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Il quadro di San Giovannino


di klo2000
26.01.2021    |    9.014    |    9 9.6
"Aveva avuto un figlio dal primo marito, ma il bambino, che si chiamava Giovanni Fernando Maria, era morto di scarlattina all’età di sette anni..."
La Contessa Maria Adelaide Ricci Donati era morta il 16 aprile del 1841 alla veneranda età di 96 anni, vedova del secondo marito da 42 anni e senza figli. Aveva avuto un figlio dal primo marito, ma il bambino, che si chiamava Giovanni Fernando Maria, era morto di scarlattina all’età di sette anni. La Contessa non aveva quindi eredi diretti e il suo titolo e le ingenti ricchezze che possedeva erano passati ad un nipote, figlio di un fratello ormai defunto da tempo, che viveva a Milano.
Nel suo testamento però la contessa aveva lasciato una discreta somma alla parrocchia di Presnate, un paesino di montagna sulle prealpi lombarde, perché il parroco potesse fare alcuni lavori di restauro della piccola chiesa, fra i quali ricostruire il campanile distrutto da un fulmine, e soprattutto facesse dipingere un quadro che raffigurasse San Giovannino, in ricordo del suo fanciullo morto.
Il prevosto del paese, don Luigi Marinelli, aveva così contattato Domenico Menini, un pittore locale di una certa fama e di qualche talento, per affidargli l’incarico del quadro che sarebbe stato posto sul secondo altare di sinistra della chiesa, altare della famiglia Ricci Donati, al posto di una vecchia crosta raffigurante una Madonna ormai annerita dal tempo e che sarebbe finita in soffitta.
Il Menini aveva chiesto dodici scudi per dipingere, più la tela e i colori che sarebbero stati a carico della parrocchia…il prevosto, facendo i suoi conti, aveva visto che la somma era più che ragionevole e che gli sarebbero rimasti, del lascito, i soldi per altre opere di restauro…più un po’ di quattrini per lui…che avrebbe speso a Milano, quando andava a rapporto dall’Arcivescovo, per certi suoi piaceri particolari che un suo confratello milanese, da cui andava ospite, gli procurava…
Il pittore, un uomo di mezza età che si era formato all’Accademia di Milano, aveva anche chiesto se in paese ci fosse un modello per la posa, che doveva essere un ragazzo sui dodici-tredici anni, disponibile per qualche giorno…naturalmente doveva essere aggraziato e di bell’aspetto per poter dare le sue sembianze a San Giovannino…
Il prevosto pensò che in paese non c’era nessuno ragazzo abbastanza bello per questa funzione, ma su ai pascoli, Luca del Guercio, il figlio di Bernardo Tornese, detto appunto il Guercio per via che aveva perso un occhio quando era andato a militare, poteva andare benissimo…
Il ragazzo aveva dodici anni e, nonostante fosse un povero pastorello, era bellissimo, avendo preso tutto dalla madre (infatti aveva tutti e due gli occhi…che erano azzurri e dolcissimi). Veronica, la moglie del Guercio era stata, anni addietro, la più bella ragazza del paese e tutti si erano meravigliati quando avevano saputo che si era fidanzata col Guercio il quale, oltre che brutto, era anche povero e viveva in montagna fra le mucche e le capre…ma in paese girava anche voce che il giovane avesse un certo “argomento” che un giorno aveva mostrato a Veronica e che la aveva convinta a prenderlo per marito…
Il parroco aveva mandato Giuseppe, il sagrestano, su ai pascoli a chiedere al Guercio se poteva dargli il figlio per una settimana, per un santo motivo…ma l’uomo aveva rifiutato dicendo che il ragazzo gli serviva per i lavori e per portare al pascolo le pecore e le mucche…
Allora il prevosto aveva mandato su al Guercio due scudi, affinché prendesse un garzone per qualche giorno, e il padre di Luca si era così convinto a mandare il figlio a posare per il pittore, orgoglioso anche del fatto che in chiesa ci sarebbe stato il ritratto di suo figlio nelle vesti di un santo…
Veronica preparò una piccola bisaccia con l’occorrente per il ragazzino che partì tutto allegro insieme al sagrestano, contento che per qualche giorno si sarebbe risparmiato il pascolo delle bestie…
Quando il Menini vide il ragazzo si meravigliò della sua bellezza…e pensò che la natura era davvero strana ponendo una tale meraviglia in uno sperduto pascolo di montagna invece che all’accademia di Milano, dove i pittori avrebbero fatto carte false per averlo come modello…ma che Milano!…a Roma doveva andare una tale bellezza!…o a Parigi!!!
“E come vuole ritrarlo?” chiese il prevosto al pittore.
“Come si deve fare un San Giovannino…nel deserto…nudo, o meglio, vestito di peli di cammello…come dicono le Scritture…con uno sfondo di palme e rocce…”
“Di palme? Nel deserto?…” obiettò il prete mentre Luca assisteva a questa conversazione…
“Certo, palme…sullo sfondo…ho visto un quadro del Brescianino nella parrocchia di Frondosa e aveva le palme ed era bellissimo…e se hanno le palme a Frondosa potete averle anche qui a Presnate, no? o volete essere da meno…volete che deridano la vostra parrocchia dicendo che non avete i soldi per le palme?”
“Beh…se è così fate pure le palme…ma San Giovannino?…”
“Lo mettiamo in posa, inginocchiato mentre prega…con la luce che viene da sinistra e il petto nudo, con una braccio alzato verso il cielo…”
“Benissimo…”
“Ci vogliono i peli di cammello per vestirlo…”
“I peli di cammello??? E dove li prendiamo a Presnate?…”
“Non vi preoccupate di quello…gli mettiamo una pelle di pecora e poi ci do il colore del cammello, come nel quadro di Frondosa…intanto tu vieni qui, spogliati…”
Luca, che non aveva ancora ben capito cosa dovesse fare, rimase molto turbato da questa richiesta, ma il Prevosto gli spiegò che era per un santo motivo….che doveva impersonare San Giovannino e che il suo ritratto sarebbe stato posto sull’altare in chiesa…
“Accendete il camino, perché il ragazzo non abbia freddo…” disse il pittore…e il prevosto chiamò il sagrestano per portare la fascina e fare il fuoco…
“Devo avere una pelle di pecora su nel mio cassettone, quella che stendo sul letto quando fa freddo d’inverno…vado a prenderla” e don Luigi salì in camera a cercarla…
Il pittore intanto preparava il cavalletto e la tela…e i carboncini per lo schizzo preparatorio…e spostò alla luce giusta un piccolo tavolo su cui Luca si sarebbe messo per la posa…
Il fuoco intanto era stato acceso e il sagrestano era tornato alle sue mansioni in chiesa…
“Ecco la pelle…”
“Benissimo…è proprio quella che ci vuole…dai ragazzo, spogliati…”
Con una certa riluttanza Luca si tolse il giubbetto e la camicia rimanendo con la rozza maglia di lana che la madre gli aveva tessuto…
“Via anche la maglia…” ordinò il pittore…”Stupendo!” Gridò quando vide il petto nudo del ragazzo…”Guardate che meraviglia, don Luigi…questo si che è un modello…a Milano ne avevamo uno che al confronto non valeva nulla…guardate che torace…che delicatezza…che perfezione!…” sollevò le braccia di Luca “Guardate! Neanche un pelo…che meraviglia…”
Il prevosto non era certo insensibile alla bellezza dei ragazzi…anzi, proprio questo era il genere di piaceri che andava cercando a Milano…e il suo amico milanese gli aveva anche procurato un libriccino segreto di figure che teneva chiuso a chiave in un cassetto del suo comodino…e che spesso alla sera sfogliava smanettandosi il pisellone che gli usciva dai mutandoni…conosceva ormai a memoria tutte quelle figure di giovanetti ignudi che in tutte le pose più indecenti erano stati ritratti per il piacere dei pervertiti come lui…nessuno al di fuori del suo amico era a conoscenza del suo segreto…e solo a lui osava confessare quel peccato, chiedendo l’assoluzione, ben sapendo che presto sarebbe ricaduto nella tentazione…però doveva ammettere che Luca era molto più bello di tutti quelle stampe in bianco e nero che sconvolgevano le sue serate erotiche…
“Bene, ragazzo…ora togliti le scarpe e quelle calzare ruvide…” il pittore continuava a incitare il piccolo…”Uhh…guardate, don Luigi, che piedini stupendi! Ne faremo un San Giovannino meraviglioso…penso che non lo metterò in ginocchio, se no i piedi non si vedrebbero…lo metterò seduto su un tronco d’albero…”
“Un tronco d’albero nel deserto?…e non venitemi a dire che a Frondosa hanno il tronco d’albero…io qui non ce lo voglio….lo metterete seduto su una roccia…”
“Va bene…avrete la roccia…e avrete un San Giovannino che a Frondosa se lo sognano….e anche in tutti gli altri paesi delle vallate…dai, togliti le braghe…”
Luca esitò un poco …guardò il parroco, poi il pittore…poi di nuovo il parroco che gli fece cenno di obbedire…quindi sciolse la cordicella che gli teneva su i bragoni di fustagno e si li calò rimanendo solo col panno bianco di tela che gli cingeva i fianchi e gli faceva da mutanda…
Don Luigi non sapeva più dove guardare…il respiro gli si era fatto affannoso…e si sentì quasi svenire quando il pittore ingiunse:
“Levati quello straccio…ma non hai un paio di mutande?…”
Luca, tutto rosso per la vergogna di vedersi esposto nella sua povertà e nella sua quasi nudità, quasi si mise a piangere…
“No, non fare così….non piangere…” gli disse don Luigi accarezzandolo sui riccioli biondi…”Non avere paura e non vergognarti…vedrai che bel quando che ti farà il signor pittore…coraggio…leva il panno…” e nel dir questo lo aiutò a sciogliere il piccolo nodo che teneva quella pseudo-mutanda…
Nudo, al cospetto di due uomini, anche se uno era il suo parroco, Luca si sentì morire e subito coprì con una mano il tenero pisellino che era appena sormontato da un ciuffettino di peli biondi…diciamo, per eleganza letteraria “pisellino”, ma in realtà quello era l’unica cosa che aveva ereditato da suo padre (quella che aveva convinto Veronica a sposare il Guercio, come si diceva in paese)…anche se il ragazzino doveva ancora finire la crescita…beh, il pisellino era davvero un bel pistolotto lungo e carnoso…e quando il pittore gli ingiunse di togliere le mani da lì sotto, penzolava pigro per buoni 20 centimetri…anche se all’epoca non si usava ancora il sistema decimale….sia il pittore che il parroco strabuzzarono gli occhi…
“Uhhh… guardi,signor prevosto!Ha mai visto qualcosa di simile in un ragazzino?…” Il parroco rimase imbarazzatissimo…cosa poteva rispondere? Se diceva si avrebbe mentito…se diceva no avrebbe ammesso di aver visto chissà quanti ragazzini nudi con cui fare il confronto…preferì tacere…ingoiare a fatica la saliva e riempirsi gli occhi di tanta bellezza!…
“Ne ho visti, sa di modelli nudi…all’Accademia, a Milano” non perdeva occasione per vantarsi di aver frequentato quella prestigiosa scuola “ma come questo qui mai…bello…e fornito!…la natura è stata proprio prodiga di dono….ne faremo un gran San Giovannino…peccato coprirlo col pelo di cammello!…”
Il parroco fulminò con lo sguardo il pittore che si era accorto di aver detto qualcosa di troppo, e si affrettò a coprire con la pelle di pecora l’abbondante nudità di Luca…quindi il Menini lo mise in una posa conveniente e cominciò ad abbozzare sulla tela la bellissima figura del ragazzo…
Lavorò tutto il giorno, dando ogni tanto un po’ di riposo a Luca per sgranchirsi…per fortuna la posizione scelta era quella seduta (“Sulla roccia! Mi raccomando! Non sul tronco!”) e non risultava troppo faticosa al giovane modello…
A sera il pittore salutò il parroco che ogni tanto faceva capolino per vedere come procedeva il lavoro (e non solo per quello….anche per rifarsi gli occhi col modello…in tutto il giorno infatti non vedeva che vecchie beghine in chiesa…) e uscì per andare alla locanda dove avrebbe passato la notte…Per Luca invece era stata preparata una stanzetta nella canonica, la stanzetta riservata agli ospiti di passaggio…Dopo la cena, preparata dal sagrestano che faceva anche da servitore, don Luigi accompagnò il figlio del Guercio nella sua stanza…
“Ricordati di dire le preghiere prima di dormire…le dici sempre le preghiere?…”
“Non sempre…a volte sono così stanco che mi addormento subito…”
“Male…lo sai che l’angelo custode piange se non dici ile preghiere…e anche a messa non ti vedo mica tutte le domeniche…”
“Perché a volte devo pascolare…le bestie mangiano anche di domenica…”
“E in casa sei bravo?…ubbidisci a papà e mamma? Li onori?…”
“Credo di si… faccio quello che mi dicono…”
“Bravo…e…” qui la voce del parroco si incrinò un poco…”e…fornichi?…”
Luca non capiva bene quello che il parroco gli stava chiedendo:
“Non lo so…non so cosa vuol dire…”
“Vuol dire se giochi col diavolo…”
Alle orecchie del ragazzo quelle parole suonavano sempre più oscure…
“Col diavolo?…”
“Si, con quel diavolo che abbiamo addosso, sempre pronto a tentarci per farci commettere il peccato e portarci all’inferno…Devi stare attento perché Lucifero a te ha dato un diavolo grosso e potente….vuole davvero la tua anima…”
Il ragazzo cominciava ad impaurirsi un poco…
“Adesso che stai crescendo, anche il tuo diavolo cresce insieme a te…oggi l’ho visto….è grande, grandissimo….e pericoloso…”
“Avete visto il mio diavolo?…” chiese ingenuamente il ragazzo…
“Si, ma dormiva…ed era già grosso…chissà quando si sveglia come diventa…allora ci giochi col diavolo?…”
Luca continuava a non capire…non riusciva a immaginare come il prete avesse potuto vedere il suo diavolo…
“Il tuo è il diavolo più grosso che abbia mai visto…devi stare attento…”
“Ma io non l’ho mai visto…com’è fatto questo diavolo? dov’è?…”
“Vieni che te lo faccio vedere…” si sedette e fece accostare il ragazzo a sé…lo cinse con un braccio, come per tranquillizzarlo e poi gli disse:
“Sciogli la cordicella delle braghe…bravo…così…e ora leva il panno…bravo…” Luca ora era nudo dalla cintola in giù…”Li vedi questi peli? sono i peli del diavolo caprone…e questo è il diavolo…” così dicendo afferrò il pendulo pisello di Luca….
“Questo? È un diavolo?…” il ragazzo era meravigliato…
“Certo…quando dorme piange e fa uscire i peccati…che sono nell’orina…ma quando è sveglio fa uscire l’anima buona che è bianca come il latte e tu piano piano la perdi…finchè rimani senza e sei tutto del diavolo…”
“Anche mio padre ha il diavolo, allora…la mamma no…”
“Tutti noi poveri uomini abbiamo il diavolo…le donne invece sono più sante e non ce l’hanno…anzi, le donne hanno l’arma contro il diavolo…e anche noi preti ce l’abbiamo…tu hai visto il diavolo di tuo padre?…”
“Si…al pascolo a volte lo vedo mentre piscia….”
“Ecco vedi? Anche il suo diavolo fa uscire i peccati quando dorme…è un diavolo grande?…”
“O si…grande…quello di. Bartolomeo è un diavoletto piccolo piccolo…e anche lui piscia”
“Il tuo fratellino? Quanti anni ha?”
“Otto…”
“Allora ha ancora un diavoletto da bambini, senza peli di caprone…come era il tuo….ma adesso che diventi uomo il tuo diavolo diventa grandissimo e pericoloso… ma non mi hai ancora detto se ci giochi col diavolo…a me devi dire tutto…io sono il confessore…” mentre parlava il prete continuava ad accarezzare il cazzo di luca che cominciava ora ad erigersi maestosamente e a far fuoriuscire la violacea cappella….
“Uh…guarda! Vedi come il diavolo è interessato ai nostri discorsi? Tira fuori la testa per ascoltarci…è rosso come il fuoco dell’inferno…presto dimmi tutta la verità….ci giochi?”
“A volte, con Carlotta…l’ho visto fare da mio padre e ho provato anche io…”
“E cosa faceva tuo padre?…”
“Ha messo il diavolo nel buco di Carlotta e lo spingeva e lo tirava fuori…tante volte…”
“E chi è Carlotta? Non è della nostra parrocchia…”
“E’ la capra…”
“E tuo padre, con la bella moglie che ha si fotte la capra?…ehm…volevo dire, affida i suoi peccati alla capra invece che alla tua santa madre?”
“Si…una volta l’ho visto su in montagna….”
“E tu hai fatto la stessa cosa?…”
“Si…”
“E hai goduto? Quante volte l’hai fatto?…”
“Tre volte…”
“E hai goduto? È stato bello? Attento perché perdere l’anima sembra bello…il diavolo lo fa per tentarci…se la perdi nella capra è perduta per sempre, ma se la perdi nella moglie o in un prete ti ritorna indietro purificata…tu però non hai ancora moglie…dovresti farlo con un prete…”
“Il prete ha il buco come le donne e le capre?…” chiese stupito Luca nella sua ingenuità…
“No…il prete ha il diavolo come tutti gli uomini…,”
“Però non ha moglie…come fa? Lo fa con le capre?…”
“No…lo fa con i santi…cioè, con quelli che assomigliano ai santi…a San Giovannino, per esempio…”
“Ah…”
“Vieni che ora ti faccio vedere…prima bagno il tuo diavolo con l’acqua benedetta…noi preti ce l’abbiamo in bocca, per ogni evenienza…” e così dicendo calò il viso sul turgido pisellone del ragazzo cominciando a slinguarselo tutto assaporandone il selvatico gusto…”Guarda, lo benedico bene dappertutto…soprattutto questa testona diabolica tutta rossa e dura…Guarda!..,.” e spremendo proprio sotto il glande fece uscire una goccia lattiginosa del piacere di Luca “Guarda…l’anima sta già uscendo…presto mettiamo il diavolo al suo posto prima che tu perda l’anima….”
E così dicendo si alzò il sottanone, si calò velocemente le braghe, si inginocchio, come se dovesse pregare, ed espose il culo peloso alla vista di Luca…
“Presto, metti il diavolo qui dentro…e spingi forte…” Luca credette che il prete volesse benedire anche il proprio buco quando lo vide sputarsi sulle dita e bagnare l’orifizio fra le chiappe…poi obbedì al suo parroco e gli spinse il cazzone su per il culo…
“Uhhh…che diavolo cattivo…ahiiii ahiiii che male!…quanto soffro per salvarti l’anima….ahiiii….ahhhhh….uhhh….che bello fare del bene al prossimo…come sono felice….” In realtà don Luigi non soffriva affatto, ma si stava godendo alla grande l’ingenua chiavata del figlio del Guercio….in fondo con la capra aveva imparato bene quello che doveva fare…ci dava a più non posso e trapanava il vorace buco del suo parroco con foga giovanile…finché ai gemiti di piacere del parroco si unirono quelli di Luca che scaricava la sua anima (cioè tutta la sua lattiginosa e calda sborra) nell’ano del sacerdote…
“Bravo…Luca….ahhh….ora la tua anima non è perduta….guarda…” e spremendosi un poco scorreggiò la sborra del ragazzo sulla sua mano a coppa che aveva nesso sotto al culo…”Vedi? La tua anima…salviamola…” e così dicendo se la lecco tutta dalla mano finché non ebbe ripulito tutto il palmo…
“Ti è piaciuto liberare l’anima?…”
“Si…è stato bello…”
“Bravo…ora ti devo chiedere un piacere…ora vorrei liberare la mia anima…e tu mi sei stato mandato come San Giovannino…guarda il mio diavolo…anche lui vuole sputare…” così dicendo mostro la sua verga piuttosto grande, anche se non come quella di Luca…dritta e pulsante…”
“Me la vuol mettere nel culo?…” chiese intimorito il ragazzo…
“Si…ma prima dobbiamo prepararlo e benedirlo…Vieni…girati e inginocchiati qui sul letto…”
Il culetto di Luca era quanto di più bello si potesse immaginare…bianco, vellutato, senza un pelo…le due sferette erano due pesche perfette…il prete le allargò appena per guardare il buchetto e gli parve di svenire vedendo quel bocciolo pulsante e profumato…un invito irresistibile…
“Ecco, ora lo benedico…” e cominciò a baciare le tenerissime chiappe…e a slinguazzare il saporito anellino..profumava di fiori e di erbe, forse perché Luca era solito pulirselo con le foglie quando cagava al pascolo…aveva comunque un aroma favoloso…il prete lo bagnò tutto…poi disse:
“Ora lo prepariamo ad accogliere il diavolo…con una benedizione speciale…perché tu non sei né una donna né un prete…è per farti simile a un santo…ecco con queste…”
E prese da un cassetto delle candele di vario diametro…
“Queste sono candele benedette…ora ne infiliamo una piccola piccola…ecco, così…” e prendendo il più piccolo dei moccoli lo spinse adagio nel forellino che elasticamente si aprì e si richiuse aderendo strettamente al cilindro di cera…il prete lo mosse alcune volte su e giù…
“Come va? Fa male?...”
“Non tanto…come quando faccio la cacca…”
“Bene…vediamo con questa…” e aumentò il calibro…anche la seconda candelina entrò senza sforzo nell’ano che ormai stava abituandosi ad essere violato…
“Male? Ora metto la terza…”
“No…non fa male….” La terza candela era più grande, ma non ancora simile al diametro di un vero cazzo…anche questa entrò con una certa facilità…
“Bene…ora sei purificato e puoi ricevere la mia anima…preparati…” e così dicendo mise la sua cappella a contatto col vergine sfintere di Luca e spinse…
“Ahhhhhiiiiii….” urlò il ragazzo sentendo l’ano contrarsi spasmodicamente sull’asta del prete…”Fa male…..tanto maleeee!….”
Il prete, impazzito di desiderio non riusciva a fermarsi e spingeva il suo cazzo durissimo nella profondità del piccolo…dapprima sentiva lo sfintere rigido che si contraeva con forza, asciutto…poi pian piano lo sentì dilatarsi e bagnarsi divenendo scivoloso e burroso….e le urla di dolore di Luca si trasformarono in gemiti di dolce piacere…
“Preparati a ricevere l’anima…sta per arrivare…sto ..per….ahhhhhh….” Luca sentì tutto il piacere del sacerdote riversarglisi in culo….caldo e appiccicoso…
Poi, ancora col cazzo dentro, si girò a guardare il suo parroco…e gli chiese con un sorriso tenerissimo:
“Sono stato bravo?”…
“Si, Giovannino….”







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