incesto
Sharon 1

14.05.2025 |
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"Il padre si risvegliò dal suo torpore..."
Sin dall'infanzia, Sharon aveva osservato suo padre con occhi pieni di ammirazione. Ogni suo gesto, ogni parola pronunciata con calma e fermezza, sembravano scolpirsi nella sua mente trasformandosi in lezioni silenziose di vita.
Lo vedeva lavorare, risolvere problemi con naturale eleganza e affrontare le difficoltà con una sicurezza che non vacillava mai.
Era il suo eroe, la sua certezza,l’incarnazione stessa della forza.
Da bambina lo seguiva ovunque, cercando di afferrare il segreto di quella sicurezza incrollabile.
Alto, moro, dal fisico asciutto, aveva un carisma naturale che catturava l’attenzione di molte donne.
La sua figura snella e il modo in cui si muoveva lo rendevano irresistibile agli sguardi femminili.
Ovunque andasse, le donne sembravano danzare attorno a lui, in un gioco silenzioso di sguardi fugaci, sorrisi accennati e movimenti studiati con cura.
Sharon notava le signore inclinare leggermente il capo, lasciando che una ciocca di capelli sfuggisse con apparente distrazione, mentre i loro occhi si illuminavano di una promessa implicita.
Le ragazze più giovani sfioravano l'orlo del bicchiere con le dita, giocando con il vetro come se fosse parte di un linguaggio segreto.
Altre sospiravano appena, ridendo a voce più alta del solito, sperando che quel suono gli facesse voltare la testa.
Alcune, con gesti istintivi, spingevano leggermente in avanti il busto, cercando di risaltare la propria figura con naturalezza.
Era una danza senza musica, fatta di movimenti sottili e frasi che sfioravano il sottinteso senza mai rivelarlo del tutto.
Le donne sembravano ballare attorno a lui, in un gioco silenzioso di sguardi, sorrisi accennati e movimenti studiati con cura
Le vedeva cercare di attirare la sua attenzione, inclinando leggermente la testa, avvolgendosi una ciocca di capelli tra le dita, sfoggiando un sorriso più luminoso del necessario.
Sharon non ne faceva parte, ma ne era spettatrice attenta.
Guardava e imparava
Quel mondo la affascinava
E lui?
Egli non si sottraeva.
Sorrideva, scherzava, regalava un cenno di complicità, senza mai spingersi oltre.
Una cosa era certa: non aveva mai tradito sua moglie, Dora, la madre di Sharon.
Ogni giorno, alle 18:10 in punto, suo padre rientrava dal lavoro
Mai un ritardo, mai un’assenza.
Una volta varcata la soglia, restava lì fino al mattino successivo: una certezza incrollabile.
Sharon aveva una convinzione assoluta: da grande avrebbe sposato suo padre.
Non era un’idea nata dal nulla, ma una certezza coltivata giorno dopo giorno, osservandolo con occhi pieni di ammirazione.
Era bello, sicuro di sé, divertente
Sapeva tutto, faceva tutto, ed era la sua persona preferita al mondo.
Il problema, però, era sua madre.
Dora era sempre lì.
Rideva con lui, parlava con lui, lo abbracciava come se fosse una cosa normale.
Ma non era normale, almeno non per Sharon.
Ella era un’intrusa, una presenza ingombrante che minacciava il legame perfetto che lei aveva con suo padre.
Questa certezza prese una forma concreta una sera, quando la bambina decise di risolvere la questione una volta per tutte.
Sharon guardò sua madre e stabilì che doveva andarsene.
Era lei la donna di troppo.
Si mise in piedi, piantando le mani sui fianchi con l’aria di chi ha preso una decisione definitiva.
— Vai via!
Ordinò convinta.
Dora sollevò un sopracciglio, divertita.
Vuoi che esca di casa?
Domandò seria.
Sharon annuì con forza.:
— Sì! Vai via
Le prese la mano con convinzione, trascinandola verso la porta con tutto l'impegno possibile per una bambina di tre anni.
Dora, trattenendo una risata, si lasciò accompagnare alla porta.
Quando essa si chiuse dietro di lei, Sharon rimase ferma, fiera del suo trionfo.
Poi si voltò verso suo padre, aspettandosi un qualche riconoscimento … e trovò solo uno sguardo pieno di divertimento.
Un attimo di silenzio.
Poi la porta si aprì e Dora rientrò con un sorriso.
Sharon la fissò, sconcertata.
— No! Tu fuori!
Protestò con un tono più alto.
Fu in quel momento che suo padre e sua madre scoppiarono a ridere.
Un’incomprensione totale per Sharon, che, di fronte a quella reazione inattesa, si lasciò contagiare e iniziò a ridere con loro, senza saperne esattamente il perché.
Il rapporto tra Dora e il padre di Sharon si costruiva su un equilibrio delicato e complesso.
Dora lo amava profondamente, ma conosceva bene il suo fascino naturale e il magnetismo che esercitava sulle altre donne.
Ciò che per molte donne sarebbe stato motivo di gelosia, per lei rappresentava semplicemente una parte integrante della loro vita.
Tuttavia, in alcuni momenti, poteva aver provato un sentimento fugace di insicurezza, che seppe gestire con intelligenza e maturità.
Non vi furono mai conflitti espliciti, solo piccoli gesti, sguardi scambiati, silenzi che celavano più di quanto rivelavano e che avrebbero lasciato una traccia invisibile, percepita da Sharon pur senza comprenderla appieno.
Sharon, crescendo, iniziò a cogliere segnali più sottili nel rapporto tra sua madre e suo padre.
Non poteva ancora comprenderli appieno, ma sentiva che esistevano dinamiche che sfuggivano alla sua visione infantile delle cose.
Il modo in cui Dora guardava a volte il marito con un sorriso velato di pensieri, le parole scambiate con toni che sembravano nascondere significati più profondi, le lasciavano una strana sensazione che non sapeva interpretare.
Allo stesso tempo, senza rendersene conto, sua madre osservava lei con la stessa attenzione.
Dora vedeva Sharon idealizzare il padre, costruire una versione di lui che era perfetta ai suoi occhi, eliminando ogni sfumatura reale.
Probabilmente, in qualche istante, aveva provato un’emozione indefinibile nel percepire di essere estromessa da quello sguardo, di non essere considerata parte di quella perfezione che sua figlia vedeva nel marito.
Non era gelosia, non era dolore, ma un pensiero silenzioso che si affacciava e poi svaniva, lasciando spazio alla consapevolezza che il tempo avrebbe risolto ogni cosa.
Sharon non capiva ancora la profondità di quel legame, né la complessità dei sentimenti che attraversavano gli adulti.
Continuava ad osservare, a percepire frammenti di emozioni che non riusciva a decifrare, costruendo le proprie certezze sulle sensazioni più immediate.
Col tempo, Sharon si rese conto di un sentimento nascosto, che forse aveva sempre avuto pur senza comprenderlo appieno: era realmente innamorata di suo padre.
Non nel senso romantico, ovviamente, ma in un modo puro e assoluto, come solo una bambina può idealizzare per un uomo perfetto ai suoi occhi.
Mentre cresceva, l'ammirazione si trasformava in una promessa: un giorno avrebbe sposato il papà sarebbe stata degna di quell'esempio, avrebbe camminato con la stessa fermezza, avrebbe reso orgoglioso l'uomo che le aveva insegnato a credere in se stessa.
Col tempo, Sharon iniziò a intuire un sentimento che era sempre stato dentro di lei senza che ne avesse piena consapevolezza: era innamorata di suo padre.
Non nel senso romantico, ovviamente, ma con quella devozione totale che solo una bambina può provare di fronte a un uomo che ai suoi occhi incarnava ogni qualità desiderabile.
Era il suo eroe, la sua certezza, il punto fermo attorno al quale tutto ruotava.
Lo osservava con quella venerazione silenziosa, convinta che nessun altro potesse eguagliarlo.
Ogni gesto, ogni parola, ogni sorriso rafforzavano la sua convinzione: il mondo poteva cambiare, ma lui sarebbe rimasto sempre lo stesso, inattaccabile, perfetto.
Questo amore assoluto, così ingenuo e così potente, iniziò a modellare il suo modo di vedere le persone attorno a lei.
Confrontava, giudicava, cercava negli altri quella sicurezza, quella grazia, quell’eleganza che vedeva in lui.
Nessuno sembrava essere alla sua altezza, e questa consapevolezza, anche se non del tutto definita, iniziava a increspare la sua visione del mondo.
Sua madre Dora, in particolare, era una presenza che le appariva ingombrante.
Non capiva il loro legame, non riusciva a vedere in lei la stessa perfezione che vedeva nel padre. In qualche modo, la percepiva come un ostacolo, una rivale eppure non sapeva spiegarsi perché.
Sharon visse un’infanzia serena e felice, pur caratterizzata da una dualità dichiarata tra madre e figlia.
Se da piccola vedeva sua madre quasi come una rivale per l’affetto del padre, crescendo le loro divergenze si trasformarono, trovando un equilibrio naturale.
L’ammirazione cieca che aveva per il padre la aveva portata a percepire Dora come un ostacolo, ma col tempo i suoi sentimenti si modificarono.
Non vi fu un momento preciso in cui tutto cambiò, né una rivelazione improvvisa.
Fu un processo graduale, fatto di piccoli gesti e di una crescita interiore che le permise di vedere la madre con occhi nuovi, fino a riconoscere in lei un esempio diverso, ma altrettanto importante
L’ingresso nella terza media rappresentò un punto di svolta per Sharon.
L’infanzia, con le sue certezze incrollabili, lasciava spazio a una nuova fase, più incerta e complessa.
Fu in quel periodo che i primi mestrui segnarono il confine simbolico tra ciò che era stata e ciò che stava diventando.
Dora, fino a quel momento vista con un certo distacco, si rivelò una guida indispensabile.
Fu lei a offrirle le risposte di cui aveva bisogno, a darle sicurezza in un momento di vulnerabilità.
Quei pacifici contrasti che avevano caratterizzato il loro rapporto si attenuarono, lasciando il posto a una comprensione più profonda.
Sharon iniziò a vedere sua madre con occhi diversi.
Non era più un’ombra né una rivale silenziosa, ma una presenza di cui non poteva fare a meno.
In lei trovò un rifugio, un sostegno discreto ma costante.
L’amore tra loro si rafforzò, trasformandosi in un legame puro e assoluto, senza più barriere né conflitti
Due anni dopo, la vita di Sharon venne stravolta senza alcun preavviso.
Dora morì in un raccapricciante incidente stradale, lasciando un vuoto impossibile da colmare.
Fino a quel momento, tutto era stato scandito da una routine familiare rassicurante, da un equilibrio che sembrava estremamente solido.
Il rapporto con sua madre, un tempo complesso, si era trasformato in un legame profondo e imprescindibile.
All'improvviso, tutto crollò.
La morte di Dora non fu solo una perdita affettiva, fu la fine di un’epoca, di un modo di vivere che Sharon dava per scontato.
Il tempo si spezzò in un prima e un dopo, costringendola a guardare il mondo con occhi nuovi, più duri, più consapevoli.
A causa della perdita Sharon e suo padre si ritrovarono soli, uniti da un dolore che sembrava impossibile da attenuare.
La casa, un tempo piena di vita, si trasformò in uno spazio vuoto, troppo grande e troppo silenzioso.
I giorni che seguirono furono scanditi da gesti lenti, da routine che persero significato.
Ogni angolo della casa raccontava di lei, ogni oggetto sembrava un frammento di un passato che ormai non esisteva più.
Sharon osservava suo padre, cercando nei suoi occhi la stessa forza di sempre, ma questa volta la trovò incrinata, fragile, irriconoscibile insomma.
Senza Dora i delicati equilibri familiari si spezzarono.
Non si trattava solo della sua assenza, ma della mancanza di quel punto fermo che, senza che se ne accorgessero, aveva cementato tutti i membri della famiglia.
Ora, padre e figlia dovevano affrontare la vita senza di lei, e nessuno dei due sapeva da dove ricominciare.
La casa, un tempo viva e piena di risate, si trasformò in un luogo estraneo, troppo grande, troppo silenzioso.
Suo padre, un uomo che aveva sempre brillato di energia e spensieratezza, cambiò improvvisamente.
Non rideva più u, non scherzava più.
Se prima la sua presenza riempiva ogni stanza, ora il vuoto le avvolgeva.
Rimaneva chiuso nel suo dolore, perso nei suoi pensieri e nessuno sembrava riuscire a raggiungerlo ne a consolarlo
Sharon osservava questa sua trasformazione con disorientamento.
Il suo sorriso, che un tempo illuminava le loro giornate, si era spento.
Le battute affettuose che lui le riservava sembravano appartenere a un’altra vita, qualcosa di lontano e irraggiungibile.
Persino i suoi gesti, sempre sicuri e pieni di vitalità, si erano rallentati, come se ogni movimento pesasse più di quanto avrebbe dovuto.
Sharon fu la prima a reagire.
Tentò di riportare suo padre alla vita, con parole, con sguardi, con piccoli gesti, ereditati dalle sue antiche osservazioni delle donne, che sperava potessero scuoterlo e riaccendere ameno il riflesso di ciò che era stato.
Ma era tutto inutile.
Sharon comprese: la personalità di Fora permeava tutta la casa e benché fosse tanto amata da entrambi, ora che era sparita essa doveva essere sostituita dalla sua.
Quel suo vecchissimo desiderio si era crudelmente avverato ed ora nessuna porta si sarebbe aperta per reintrodurre in casa una Dora sorridente e ridente.
Era lei la donna di casa ora!
Toccava a lei permeare l’abitazione della sua propria caratteristica.
Sharon prese quindi le redini della casa.
Fintanto che Dora era in vita la ragazza era stata un elemento casual: si trasformò, quasi istantaneamente in una persona ordinatissima.
Dato che studiava con ottimi risultati si era subito resa conto che non avrebbe avuto il tempo materiale di poterlo fare se non avesse fatto in modo che ogni oggetto che le fosse servito non si fosse automaticamente materializzato tra le sue dita appena lo desiderava.
Ora suo padre!
Da bambina, Sharon cercava spesso rifugio nel lettone dei genitori, certa che lì avrebbe trovato protezione e calore.
Ora, con suo padre immerso in un dolore che sembrava insuperabile, decise di usare quello stesso gesto come un espediente per scuoterlo.
Fingendo di avere un bisogno estremo di conforto, lo pregò di riaccoglierla nel letto matrimoniale, sperando che quel contatto umano potesse aiutarlo a emergere dal torpore in cui era caduto.
Egli non si oppose ed ella interpretò quel silenzio come un si
Notte dopo notte, Sharon prese l’abitudine di addormentarsi abbracciata a lui
All’inizio, il padre sembrò, incapace di reagire ma, pian piano, qualcosa iniziò a cambiare.
La sua rigidità si sciolse l’immobilità assoluta lasciò spazio a piccoli gesti, quasi impercettibili.
Il suo respiro, una volta pesante e irregolare, cominciò a seguire il ritmo di quello di Sharon, come se inconsciamente si stesse lasciando cullare da quella nuova vicinanza.
Quel contatto prolungato, semplice ma potente, fece ciò che giorni di solitudine non erano riusciti a ottenere.
Il padre si risvegliò dal suo torpore.
Non fu immediato, né lineare, ma una sera, quasi senza accorgersene, ricambiò l’abbraccio della figlia.
Fu un gesto piccolo, un istante appena, ma sufficiente a rivelare che qualcosa si era incrinato nella sua apatia.
Sharon non tornò mai più nel suo letto.
Non perché non ne avesse bisogno, ma perché ormai quella abitudine era diventata parte del loro nuovo equilibrio.
Quello spazio condiviso, che all’inizio era stato solo un tentativo disperato, si era trasformato in un ponte tra loro.
Notte dopo notte, il padre ritrovò sé stesso.
Sharon si sentiva sopraffatta da quella nuova realtà.
La casa sembrava troppo grande, le giornate troppo lunghe, il vuoto troppo pesante.
Nel tentativo di dare un senso a tutto ciò, prese una decisione impulsiva, senza davvero riflettere sulle conseguenze.
Un giorno, in un momento di sconforto, espresse a suo padre una sua idea: un pensiero natole nel cuore senza filtri né ragionamenti:
— Papà, non sei più lo stesso da quando è morta la mamma!
— Certo Sharon, con tua madre formavo un essere unico: la completavo e mi completava,
— Persino i nostri amplessi erano alla fine solo una espressione dell’amore che ci univa.
— Ma tu ora hai un’altra innamorata che ami e che ti ama.
— . Me!
— Mi sbaglio forse?
Il padre sorrise ma tacque, voleva comprendere a quale punto Sharon volesse giungere.
Sharon non si lasciò intimidire e proseguì:
— Che la mamma ti manchi lo si capisce subito, solo guardandoti
— Dal momento della sua morte tu sei diventati un altro uomo ed io ti voglio identico all’uomo di cui mi sono innamorata all’età di tre anni.
— Allora era un amore infantile, fine a se stesso; ora sono cresciuta, sono quasi adulta e so cosa significhi.
— Ho deciso: se tu sarai d’accordo voglio sostituire ovunque la mamma: essere per te la nuova sposa che ti elevi sopra gli altri uomini.
— - Questa non è solo un’idea,è una’esigenza, un modo per colmare il vuoto che la mamma ha lasciati dentro di noi e per sentirci indispensabili l’uno all’altra.
— Sono convinta, in questo momento, che questa sia la cosa giusta da fare, per poter ricuperare l’equilibrio perduto.
L’uomo comprese il bisogno di Sharon non era razionale, era una spinta emotiva travolgente.
Ella non voleva semplicemente confortarlo, voleva trovare un posto in quella nuova realtà, capire cosa fosse diventata ora che Dora non c’era più.
Il dolore l’aveva trasformata, e dentro di lei cresceva il desiderio di ricomporre la quotidianità spezzata, come se fosse possibile davvero per lei prendere il posto di sua madre.
La verità era però un’altra.
Quella proposta, così ingenua e disperata, nascondeva una fragilità profonda, un senso di smarrimento che Sharon non era pronta ad affrontare.
E senza saperlo, con quelle parole, stava cercando di dare forma a un nuovo ruolo che, non le apparteneva affatto.
Sharon attese la reazione di suo padre con il fiato sospeso.
Non sapeva esattamente cosa sperare, né cosa aspettarsi.
Aveva pronunciato quelle parole senza riflettere, spinta da un bisogno istintivo di mettere ordine nel caos emotivo che li circondava.
Forse, dentro di sé, sperava che lui accogliesse la sua proposta, che le permettesse di sentirsi necessaria, di avere un ruolo nella nuova realtà che li avvolgeva.
Il padre rimase in silenzio.
Non un silenzio ostile, né distante, ma un silenzio che conteneva una risposta più profonda di qualsiasi parola.
Quando finalmente parlò, lo fece con una dolcezza che Sharon non si aspettava.
Non la respinse, né la rimproverò: le fece comprendere che certe cose non possono essere sostituite.
Il dolore non si spegne, ma ci modella, lasciando il segno della sua presenza e va sempre rispettato.
Commosso dalla dedizione della figlie l’uomo rispose:
— No bambina mia.
— Ogni stagione porta con sé un significato ed il nostro inverno, per quanto freddo e cupo, passerà.
— Il tempo lenirà le ferite, anche quelle che ora sembrano insanabili.
— Tu crescerai.
— Un giorno guarderai con occhi diversi e capirai da sola quanto sia impossibile sostituire qualcuno che ha lasciato un segno tanto indelebile nella nostra vita.
Sharon ascoltò senza interrompere.
Per la prima volta dopo tanto tempo, il tono di suo padre non era quello di un uomo spezzato.
Le sue parole avevano una profondità diversa, una saggezza che forse aveva sempre avuto ma che ora emergeva con nuova forza.
Non le offriva una soluzione immediata, né un sollievo istantaneo, ma una verità che solo il tempo avrebbe reso pienamente comprensibile.
Quelle parole la colpirono più di quanto avrebbe immaginato.
Non era pronta ad accettarle del tutto, ma qualcosa dentro di lei si era mosso.
Un primo, leggerissimo frammento di consapevolezza, come una crepa invisibile nel dolore che la opprimeva.
Il suo amore per il padre si accrebbe,
CONTINUA ????
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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