Gemelli - Cap. 9

cap. 9

Rimaniamo al buio, spaventati...non credevamo che zio fosse capace di una cosa simile!
Cominciamo a urlare per il male e la paura; anche Willy e Tom urlano, non si aspettavano una cosa così: siamo impalati e incatenati! Abbiamo difficoltà a muoverci, non vediamo nulla e a quanto pare lo zio non ha intenzione di venirci a liberare fino a domani. Quanta differenza tra il piacere che la sera precedente ci ha dato il dildo e il dolore acuto, lancinante che ci provoca questa sera; in pochi minuti le manette hanno già intorpidito i nostri polsi e le nostre caviglie. Per un tempo che non saprei calcolare abbiamo chiamato e supplicato lo zio di venirci a liberare, però dopo poco abbiamo sentito il motore della sua auto allontanarsi dalla villa: ora siamo soli, noi quattro, legati, impalati...al buio...sofferenti e umiliati...e non sappiamo cosa fare; cerchiamo di liberarci dalla stretta delle manette, di arrivare all'interruttore della luce sul comodino, ma ogni sforzo e' vano: più ci muoviamo e più il dolore aumenta...
Il terrore ci assale, dovremo passare così tutta la notte! Urlare non serve, lo zio ci ha abbandonati e non verrà nessuno a liberarci, nessuno può sentirci; non abbiamo neanche più la forza di parlare;
stiamo solo singhiozzando in silenzio tutti e quattro...quando, all'improvviso...
All'improvviso una luce invade la stanza: si e' aperta la porta che da sul corridoio e la luce esterna irrompe ad illuminare i nostri quattro corpi dolenti; e poi un'ombra, grande, che si staglia nel vano della porta; mi sembra di sognare, forse sono morto, perche' vedo qualcosa che mai avrei creduto di vedere: un angelo, bellissimo, con un grande drappo simile ad un lenzuolo che gli copre il corpo e un grande paio di ali sulla schiena; il volto non riesco a distinguerlo, perche' ha un velo che lo ricopre; non parla, ma una musica molto dolce penetra nella stanza, una musica come di arpa...
Restiamo immobili a guardare quello che sta succedendo: la figura, illuminata da dietro, che avanza lentamente verso l'interno della stanza; quando e' a pochi passi da noi alza un braccio e fa tintinnare qualcosa nella mano; sono chiavi! Forse ha le chiavi per liberarci! Non emette altro suono, solo il tintinnio metallico.
Sono molto spaventato e allo stesso tempo calmo: o sono morto, o questo angelo e' venuto per liberarci. Stende l'altra mano verso di noi e comincia ad accarezzarci dolcemente, poi senza dire nulla comincia a liberarci dalle manette facendoci segno di rimanere fermi sul letto in silenzio. Prima libera Ale e Willy: appena le loro mani sono libere di muoversi, con un sospiro di sollievo si tolgono il dildo dai culetti e lo gettano a terra, lontano: il serpente di gomma rimbalza più volte con un rumore sordo prima di fermarsi in un angolo della stanza...
Poi l'angelo libera noi, me e Tom; e anche noi ci liberiamo con sollievo del corpo estraneo che ci lacerava l'ano.
Sempre in silenzio l'angelo toglie le manette dalle nostre caviglie; quando siamo tutti liberi, estrae da una piega del drappo che lo avvolge un barattolo, lo apre e si unge le dita con l'unguento che contiene; poi ci fa cenno di girarci e teneramente da sollievo ai nostri buchi martoriati con la pomata. Il senso di frescura e benessere ci fa subito stare meglio. Io e Ale e Willy e Tom ci accoccoliamo abbracciati al centro del letto per darci coraggio e tenerezza; e non osiamo parlare.
Neanche l'angelo parla, ma dopo aver riposto il vasetto di unguento si toglie il lenzuolo che ricopre il suo bellissimo corpo alto e muscoloso e rimane nudo, con le sue ali di piume sulla schiena; e' stupendo e davanti, fra le cosce, gli pende uno stupendo cazzo lungo da mollo almeno una ventina di centimetri: più lungo, si direbbe, di quelli dei nostri amici neri!
Aprendo le braccia come per invitarci ad un abbraccio ci fa cenno di avvicinarci a lui; poi prende la mia testa e quella di Ale e le avvicina al suo membro, porta le nostre bocche a contato con il suo organo e ci fa baciare e leccare quella meraviglia priva di peli; al contato delle nostre lingue il pene si erge e la testolina fuoriesce dalla sua custodia di pelle. Lui guida con le mani le nostre teste a leccare dove più gli aggrada, dai testicoli glabri e pendenti alla sommità della cappella carnosa; infila a turno il cazzo indurito nelle nostre bocche e ci fa lavorare allo stupendo pompino per almeno mezz'ora, prima di sborrare senza un gemito. Willy e Tom sono rimasti tutto il tempo in disparte a guardare il nostro lavoro.
Il seme dell'angelo e' colato sui nostri visi; e' a questo punto che i nostri amici si avvicinano, leccano lo sperma e lo raccolgono nelle loro bocche e poi ci baciano dividendo con noi il prezioso nettare angelico; mentre limoniamo in questo modo l'angelo arretra fino alla porta, la supera e la porta si chiude, facendo ripiombare la stanza nell'oscurità.
Tom mi abbraccia, mi fa sdraiare vicino a lui e, coccolandomi come un bambino, mi culla per farmi addormentare fra le sue braccia; anche Willy fa la stessa cosa con Ale. Sento che il sonno per la stanchezza, il dolore precedente e le emozioni della giornata sta per vincermi; prima di cedere, trovo ancora la forza per sussurrare:
“Ti amo, Ale!”
”Ti amo, Andrea!” e' la debolissima risposta che proviene da mio fratello; le altre parole:
”Ti amo, Willy”
”Ti amo, Tom! ”
sussurrate dai miei amici, non so se le ho udite veramente o le ho solo sognate...