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tradimenti

All'improvviso l'amore 2


di iltiralatte
08.05.2025    |    453    |    2 9.3
"Pagina dopo pagina, Enea avvertiva il suo cambiamento anche se non era ancora in grado di dare nome a quella sensazione..."
CAPITOLO 2

Mentre il crepuscolo si posava sulla città, Clara osservava il lampadario di cristallo sopra di lei, l'immagine di una perfezione fredda e lontana.
—Perché non mi basta?
Si domandò, lasciando che la domanda si scontrasse con il silenzio della stanza.
Ogni cosa nella sua casa sembrava urlare successo ma dentro di lei risuonava il vuoto.
Gli anni trascorsi a costruire una vita ideale, la casa perfetta, il matrimonio perfetto, il lavoro rispettabile, adesso le sembravano un’impalcatura traballante, pronta a crollare.
Era tutto un’illusione, realizzò.
La sicurezza che aveva rincorso con tanta determinazione non l'aveva protetta dall'insicurezza che ora la divorava.
I muri della casa, il denaro, persino la stima degli altri: tutto sembrava fragile, effimero.
Clara si sentiva vulnerabile, come se il suo castello fosse fatto di carte, mentre lei continuava a giocare una partita di cui non conosceva più le regole.
Nella penombra della sera, Clara trovò una vecchia scatola di suoi ricordi.
Essa era polverosa, nascosta in un angolo dimenticato dell'armadio.
Aprirla fu come risvegliarsi da un torpore: fotografie, lettere, biglietti di concerti che un tempo avevano un significato.
Tra i fogli, trovò una foto di sé stessa in montagna, con il viso illuminato da un sorriso sincero.
"Quella ero io," pensò con nostalgia.
Era difficile riconoscersi: quando aveva smesso di essere quella Clara?
Quando aveva deciso che il successo e l'apparenza valevano più della sua vera felicità?
Le immagini raccontavano una storia che non coincideva con quella che ora viveva.
Amava la Clara giovane e libera, e odiava ciò che sentiva ora, come se la sua vita fosse diventata un copione scritto da qualcun altro.
La casa era immersa nel silenzio, rotto solo dal lieve ticchettio di un orologio.
Clara si muoveva lentamente tra le stanze, il rumore dei suoi passi era amplificato dal vuoto intorno a lei.
Non c'era nessuno, e per la prima volta il silenzio le sembrò un compagno invadente, capace di mettere a nudo tutto ciò che aveva evitato di affrontare.
—Sto scappando da me stessa,
Pensò ad alta voce, sorpresa dall'onestà della stessa.
Il silenzio non era più solo assenza di rumore; era uno specchio che rifletteva le crepe nella sua anima,
il dolore che non aveva voluto riconoscere.
Clara sentiva i suoi pensieri prendere forma con una chiarezza dolorosa, come se non potesse più ignorarli:
—Perché continuo a cercare ciò che non mi serve?
—Perché ho paura di sentirmi vuota?
—E, soprattutto, cosa mi rimarrebbe davvero, se tutto questo sparisse?"
Ora Clara si trova a un bivio, immersa in una lotta silenziosa tra ciò che aveva costruito e ciò che aveva sempre desiderato.
Era un momento intenso, carico di vulnerabilità e introspezione, ma anche di possibilità per un cambiamento.

Milly fissava il bicchiere davanti a sé, le dita che tracciavano cerchi invisibili sul bordo.
Non era pronta a parlare, ma il silenzio di Enea, la sua presenza calma e non invadente, le diedero un coraggio che non sapeva di avere:
—Ho lasciato casa mia
Gli comunicò infine con la voce ridotta ad un sussurro.
Enea non rispose subito, ma il suo sguardo si alzò verso di lei, attento, senza giudizi.
Milly prese un respiro profondo, come se stesse per immergersi in acque fonde:
—Mio marito... è omosessuale.
—L'ho scoperto dopo anni di matrimonio.
—Non mi ero mai accorta di nulla, ma ora io... io l'ho capito e glielo ho fatto confessare.
—Non posso più restare in quella casa: non per lui, non per me.
Le parole sembravano uscirle dalla bocca a fatica ma una volta iniziate non riusciva a fermarle:
—Ho passato anni a cercare di essere la moglie perfetta, ad ignorare i segnali, a convincermi che andava tutto bene.
—Ma non andava bene.
—Quando finalmente ho trovato il coraggio di affrontarlo, lui... lui non ha negato nulla.
—Mi ha solo guardata, come se aspettasse che fossi io a prendere una decisione.
Enea annuì lentamente, lasciandole lo spazio per continuare.
—Non so nemmeno più se lo odio o se lo compatisco ma so che non potevo più vivere così.
—Sono fuggita piangendo ed ora sono qui, senza sapere cosa fare."
Milly si fermò, il respiro spezzato, come se avesse appena scalato una montagna.
Enea rimase in silenzio per un momento, poi replicò:
—Hai fatto qualcosa di incredibilmente difficile.
—Hai scelto te stessa.
—Questo... questo richiede un coraggio che molti non hanno.
Le sue parole, semplici e sincere, colpirono Milly più di quanto si aspettasse.
Per la prima volta, sentì che qualcuno capiva davvero il peso della sua decisione.
In quel momento, il bar non era più solo un rifugio temporaneo, ma il luogo in cui aveva trovato una compagnia solidale che non pensava possibile.
Milly continuò a osservare Enea, cercando di decifrare la natura del conforto che lui le offriva.
La sua presenza era come una pausa nel vortice di confusione che avvertiva dentro di se.
Finalmente Enea prese la parola rompendo un po’ il filo dei suoi pensieri:
—Hai un posto per la notte?
Ella esitò poi parole pesanti come pietre:
—No.
—Non voglio tornare a casa, e per ora mi arrangerò.
Enea annuì, senza giudicarla:
—A volte fuggire è l'unico modo per ritrovare la via.
Le sue parole, semplici e dirette, trovarono un'eco nel cuore di Milly.
Non aggiunse altro, lasciando che il silenzio riempisse lo spazio tra loro.
Milly esitò un istante, il peso dei ricordi che affiorava in superficie:
—Potrei trasferirmi al porto.
Continuò con voce cauta:
—Li posseggo un rimorchiatore che era appartenuto a mio padre.
—Quell’uomo ha trascorso l‘intera vita al porto, lavorando con dedizione per sostenere la famiglia.
—Con quel vecchio mezzo ha costruito una vita, trascinando navi e contribuendo alle attività marittime della zona.
—Dopo la sua morte, il rimorchiatore è passato a me: un ricordo tangibile di quel legame familiare che aveva formato il mio passato.
—Per anni, il rimorchiatore è rimasto ormeggiato, inutilizzato.
—Non avevo avuto motivo di occuparmi di quel pezzo di storia, non fino a quando la mia vita non ha avuto una svolta drammatica.
—Ora quel vecchio rimorchiatore può offrirmi ciò di cui ho bisogno: un rifugio, un luogo lontano dal caos, dove il passato mi avrebbe dato protezione.
—Non è molto, ma è sufficiente.
—La cabina e la cuccetta sono ancora in buone condizioni, ed il rimorchiatore, sebbene malandato, è solido.
—Ho deciso di trasferirmi lì, trovando una sicurezza che mi permetterà di affrontare il futuro un passo alla volta.
—Enea annuì, comprendendo che il rimorchiatore non era solo un luogo, ma un legame con il passato di Milly.
—Il silenzio tra loro non era vuoto, ma pieno di intesa, di un rispetto che cresceva piano, come la risacca che lambiva la costa.
I bicchieri di liquore, intonsi, rimasero abbandonati sul bancone.
Non c’era bisogno di trovare soluzioni nell’alcol; le risposte arrivano sempre da altre vie, più limpide e genuine.
Milly ed Enea si alzarono, il peso della conversazione ancora presente nei loro gesti.
Enea si offrì di scortarla al porto.
Milly esitò un istante, ma poi accettò.
Essi salirono in macchina, avvolti nel silenzio della notte.
Le strade della città erano quasi deserte, il rumore del motore era un sottofondo discreto che li guidava verso la loro destinazione.
Arrivati al porto, Enea parcheggiò vicino al rimorchiatore.
Milly si fermò a osservare l’imponente sagoma illuminata dalle luci tremolanti della zona:
—Grazie!
Gli disse dandogli un rapido bacio sullaguancia prima di salire sulla nave e sparire nella cabina.
Enea rimase per qualche secondo, guardando il vecchio rimorchiatore e riflettendo su quello che aveva appena vissuto.
Poi ripartì, dirigendosi verso casa con la sensazione che qualcosa dentro di lui stesse iniziando a cambiare.
Guidando lungo le strade silenziose, Enea fu colto da una sensazione che non provava da anni.
Non era una semplice leggerezza; era qualcosa di più profondo, una sorta di ritorno a un tempo remoto, un'emozione che lo riportava a quando era bambino.
Quel bacio sulla guancia, il gesto amichevole e sincero di Milly, aveva risvegliato dentro di lui una gioia spontanea, autentica, che non aveva complicazioni.
Il mondo sembrava meno pesante, e la notte, con le sue luci tremolanti e la freschezza dell'aria, lo riportava a quei momenti in cui correva nei campi aperti o giocava senza un pensiero al domani.
Mentre il motore dell'auto ronzava dolcemente sotto di lui, si sorprese a sorridere, senza un motivo apparente, ma con una sensazione di pace e di stupore, proprio come quando da bambino scopriva qualcosa di nuovo e incredibile.
Per un istante, il futuro non lo spaventava più.
Non c’erano aspettative, non c’erano pesi.
Solo la possibilità, semplice e pura, di essere presente al momento.
Quando arrivò a casa e spense il motore, rimase seduto un attimo, godendosi quel frammento di felicità infantile che gli era tornato senza preavviso.
Quella sensazione gli ricordò che, a volte, le risposte più vere si trovano proprio nelle cose più semplici.
Enea aprì la porta di casa con una leggerezza che non provava da tempo.
Clara lo aspettava in soggiorno, il libro che stava leggendo ancora aperto sulle ginocchia.
Lo scrutò appena entrò, cogliendo immediatamente un cambiamento.
Non solo nel modo in cui si muoveva, ma anche nello sguardo: era presente una scintilla che non vedeva da mesi.
—Come è andata?
—Domandò, con un sorriso curioso.
Enea si tolse il cappotto e si lasciò cadere sul divano accanto a lei:
—È andata bene.
Rispose, e Clara alzò un sopracciglio, sorpresa dalla semplicità di quella risposta.
—Bene?
—Enea, tu non dici mai che le cose vanno bene.
—Cos'è successo?
Lui sorrise, un sorriso che aveva qualcosa di quasi infantile:
—Ho incontrato una donna.
—Si chiama Milly.
—È... strano da spiegare, ma parlare con lei mi ha fatto sentire come quando ero bambino.
—Sai, quella sensazione di... piacere nella compagnia di qualcuno.
—Compagnia senza complicazioni.
—È stato così semplice.
—E così... bello!
Clara rimase in silenzio per un momento, cercando di elaborare ciò che aveva appena sentito.
Come moglie e come psicologa che si era impegnata a spronarlo perché ritrovasse ritrovare sé stesso, era felice per lui.
Lo era davvero.
Però sotto quella soddisfazione professionale, una piccola eco iniziò a prendere forma.
Non era gelosia, ma una sottile consapevolezza che la colpì in modo inaspettato: “Perché non prova questo con me?”
—Sai,
Proseguì Enea, senza notare il turbamento che sfiorava il viso di Clara:
—Mi ha dato il suo numero.
—Mi ha detto di chiamarla se voglio.
—Pensi che dovrei?
Clara annuì, mantenendo un tono calmo:
—Se senti che parlare con lei ti aiuta, sì.
—È importante che tu faccia ciò che senti giusto per te."
Enea le sorrise, genuinamente grato.
Clara, però, rimase seduta lì, con il libro ancora sulle ginocchia, cercando di mettere a fuoco quella piccola fitta che avvertiva nel cuore.
Una parte di lei sapeva che stava facendo la cosa giusta ma l’altra, quella più intima, non poteva fare a meno di sentirsi un po’ esclusa.

Enea si sentiva come non gli capitava da anni.
Egli non riusciva a smettere di pensare a Milly.
Ella lo aveva affascinato con la sua autenticità e, soprattutto, con la passione vibrante che mostrava per le storie d'amore.
Non era solo il contenuto delle storie che raccontava, ma il modo in cui lo faceva: ogni sua parola sembrava intrisa di vita, di sentimenti puri che lui non era più abituato a provare.
Per Enea era una immersione in una calda atmosferica romantica,
Ogni dettaglio della decisione di chiamare Milly e del permesso che lei gli aveva concesso di raggiungerla lo aveva riempito di una strana eccitazione.
Era una sensazione semplice, pura, come quando da bambino gli veniva promessa una nuova avventura.
La sua mente era inondata da immagini di come sarebbe stato incontrarla di nuovo: un caleidoscopio di possibilità, ognuna più luminosa dell'altra.
Il rumore dei passi sul pontile sembrava amplificato, come se annunciasse qualcosa di importante.
L'odore salmastro del mare, il suono del vento che accarezzava l'acqua, tutto sembrava parlargli in un linguaggio dimenticato, quello della curiosità e dell'attesa.
Era come se quel momento, quell'incontro imminente, fosse una porta verso qualcosa di più grande
Enea raggiunse finalmente il rimorchiatore.
La passerella ondeggiava dolcemente mentre la attraversava, il cuore gli batteva all'impazzata neppure avesse sedici anni.
Si aspettava di trovare Milly da sola, magari già pronta a salutarlo.
Quando si affacciò sul ponte però il suo slancio si fermò bruscamente.
Milly era lì, in piedi su ponte, immersa in una conversazione con due persone che lui non conosceva.
Un uomo, un mulatto, alto e con uno sguardo acuto, gesticolava con entusiasmo, mentre la donna, una bianca coi lunghi capelli scuri, rideva sommessamente.
Enea esitò.
Si sentiva fuori posto, come se quella scena fosse troppo vivace, troppo... completa, senza di lui.
Milly si voltò come se avesse percepito la sua presenza.
Il suo sorriso, caldo e accogliente le illuminò il viso.
Ella alzò una mano e gli fece cenno di raggiungerla.
In quell’istante, l’esitazione di Enea svanì, sostituita da una timida speranza.
Anche se non sapeva ancora cosa dire o cosa aspettarsi, si fece avanti, lasciandosi guidare da quel sorriso che sembrava quasi un invito al cuore dell’avventura.
— Elia, ti presento i miei aiutanti: Samir ed Alina.

Dopo l'incontro con Milly, Enea si ritrovò travolto da un'ondata di ispirazione che sembrava inesauribile.
Tornò a casa con una mente febbricitante di idee, e quella stessa notte, con il suono della tastiera che riempiva la stanza, iniziò a scrivere pagine su pagine.
Le parole fluivano come se fossero sempre state lì, in attesa di essere liberate.
Era come se Milly avesse acceso un fuoco dentro di lui, un fuoco che lo riscaldava e lo spingeva a creare.
La mente era in fermento.
La scintilla accesa da quella donna e dalla sua autenticità si trasformò rapidamente in un fuoco che ardeva senza sosta.
Era come se Milly avesse aperto una porta verso una parte di lui rimasta chiusa per anni.
Seduto alla sua scrivania, con la luce soffusa della lampada che illuminava la stanza, le sue dita correvano sulla tastiera, e le parole sgorgavano in maniera quasi febbrile.
Pagina dopo pagina, Enea avvertiva il suo cambiamento anche se non era ancora in grado di dare nome a quella sensazione.
Clara osservava tutto questo dall’altra stanza in silenzio.
Il rumore della tastiera non si fermava mai; il modo in cui Enea sembrava immerso in un mondo tutto suo, e quella luce nuova nei suoi occhi. rappresentavano un cambiamento che non era possibile ignorare, e che le suscitava emozioni contrastanti.
Era felice per lui, ovviamente, ma ogni sorriso che non era rivolto a lei sembrava lasciare una piccola crepa nel suo cuore.
Non le ci volle molto per comprendere che dietro quel cambiamento c'era Milly.
Clara poteva leggere tra le righe di ogni gesto e ogni parola di Enea.
Lui non ne parlava apertamente, ma c'era qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che lo riportava a quell'incontro sul rimorchiatore.
La consapevolezza che Milly fosse diventata una presenza così importante nella mente di suo marito inizialmente la ferì.
Si domandava perché non fosse lei a risvegliare quella passione, quella voglia di creare, quel sorriso.
Ma la psicologa in lei non poteva ignorare una verità profonda: Milly non era una minaccia, ma una connessione che Enea aveva riscoperto per ritrovarsi.
Riflettendo a lungo, Clara iniziò a vedere la situazione sotto una luce diversa:
—Se Enea amasse Milly
pensò una sera mentre lo osservava scrivere:
—allora non sarà mai completamente solo.
Era una verità difficile da accettare, ma anche confortante.
Come moglie, sentiva il peso di quel cambiamento.
Come donna, non poteva evitare una certa malinconia.
Ma come psicologa, sapeva che Enea stava compiendo il primo passo per tornare a vivere, e lei non avrebbe fatto nulla per fermarlo.

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