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Un mercoledì come tanti altri -3- Nuovi Amici


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
30.06.2025    |    8.981    |    3 9.4
"Angelica, nel frattempo, gode di una doppia attenzione: la Moretta, ispirata da una fame sempre più vorace, alterna la bocca tra i seni e la linea sensibile del collo, mentre il compagno dai..."
La battuta di Karl è un misto tra una promessa e una presa in giro. Il gruppo ride, complice, e in pochi minuti concentriamo tutte le energie residue nell’arrotolarci di nuovo negli accappatoi nei teli per dirigerci verso la vasca idromassaggio interna. Il cammino verso la piscina calda è una sfilata informale di corpi e chiacchiere, ogni accenno di fatica sciolto dalla solidarietà dell’ozio. Ci infiliamo nell’acqua con la compostezza di chi sa riconoscere il piacere come religione laica: il caldo ci avvolge e si crea subito un’atmosfera strana, molle, quasi che gli eventi della giornata abbiano lasciato ognuno di noi a galleggiare su un fiume trasparente di languore.
Io mi ritrovo a sedere dentro la vasca con Jane a sinistra e Tanja a destra. Angelica e il marito subito alla sinistra di Jane.
La pressione morbida dell’acqua, la carezza tiepida delle bolle, appena accennate da un idromassaggio stanco ci fanno immediatamente rilassare. Anche le parole, improvvisamente, diventano fluide, scivolano una sull’altra con mollezza, rimbalzando tra i nostri corpi e gli schizzi timidi che la vasca ci spruzza addosso. Solo qualche metro più in là, altre coppie sussurrano e ridacchiano, spesso alternando giochi d’occhi a rapidi affondi nelle zone più profonde, come se tutto fosse concesso, ma le regole antiche della seduzione in pubblico andassero rispettate con una strana euforia infantile.

Jane, con il volto ancora leggermente arrossato dalla sessione trombereccia precedente, appoggia la testa sulla mia spalla; sento che cerca conforto, oppure solo un pretesto per addolcire il momento e prenderne possesso a modo suo. Tanja, invece, resta più composta, ma le dita mi sfiorano la coscia come un promemoria: lei è parte della triade, non smetterà mai di reclamare attenzioni silenziose. Le mani si rincorrono sotto il pelo dell’acqua, tra carezze e inviti tormentati, mentre la conversazione prende una piega onirica, fatta di sogni a occhi aperti e battute a decrescere. Pochi istanti e le mani delle mie amichette iniziano a giocare con il mio Little Joe che prende velocemente consistenza.
Le dita di Jane si fanno sottili e scaltre, avvolgendo il mio sesso sotto lo schermo indulgente dell’acqua, mentre Tanja affonda con piccoli pizzichi che somigliano a morsi d’acqua. Sento che la complicità è una corrente elettrica liquida che sale oltre le ginocchia e mi annega poco alla volta, ma resta una parte vigile del cervello a chiedersi che impressione facciamo da fuori: tre corpi abbandonati al bordo vasca, forse troppo rilassati, forse troppo interni alle nostre fantasie per notare lo spettacolo del resto della sala.

Angelica segue l’onda e si lascia andare con il marito all’altro lato; le loro mani si cercano con movimenti da adolescenti che rubano baci dietro le tapparelle chiuse, lei trova il suo sesso e lo guida con gentilezza consumata, quasi volesse insegnare alle altre l’arte delle cose fatte in silenzio. In un barlume di lucidità, la osservo baciare Karl con una lentezza meditata che fa sembrare ogni loro sfioramento qualcosa di sacro. Poi spalanca le gambe, ma con pudore quasi artistico, invitando lui a penetrare non solo il corpo ma anche il tempo che li circonda: sembrano decidere insieme quanto può durare, quando lasciarsi andare, quanto condividere con noi e quanto tenersi stretto solo per sé. Non c’è urgenza nel loro amplesso, solo la meticolosa sincronia di chi si conosce bene e non deve più stupirsi, ma solo lasciarsi stupire ogni volta dal piacere che torna, paziente e generoso.

Jane nella vasca sorride e sussurra al mio orecchio: «Guarda che belli che sono.»

Sposto la testa e intercetto lo sguardo serafico di Tanja, che si bea della stessa scena. Stranamente, la gelosia non esiste qui, rasa al suolo da un'ondata di complicità in grado di fondere individualità e passione in una specie di energia collettiva. Talvolta tutto appare una muta danza in slow-motion, altre volte una sitcom ad alto tasso di dopamina: i confini tra inizio e fine perdono importanza e sembrano contare solo le dissolvenze, i momenti di passaggio tra il caldo e il freddo, tra l'abbraccio dell'acqua e la stretta delle mani.

Una coppia scende lentamente le scalette della piscina. La donna, una moretta sui trent’anni con un bel seno, sodo e pieno, viene seguita da un uomo un po’ più grande, capelli totalmente bianchi e corporatura possente. La Moretta si ferma qualche istante ad ammirare l’espressione di puro piacere che Angelica dona al mondo intorno a lei. Le due donne si fissano e come se una connessione ancestrale si fosse creata, i loro corpi si attraggono. La giovane si avvicina a cattura tra le labbra un capezzolo di Angelica con la stessa spontaneità degli uccelli che beccano le briciole nel cortile, indifferenti alla presenza dei padroni di casa. Angelica la incoraggia con una mano dietro la nuca, la avvicina, intreccia le ginocchia con quelle della donna e la spinge più a fondo, tra giri di lingua e sospiri che si trasmettono di bocca in bocca come l’eco di una campana nella nebbia. L’uomo dai capelli bianchi ammira la scena da qualche passo di distanza, poi a sua volta scende nell’acqua e lambisce con le dita le cosce della compagna, sfiorando prima e accarezzando poi con la sicurezza di chi conosce i movimenti del corpo e le sue attese.

In quel piccolo stagno di piacere, il tempo smette di seguire la geometria consueta: i minuti si estendono come l’ombra dei cipressi che, fuori, fiancheggiano il recinto del villaggio. Le relazioni cambiano di stato senza causare traumi, come l’acqua che passa da vapore a pioggia poi a rugiada e poi di nuovo a liquido. C’è un ritmo lento, quasi viscerale, che guida ogni gesto, e mi sorprendo a pensare che tutto ciò hanno chiamato club, in realtà potrebbe essere una tribù, un gruppo di sopravvissuti decisi a celebrare la propria condizione con una festa che non conosce vergogne.

Due uomini si accorgono che quello che sta accadendo dentro l’acqua non ha nulla di puro e casto. Tanja li chiama, gli fa un gesto che loro colgono. Contemporaneamente Jane avvicina le sue labbra alle mie.

Il bacio di Jane arriva come un fulmine lento, calibrato con la precisione di una promessa vecchia ore ma antica come la fame. Le nostre lingue si annusano, più che sfiorarsi, un breve duello che anticipa la resa totale del piacere, mentre gli occhi, umidi di cloro e desiderio, restano aperti a spiare la danza circostante. Intanto Tanja affonda le dita più a fondo, mi stringe in una morsa acquatica e ride di gola bassa, come fosse lei la regista silenziosa di questa scena, e non la più partecipe e indomita delle attrici.

I due uomini si avvicinano: uno bruno, barba curata, gli occhi liquidi da levriero; l’altro, più massiccio, con torso ampio e mani che sembrano progettate per spaccare e poi plasmare. Uno di loro, con un gesto timido, allunga la mano sul seno di Jane che per un attimo trattiene il fiato, galvanizzata dalla novità della carezza maschile; poi lascia che la tensione le si sciolga addosso, guidando lei stessa la mano dell’uomo più in su, sopra il capezzolo che pulsa visibilmente di brama e orgoglio. Nel frattempo, il tipo massiccio si gode la scena e capisce che anche lui può approfittare del corpo e della generosità di Jane.

Angelica, nel frattempo, gode di una doppia attenzione: la Moretta, ispirata da una fame sempre più vorace, alterna la bocca tra i seni e la linea sensibile del collo, mentre il compagno dai capelli bianchi si concentra sulle gambe, aprendole delicatamente sotto il pelo dell’acqua e, senza fretta, facendole perdere l’ancoraggio con la terraferma. Sembra quasi che Angelica stia per sciogliersi, come burro sul fornello, e ogni tanto grida piano, ma nessuno ci fa caso; le urla, qui, sono solo un’altra variante della risata. Solo il palo del marito, dentro di lei, la tiene ancorata e in perfetto equilibrio, un equilibrio che comunque vacilla ad ogni movimento sussultorio.

Jane ora gioca con entrambi i nuovi arrivati, lasciando fare ai loro polpastrelli e alle loro bocche tutto ciò che viene dettato dal desiderio, mentre la mia mano rimane ancorata alle rotondità di Tanja, che pure continua a giocare con Little Joe insieme alla mano di Jane.

Il marito di Angelica le sussurra nelle orecchie, le mani le stringono forte i fianchi, e il volto acceso di lei diventa una maschera di piacere fino ad allora sconosciuto: nuovo, perché differente, imprevedibile, carico di un desiderio che si nutre dell’istante e non della memoria. La Moretta si sposta lievemente e si poggia sulla mia gamba sinistra, io allungo la mano e le tocco prima il sedere e poi cerco qualcosa di più accogliente. Il compagno, invece, senza esitare inizia a masturbare Angelica con una frenesia assurda. La sua mano arpiona la mia spalla e mi trasmette le vibrazioni del suo piacere. Le mie dita trovano l’entrata del paradiso e la moretta emette un fievole genito. L’uomo massiccio passa all’azione, lo vedo prendere un preservativo e senza tanti complimenti entra dentro Jane.

Lei lo accoglie con naturalezza disarmante, inclinando il bacino e lasciando che il ritmo venga suggerito dalle spinte lente, quasi pigre, come avessero tutto il tempo del mondo. La pelle che si scontra e si separa ad ogni affondo produce uno schiocco sordo, coperto però dalle bolle dell’idromassaggio e dal rumore di fondo del locale.
Jane chiude gli occhi, la bocca socchiusa e le mani abbandonate sul mio avambraccio, mentre Tanja, dall’altra parte, osserva la scena con un piccolo sorriso affilato che la dice lunga sul desiderio di essere trascinata nel vortice. Per qualche istante la ritualità dell’atto prende il sopravvento e mi sento quasi uno spettatore, ma Tanja reagisce stringendomi forte Little Joe con una decisa possessività, come per rivendicare il suo ruolo nella partita.

Intuisco che il pene del nostro nuovo amico abbia delle dimensioni importanti, perché le espressioni di Jane sono chiare. Guardarla godere, aumenta la mia libido. Sono durissimo e godo del contatto molteplice delle labbra di Jane, delle mani di Tanya, della figa accogliente della moretta e della mano stritolatrice di Angelica sulla spalla. Affondo il mio viso nel collo di Jane e aspiro il suo profumo, che mi ricorda il mio e forse lo è.

---CONTINUA---

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La storia che avete appena letto è la terza parte di un racconto che narra alcune vicende, tutte vere, che sono accadute quel mercoledì al certe Notti. Chi frequenta il locale potrà testimoniare la veridicità delle mie parole. Alcune volte mi hanno detto che le mie avventure non possono essere vere, fortunatamente per me lo sono! Quelle ricche di fantasia sono le avventure che mi vengono raccontate e io le trascrivo su carta, ma le mie personali, sono momenti della mia vita libertina. I protagonisti di questa storia sono reali e li potete incontrare. Anzi vi invito a venirci a trovare un mercoledì, potremo parlare, coccolarci e forse passare dei lieti momenti insieme.

Bene, ora tocca a voi giudicare se sono un genio incompreso o solo un tizio che si crede uno scrittore. Un voto, dai, non fate i tirchi! E se vi va, lasciate pure un commento, anche uno di quelli che fanno ridere.

Scrivo queste storie perché mi piace farvi sognare, ma anche perché mi piace farmi un po' di pubblicità. Diciamo che sono un po' come un venditore ambulante di sogni proibiti. E sì, ho un debole per le donne, ma non sono fissato su un solo tipo. Anzi, mi piace sperimentare!

Se vi va di far parte della mia cerchia di ammiratori (o complici), contattatemi pure. Magari insieme possiamo inventare o vivere(meglio) una storia ancora più pazza. Io sono come la pubblicità occulta, mi sponsorizzo tra le righe, quindi la cosa migliore è conoscermi e poi si vedrà!

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