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Lui & Lei

Sogno di una notte di mezz ...


di iltiralatte
11.10.2023    |    1.376    |    4 6.9
"“Ti amo” le sussurrai in un orecchio “Io di più” mi rispose, poi nuovamente cercò la mia bocca..."
“Ricordati che sei vedovo!” Mi disse una vocina,
Probabilmente stavo impazzendo. All’incerta luce dei fosfori della sveglia guardai la ragazza stesa accanto a me.
Non mi sembrava avesse una gran voglia di parlare.
Aveva 22 anni, come me, un corpo da favola ed un viso d’angelo e, sopratutto era nuda.
Completamente nuda: come me, del resto.
La avevo sposata proprio quella mattina e questa era la nostra prima notte di nozze.
Allungai dolcemente una mano ad accarezzarle il seno.
Lei reagì avvicinandosi a me e facendo aderire il suo corpo al mio.
Non avevo nessuna voglia di dormire: istintivamente strinsi il suo corpo al mio baciandola.
Non era certo la prima volta che lo facevo.
Le nostre lingue guizzarono in una lotta gioiosa che in quell’istante rappresentava tutto il nostro mondo.
Le preoccupazioni erano svanite, erano spariti gli amici ed i nemici, persino il rumore del traffico che, incurante di noi, continuava il suo frastuono nella sottostante strada, era svanito.
Vivevamo in una ovattata nuvola tutta nostra in cui i nostri baci rappresentavano l’unico appiglio con la realtà.
In quel nostro mondo, mentre la baciavo, cominciai ad accarezzarle dolcemente la schiena.
Lei reagì stringendosi ancora di più a me mentre, pur senza cessare il bacio, mugolava di piacere.
“Ti amo” le sussurrai in un orecchio
“Io di più” mi rispose, poi nuovamente cercò la mia bocca.
Rimpiangevo di avere due sole mani ed invidiavo i polipi. Chissà quanto le polipe amano un abbraccio di 8 braccia?
Mi staccai da quella bocca divina e, cominciai a riempire tutta di baci la donna. Dapprima brevemente le mani, poi, mentre lei mi accarezzava la testa, scesi a baciarle il collo.
Poi giù sulla parte alta del petto.
Seguirono i suoi seni, coppe di vita, che risposero ai miei baci inturgidendo i capezzoli.
Non mi soffermai in quel luogo di delizie.
Sapevo quello che rischiavo. Quello era un classico giardino del loto, dove la mente si perdeva scordando tutto il resto.
Isola di Eea dove, quando non avessi saputo togliermi, una novella Circe avrebbe annullato la mia umanità trasformandomi in uno schiavo fedele.
Improvvisamente ricordai: io già ero schiavo di quella donna, avrei senza esitazioni dato la vita per lei.
Ma oramai ero libero quindi continuai a baciarla verso il basso:prima lo sterno poi la pancia: generosa.
Qui lei premette fortemente il mio capo contro la sua figura: sembrava volesse che io, in qualche modo, entrassi dentro di lei ingravidandola coll’intero mio essere.
“Ti amo” ripetei nuovamente, “Appartengo completamente a te. Ogni singola cellula del mio corpo è tua.”
“Non vale!” rispose lei, “Mi hai anticipata! Io volevo dirti la stessa cosa. “ e, chinatasi, nuovamente cercò la mia bocca riempiendola della sua.
Dopo qualche minuto ricominciai a baciarla dappertutto cominciando questa volta dai piedi.
Lei ne approfittò per prendere in bocca il mio pene.
Il mio soldatino subito si rizzò sull’attenti e lei cominciò a massaggiarlo delicatamente con la lingua muovendosi contemporaneamente a stantuffo con la testa.
Io lo sapevo: non stavamo facendo sesso orale. Quest’azione era propedeutica a quanto sarebbe successo tra poco.
Io potrei anche toccare la sua vagina per giudicare se è sufficientemente bagnata, ma le ci convive, Lei è un organismo costruito attorno a quell’organo e nessuno lo può conoscere meglio di lei
Arrivai alle cosce. Lei abbandonò il mio pene e si distese supina divaricando al massimo le gambe.
Baciai con ardore quegli interni e poi l’ex frutto proibito.
Non potevo fare altro.
Avvertii le sue mani che mi invitavano a risalire e mi trascinarono fino a quando mi ritrovai nuovamente in pari con la sua bocca.
Ancora una volta la baciai e lei mi rispose appassionata,
Le mani avevano abbandonato le mie braccia.
Ne avvertivo una dietro la schiena mentre l’altra prendeva il mio fallo e lo introduceva nella sua fessura.
Questa era la prima volta che facevamo l’amore.
Sono un salame, non mi sapevo controllare. Dopo pochi minuti avevo già riempito quella vagina col mio seme.
Lei non aveva avuto proprio il tempo per più di un assaggio del piacere che quanto stavamo facendo può dare.
“Non importa” Mi disse “Andrà meglio la prossima volta.”
“La prossima volta?” Ribattei “Non se ne parla proprio. Questa è la prossima volta.”
Mi avventai nuovamente sulla sua bocca e la baciai con passione.
La mia spada era rimasta nel suo fodero e nuovamente si irrigidì.
Ricominciai a muovermi mentre lei mi assecondava. La sentii distintamente muoversi sotto di me.
Mi fermai un istante: mi stesi completamente su di lei e ruotai su me stesso.
Ora io ero supino. Lei si alzò su di me e cominciò a sua volta il movimento a stantuffo.
Io me lo godei, approfittando delle mani rimaste libere per accarezzare quei bei seni che mi sovrastavano, per impastarli, per prenderle i capezzoli e strizzarli.
Non resistetti più: la feci fermare e cominciai a succhiarli: prima l’uno poi l’altro.
Lei non aveva bambini da nutrire ma, con evidente piacere, mi lasciò fare accarezzandomi la nuca e, ogni tanto, spingendo la mia bocca contro la sua mammella che sembrava voler entrare di prepotenza dentro di me.
Poi mi staccai e la ginnastica ricominciò.
Avvertii nuovamente uno stimolo dentro di me, ma questa volta era pronta anche lei.
Per la prima volta ci demmo e prendemmo piacere contemporaneamente.
Esausti ci stendemmo entrambi sul letto e passammo una buona oretta a baciarci, ad accarezzarci, ad esplorarci.
Ora gli occhi si chiudevano: restavano poche ore all’alba.
“Ti amo” Le dissi, “E così sarà fino alla nostra morte.”
“Io di più.” Mi rispose “Io ti amerò oltre la morte”.
Poi la sentii accoccolarsi contro di me ed addormentarsi serenamente.

Da uno spiraglio della tapparella filtra un raggio di sole.
La luce, forte ed improvvisa mi colpisce sugli occhi. Li offende e mi sveglia del tutto.
Allungo la mano verso la mia compagna che si era serenamente addormentata di fianco a me.
Il letto è vuoto e tutti i dolori dei miei 80 anni mi colpiscono all’improvviso.
Dolori fisici e spirituali e tra questi il peggiore è quello della morte di mia moglie, che mi ha lasciato oramai da una decina di anni.
Come tutte le mattine mi faccio forza. Devo recarmi al camposanto per portare un fiore sulla tomba di colei che è stata la mia compagna della vita.
Zoppico.
Ogni passo è una tortura,, ma non mi arrendo: lei mi sta aspettando e non voglio deluderla.
Ella ora vive solamente nei miei ricordi e nel mio cuore.
Quello di questa notte è stato un sogno. Un sogno ricorrente di mezza … Estate? … Autunno? … Inverno?
No questa è la mia quotidianità-
Ora attendo con ansia il momento in cui la mia sposa tornerà a farmi visita. È questo che mi dà la forza di continuare a vivere. Alla lugubre tristezza delle mie giornate le notti si contrappongono ed io le passo felice con lei.
Sono giunto alla tomba.
Depongo la rosa. Rossa naturalmente-
“Ti amo.“ Dico.
“Ed io oltre la morte!” Mi sento rispondere da quella voce soave.

Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà-

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