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Il temporale


di iltiralatte
30.07.2023    |    2.295    |    0 7.1
"(mi disse) Al prossimo temporale tornerò qui con te e ripeteremo questa esperienza..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale. (Liberamente ispirato alla canzone “El tempural” musica di Brassen tradotta e cantata da Nanni Svampa)

Mi piace il brutto tempo. Altri preferiscono Luglio col suo calore io no, non mi importa della spiaggia o di andarmi a divertire come tanti sotto il sole.
Guardando quelle giornate assolate ho addirittura un malessere fisico.
Solo la pioggia mi da un po’ di serenità e di allegria.
Tutto perché il mio più grande amore,casualmente. Mi è letteralmente cascato tra le braccia in un giorno di fortissima pioggia.
Io abito in una vecchia casa di ringhiera milanese. Una di quelle case, cioè, in cui gli appartamenti affacciano tutte le loro stanze su un ballatoio comune.
Una volta, in queste case, avevamo addirittura il gabinetto in comune. Ho fatto in tempo ad usarlo lungamente quel cesso!
Mi ricordo bene! In fondo al ballatoio uno sgabuzzino di cemento con una porticina di legno. Cigolante e un poì sconnessa!
Al suo interno, unico arredamento, una turca sovrastata, sentite che comodità, da un rubinetto collegato direttamente all’acquedotto utile per la pulizia.
Spesso li si defecava accompagnati dall’odore delle feci altrui ma, dopo i primi 2 o 3 anni, non ci si faceva neppure più caso.
Ora ci siamo civilizzati, ognuno ha in casa il suo cesso, ma quello sgabuzzino, ora deserto, aveva una sua propria poesia.
… ma sto divagando preso nella giostra delle memorie, ma anche quello che sto per dirvi è un ricordo: un ricordo meraviglioso.
Era il mese di novembre. Una sera di quelle in cui la natura sembra volersi scatenare contro l’umanità.
Fulmini, lampi, saette ed un tuono lungo, ininterrotto, continuo.
Sentii suonare alla porta.
“Chi può essere?” pensai “Con questo tempaccio”
Corsi ad aprire e vidi la mia vicina colla camicia da notte infradiciata dalla pioggia battente.
Senza parlare allungai una mano verso di lei e la trascinai all’interno della mia abitazione.
Mi guardò con gratitudine.
-Grazie (mi disse), sono a casa da sola. Mio marito è dovuto uscire per lavoro, mi ospiti che ho paura a restare sola soletta in casa,
-Tranquilla signora (le risposi). Qui è al sicuro. Attenda un istante che le prendo un paio di asciugamani.
Mi guardò con maggiore riconoscenza. Mi assentai un solo attimo e le porsi un paio di salviette ed un grosso telo da spiaggia indicandole il gabinetto.
-Mi perdono ma solo questo posso offrirle, io non ho donne!
Feci mente locale: per fortuna tutto era in ordine.
Lei prese con un sorriso quanto le porgevo e si ritirò nel mio disimpegno.
Riapparse dopo una decina di minuti, asciugata alla belle meglio, avvolta nel telo e con in mano la camicia da notte che appoggiammo in qualche modo ad una sedia per meglio consentire a quella stoffa leggera di asciugarsi. Ripensandoci, col temporale era arrivato anche il freddo. La stufa accesa sarebbe stata un conforto per tutti.
Guardai il gas su cui avevo messo, da tempo, l’acqua a bollire e proprio ora, notai la grande quantità di vapore che stava fuoriuscendo.
Corsi a preparare il the e gliene offrii una tazza bollente.
Solo ora potei sedermi anch’io.
Lei mi sorrise: -Grazie, mi sembra di rinascere.
Fuori la pioggia battente creava una specie di melodia di accompagnamento alle sue parole.
-Sa? (continuò) Mio marito ha dovuto uscire perché lui vende proprio quei cosi li! … come si chiamano? Ce l’ho sulla punta della lingua. Ecco, parafulmini!
-Ogni volta che il Signore fa piovere e tuonare mi abbandona sola in casa perché lui deve andare a fare il suo giro per la ditta,
Io la ascoltavo con attenzione e, finito il the, mi avvicinai a lei per abbracciarla:
-Posso solo benedire Franklin per avere inventato il parafulmine
E la stinsi a me
Lei rispose all’abbraccio ed il telo si slacciò cadendo al suolo.
Lei rimase completamente nuda davanti a me,ma non accennò neppure a raccogliere il telo, anzi!
Cominciò a spogliarmi.
La mia casa non è certo una reggia, tutt’altro,
La distanza tra il tavolo ed il letto era minima e, quasi senza accorgersene proprio su quello ci trovammo, avvinghiati come due edere ed impegnati nell’eterna danza dell’amore.
Fu una cosa bellissima e dolcissima.
Purtroppo però siamo uomini ed è destino dell’umanità che tutte le cose debbano finire.
Ci siamo amati a lungo e senza protezioni ma alla fine lei si accorse che il temporale era terminato, Tuoni non se ne divano più e dalla persiane non filtrava più neppure la luce di un solo lampo.
Veloce si sciolse da me:
-Ora potrebbe rientrare mio marito! Debbo fare in fretta.
“Tu che pianti ovunque parafulmini” intanto pensavo ”Potresti piantarne qualcuno anche qui, sul tuo tetto di pastafrolla” e ridacchiavo tra me.
Reindossata la sua camicia da notte ancora umida mi diede un ultimo lunghissimo bacio:
-Per oggi è finita, ma non finisce qui. (mi disse) Al prossimo temporale tornerò qui con te e ripeteremo questa esperienza. Mi è piaciuta e tu sei stato davvero molto bravo.
Dopoché è tornata a casa sua.

Ignoro cosa mi sia successo ma da quel momento concluso con estrema soddisfazione, ho perso la tranquillità.
Passo le giornate a scrutare il cielo sperando di vedere una nuvola che si scontri con un’altra.
Scendo al bar sottocasa ad ascoltare le previsioni del tempo alla televisione.
Niente, solo mi è consentito di rimpiangere i tempi del colonnello Bernacca che, a fronte di infinite previsioni di Sole contraffatte da piogge diluviali un giorno allegramente affermò:
-Prima o poi vedrete che una previsione dovrò indovinarla!
Io mi affanno, però non la ho più neppure vista in zona.
Parlando col pizzicagnolo, dopo aver un po’ faticato a fargli capire chi intendevo, mi ha detto:
-Ho capito chi intendi, la signora ****. Non è più qui. Una notte c’è stato un temporale fortissimo ed il marito è riuscito a vendere tanti di quei pezzetti di ferro da diventare milionario, così ha preso sua moglie e si è trasferito con lei in un posto che non so come si chiami!, comunque li non piove mai.
La terra mi franò sotto i piedi.
Mestamente tornai a casa mia guardando quell0abitazione ora chiusa ed annadonata,
Solo una speranza mi resta: che lei si ricordi di me e sica al marito:
-Sai ****? Mentre tu stavi accumulando i tuoi soldi per me c’è stato un vero COLPO DI FULMINE.
-Ma siate sinceri, voi, al suo posto, lo fareste?


Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi

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