tradimenti
La giovane moglie ninfomane e il conte


14.07.2025 |
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"Si riprende dalle onde che ancora la scuotono, e lo guarda con una fame gentile e lucidissima, la bocca aperta ma innocua, la mano che scivola di nuovo a sollevare Little Joe ormai intorpidito, ..."
Sono seduto al computer, la luce dello schermo illumina il mio viso mentre scorro i profili su SexyCommunity, uno dei tanti portali libertini a cui sono iscritto. Ho 52 anni, sono alto 180 cm, i capelli corti e neri con qualche ciocca bianca che spunta qua e là, e peso 110 kg. Sì, sono sovrappeso, ma questo non mi ha mai fermato dal godermi la mia sessualità. Poi la mia arma segreta è la simpatia e con quella divento immediatamente più attraente. Ho appena sistemato una foto del profilo: boccale di birra in mano, maglietta di un gruppo metal che emerge da sotto il chiodo di pelle. Lo slogan: "Più chili, più sorprese sotto le lenzuola."In chat, c'è sempre fermento. Le notifiche non smettono mai di lampeggiare, anche se so che la maggior parte delle richieste sono fake, o semplici curiosi in cerca di una distrazione.
È una serata tranquilla, fino a quando un messaggio appare nella mia casella: è di un certo "Conte75". Lo apro, curioso.
«Buongiorno,» scrive, «sono un conte di 75 anni e vorrei proporti un incontro con mia moglie. Lei ha 25 anni, è bellissima e molto troia. Ama fare sesso con persone obese, e io assisto passivamente, masturbandomi. Se sei interessato, contattami su Telegram: @Conte75.»
Resto a fissare le parole, il cuore che batte più forte. È una proposta assurda, ma c’è qualcosa di eccitante nel modo in cui è formulata. Non ci penso troppo: apro Telegram e gli scrivo. Dopo qualche messaggio, mi manda delle foto di sua moglie. È splendida: capelli castano chiaro, lunghissimi e ricci, un seno prosperoso che sembra voler esplodere dalla scollatura, e uno sguardo che trasuda esperienza e desiderio. Sembra una bambina, giovanissima, ma se è sposata forse qualche annetto lo ha. Mi dice che vivono in una villa meravigliosa alle porte di Milano e mi invita a passare il weekend con loro.
Accetto senza esitazione.
Arriva sabato.
Un cielo grigio copre l’asfalto fangoso del vialetto mentre parcheggio la macchina, guidato dalle coordinate che il Conte75 mi ha inviato. Il cancello si apre in automatico non appena mi avvicino, una bocca nera dalle labbra di ferro, che sbadiglia per farmi oltrepassare il confine tra normalità e certezza.
Mi sistemo la camicia: turchese, ben stirata, anche se il collo mi sta un po’ stretto e avanzo verso l’ingresso, studiando la casa: una villa anni ‘90, di mattoni di un color vino spento, con vetrate immense che danno su un giardino demodé. Sul portone, a fianco del campanello, una minuscola telecamera mi fissa impassibile. Premo il pulsante, sento la sensazione di essere già osservato da dentro: qualcuno segue i miei movimenti come se vivesse in anticipo la scena.
La porta si apre quasi subito. Di fronte, c’è la ragazza delle foto. Più alta di quanto immaginassi: indossa un vestito nero lucido, cortissimo e aderente, le gambe lunghissime avvolte da calze autoreggenti. Non profuma di fiori, ma di qualcosa di dolce e chimico, quasi vaniglia marcia. Scorge la curva del seno sormontata da un neo, la piega della bocca in uno sguardo ironico e feroce. I capezzoli sembrano voler bucare l'esile stoffa, mentre lo sguardo è profondamente perverso.
«Piacere, sono Isabella,» dice lei.
La voce ha una sicurezza aggraziata , un canto melodico che mi attraversa tutto e mi fa rabbrividire. Poi mi prende per mano e mi trascina oltre l’ingresso come si trascina un sacco di regali la vigilia di Natale.
Il corridoio è freddo, illuminato da strisce LED bluastre incassate nelle pareti. Seguo Sara, il io sguardo fisso che la studia e non crede alla fortuna caduta dal cielo. Cammina come una dea: piedi nudi, il tallone che atterra sodo sul pavimento, la caviglia che si incurva come un gancio e il sederino che sculetta e invita alla profanazione.
Arriviamo in una specie di salone. Più che un salotto, sembra la sala d’attesa di una galleria d’arte malata: ci sono tre divani immensi, bianchi, sparsi a caso; vasi pieni di piume nere; foto incorniciate di Isabella in pose che non possono che essere sue, sono sensuali e perverse. Una bambina perversa, una donna sensuale e voluttuosa con dettagli nitidi di pelle e labbra.
E su uno dei divani, seduto con le gambe accavallate e una vestaglia di seta rosso sangue, c’è un uomo: vecchio, molto vecchio, gli zigomi scavati sotto una peluria di barba candida. Il conte. Gli occhi sembrano quasi spenti, ma quando guarda la moglie si accendono di un micro-lampo.
«Benvenuto,» fa il conte, con una voce poco più di un sussurro. «Accomodati.»
«Grazie,» rispondo, ma non ho il tempo di aggiungere altro. Isabella si avvicina, il suo corpo contro il mio, mi bacia con una passione che mi spiazza. La sua lingua danza nella mia bocca, e io reagisco d’istinto, le mani che scivolano sui suoi fianchi morbidi.
Più che baciarmi, Isabella mi inghiotte. La bocca calda, umida e giovane, piena di energia come se volesse succhiare via trent’anni dalla mia lingua, dalle gengive, dai denti stessi. Lascio le mani abbandonarsi sulla curva violenta dei suoi fianchi. Lei si stacca, ride con uno sbuffo che sa di scherno e affetto insieme, si passa il pollice sulla bocca per lucidare via il mio sapore. Il conte ci osserva, e io sento addosso il suo sfrigolio d'invidia elettrica, una crepa che gli incrementa le rughe sugli zigomi.
Mi sento un trofeo, uno di quei salami super-premium che metti nel mezzo di un banchetto e poi tutti ci girano intorno, lo fotografano, ne parlano, e solo alla fine affondano il coltello per celebrare il vero motivo della festa. Isabella mi spinge verso il divano, forse in posa per la tela successiva, ed è soltanto quando il mio corpo affonda nella pelle liscia che mi accorgo di quanto sto trattenendo il respiro.
Isabella si siede su di me, senza dire nemmeno una parola, senza emettere un suono e senza chiedere scusa al conte che ora si è issato con lentezza, reggendosi al bordo del tavolino come a un trampolino amniotico. Sento il calore delle sue cosce sulle mie, il cigolio della seta nera. Il suo vestito si alza, rivelando mutandine di pizzo nero. Mi guarda con un sorrisetto malizioso.
«Hai una pancia magnifica, spero che il tuo cazzo sia reattivo, sei pronto?» chiede, strofinandosi contro di me.
«Sì,» riesco a dire, il desiderio che mi brucia dentro. Con un gesto rapido mi slaccia i pantaloni, liberando la mia erezione.
Si abbassa su di me, e io gemo mentre mi prende con la mano destra i testicoli. Con l’indice della mano sinistra inizia a tracciare dei cerchi sensuali sulla morbida pelle.
La pressione è decisa, decisa in modo quasi scientifico, come se stesse testando i confini della mia resistenza fisica. La osservo con una riverenza assurda, la sua bellezza e la sua sfrontatezza mi turba, non so dove guardare, non so cosa fare.
Isabella fa scorrere due dita fra i miei testicoli e la sua bocca cattura il mio pene.
C’è una furia labile e gentile nel modo in cui Isabella mi lecca il glande, come se non volesse solo dargli piacere ma anche umiliarlo, ridurlo a un oggetto di puro godimento, annullare ogni distanza tra carne e carne. Ad ogni risucchio mi sento più leggero, svuotato, la testa gira in un turbine di colori abbacinanti che rendono i quadri appesi alle pareti delle specie di meme viventi, le loro labbra spalancate e le cosce nude ridono di me. Il Conte si è portato la mano tremante sulla patta di seta e armeggia, con lentezza atroce, come se la sua cappella dovesse accaparrarsi a fatica il diritto di respiro.
La bocca di Isabella è fresca e insaziabile insieme, una galleria di saliva, zenzero e qualcosa di dolciastro che mi fa venire voglia di morderle la lingua. Lei insiste, mi studia; ogni tanto si ferma e mi guarda negli occhi, poi guarda il marito, che con il cazzo in mano si masturba lentamente e ci fissa.
Isabella si solleva lentamente, la bocca lucida e un sorriso di pura soddisfazione sul volto.
«Ti piace come prendo il cazzo in bocca, vero?" chiede Isabella al marito, senza mai distogliere lo sguardo da me.
«Guarda quanto è grosso, ha una pancia magnifica e un bel cazzo. Guarda quanto mi desidera.»
Il Conte annuisce con un ghigno, ha il respiro accelerato mentre continua a toccarsi. La sua mano rugosa scivola lungo l'asta con un ritmo ipnotico, quasi meditativo.
Isabella si alza lentamente, le sue mani scivolano lungo il mio corpo come serpenti elettrici, lasciando scie di calore sulla pelle. Con un movimento fluido, si sfila le mutandine di pizzo nero, facendole scivolare lungo le cosce tornite fino a lasciarle cadere sul pavimento con un fruscio appena percettibile.
«Voglio sentirlo dentro,» sussurra, gli occhi fissi nei miei. «Voglio che mio marito veda quanto mi piace essere scopata.»
Su un tavolino, accanto a noi c’è un vaso pieno di preservativi. Isabella allunga una mano e ne prende uno. Con le labbra carnose lo srotola su Little Joe, un gesto che trasforma il semplice atto in qualcosa di ipnotico. La sua lingua accompagna il lattice lungo tutta l'asta, occhi fissi nei miei, consapevole dell'effetto che ogni suo movimento provoca. Solo la pancia è di ostacolo alla vista, ma lei riesce a catturare lo stesso i miei occhi.
Isabella si posiziona sopra di me, le ginocchia affondano nel divano bianco. Con una mano guida il mio sesso verso la sua apertura umida. Scende lentamente, centimetro dopo centimetro, la bocca socchiusa in un'espressione di puro piacere. La sensazione è travolgente, il suo calore mi avvolge completamente.
«Guarda, amore,» dice rivolta al Conte, la voce rotta dall'eccitazione.
«Guarda come mi riempie. Guarda come il porco si scopa una gran fica come me!»
Il vecchio si avvicina, le gambe tremanti, il membro eretto stretto nella mano nodosa. I suoi occhi sembrano più vivi ora, accesi da una luce febbrile. Si posiziona accanto a noi, così vicino che posso sentire il suo odore: un misto di colonia costosa e qualcosa di più antico, più primordiale.
Isabella inizia a muoversi, su e giù, con un ritmo lento e inizialmente controllato. I suoi occhi semichiusi tradiscono un'estasi che sembra quasi dolorosa. Ha la figa stretta che mi avvolge e mi culla. Ogni movimento è un'opera d'arte studiata, come se fosse consapevole di ogni muscolo del suo corpo. La schiena arcuata, le mani si appoggiano sul mio petto, affondando nelle pieghe della mia carne.
«Ti piace sentirmi sopra di te?» sussurra Isabella, aumentando gradualmente il ritmo. «Ti piace sentire quanto sono bagnata per te?»
Non riesco a rispondere, il piacere mi annebbia la mente. Sento il mio respiro farsi pesante, il cuore battere furiosamente contro la gabbia toracica. Le mie mani trovarono i fianchi di lei, stringendoli, guidandola nei movimenti.
Il Conte si è avvicinato ancora di più, la vestaglia rossa ora completamente aperta. Il suo corpo scarno contrasta con la vitalità prorompente di Isabella. Osserva la scena con occhi lucidi, la mano si muove sempre più velocemente sul suo membro.
«Sei bellissima, amore mio,» mormora il Conte con voce roca.
«Fagli vedere quanto sei brava e quanto puoi essere la sua troia.»
Isabella sorride, compiaciuta ed elettrizzata. Le parole del Conte risuonarono come un incantesimo, e Isabella accelera il ritmo. I suoi movimenti diventano più selvaggi, più intensi. Il suo corpo ondeggia sopra di me, ipnotico come il mare in tempesta. Sento la sua femminilità, la sua calda e profumata figa accogliermi ad ogni spinta, la pressione del suo peso mi schiaccia contro il divano in un abbraccio carnale impossibile da sfuggire.
«Ti piace la mia figa?» sibila lei, piegandosi in avanti fino a sfiorarmi l'orecchio con le labbra. «Ti piace come ti cavalco?»
Il suo respiro caldo mi solletica la pelle, generando brividi lungo tutta la spina dorsale. Non riesco ancora a parlare, posso solo annuire mentre affondo le dita nei suoi fianchi morbidi, attirandola ancora più vicino.
Il Conte si avvicina ulteriormente, il suo respiro affannoso si mescola ai gemiti di Isabella. La sua presenza è come un'ombra che ci avvolge, intensificando ogni sensazione. La mano rugosa del vecchio si posa sulla schiena nuda della moglie, scivolando lentamente verso il basso, seguendo la curva della sua colonna vertebrale. La mano del conte è fresca e pesante, le sue dita si muovono sulla pelle della moglie come se volesse renderle omaggio un’ultima volta prima che goda, che l’orgasmo la rapisca. Isabella piega appena la testa all’indietro, il collo arcuato come una belva che cerca aria, e rallenta il ritmo della cavalcata, solo per poi sparare di nuovo in avanti con una forza che mi mozza il fiato.
Percepisco il ritmo del suo respiro che si fa sempre più breve. Anche la mia pancia trema ad ogni spinta e quando inizio a sentire le contrazioni della sua figa, impazzisco. E’ come scopare un essere fatto apposta per dare piacere, ma anche per prenderne, togliere, prosciugare dal midollo tutte le energie di chi la possiede, anzi è lei a possedere.
L’aria nella stanza è satura di odori: sesso, sudore, il profumo denso di Isabella, e una nota di tabacco e dentifricio che aleggia intorno al vecchio. Il conte ha lo sguardo fisso e le labbra arcuate, il membro quasi livido sotto la presa della mano rugosa, che ora si fa più rapida. La scena intera si promette schietta e pornografica, ma è qualcosa di molto più affilato: un ritratto di necessità, un bisogno che non conosce onore.
Isabella accelera ancora, e ogni colpo è come un terremoto che gli fa tremare i polpacci, che la fa rimbalzare sui cuscini del divano, la molla dei suoi glutei contro la sua pelle sudata.
Il Conte inizia a gemere, senza inibizione e senza voce, solo con il fiato e il trasalire delle mascelle. Si capisce che è vicino, e la cosa lo stringe in una tensione che lo fa quasi ingobbire.
Isabella ride, lo guarda, ride ancora. «Ti piace vedere quanto godo?» Lo dice al marito, ma non smette di cavalcare, e non smette di guardarmi, la sua preda per questa sera. Le afferro i capezzoli, li tiro e lei emette un urlo di piacere.
Il conte non resiste e inizia a godere. Le sue mani si bagnano di una bianca crema e Isabella, che si accorge della sborrata del marito, inizia a godere anche lei, come se una miccia abbia fatto esplodere entrambi contemporaneamente.
Isabella urla, la schiena tesa e la bocca spalancata. La sua figa emette una caldo liquido che mi bagna i testicoli. Ad ogni contrazione il liquido caldo mi bagna ulteriormente e anche io cedo all’ orgasmo.
Rimaniamo fermi, incollati, e solo allora mi accorgo che il Conte, con una grazia inaspettata, ha recuperato un tovagliolo piegato e se lo porta alla bocca, quasi volesse ripulire via la volgarità dalla scena come se fosse solo un cocktail rovesciato. Isabella scende piano, le gambe ancora scosse, per poi ricadere su un lato del divano, ansimando.
Il silenzio che segue è torbido e pieno: come un liquore invecchiato troppo a lungo, la stanza trabocca della mistura di corpi e occhi e parole sprecate.
Poi il conte, senza preavviso: «Puttana,» biascica il conte.
La parola schizza nell’aria come una frustata. La stanza si accartoccia attorno a quell’insulto antico, che ha in sé la rovina e la gloria del gesto fatto. Isabella non risponde: ride, ride forte, la gola sfiatata e le orecchie rosse, come se avesse vinto un premio a una fiera dove le regole sono cambiate all’ultimo secondo. Si riprende dalle onde che ancora la scuotono, e lo guarda con una fame gentile e lucidissima, la bocca aperta ma innocua, la mano che scivola di nuovo a sollevare Little Joe ormai intorpidito, ancora scivoloso della sua umiliazione elettrica e cremosa.
«Si, sono una gran puttana e presto tornerò ad esibirmi, ma ora il nostro ospite deve ritrovare le giuste energie.»
«Bravo,» dice il conte, battendo le mani piano. «Uno spettacolo magnifico.»
Isabella si alza, si tira giù il vestito e allunga una mano verso di me:
«Vieni ti accompagno nella tua stanza, dove potrai farti una docci e poi prepararti per il pranzo.»
--- CONTINUA ---
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La storia che avete appena letto è una storia basata su eventi veri, accaduti l'ultimo weekend di Giugno 2025. I nomi e i link, ovviamente sono di fantasia, quindi è inutile che cerchiate i protagonisti. Le sensazioni e le emozioni che ho provato sono state intense. La perversione della situazione è stata così assurda che neanche uno sceneggiatore di film porno avrebbe potuto immaginare tutti gli eventi. All' inizio ho creduto in uno scherzo, ma poi , mi sono ricreduto. Non pensavo che una ragazza così giovane fosse così perversa, ma la natura umana è particolare e la vita difficile, alcune volte reclama la sua vendetta. Isabella si vendica degli abusi giovanili che ha subito da uno zio pervertito, sottomettendo gli uomini con la sua stessa fisicità al suo desiderio e al suo godimento.
Bene, ora tocca a voi giudicare se sono un genio incompreso o solo un tizio che si crede uno scrittore. Un voto, dai, non fate i tirchi! E se vi va, lasciate pure un commento, anche uno di quelli che fanno ridere.
Scrivo queste storie perché mi piace farvi sognare, ma anche perché mi piace farmi un po' di pubblicità. Diciamo che sono un po' come un venditore ambulante di sogni proibiti. E sì, ho un debole per le donne, ma non sono fissato su un solo tipo. Anzi, mi piace sperimentare!
Se vi va di far parte della mia cerchia di ammiratori (o complici), contattatemi pure. Magari insieme possiamo inventare o vivere(meglio) una storia ancora più pazza. Io sono come la pubblicità occulta, mi sponsorizzo tra le righe, quindi la cosa migliore è conoscermi e poi si vedrà!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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