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All'improvviso l'amore 3


di iltiralatte
10.05.2025    |    566    |    2 9.2
"Il suo sguardo era intenso, quasi tagliente, come se cercasse di penetrare oltre la superficie delle parole di Enea..."
CAPITOLO 3

Clara decise di affrontare la situazione con una franchezza che non lasciasse spazio a dubbi.
Una mattina, mentre Enea era immerso nel suo lavoro, lei entrò senza preavviso nello studio.
La porta si chiuse alle sue spalle con un suono deciso, e il silenzio che seguì sembrava quasi amplificare la sua presenza.
Enea alzò lo sguardo, sorpreso dalla sua intrusione.
Clara tacque per un momento, lasciando che il peso della sua presenza riempisse la stanza.
Incrociò le braccia e tamburellò le dita contro il gomito, un gesto che sembrava contenere l’urgenza delle parole che stava per pronunciare.
Quindi, con un tono calmo e fermo,domandò:
- —Siamo sempre stati onesti l’una con l’alta, vero?
Spostò il peso da una gamba all'altra, senza mai distogliere lo sguardo da Enea.
—Assolutamente si Clara.
—Ne dubiti?

—Allora dimmi che succede tra te e quella Milly.
—Tu sei cambiato, da quando la frequenti e molto!

—Cosa vuoi che succeda?
—Ti giuro che ti sono assolutamente fedele.
—I nostri rapporti fisici non si sono mai spinti oltre il classico bacetto di benvenuto sulle guance.
La voce di Clara rimase calma, ma le sue mani si strinsero brevemente ai fianchi, come a sottolineare la forza che sentiva nell'affrontare la verità
— —Eppure lei ti ha cambiato: non sei più l’Enea tremebondo di qualche tempo fa.
Guardò verso la finestra, come per prendere un momento di pausa, poi si voltò di nuovo verso di lui, una luce interrogativa nei suoi occhi.
—Questo è possibile Clara: dapprima ho visto in lei un pulcino sperduto da aiutare e questo mi ha dato una grande forza.
—Tu sei sempre perfetta e sicura di te stessa,
—Anche lei lo è ma, a differenza tua mostra pure una certa vulnerabilità che la spinge ad accettare un contatto fisico; una carezza o una pacca sul sedere date al momento giusto, sollevano il morale senza bisogno di procedere otre

—Capisco Enea.
—Tu vedi piccole differenza tra noi vero?
—Forse non sopporti il fatto che io sia germofobica?
—Conosco bene le mie mancanze.
Appoggiò un piede contro la parete, rilassando la postura ma mantenendo una tensione controllata nello sguardo.
—Ma che dici Clara?
—Non puoi avere un simile mostruoso sospetto.

—Questo lo vedremo: dammi il numero di telefono di Milly
Enea rimase immobile, colto alla sprovvista:
—Perché?
Cercando di decifrare il motivo celato dietro quella richiesta Enea vergò un numero cominciano poi a giocherellò nervosamente con una penna tra le mani..
Clara non rispose.
Si avvicinò con decisione, strappando il biglietto dalle sue mani con un gesto fermo ma controllato.
Quindi uscì dalla stanza.

Milly arrivò per prima all’appuntamento.
Il bar, in quel quartiere un po’ di periferia, era vuoto.: scelse un tavolino nei pressi del bancone pregando il cameriere di attendere per le ordinazioni.
Non sapeva chi fosse la donna che, dopo averle telefonato, le aveva fissato un appuntamento in quel tranquillo locale e che si era abilmente sottratta alle sue domande volte a conoscere il motivo di quella convocazione.
Passarono pochi minuti ed una donna, elegantemente vestita, fece il suo ingresso.
I suoi occhi scrutavano ogni angolo del locale, come se stesse valutandone la pulizia e la frequentazione.
Milly non potè sottrarsi alla comparazione tra il proprio abbigliamento casual e l’eleganza raffinata della sconosciuta.
La donna si avvicinò al tavolino di Milly, ma si fermò a un passo di distanza guardandola con un sorriso controllato:
—Lei è Milly, vero?
Milly annuì, alzandosi per stringerle la mano.
Clara esitò un istante come se stesse raccogliendo le forze per compiere un’impresa epica poi strinse quella mano.
—Piacere, Clara: le dispiacerebbe se ci spostassimo su quel tavolino laggiù?
—Mi sembra che esso sarebbe separato da tutti gli altri avventori.
Milly si guardò velocemente attorno: non si poteva certo dire che elle fossero immerse nella folla; quindi, con un atteggiamento accomodante e un sorriso appena accennato, acconsentì.
Si spostarono al tavolino indicato da Clara, che si sedette ed estrasse dalla borsa un flacone di gel ed un fazzolettino con cui pulì accuratamente dapprima il tavolino con precisione quasi maniacale e, subito dopo, le sue mani.
Milly osservava in silenzio, trattenendo una risata ma col sorriso sulle labbra.
Finalmente Clara prese la parola;
—Gradisce qualche cosa da bere?
—Dopo averla convocata qui offrirle una consumazione mi sembra sia il minimo dovuto.
La donna non sembrava animata da cattive intenzioni.
Milly annuì col capo prima di rispondere:
—Si, una bibita , Grazie.
Clara ordinò un caffè per se, specificando che lo voleva servito in un bicchierino di carta.
Quando giunsero le bevande, Clara prese il suo caffè con attenzione, evitando di toccare il bicchierino direttamente, mentre Milly sorseggiava la sua bibita con disinvoltura e una lieve curiosità nei confronti della sua ospite.
Era giunto il momento; Clara terminò le presentazioni:
—Sono la moglie di Enea.
Milly rabbrividì: all’istante perse ogni traccia di cordialità preparandosi a controbattere una moglie gelosa.
—Vuoi dirmi cosa pensi di mio marito?
Non c’era traccia di acredine in quella domanda e la cosa stupì Milly che stava preparandosi ad una battaglia che non voleva perdere,
Clara sorseggiò il suo caffè, fissando Milly con un'espressione indecifrabile.
Ogni parola sembrava scelta con estrema attenzione:
—Enea parla poco di sé,
Iniziò, posando il bicchierino di carta:
—Ma quando lo fa, lascia intuire che si immerge completamente in ciò che costruisce.
— Immagino che il tuo progetto lo abbia coinvolto parecchio.
Milly restò immobile per un istante,guardandola francamente negli occhi:
—È stato indispensabile.
Ammise lei alla fine in tono controllato:
—Ha un talento innato per semplificare tutto e pure Samir, che sta facendo il grosso del lavoro, si avvale dei suoi consigli.
Clara alzò un sopracciglio appena:
—Suppongo che abbiate passato molto tempo insieme.
Proseguì lanciando un'occhiata intensa.
—Abbastanza, si.
Ammise Milly, incrociando le braccia con un gesto quasi difensivo:
—Ma sempre e solo interessandoci del progetto.
—Nient'altro.
Clara non si lasciò convincere del tutto.
Prese tempo, osservando attentamente ogni minima reazione.
—Enea è così... generoso, diretto.
—Mi domando se lavorando a stretto contatto con te non si sia creato un legame più profondo.
Insinuò con una voce volutamente neutra.
Milly sembrò irrigidirsi per un momento.
La sua voce, quando rispose, era più bassa di almeno tre ottave.
—È una brava persona,
Rispose in tono quasi tagliente:
—Ma non credo sia il tipo che cerca... legami complicati.
—Anche se da tempo non rientro più in casa, io ho un marito.
Clara inclinò la testa di lato, come se aspettasse che Milly andasse oltre ed ella abbassò lo sguardo.
Il silenzio divenne un peso tra loro.
Milly cedette per prima; controvoglia, si lasciò sfuggire le parole:
—Sono appena uscita da un matrimonio difficile, odio tutti gli uomini.
—Ma a volte, stando con Enea, mi sembra di essere tornata ragazzina con una romantica visione del mondo.

—Enea ti ama.

Dichiarò Clara.
Non c'era rancore nella sua voce, solo una calma straordinaria, come se quelle parole avessero preso forma nel suo cuore molto prima di essere pronunciate.
Milly la guardò, stupita, incapace di rispondere subito.
Clara continuò, il tono deciso ma gentile.
—Non sono qui per accusarti o per giudicare.
—Io voglio che lui ottenga ciò di cui ha bisogno... e penso che tu possa offrirgli un approdo sicuro.
Milly ascoltvaa in silenzio, colpita dalla sincerità disarmante di Clara.
Non era una resa o un abbandono ma un atto di liberazione tanto per Enea quanto per Clara stessa.
In quelle parole era insito un dono, che Clara stava offrendo con maturità e con una profonda accettazione della realtà.
Clara si alzò quando sentì che il momento è giunto.
L'incontro segnava una chiusura per lei, un punto fermo.
Ora sapeva di poter allontanare Enea da casa senza sensi di colpa, pronta ad affrontare la solitudine che l'attendeva.
Con una calma nuova, Clara lasciò il caffè, il cuore pesante ma non distrutto.

Chiara aveva già preso la sua decisione settimane prima, in silenzio, senza clamore.
Quel richiamo che aveva iniziato come un sussurro, ora era un urlo che la chiamava ininterrottamente.
Ella sapeva che il suo posto non era più accanto a Enea, ma altrove, in un luogo dove la fede poteva colmare il vuoto che da troppo tempo si portava dentro.
Aveva pensato e compreso: anche la sua germofobia era solo una manifestazione del disagio che l’aveva accompagnata per tutta la vita: non aveva semplicemente compreso che quello fosse un richiamo.
Assurdo sposarsi e poi congiungersi solo sporadicamente col marito perché i germi avrebbero potuto insinuarsi dentro di lei.
Capii che a Lui dovevo affidarmi, la mia fede aveva compiuto un enorme balzo in avanti: ora conosceva il suo destino e la via che avrebbe dovuto percorrere.
Solo un punto le mancava: si era sposata ed aveva un marito che non poteva rinnegare solo per via della sua ritrovata spiritualità.
Dio vede e Dio provvede: avrebbe dovuto semplicemente affidarsi a lui
Era pronta per il prossimo capitolo della sua vita.

Enea si fermò un istante sulla soglia, lasciando che il suo sguardo incontrasse quello di Milly.
Una bellissima atmosfera di leggerezza e gioia si era stabilita tra loro: sembrava vibrare nell'aria, sottile ma palpabile.
—Ho terminato il libro!
Gridò Enea sollevando il brogliaccio come a giustificare la sua visita.
Milly non rispose subito.
Con un movimento lento e quasi studiato, fece un passo indietro per consentirgli di entrare.
—È un momento importante!
Affermò finalmente, la sua voce era morbida ma non priva di un accenno di mistero:
—Immagino che tu abbia qualcosa di speciale tra quelle pagine.
Enea avanzò, stringendo ancora l’accrocchio, incerto se la scelta di portarlo da lei fosse stata del tutto giusta:
—Pensavo che tu fossi la persona adatta per leggerlo.
—Ho bisogno di un parere sincero.
Milly chiuse la porta alle sue spalle, escludendo con ciò completamente il mondo esterno:
—Sincero?
—Non sempre la sincerità è facile da accettare.
La sua risposta, carica di sottintesi, sembrava nascondere qualcosa di più che non una semplice osservazione.
Enea annuì, stringendo il brogliaccio tra le mani:
—Sì, lo ho appena terminato.
Rispose, con un leggero tono di esitazione non scevro da un ostentato orgoglio..
Milly inclinò la testa di lato, osservando attentamente le sue mani e il modo in cui teneva quel brogliaccio, quasi fosse un oggetto prezioso:
—Deve essere importante, se hai deciso di condividerlo con me.
—È una storia che ti sta particolarmente a cuore?
Domandò con un tono curioso, ma carico di un sottile velo di comprensione.
Milly prese il brogliaccio con una mano, sfiorando le dita di Enea per un breve istante.
La sua espressione rimase indecifrabile mentre abbassava lo sguardo sulle pagine.
—Devo ammettere,
continuò con una voce quasi sussurrata:
—Che sono curiosa di vedere cos'hai scritto.
— C'è qualcosa di diverso in te ultimamente.
Posò il brogliaccio sul tavolo con un gesto delicato e lo guardò di nuovo negli occhi, cercando di leggere oltre le parole non dette:
—Questo libro... riflette qualcosa di te che ancora non conosco?
Enea abbassò lo sguardo per un momento, quasi come se cercasse di mettere ordine nei suoi pensieri:
—Pensavo fosse giusto portartelo,
Disse infine con la voce più bassa del solito:
—Non solo per il libro, ma... per salutarti.
Milly lo osservò attentamente, cercando di decifrare il significato nascosto dietro quelle parole:
—Salutarmi?
Ripeté, mantenendo un tono neutro:
—Non capisco. Che significa?
Enea alzò gli occhi verso di lei, affrontando la sua domanda con un'espressione seria:
—Il rimorchiatore è quasi pronto. Credo sia il momento di proseguire ora hai un tetto sicuro.
La stanza sembrò farsi più piccola, mentre il peso delle sue parole aleggiava tra loro.
Milly si avvicinò al tavolo, lasciando intercorrere una pausa prima di rispondere:
—Enea, non pensare di essere un peso per me.
—Non lo sei mai stato.
Il suo tono non tradiva alcuna emozione evidente, ma il modo in cui le sue mani si posavano sul brogliaccio tradiva qualcosa di più profondo.
Milly lo fissò, immobile, le mani strette attorno allo scartafaccio che aveva appena ricevuto. Il suo sguardo era intenso, quasi tagliente, come se cercasse di penetrare oltre la superficie delle parole di Enea.
—Un peso?
Ripeté, con un tono incredulo:
—Veramente pensi che sia così che ti vedo?
—Come un problema che devo risolvere?"
La sua voce si abbassò, ma non perse forza, diventando un sussurro carico di emozione.:
—Enea, se fossi un peso, ti avrei già ordinato di andartene.
—Ma se sei qui, davanti a me, con il tuo libro sai bene che questo significa qualcosa.
Enea si ritrasse leggermente, preso in contropiede dalla sua fermezza:
—Non intendevo, perdonami ... io solo ...
Milly fece un passo verso di lui, interrompendo le sue parole:
—Tu sei qui perché vuoi esserci, e perché io ti ci voglio qui.
—Questo è tutto ciò che conta.
L'atmosfera nella stanza sembrò farsi più pesante, mentre il dialogo tra loro si avvicinava a un punto di svolta.
Milly non distolse lo sguardo, lasciando che fosse Enea a decidere cosa dire o fare.
Milly fece un passo verso di lui, il fascio di fogli ancora stretto tra le mani.
La sua voce si abbassò, ma il tono rimase fermo:
—Non avrei mai potuto fare tutto questo senza di te, Enea.
— Sei stato più di un aiuto... sei stato una presenza costante e gradita.
Enea la osservò, incerto su come rispondere:
—Non voglio complicarti la vita.
La sua voce era ridotta ad un filo.
Milly scosse la testa, il suo sguardo si fece più intenso_
—Complicarmi la vita?
—Enea, la vita è complicata.
—Ma tu... tu l'hai resa più sopportabile.
—Più vera.
La tensione tra loro sembrava crescere, come se ogni parola li avvicinasse a un punto di non ritorno.
Milly abbandonò la scrittura sul tavolo
Le sue mani ora erano libere, ma il suo sguardo non si staccava da quello di Enea.
Enea annuì lentamente, quasi distratto, osservando Milly mentre prendeva la teiera.
I suoi movimenti erano misurati, quasi troppo lenti, come se volesse prolungare quel momento indefinito tra loro.
Milly si concentrò sulla preparazione, ma ogni tanto gettava occhiate fugaci verso di lui, come se cercasse di capire cosa stesse pensando
Versò l'acqua nella tazza e sistemò il tè con cura, senza rompere il silenzio.
—Vuoi lo zucchero?
Domandò infine con la voce morbida ma carica di un velo di tensione e di un celato sottointeso.
—No, grazie.
Rispose Enea che non aveva compreso la vera domada.
Il tono più basso del solito:
—Va bene così.
Milly gli porse la tazza con un gesto delicato, aspettando che lui accettasse:
—Perché non ti siedi?
—Sembra che tu abbia qualcosa in mente,
Constatò lasciando che una sfumatura di curiosità si insinuasse nelle sue parole.
Enea la osservò in silenzio, cercando di decifrare quella calma apparente.
Ogni gesto di Milly sembrava carico di significati nascosti, quasi un linguaggio che lui faticava a comprendere.
—Ti ci è voluto molto per scriverlo?
Domandò Milly, rompendo finalmente il silenzio mentre posava la teiera sul tavolo.
—Abbastanza, si,
Rispose Enea, stringendo la tazza tra le mani come se cercasse conforto nel calore da essa emanato.
—È stato... diverso questa volta.
—Più complicato.
—Forse perché ci ho messo molto di me.
Milly si sedette di fronte a lui, le mani appoggiate sul bordo del tavolo, il suo sguardo puntato direttamente su di lui:
—Allora immagino che ci siano cose che non mi hai mai detto, ma che invece hai messo qui dentro.
Enea la fissò, sorpreso dalla sua intuizione, ma rimase in silenzio.
Le parole gli sfuggivano, come se quel momento fosse troppo intenso per essere spiegato con semplicità.
Milly abbassò per un istante lo sguardo, come se stesse cercando il coraggio per una risposta.
Poi lo rialzò, fissando Enea con un'intensità che lui non si aspettava.
—Forse è vero.
Ammise col tono della sua voce appena percettibile:
—Ci sono cose che non è facile dire... e che temo tu possa non voler sentire."
Enea rimase immobile, sorpreso dalla franchezza di quelle parole:
—Prova a dirmelo,
Suggerì cercando di mantenere un tono calmo, nonostante il cuore gli battesse più forte nel petto.
Milly sorrise appena, ma era un sorriso amaro, carico di emozioni trattenute.:
—Enea... certe verità non cambiano ciò che siamo, ma cambiano tutto ciò che pensiamo di sapere.
L'aria sembrava caricarsi di una tensione palpabile, mentre il loro sguardo rimaneva intrecciato.
Enea rimase in silenzio, colpito da quelle parole.
Il suo sguardo seguiva ogni movimento di Milly, cercando di comprendere ciò che stava realmente accadendo.
La stanza sembrava improvvisamente più piccola, mentre l'atmosfera tra loro si faceva intensa.
Milly si avvicinò lentamente, ogni gesto calcolato, ma non forzato.
La sua presenza emanava un senso di sicurezza e vulnerabilità allo stesso tempo.
Con un gesto apparentemente involontario seguente al lieve ondeggiamento dell’imbarcazione, rovesciò la tazza di te sul tavolino.
—Vuoi lo zucchero?
Ripeté.
Era come se stesse prendendo un passo verso qualcosa di inevitabile, ma che aveva scelto di affrontare con consapevolezza.
Enea deglutì intimidito ma pronto a risorgere; ora aveva compreso:
—Milly...
Cominciò, ma le parole gli morirono in gola, incapaci di dare voce alla tempesta di emozioni che sentiva crescere dentro di se.
Si gettò sulla donna dissetandosi alla sua bocca e lei rispose identicamente.
Divennero amanti.

CONTINUA ????

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