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Il parcheggio 4


di iltiralatte
03.11.2023    |    2.240    |    4 7.4
"” Enr “Mi faresti il favore di consegnarle un mio messaggio?” Chi “Se devo aspettare un momento che tu lo scriva: volentieri” Enr “No non è necessario..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale.

Enrico
Gilda è tornata.
Anche questa volta tutto sembra regolare ma sono fortemente inquieto.
Scendo in garage ed osservo la vettura di Gilda come se fosse una bella donna:
Enr “Parlami, dimmi i tuoi segreti, Tu sai tutto, sei testimone di tutto. Potessi parlare chissà cosa mi diresti!”
Incredibilmente la macchina mi risponde. Non a parole, certamente, ma noto un frammento di carta rimasto impigliato nella chiusura superiore di un finestrino.
Abbasso lo stesso ed una striscia di carta volteggia ai miei piedi.
Sorrido ripensando alla mia gioventù. Già allora ero uno degli allora pochi giovani in possesso di una macchina e naturalmente la sfruttavo anche per la camporella.
Avevo sempre qualche giornale vecchio sul sedile posteriore con cui oscuravo i finestrini … esattamente come quei giornali abbandonati in terra dietro al sedile del conducente.
Oramai ne so abbastanza. So che Gilda mi tradisce e come. Il con chi non mi interessava proprio. A questo punto commetto l’ERRORE, Invito mia madre, vedova, a trasferirsi a casa mia. So che Gilda avrebbe visto malvolentieri la suocera installarsi nella camera degli ospiti; lei proprio non ci va daccordo. Un semplice dispetto: so che sarebbe durato poco,
Oggi attendo, già in vettura, che mia moglie
Vada al supermercato.
La vedo imboccare la rampa. Io posteggio all’ingresso ed uso l’ascensore per raggiungere il tetto.
La vedo in lontananza baciare qualcuno poi i due prendono alcuni fogli di giornale ed oscurano i finestrini prima di rinchiudersi nella parte posteriore dell’abitacolo.
Ora posso avvicinarmi.
Dall’esterno si odono solo lievi mugolii ed un ondeggiamento della vettura, capisco che le sospensioni dovrebbero essere regolate,
Ora scatta la mia vedetta: ho portato con me una fotografia del nostro matrimonio.
La lacero a metà in modo di eliminare la parte inferiore.
Fisso la parte rimanente sotto il tergicristallo e torno alla mia macchina.

Gilda
Sto facendo l’amore con Loris ma nulla ci impedisce di parlare
Gil “Loris sono stanca di questa clandestinità, di tutti questi segreti, di doverci sempre nascondere come se fossimo due malfattori.”
Lor “Cosa vorresti fare?”
Gil “Ci ho pensato a lungo. Posso chiedere il divorzio e trasferirmi da te. Saremmo sempre amanti ma lo saremmo alla luce del sole.”
Lor “Stai proponendo una specie di matrimonio: non ufficiale , non celebrato ma fisso. Mi sembra di averti già detto che io sono allergico ad esso.”
Gil “E allora cosa vuoi fare? Tu vuoi continuare in clandestinità , io voglio farlo alla luce del sole.”
Lor “C’è una sola soluzione Gilda. Lasciarci. Tu torni tranquilla da tuo marito, dai tuoi figli e dal tuo cane, io dalle mie amanti. Non ti sarai illusa di essere l’unica, vero?”
A quelle parole la mia parte bassa ha una contrazione dolorosa.
Quello è un addio, me ne rendo conto.
Ho tradito Enrico senza ricavare nulla di buono. Lo comprendo e mi vergogno di me stessa,
Mi rivesto e congedo Loris senza neppure dargli il bacio dell’addio,
Per fortuna Enrico non sa nulla delle mie azioni, dovrò passare il resto della vita a farmi perdonare da lui una colpa che ignorerà per sempre.
Getto i giornali e mi siedo al posto di guida.
Un bellissimo ragazzo mi guarda dritto negli occhi dal tergicristallo. Al suo fianco una ragazza velata di bianco con la testa appoggiata alla sua spalla come in cerca di appoggio e protezione.
Recupero velocemente la fotografia e noto che è stata strappata.
L’ultima illusione svanisce.
Mentre osservo la foto del mio matrimonio comprendo di essere rimasta sola.
Enrico ha scoperto la tresca e me lo ha comunicato a suo modo.
È inutile che io torni a casa. La mia lussuria ha finito per distruggere le vere cose preziose della mia esistenza; Enrico e me stessa.
Mi dirigo da una amica sperando possa ospitarmi: manderò poi qualcuno a ritirare le mie cose,

Enrico
Enr “Si mamma! Corro ad accontentarti. Si mamma sto usando le pattine ai piedi! Si mamma …”.
Prego Dio perché Gilda ritorni: dopotutto io non la ho mai cacciata da casa. Una possibilità ci sarebbe: so che l’amante la ha lasciata …
Mar “Signore sono venuta a licenziarmi. Non posso più lavorare al suo servizio.”
Enr “Perché mai Marietta? Da anni sei al nostro servizio, oramai fai parte della famiglia pure tu.”
Mar “Ed io mi sono sempre sentita in famiglia. La signora Gilda mi dava fiducia e credo di non averla mai demeritata.”
Enr “Certo che no. Io conservo la massima fiducia in te e nelle sue decisioni,”
Mar “La nuova signora (mia madre) mi obbliga a lavare ed incerare i pavimenti quando lo dice lei, pulire i vetri quando non ce n’è bisogno, lucidare l’argenteria che non usiamo: insomma lei ha ritenuto sin’ora di aver vissuto in una casa sporca?”
Mar “Poi c’è la faccenda del lavare e stirare e tutte le incombenze che spettano alla donna di casa. Le ho sempre svolte di mia iniziativa senza lamentarmi: perché lei deve metterci il becco? Non parliamo poi della cucina: QUELLA È PROPRIO MIA. Non posso sopportare di esserne sfrattata.”
Enr “Hai ragione Marietta, porta un po’ di pazienza.”
Mar “Ma si rende conto che il prossimo ordine sarà quello di sostituire la signora nel suo letto? No non posso accettare una cosa simile. Io me ne torno al paesello!”
Enr “No Marietta, te lo chiedo come favore personale dammi qualche giorno per risolvere la situazione.”
Lei mi guarda in grugnita ma non mostra più di volersi allontanare.
Rimpiango di non aver accettato con dignità le corna. Adesso Gilda avrebbe potuto essere accanto a me. Sarebbe magari andata a farsi qualche ciulatina estemporanea fuori casa ma sarebbe stata qui, unica donna padrona della casa invece di mia madre.
“Bauu, ihhh, bau, ihhh” Sento una testa strusciarsi sulla mia gamba. Ringhio lavato e profumato , con una sorta di sacchetti come scarpe legati alle zampe è venuto a lamentarsi pure lui.
Amo mia madre ma questo è il momento di rimandarla a casa, cosa che, con molto tatto, faccio senza indugi.
Incrocio mia figlia che sta uscendo: lei è la mia spia segreta nei riguardi di mia moglie.
Enr “Chiara dove stai andando?”
Chi “A trovare la mamma papà.”
Enr “Come la trovi? Dispiaciuta?”
Chi “Il più delle volta piange papà. Sa quello che ha perso. A me sarebbe piaciuto che la nostra famiglia fosse eterna, ma non posso condannarti se tu non la vuoi più.”
Enr “Mi faresti il favore di consegnarle un mio messaggio?”
Chi “Se devo aspettare un momento che tu lo scriva: volentieri”
Enr “No non è necessario scrivere nulla.”
Prendo una busta e ci metto dentro la parte inferiore della fotografia consegnandogliela.
I giochi sono fatti. Come ha compreso il significato di quella mezza fotografia lasciata sotto un tergicristalli, ora Gilda può arrivare a comprendere il significato di questa.
Sono disposto a perdonarla e a rispettare quel giuramento di tanti anni fa: “Ti amerò finché morte non ci separi: basta che torni a casa.

Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà
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