tradimenti
Scatti Riservati Cap.14 - Passo falso

11.07.2025 |
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"Indossa una vestaglia di seta blu notte, corta, leggera, che le scivola sulle curve senza nasconderle..."
Escono insieme dalla cabina di Maria Fuentes, ancora con l’adrenalina in circolo. Sul volto una tensione nuova, ora sanno di avere un’alleanza potente, ma anche tanti occhi addosso. Si scambiano uno sguardo breve, affilato come una lama, poi Maddie si sistema il pareo mentre Marco regola la tracolla della reflex. Una figura appare all’improvviso nel corridoio.
È Andrei Zorban.
Lo sguardo è gelido, velato da qualcosa tra sospetto e minaccia. Immobile, con le mani intrecciate dietro la schiena, attende che siano loro ad avvicinarsi.
«Ma guarda, sempre a sgattaiolare in giro voi due…» dice con calma, senza alzare la voce.
«Hai fatto visita alla signorina Maria Fuentes, Markus?»
Maddie balbetta qualcosa, nel tentativo di prendere tempo. «Solo un servizio fotografico.»
Marco interviene per primo, mantenendo un tono neutro ma fermo: «Sì, esatto. Lei ci ha commissionato un lavoro, nudo artistico. Solo lavoro.»
Zorban li fissa, un istante glaciale che sembra durare un’eternità. Poi annuisce lentamente.
«Spero non ci siano malintesi. Qui… ogni gesto può significare molte cose.»
Poi si volta, senza aggiungere altro, e scompare nella penombra del corridoio. Lascia dietro di sé un silenzio denso come piombo.
Maddie e Marco si guardano: sanno che da adesso in poi sono sul filo. Il respiro si fa più veloce, ma tengono la faccia impassibile mentre rientrano in cabina. Non parlano. Non serve.
La cena si svolge nel grande salone illuminato da luci calde e soffuse. Maddie e Marco sono seduti a un tavolo rotondo, da soli, ma sentono gli occhi su di loro. I due ragazzi francesi sono ancora lì: discreti ma presenti, come ombre vigili.
Poi, tra il brusìo dei camerieri, ecco muoversi Martini con Ivan, il bel siciliano. Si avvicinano al loro tavolo: Martini con aria magnanima, Ivan con un sorriso che sa di sfida e complicità. Una posa da attore consumato.
«Posso?» chiede Martini, anche se è già pronto a sedersi.
«Certo» risponde Maddie, con un sorriso tirato.
Martini si accomoda accanto a Marco. Ivan, ovviamente, si prende il posto accanto a Maddie. Subito si gira verso di lei, inclinando leggermente il corpo.
«Sei magnifica stasera. Davvero. Quel vestito blu... ti fa sembrare una dea marina.»
Maddie sorride, abituata a schermarsi.
«Grazie Ivan. Ma credo che il merito sia più del tramonto che mio.»
Ivan ride, basso e profondo. «No, no... Il tramonto oggi ha perso.»
Marco deglutisce e si versa un sorso d'acqua.
Martini li osserva tutti, con quel sorriso ambiguo che sembra una maschera. Marco stringe il coltello nel pugno, il mento appoggiato sulla mano. Il suo nervosismo cresce a ogni secondo, ma si tiene composto.
«Avete conosciuto Maria, mi pare…» dice Martini con nonchalance.
«Ci ha chiesto un servizio artistico» risponde Marco, senza batter ciglio.
«Artisti e belle donne. Bella combinazione» commenta Ivan, poggiando il gomito sul tavolo e chinandosi verso Maddie. «Io potrei fare il modello, se ti serve, MadSex.»
Maddie sorride per educazione. Marco si limita ad annuire. Un altro sorso d’acqua. Un altro secondo d’inquietudine.
Martini osserva la mise elegante di Maddie e annuisce, compiaciuto.
«Sempre impeccabile, MadSex. Sai che sembri più padrona qui che nei tuoi video?»
Maddie abbozza un sorriso. «La luce fa miracoli, soprattutto quella morbida delle candele.»
Ivan si protende in avanti, il bicchiere tra le dita. «Sei tu a fare miracoli, altroché. Io quei video li ho visti. Sai qual è il mio preferito? Quello con la corda rossa. Sembri nata per comandare.»
Marco si irrigidisce.
«Professionismo e regia» taglia secco. «Ogni scena è costruita con metodo.»
Ivan lo ignora. «Io invece preferisco l’improvvisazione… Tipo questa cena. Niente copione, solo istinto. Che ne dici, Maddie?»
Lei lo guarda. «Dico che l’istinto va bene… ma anche la tecnica conta.»
Martini ride di gusto. «Touché. La tua modella ha la lingua affilata, Markus.»
Marco finge di sorridere. Maddie sorseggia il vino, un po’ troppo.
Ivan si fa più spudorato. «Ti sei mai chiesta perché fai questo lavoro? Mostrarti, provocare… Lo fai per te, o per gli altri?»
Maddie incrocia lo sguardo di Marco per un istante. «Un po’ per tutti. Ma soprattutto… per vedere chi riesce a restare in piedi.»
Martini finge di applaudire. «Giocatrice e filosofa. Una donna pericolosa.»
Ivan appoggia una mano sul tavolo, le dita vicine a quelle di Maddie. «Io adoro il pericolo.»
Marco lo fulmina con lo sguardo. «E il rispetto?»
Ivan si fa serio. «Il rispetto si conquista. Non si regala.»
«Un drink al bancone, ragazzi?» propone Sante, alzandosi.
Giù uno shot a testa. Poi Martini prende Marco da parte. Si allontanano tra le tende del salone, attraversano il ponte, sotto un cielo già stellato. Il rumore delle onde rimbomba tenue contro lo scafo. Martini cammina con lentezza, osservando l’orizzonte.
«Come va? Ti diverti?»
Marco risponde con un sorriso appena accennato. «Il posto è incredibile. E la compagnia… stimolante.»
«E la Fuentes? Una donna intrigante, no?»
Marco inclina la testa, come a voler svicolare: «Molto bella, competente e professionale.»
Martini ride. «Certo, certo… E gli altri ospiti? Hai stretto amicizie?»
Poi la domanda si fa più precisa, in apparenza casuale: «Rade, ad esempio. Sembravate… affiatati.»
Marco regge lo sguardo. «Ha voluto catturare dei momenti della sua vacanza, soprattutto in ambiente intimo. Ho fatto uno shooting per lui e la moglie, poi abbiamo scambiato qualche chiacchera nei giorni successivi, era curioso di fotografia. Tutto qui.»
Martini annuisce, finge di accontentarsi. Una partita a scacchi mentale, con pezzi che contano. Si accende un sigaro. «Sai, Markus, c’è una cosa che non mi torna di te.»
Marco resta in silenzio.
«Non parli mai troppo. Osservi, sorridi, eppure… non ti esponi mai. Un fotografo che non si espone? Paradossale.»
Marco risponde: «Forse ho imparato a valutare la luce prima di scattare.»
Martini sorride. «Una bella risposta. Ma Rade non era tipo da scegliere fotografi a caso. E nemmeno la Fuentes. Mi chiedo che cosa abbiano visto in te.»
«Forse il fatto che non parlo troppo.»
Martini fa una pausa. «Rade mi disse una frase strana. Disse che con te si poteva “parlare senza parlare”. Te la ricordi?»
Marco finge di riflettere. «Forse. Mi ha detto molte cose. Era un uomo curioso.»
«E molto cauto. Un po’ come te.» Martini si avvicina, il sigaro tra le labbra. «Dimmi, Markus… hai mai lavorato per altri? Intendo… altri padroni.»
«Lavoro per me stesso.»
«Risposta da mercenario, sai?»
Marco sorride, poi si fa serio. «Meglio un mercenario che un pupazzo.»
Martini ride piano, poi lo fissa. «Questa è buona. Ma attento: su questa barca i fili si muovono da soli.»
Dopo oltre un’ora di conversazione fatta di frasi studiate e risposte ponderate, i due si stringono la mano.
«Dormi sereno, fotografo. Ma se sogni troppo, rischi di svegliarti in acqua. Buona notte, Markus.»
«A domani.»
Intanto, al bar, Ivan e Maddie si sono avvicinati. Lui ordina per entrambi, ha la parlantina sciolta, la fisicità da pornoattore e il sorriso spavaldo. Maddie ride. Il vino le scalda le guance, la musica soffusa sembra amplificare ogni parola. Ivan la fa sentire al centro, le prende la mano con nonchalance. Lei non la ritira. Anzi, la sua scivola sulla gamba di lui, come se cercasse equilibrio. La testa le gira, il cuore è un tamburo.
«Sei diversa da tutte le altre» dice Ivan inclinando il volto. «Hai occhi che… ti tradiscono.»
Maddie lo guarda. «In che senso?»
«Che sembrano voler nascondere qualcosa… ma al tempo stesso, mostrano tutto.»
Lei ride. Ride, eppure dentro sente qualcosa che si spezza. Non è Marco quello che vuole ferire. Ma Ivan ha un modo di prenderla, di farle dimenticare dove si trova e perché. Forse è la stanchezza, forse il bisogno di sentirsi ancora desiderata, leggera. Di non dover sempre lottare. Di non essere sempre MadSex.
Poi distoglie lo sguardo, imbarazzata. Lui le sfiora la schiena, delicatamente. Lei non si scansa.
Le parole di Gerini le rimbalzano in testa come un avvertimento sordo: “Il nemico sa dove colpirti. Non dove sei forte, ma dove sei stanca.” Ivan lo sa. E lei lo sa. Ma in quel momento, mentre il vino le scioglie le difese e le dita di lui sfiorano la sua pelle, non riesce a fermarsi. Perché dentro, qualcosa le urla che per una sera vuole solo sentirsi viva.
Quando Marco rientra nel salone, li vede subito: appoggiati, complici, troppo vicini. Ivan con la mano sulla schiena di Maddie. Lei con la sua sulla gamba di lui.
Il sangue gli sale alla testa. Si avvicina. Non saluta, non sorride.
«Scusate… Maddie, è ora di andare.»
Lei lo guarda, confusa. Ivan risponde con un sorriso beffardo, come a dire: “Che geloso…”
Maddie esita. Poi si alza, segue Marco.
La porta si chiude. L’aria si spezza.
«Cosa cazzo stai combinando?» chiede Marco a bassa voce, ma con una rabbia secca.
Lei si blocca. Lo vede: la mascella tesa, lo sguardo fuori controllo. Ricorda. Ricorda tutto. Ivan. La pistola. Il colpo alla testa della moglie di Rade.
«Stavo… parlando. Mi sentivo sola…»
Marco sbatte il pugno sul mobile. «Ti sembrava il momento di farti rimorchiare da un fottuto assassino?»
Lei lo guarda, le lacrime già agli occhi. «Mi spiace… mi sono sentita fragile. Mi ha fatto ridere. Era gentile. Non ho… non ho pensato.»
«Ecco il punto, Maddie. Non hai pensato. Ti stai dimenticando dove siamo?»
Lei piange, si copre il volto con le mani. «Scusa… scusa… Non succederà più.»
Marco resta in piedi, la osserva. Lì, piegata, ferita. Una parte di lui vorrebbe stringerla. Un’altra, sparire.
«Siamo in guerra» dice. «E qui dentro… ogni cedimento è letale.»
Lei si alza, si avvicina, gli prende la mano. «Hai ragione. Ti prego, perdonami.»
Marco esce. Cammina sul ponte. Le onde, il vento, il buio. Ogni cosa amplifica il tumulto che ha dentro. Le domande di Sante, il cedimento di Maddie, il pericolo sempre più vicino, sono in bilico sul ciglio di un burrone. Si appoggia alla balaustra. Guarda l’acqua. Respira. Poi decide. Va da Maria Fuentes.
Bussa piano. La porta si apre subito, come se Maria stesse aspettando. Indossa una vestaglia di seta blu notte, corta, leggera, che le scivola sulle curve senza nasconderle. I capelli sono raccolti in uno chignon disordinato, il viso struccato ma splendido, segnato solo da una stanchezza affascinante.
«Markus…» mormora con un sorriso enigmatico. «Sapevo che saresti tornato.»
«Posso entrare?»
Lei si scansa senza rispondere, lasciando che sia il gesto a parlare. Marco si infila dentro, la porta si chiude con un clic discreto alle sue spalle. La cabina è illuminata da una luce calda, profumata di vaniglia e rum. Una musica jazz in sottofondo, piano e sax, fa da colonna sonora all’intimità. Lei gli indica il letto. Lui si siede, scivolando dentro quel nido sensuale, i gomiti sulle ginocchia, lo sguardo basso.
Maria lo osserva per qualche secondo, poi versa due dita di liquore in due bicchieri e si avvicina.
«A giudicare dalla tua faccia… la cena non è andata benissimo.»
Marco prende il bicchiere. «Martini mi ha fatto mille domande. Fingeva di essere amichevole, ma era come avere un coltello puntato alla gola.
Ha chiesto di te, di Rade, dei rapporti con gli altri ospiti. Mi sembra sempre più chiaro che sospetta qualcosa. Lui sa. Non tutto… ma quasi.»
Lei si siede accanto a lui, piega le gambe sotto il corpo, la seta si apre un poco sulle cosce. «Hai retto?»
«Sì. Ma ho sentito il fiato sul collo. Mi ha portato fuori per parlarmi sotto le stelle, come se fosse un momento romantico, ma ogni parola era un’esca.»
Maria annuisce, poi lo guarda seria. «E pensi che le cose potrebbero precipitare?»
Marco la fissa. «Non voglio ripetere l’errore fatto con Rade. Lui pensava di essere al sicuro. Noi pure. E adesso è cenere. Tu devi tenerti pronta. Domani si scende. Io organizzerò perché tu venga prelevata e portata via. Sparisci. Prima che Martini capisca quanto gli sei diventata scomoda.»
Maria sorride piano. «Ti preoccupi per me.»
«Lo faccio anche per la missione. Ma sì. Mi preoccupo.»
Lei gli poggia una mano sulla coscia. «Grazie.»
Marco beve in un sorso il liquore. Poi si passa una mano tra i capelli, è agitato.
Lei lo osserva per qualche istante poi lo invita a continuare: «Non è solo Martini vero? C’è anche qualcos’altro.»
Il ragazzo sospira. «Si, MadSex...e lo scagnozzo di Martini»
Maria inarca un sopracciglio. «Ivan?»
Lui non risponde subito. Poi annuisce.
«Durante la cena ha iniziato a flirtare con lei. Battute, sguardi, gesti. Al bar le ha preso la mano. Quando sono tornato, erano praticamente abbracciati. Le stava accarezzando la schiena, lei la sua gamba. Ho perso la testa.»
Maria lo osserva per un momento, poi si alza e cammina verso il mobiletto. Riempie di nuovo il suo bicchiere, si volta.
«Stai facendo un lavoro pericoloso, Markus. E sei umano. È facile perdere il controllo. Ivan è bello, affabulatore, sa leggere le debolezze. Scopa come un dio. Lo so bene.»
Marco la guarda, interdetto. Lei si avvicina lentamente.
«È esattamente come Maddie. Un passpartout sessuale. Può aprire qualsiasi cassaforte. E tu lo sai.»
Lui si mette le mani in testa. «Sto impazzendo. Non riesco più a capire se sono io che sto sbagliando tutto o se il mondo intorno a me sta esplodendo.»
Lei si siede accanto a lui. Gli mette un braccio intorno alle spalle e lo tira a sé. La seta le scivola sulla pelle, lasciando intravedere il seno nudo sotto. Marco ne sente il profumo, un misto di sandalo, mare e pelle calda.
«Stai calmo…» gli sussurra. «Devi rilassarti.»
Gli accarezza il viso con la punta delle dita, poi si solleva in ginocchio sul letto, posizionandosi dietro di lui. Gli appoggia le mani sulle spalle.
«Così non riesco bene» mormora. Le dita gli slacciano la camicia con cura, una ad una, poi gliela sfilano con lentezza. «Molto meglio.»
Inizia a massaggiarlo. Le mani scorrono lente e precise, affondano nei muscoli contratti. Lui chiude gli occhi, lasciando che il respiro si faccia più profondo.
«Va meglio?» gli sussurra nell’orecchio dopo qualche minuto, mentre lo abbraccia da dietro. I seni della donna si schiacciano contro la sua schiena nuda. Marco sente tutto: la morbidezza, i capezzoli tesi, il respiro accelerato.
Nei pantaloni qualcosa si muove.
Annuisce.
Lei si stacca appena, gli prende le spalle e lo tira giù. Lui si lascia andare, scivola all’indietro, la testa finisce sulle sue cosce nude, la seta gli solletica la fronte. Maria gli massaggia le tempie con lentezza ipnotica. Le dita scorrono sul viso, tra i capelli, sulle palpebre. Marco non sente più nulla, solo le mani di lei. È come se il cervello stesse galleggiando lontano.
Quando smette, restano immobili. Lui con gli occhi chiusi, lei che lo guarda.
Poi si piega. Le labbra sfiorano le sue. Un bacio. Caldo, lento, profondo. Le lingue si cercano, si intrecciano. Non è un bacio amichevole. È sensuale, erotico, pieno di tensione sospesa. Ma non va oltre.
Marco apre gli occhi. La guarda. È spettacolare. Bellissima. Eppure… sa che ha già chi l’aspetta in un altro letto.
Maria capisce subito. Si allontana appena. Un sorriso dolce sulle labbra.
«Forse è meglio che torni da lei.»
«Sì… Grazie di tutto. Ci vediamo domani allo sbarco. Portati solo il minimo indispensabile. Non deve sembrare che te ne stia andando.»
Lei annuisce. «Non lo sembrerà.»
Marco si rialza. Le sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Un bacio sulla fronte. Poi apre la porta, esce, e scompare nel corridoio.
Rientra, sono le due di notte, la cabina è in penombra. La luce del corridoio filtra appena sotto la porta. Maddie è a letto, rannicchiata sotto le coperte. Non dorme. Sta in silenzio, rigida. Forse ha pianto fino a perdere le lacrime.
Marco si avvicina. Si siede sul bordo. Le accarezza i capelli. Lei non dice nulla, ma si volta lentamente. Lo guarda. C’è tutto, in quello sguardo: la colpa, la gratitudine, la paura.
Si sdraia accanto a lei. Si abbracciano. Rimangono immobili. Il mondo fuori continua a girare, ma nella cabina tutto è sospeso. Non sono una coppia. Non sono nemmeno solo complici. Sono due esseri umani legati da un filo sottilissimo, eppure più resistente dell’acciaio: la fiducia.
Il giorno dopo la missione continuerà. Ma stanotte… devono solo restare vivi.
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