrati l’uccello non si alzava più…sarebbe stato forse un po’ più piccolo di quanto la natura glielo avrebbe fatto diventare se non gli fossero state tolte le palle, ma avrebbe comunque potuto usarlo…soprattutto con le donne (“Bello come sei non ti mancheranno di certo!” gli aveva detto) senza pericolo di ingravidarle…e questo era un grande vantaggio, specialmente con le dame di alto rango…ma anche con gli uomini…molti dei quali godevano molto con cazzi non troppo grandi….soprattutto gli insegnò che da quel momento, mai e poi mai, avrebbe dovuto concedersi senza farsi pagare…era così che i castrati accumulavano grandi fortune…gli disse anche che avrebbe provato ugualmente piacere, anche senza palle…e poi…beh, qui ebbe inizio il lavoro di Paolo, perché da Gastone, per concedergli il culo, si fece dare i primi due scudi della sua carriera…




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