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Lui & Lei

Depilazione intima (storia vera)


di Membro VIP di Annunci69.it cazzobonsai69
26.04.2025    |    64    |    1 8.0
"Forse era l’assenza di Claudia, che di solito era lì a ridere e a farmi sentire a mio agio..."
@@@Storia vera@@@


Il calore soffocante dell’estate viareggina si faceva sentire anche all’interno dello studio di Alice, dove l’aria condizionata faticava a tenere testa al sole cocente. Ero disteso sul lettino, il mio corpo robusto e scomodo, mentre Alice, alta, mora, con un fisico atletico che faceva invidia a una dea greca, si muoveva intorno a me con la grazia di un felino. Indossava i soliti pantalini bianchi da estetista, così aderenti che lasciavano poco all’immaginazione. E lì, tra le pieghe di quel tessuto sottile, si intravedeva il piercing che Claudia mi aveva descritto con un sorriso malizioso.

“Marco, tranquillo, oggi niente ceretta laggiù,” disse Alice, con un tono che oscillava tra il professionale e il giocoso. Mi passò un asciugamanetto minuscolo, che posai sul mio cazzettino, come lo chiamava lei. Era una definizione che, in un altro contesto, mi avrebbe fatto arrabbiare, ma con Alice era diverso. Lei lo faceva sembrare quasi una carezza.

“Grazie,” mormorai, cercando di nascondere l’imbarazzo. Alice sorrise, ma i suoi occhi scuri avevano una luce che non riuscivo decifrare. Era una donna che non dovevi mai dare per scontata.

Iniziò a lavorare sulla mia pelle, le sue mani esperte che scivolavano con precisione tra le mie cosce. La ceretta era calda, quasi troppo, ma era un dolore che sapevo di dover sopportare. Non è la prima volta, mi dissi. Eppure, c’era qualcosa di diverso in quell’incontro. Forse era l’assenza di Claudia, che di solito era lì a ridere e a farmi sentire a mio agio.

“Claudia mi ha parlato molto di te, sai,” disse Alice, rompendo il silenzio. La sua voce era bassa, quasi un sussurro, ma ogni parola era carica di significato. “Mi ha detto che sei l’unico che le ha fatto scoprire il suo lato perverso.”

Mi trattenni dal sorridere. Claudia, la mia amante, la donna che aveva rivoluzionato la mia vita sessuale, aveva un modo di parlare di me che sembrava quasi un complimento. “Davvero?” chiesi, cercando di mantenere un tono neutro.

“Sì,” continuò Alice, mentre strappava via una striscia di ceretta con un movimento rapido e preciso. “Mi ha detto che preferisce scopare con te anziché con suo marito. E questo è stato un colpo, considerando che lui ha un cazzo enorme.”

Non sapevo se ridere o sentirmi orgoglioso. Claudia aveva un marito che, per quanto mi riguardava, era più un’icona che un uomo. Alto, bello, con un fisico scolpito e, appunto, un cazzo che sembrava uscito da un film porno. Eppure, era con me che lei cercava il piacere. Con me, con il mio cazzettino.

“Mi ha fatto fare cose che non avrei mai immaginato,” aggiunse Alice, con un sorriso che sembrava più un’ammissione che una confessione. “Come quella volta che ti ha visto inculato da un uomo. O quando hai inculato tu un ragazzo. Claudia dice che sei un vero porco, un maiale.”

Il mio cazzo, già in procinto di diventare duro, sembrò pulsare sotto l’asciugamanetto. Alice lo notò, ovviamente, ma non fece alcun commento. Si limitò a sorridere, continuando a depilarmi con una professionalità che era quasi irritante.

“A Claudia piace fare la tua troia,” continuò Alice, come se stesse parlando del tempo. “Si sente la tua puttana. E sai una cosa? Mi ha incuriosita molto.”

Mi guardò, i suoi occhi che sembravano volermi penetrare più delle sue parole. “Abbiamo avuto molti rapporti sessuali, Claudia e io. Lei è bisessuale, come forse già saprai. E siamo state molto intime.”

Il mio respiro si fece più pesante. Ero abituato ai giochi verbali di Claudia, ma Alice era diversa. Era più sottile, più pericolosa. “E quindi?” chiesi, cercando di mantenere un tono calmo.

Alice sorrise, passando un’altra striscia di ceretta sulla mia coscia. “E quindi niente. Per ora. Volevo solo dirti che sei un uomo interessante, Marco. Molto interessante.”

Il mio cazzo era ormai completamente duro, e sapevo che Alice lo poteva vedere, anche se non lo guardava direttamente. Ma lei rimase professionale, continuando a depilarmi con una precisione che era quasi una tortura.

“Claudia mi ha detto che sei un amante straordinario,” aggiunse Alice, con un tono che sembrava più una sfida che un complimento. “Che sai come fare godere una donna, anche con quel piccolo difettuccio che hai.”

Non risposi. Cosa potevo dire? Che ero orgoglioso del mio cazzettino? Che con Claudia avevo raggiunto vette di piacere che nemmeno sognavo? Alice lo sapeva già. E sapeva anche che, nonostante la sua professionalità, aveva acceso qualcosa in me.

“Forse un giorno ne parleremo di più,” disse Alice, con un sorriso che sembrava una promessa. “Ma per ora, continuiamo con la depilazione.”

E così fece. Continuò a depilarmi, le sue mani che si muovevano con una precisione quasi chirurgica. Il mio cazzo rimase duro, pulsante sotto l’asciugamanetto, ma Alice non fece nulla per alleviare la mia tensione. Sorrise, sì, ma rimase professionale, come se il mio desiderio fosse solo un gioco per lei.

E forse lo era.

Alice si avvicinò con quel sorriso enigmatico che mi faceva sentire nudo, anche se ero già disteso sul lettino con solo un asciugamanetto a coprire il mio cazzettino. Le sue mani si mossero con una sicurezza che mi fece trattenere il fiato. “Ora vediamo,” mormorò, quasi parlando a sé stessa, mentre sollevava delicatamente l’asciugamanetto.

Il mio cuore accelerò quando il mio cazzettino fu esposto al calore della stanza. Alice lo osservò per un istante, senza dire una parola, e io sentii un’ondata di imbarazzo mescolata a eccitazione. Le sue dita, delicate ma ferme, lo afferrarono tra pollice e indice, posizionandolo con cura per iniziare il trattamento. Non c’era bisogno di molto spazio, tanto era piccino.

“Stai tranquillo,” sussurrò Alice, guardandomi negli occhi per un attimo prima di concentrarsi nuovamente sul suo compito. La sua professionalità era disarmante. Non fece commenti, non rise, non fece nulla che potesse farmi sentire a disagio. Eppure, il modo in cui le sue dita toccavano il mio cazzo, così intimo e preciso, mi fece sentire esposto in un modo che non avevo mai provato prima.

Le strisciate di ceretta calda si susseguirono, ogni movimento delle sue mani era perfettamente calcolato. Il mio cazzo pulsava tra le sue dita, indifeso, e io cercavo di trattenere i gemiti che mi salivano in gola. Ogni tanto, Alice alzava lo sguardo e mi sorrideva, un sorriso che sembrava dire: Lo so, lo so perfettamente cosa stai provando.

Quando finì la depilazione, Alice prese una bottiglietta di olio e ne versò un po’ sulle dita. “Ora un massaggio,” disse, con una voce così bassa che era quasi un sussurro. Le sue mani iniziarono a muoversi lentamente, l’olio riscaldandosi al contatto con la mia pelle. Il mio cazzo era così sensibile che ogni tocco era un’esplosione di piacere.

Mi guardò di nuovo, i nostri occhi si incrociarono, e io capii che non stava solo massaggiandomi. Stava giocando con me, con la mia tensione, con il mio desiderio. Le sue dita si muovevano con una lentezza esasperante, ogni movimento era studiato per farmi impazzire. E ci riuscì. Sentii l’orgasmo avvicinarsi, inevitabile, e non potevo fare nulla per fermarlo.

“Alice…” mormorai, ma lei non rispose. Continuò a massaggiarmi, il suo sguardo fisso sul mio cazzo, fino a quando non esplosi, la mia sborra schizzando sulle sue dita. Rimase immobile per un istante, osservando il mio seme sulla sua pelle, poi, con un movimento lento e deliberato, portò le dita alla bocca e le leccò, pulendole con cura.

Io ero senza parole, il mio respiro affannoso, il mio corpo ancora scosso dall’orgasmo. Alice si avvicinò al mio viso e mi diede un bacio, le sue labbra calde e morbide che si appoggiavano sulle mie. Sentii il sapore della mia sborra sulla sua lingua, un misto di salato e dolce che mi fece fremere.

“Grazie,” sussurrò, con un sorriso che mi fece venire voglia di urlare. Poi si allontanò, prense un pacchetto di sigarette dalla tasca e ne accese una, sedendosi su una sedia accanto al lettino. “Fatti una doccia,” disse, indicandomi la porta con un cenno della testa. “Ti aspetto.”

Mi alzai, le gambe ancora traballanti, e mi diressi verso la doccia. Mentre mi insaponavo, potevo sentire il suo sguardo su di me attraverso la porta semiaperta. Mi voltai, il mio cazzo ancora duro nonostante l’orgasmo, e la vidi seduta lì, il fumo della sigaretta che si alzava verso il soffitto, il suo sorriso che mi penetrava più di qualsiasi tocco.

“Mi piaci, Marco,” disse finalmente, con una voce che era un mix tra malizia e sincerità. “Nonostante tutto.”

Io rimasi lì, sotto l’acqua calda, il sapone che scorreva lungo il mio corpo, senza sapere cosa dire. Alice continuava a guardarmi, il suo sorriso che sembrava promettere qualcosa di più, qualcosa che non potevo ancora comprendere.

Rimasi sotto il getto dell’acqua calda, il sapone che continuava a scivolare lungo il mio corpo, ma lo sguardo di Alice era più persistente di qualsiasi altra sensazione. La porta della doccia era semiaperta, e io sapevo che mi stava osservando. Non potevo resistere. La sua presenza aveva acceso qualcosa dentro di me, e la mia mano scivolò lentamente lungo il mio addome, fino a raggiungere il mio cazzettino, che era già di nuovo in piedi, pronto per un altro round.

Lo osservai, i nostri sguardi si incrociarono, e lei non distolse gli occhi. Sorrise, un sorriso che sapeva di complicità, di desiderio represso ma non troppo. La mia mano iniziò a muoversi, lenta all’inizio, poi più veloce, mentre il suono dell’acqua che scorreva riempiva la stanza. Mi masturbavo apertamente, sapendo che lei stava guardando, e quell’idea mi eccitava ancora di più.

Alice si alzò dalla sedia, lasciando cadere la sigaretta in un posacenere, e si avvicinò al box doccia. Si appoggiò contro il muro, incrociando le braccia, mentre i suoi occhi scendevano lungo il mio corpo, fermandosi sulla mia mano che continuava a muoversi con più intensità. “Continua,” sussurrò, con una voce che era un misto di tentazione e comando. “Fammi vedere come godi, Marco.”

Le sue parole mi spinsero oltre il limite. Il cuore mi batteva forte nel petto, il respiro si fece affannoso, e poi, con un gemito trattenuto, raggiunsi l’orgasmo. Lo sperma schizzò fuori, mescolandosi con l’acqua che scorreva, e Alice rimase lì, immobile, a osservare ogni dettaglio. Il suo sorriso si allargò, quasi come se fosse soddisfatta di ciò che aveva visto.

“Bravo,” disse, mentre il mio corpo tremava ancora per l’intensità della sensazione. Poi aprì la porta della doccia e prese un asciugamano, avvolgendolo intorno alla mia vita. “Vieni, ti asciugo io.”

Mi fece uscire dal box, e io rimasi in piedi, ancora bagnato, mentre lei iniziava ad asciugarmi con movimenti lenti e deliberati. L’asciugamano scivolò lungo le mie gambe, poi risalì verso il mio ventre, fino a raggiungere il mio cazzettino. Lo asciugò con cura, quasi come se stesse facendo un lavoro di precisione, e io sentii un brivido di piacere attraversarmi la schiena.

Mentre mi asciugava, notai che anche lei si era bagnata un po’. La sua maglietta bianca aderiva al suo corpo, lasciando intravedere il contorno dei suoi capezzoli duri. I suoi pantaloni da estetista erano leggermente macchiati d’acqua, e vidi il bordo del suo micro tanga nero, insieme al piercing che luccicava appena. Era così vicina, e il suo profumo mi avvolgeva, rendendo difficile respirare.

“Sei un vero maiale, lo sai?” mi sussurrò all’orecchio, mentre continuava ad asciugarmi. “Mi piace tanto.”

Poi si chinò e mi baciò, le sue labbra calde che si aprirono sopra le mie. Sentii ancora il sapore della mia sborra nella sua bocca, e quell’idea mi eccitò ancora di più. Il bacio si fece più profondo, più intenso, e io lasciai che le mie mani scivolassero lungo i suoi fianchi, sentendo il calore del suo corpo attraverso i vestiti bagnati.

Quando finalmente si separò da me, rimasi senza fiato. “Ti vesti?” chiese, con un tono che sembrava un’offerta piuttosto che una domanda.

Io annuii, ancora troppo scosso per parlare, e lei mi aiutò a infilarmi i pantaloni, poi la maglietta. Mi sentivo come un bambino a cui veniva cambiato il pannolino, ma allo stesso tempo, c’era qualcosa di incredibilmente erotico in quella situazione. Alice era così vicina, così attenta, e il suo tocco mi faceva venire voglia di più, molto più di quello che avevamo fatto finora.

Quando finalmente fui vestito, mi accompagnò alla porta dello studio. “Allora, Marco,” disse, mentre apriva la porta. “La prossima volta, vieni da solo. Mi piacerebbe scoprire quanto sei veramente perverso.”

Il suo sguardo era pieno di promesse, e io sapevo che non avrei resistito alla tentazione. “Va bene,” sussurrai, mentre lei mi dava un ultimo bacio, le sue labbra che sfioravano le mie con una dolcezza che contrastava con le sue parole e sapevano ancora della mia sborra.

“Hai un buon sapore,” mi sussurrò all’orecchio, prima di chiudere la porta alle mie spalle. “Sei un gran maiale, e non vedo l’ora di scoprire quanto lo sei davvero.”
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