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Proposta perversa della nipotina scostumata


26.05.2025 |
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L'atmosfera, rischiarata solo dalle candele, mi faceva sentire come uscito da un film..."
Sono passate due settimane da quando io ed Luisa, la nipotina di mia moglie Elena, abbiamo consumato il nostro desiderio peccaminoso.Da quel giorno, non siamo riusciti a fermarci. Ogni volta che potevamo, ci incontravamo di nascosto: un rapido momento di passione mentre Elena era fuori, o un incontro clandestino in macchina, lontano da occhi indiscreti. Ogni volta, il mio sperma finiva sul suo corpo, e io mi sentivo al sicuro sapendo che lei prendeva la pillola anticoncezionale. Era un gioco pericoloso, ma l’eccitazione di quei momenti rubati mi faceva sentire di nuovo giovane, desiderato.
Un giorno, però, tutto è cambiato. Luisa mi ha chiesto di accompagnarla al consultorio per ritirare una nuova confezione di pillole. Non ci ho pensato troppo, sembrava una cosa normale. Durante il viaggio di ritorno, mentre guidavo lungo una strada tranquilla immersa nel verde, lei è diventata improvvisamente silenziosa.
Poi, con un tono deciso, mi ha detto: “Ferma la macchina.”
Ho accostato, un po’ perplesso, e l’ho guardata. Senza dire una parola, ha aperto la busta con le pillole, ha abbassato il finestrino e le ha gettate fuori, lasciandole cadere tra i cespugli. Mi sono girato verso di lei, sbalordito.
“Luisa, che stai facendo?”
Lei mi ha fissato con occhi determinati.
“Voglio un figlio da te!”
Il mondo mi è crollato addosso.
“Sei pazza? È una follia! E Elena? È tua zia, mia moglie! Non si merita questo, non possiamo farle una cosa del genere.”
Luisa non ha battuto ciglio. Ha posato una mano sul mio braccio e, con una calma che mi ha spiazzato, ha detto: “Elena sa tutto. È contenta, davvero. Mi ha detto che così può riposarsi, che non deve più fare sesso con te ogni volta che vuoi. È sollevata.”
Non riuscivo a crederci. “Aspetta… Elena sa di noi? E le sta bene?” La mia voce tremava, un misto di incredulità e shock.
“Sì,” ha risposto Luisa, annuendo. “Me l’ha confidato qualche giorno fa. Dice che le va bene purché siamo discreti. E con l’idea del bambino, pensa che sia un modo per tenerti felice senza che lei debba essere sempre coinvolta e anche perché non vuole avere figli, ma non te lo ha mai detto.”
Mi sono appoggiato al sedile, il cuore che mi martellava nel petto. Era troppo da assimilare. Mia moglie, la donna con cui avevo condiviso una vita, sapeva che la tradivo con sua nipote e non solo lo accettava, ma lo vedeva come una liberazione? Mi sentivo frastornato, incapace di dare un senso a quello che stava succedendo.
Tornando a casa, non ho aperto bocca. Fuori dal finestrino, il paesaggio scorreva indistinto, ma dentro di me infuriava una tempesta di pensieri. Una parte di me era sollevata: non dovevo più vivere nel terrore che Elena scoprisse tutto. Ma allo stesso tempo, provavo un senso di colpa che mi stringeva lo stomaco. Come aveva fatto il nostro matrimonio ad arrivare a questo punto? Elena si era davvero stancata di me al punto da preferire che fossi con un’altra? E poi c’era Luisa, con la sua proposta assurda di avere un figlio. Eppure, non potevo negare che l’idea, per quanto folle, mi intrigava.
Luisa mi ha preso la mano, interrompendo il mio silenzio. “Andrà tutto bene,” ha sussurrato. “Troveremo un modo per convivere tutti e tre. Comunque, domani è il tuo compleanno, prenditi un giorno di ferie, perché io e la zia ti abbiamo preparato una bella festa.”
Un compleanno. In mezzo a questo caos emotivo, mi ero persino dimenticato che domani avrei compiuto gli anni.
"Una festa?" ho mormorato, cercando di mantenere un tono normale. "Non credo sia il momento per festeggiare."
Luisa ha stretto la mia mano con più forza. "Invece è proprio quello che ci vuole. Fidati di me."
Quella notte non ho chiuso occhio. Elena dormiva tranquilla al mio fianco, il suo respiro regolare come se nulla fosse cambiato. L'ho osservata nel buio, cercando di scorgere sul suo volto qualche segno, qualche indizio che confermasse o smentisse le parole di Luisa. Ma Elena sembrava la stessa di sempre, serena e ignara – o forse, incredibilmente accondiscendente.
La mattina del mio compleanno, mi sono svegliato con il suono della pioggia contro i vetri. Elena era già alzata. Dal piano di sotto arrivavano voci sommesse e il tintinnio di stoviglie.
"Buongiorno, festeggiato," ha detto Luisa entrando in camera con un vassoio. Indossava solo una camicia da notte trasparente e un sorriso malizioso. "La colazione è servita."
Elena è apparsa sulla porta, con una tazza di caffè in mano. "Buon compleanno, amore," ha detto con naturalezza, come se la presenza di sua nipote in déshabillé nella nostra camera da letto fosse la cosa più normale del mondo.
“Tesoro, fai colazione con calma e poi vai a guardare un po’ di televisione in soggiorno, così io e Luisa abbiamo il tempo di prepararci per il tuo regalino!”
Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Mi sono alzato dal letto, ancora confuso, e ho fatto quello che mi aveva chiesto Elena. In soggiorno, cercavo di concentrarmi sul telegiornale, ma i miei pensieri erano altrove. Sentivo rumori provenire dalla camera da letto: passi, sussurri, il rumore di cassetti che si aprivano e chiudevano.
Dopo circa un'ora, Elena mi ha chiamato: "Puoi salire, siamo pronte."
Il cuore mi batteva forte mentre salivo le scale. Ho aperto la porta della camera e sono rimasto senza fiato. Elena e Luisa erano entrambe sul letto, vestite con della biancheria intima che non avevo mai visto: Elena indossava un completo di pizzo nero che la faceva sembrare più giovane di dieci anni, mentre Luisa aveva scelto qualcosa di bianco e delicato che esaltava la sua pelle dorata.
“Buon compleanno, caro,” dice Elena, la voce morbida e invitante.
Luisa si avvicina e mi prende per mano. “Abbiamo un regalo speciale per te.”
L'atmosfera, rischiarata solo dalle candele, mi faceva sentire come uscito da un film. Elena e Luisa era sedute sul letto, i loro corpi seminudi e invitanti, come due sirene che mi attirassero in un giro di danza proibito. Avevo sempre sognato di essere coinvolto in una situazione del genere, ma non avrei mai immaginato che si sarebbe resa realtà con mia moglie e con la sua nipotina.
"Che avete in mente?" ho chiesto, la voce roca e tremante.
Elena, si alza dal letto e si avvicina. Con una mano, estrae dal reggiseno una benda nera e me la lega sugli occhi, sussurrandomi all’orecchio: “Fidati di noi.”
Poi mi giro, credendo che stesse scherzando, ma Luisa mi prende la mano destra e, con movimenti sicuri, mi lega il polso al montante del letto. La mia respirazione si fa più affannosa, mille immagini mi invadono il cervello.
"Stai bene?" mi chiede Elena, percependo la mia tensione. "Puoi fermare tutto in qualsiasi momento, sai."
Annuii tremante, pur non sapendo se desiderassi davvero farlo. Luisa continua a legarmi le mani, innescando sensazioni contrastanti: eccitazione mista a paura. Sono prigioniero del loro gioco ed ecco la parte strano: mi sta piacendo.
La benda nasconde ogni dettaglio. Percepisco le due donne sdraiarsi accanto a me. I miei lobi vengono catturati da due paia di morbide labbra e risucchiate delicatamente.
Sento le loro mani che scivolano sul mio corpo, danzando sulla mia pelle come piume leggere. Non posso vedere, ma i miei altri sensi sono amplificati. Il profumo di Elena, quel misto di vaniglia e gelsomino che conosco da anni, si mescola con l'essenza più fresca e fruttata di Luisa. Due generazioni di femminilità che mi avvolgono completamente.
"Ti piace il tuo regalo?" sussurra Elena, la sua voce così vicina al mio orecchio che mi fa rabbrividire.
"È... incredibile," rispondo, la gola secca per l'emozione.
Sento le dita di Luisa slacciarmi lentamente i bottoni della camicia del pigiama. I suoi movimenti sono deliberati, quasi torturanti nella loro lentezza. Elena, intanto, mi accarezza i capelli, depositando piccoli baci sul mio collo.
"Abbiamo parlato molto, io e Luisa," dice Elena con voce calma.
"All'inizio ero arrabbiata, ferita. Ma poi ho capito che potevamo trovare un equilibrio, qualcosa che funzionasse per tutti noi."
Le sue parole mi colpiscono come un pugno allo stomaco. Quindi Luisa non aveva mentito, ma non aveva nemmeno detto tutta la verità.
"Quando... quando l'hai scoperto?" chiedo, la voce appena un sussurro.
"Quasi subito," risponde Elena. "Vi ho visti dalla finestra della cucina, quel primo pomeriggio. Ero tornata prima perché avevo dimenticato i documenti per una riunione."
Il mio cuore perde un battito. Per settimane avevo vissuto nell'illusione di un segreto perfetto, mentre Elena sapeva tutto dall'inizio. Le mani di Luisa si fermano sul mio petto. "Sei arrabbiato?" chiede con una nota di preoccupazione nella voce.
"No... solo confuso," ammetto. "Non capisco come siamo arrivati a questo punto."
Elena sospira. "La vita è complicata, amore mio. E a volte le soluzioni più inaspettate sono quelle che funzionano meglio."
Sento il materasso abbassarsi mentre Elena si sposta. Le sue labbra trovano le mie in un bacio profondo, familiare eppure diverso. Poi si allontana e viene sostituita da Luisa, il cui bacio è più esigente, quasi selvaggio.
"E il bambino?" chiedo quando Luisa si stacca. "Era vero anche quello?"
Un momento di silenzio cade nella stanza. Posso sentire lo scambio di sguardi tra le due donne, anche se non posso vederlo.
"Sì," risponde infine Elena. "Anche quello è vero. Non ho mai voluto figli, lo sai. Ma Luisa li desidera, e tu... beh, so quanto li hai sempre desiderati."
"Sarebbe la nostra famiglia," aggiunge Luisa, la sua mano che scende lungo il mio stomaco. "In un modo diverso, certo, ma pur sempre una famiglia."
La mia mente vortica. È troppo da assimilare, troppo da accettare in una volta sola. Eppure, c'è qualcosa di liberatorio in questa nuova realtà che si sta disegnando attorno a me.
"Posso togliermi la benda?" chiedo. "Voglio guardarvi."
Elena scioglie il nodo dietro la mia testa e la benda cade. La luce soffusa delle candele illumina i loro volti, entrambi bellissimi nei loro modi unici. Elena, con la sua eleganza matura e i suoi occhi che hanno visto tanto della vita. Luisa, con la sua giovinezza vibrante e il suo sguardo pieno di possibilità future.
"E ora?" domando, guardando da una all'altra.
Elena sorride, mette una mano sotto il seno di Luisa e con l’altra inizia a giocare con il capezzolo. Poi si avvicina e lo succhia. Luisa tira in dietro la testa e inizia ad ansimare. Il mio cazzo si gonfia così tanto che ho paura possa esplodere.
Luisa si abbassa leggermente e con una mano raggiunge il mio cazzo. Lo stringe, lo massaggia e lo coccola. Anche Elena allunga la man, abbandonando il seno della nipote e afferra i miei testicoli, con l’altra, invece , fa scendere la bocca di Luisa sulla mia cappella.
Luisa la prende in bocca e comincia a risucchiarla freneticamente mentre Elena continua a giocare con i miei testicoli come fosse il mio clitoride. Ansimi e urla escono dalla mia gola, incapace di trattenermi. “Sto venendo!” grido, convinto che si sarebbero allontanate.
Invece, si fermano. Il mio cazzo viene liberato dalla calda bocca che sussurra:” No, non devi venire, il tuo sperma è prezioso e non voglio sprecarlo.”
Elena ride e mi dà un bacio sulla bocca. "Abbiamo bisogno di te per almeno un'altra ora," scherza, mordendosi il labbro.
Sono legato e vulnerabile, ma incredibilmente eccitato. Mi sento schizzare un'altra volta. La tensione nel mio corpo è così forte che arrivo quasi a tremare. Luisa mi lega le caviglie e mi immobilizza quasi i qualsiasi movimento.
"Siete delle sadiche," dico senza fiato, "Quando mi scioglierete?"
"Vedremo," risponde Elena con un sorrisetto complice, mentre le sue dita si spostano sui seni di Luisa con delicata attenzione.
"Solo se sarai molto bravo," aggiunge nipote mentre mi premia con un'occhiata sensuale, giungendo a provocare il mio cazzo di nuovo. Il piacere sta diventando insopportabile.
Le due donne ricominciano il gioco. Mi soffocano di baci, mani, sussurri eccitanti e risate. La coperta è sparsa sul pavimento, le lenzuola arruffate ne impregnate del loro profumo. Stento a trattenere il mio corpo, che sussulta in maniera compulsiva. Elena mi massaggia il petto, mi tira i peli con il piacere di chi sa quali sono le vecchie regole del gioco.
Luisa si alza, allarga le gambe, si posiziona all’ altezza del mio inguine e lentamente si abbassa. La sua figa gocciolante mi avvolge. Le sue pareti vellutate mi catturano e mi fanno vedere le stelle.
Pianto la testa nel cuscino per non urlare dal piacere. Le mie mani si tendono contro il nodo che mi lega, ad un certo punto cede e le mani si liberano. Finalmente, posso toccare, ma l’unica cosa che mi viene naturale fare è poggiarle sui fianchi della mia nipotina. Mi monta con delicatezza e ferocia contemporaneamente. Si ferma mille volte, trattiene, stringe, morde le sue stesse dita come per non gridare, poi riprende, più veloce, sempre più forte. Elena guarda, si accarezza i seni nudi, poi ne afferra uno e lo offre alle labbra assetate di Luisa che lo succhia senza smettere di cavalcarmi.
Il tempo si dilata. Ogni movimento è un'onda enorme che si schianta sulla riva, e poi un'altra ancora dopo, più devastante. Sento la lingua di Elena, improvvisamente, tra le mie gambe — mi lecca con una decisione nuova, mai vista, e io non so più dove andare a sbattere la testa. Sento caldo dappertutto. Luisa inizia a parlare a singhiozzo:
"Riempimi... riempimi dentro, zio, ti prego..."
E io sbotto, incapace di opporre resistenza: il mio corpo si tende come una corda d'arco, e le mie viscere si svuotano in lei, mentre Luisa si spegne in un lungo urlo, la testa riversa all'indietro, le braccia tese e le mani a pugno. Il tempo rallenta, io rimango dentro Luisa mentre il sangue e i miei sensi tornano a fluire. Ho l'eco dei suoi singhiozzi nelle orecchie e il suo sapore dolce sotto la lingua. Non si muove: con la mia cappella ancora in corpo sembra aver perso i sensi. L'alto livello di perversione mi eccita oltre le parole. Resta a cavalcioni su di me. La sua espressione beata mi dice che ce l'abbiamo fatta. Non un orgasmo. Un figlio. Ho la certezza che è rimasta incinta proprio adesso.
"Auguri, papà," dice Elena, mentre si china su di me a baciarmi nel mezzo di nuove, lente contrazioni che prendono il mio corpo affranto e lo riportano in vita.
Le mie braccia scivolano lungo i suoi fianchi e la stringono.
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Questa è la seconda parte della storia che mi è stata suggerita da 00max70(La nipotina scostumata), utente siciliano di A69. Dopo un piccolo scambio di messaggi su Telegram, ho dato vita a questa storia. Qualcuno di anziano come me, potrà ricordare un film del 2003, vediamo chi sarà così bravo da ricordare il titolo. Tutta la storia è frutto della mia fantasia, tranne la trama base, suggerita appunto da 00max70. Potrete chiedere a lui se la storia è vera oppure no, io ho solo dato una strada possibile al gioco della lussuria.
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Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.
Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.
Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!
Potete contattarmi qui su A69 o su Te. am, stesso nick: giorgal73.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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