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ANCORA DAL PADRONE (racconto con foto)


di RedTales
16.08.2022    |    9.139    |    6 9.4
"Fortunatamente non si era mosso, era rimasto ben piantato nel culo..."
Questo racconto descrive una nuova giornata passata con il padrone e si collega agli altri tre che l’hanno preceduto:
- Lui mi ha voluto lurido e puzzolente,
- Ubbidienza a due maschi,
- Una lunga giornata, ancora ubbidienza a due maschi.
Lo ho messo in questa categoria anche se l’avventura si svolge tra maschi. Se questo tipo di esperienze non piace, consiglio di non leggerlo.
Preciso che per ubbidire agli ordini di chi ha “giocato” con me, come ben precisato nel primo racconto, ho dovuto presentarmi agli incontri con il corpo trascurato.
Poiché mi sono state scattate molte foto ho pensato di illustrare i diversi momenti dell’avventura con delle immagini che sono indicate con un numero tra parentesi: es. (FOTO 4) e che manderò con email a tutti quelli che le chiederanno per condividere con loro questo “gioco”.
PER RICEVERLE scrivete a [email protected] o direttamente nei MESSAGGI di ANNUNCI69 indicando la vostra email.
Ricordo che sono foto esplicite e abbastanza crude e che possono non piacere… anche se riguardandole provo un’immensa voglia di rivivere ogni singolo momento…
Un’ultima cosa: sono riuscito a ricordare e a rivedere nella mente ogni singolo momento passato tra le mani del padrone proprio per le tante foto che ha fatto. Senza le foto non ci sarei assolutamente riuscito.

Lunedì, quasi alle dodici, mi arrivò un altro messaggio. Telegrafico: “vieni all’una.”
Il primo pensiero fu: “All’una?”, il secondo: “come fa a sapere che sono in ferie?”
Considerando la mezz’ora di strada ebbi il tempo di farmi una velocissima sega, per cercare di limitare le erezioni durante i “giochi, e di indossare le mutande sporche. Null’altro.
Arrivai in orario, eccitatissimo perché erano passati solo pochi giorni dall’ultimo lunghissimo incontro.
Appena entrai mi fece sedere per terra e mi disse con il viso seccato e con voce dura: “ho visto i tuoi racconti e le foto, le mie foto.”
Proseguì con una lunghissima sgridata farcita con schiaffi per quanto avevo fatto senza chiedere il permesso anche se capii benissimo che quanto avevo scritto gli era piaciuto, tanto che mi ordinò di raccontare quanto sarebbe successo da lì a poco: “e scrivi anche che te lo ho ordinato io...”
Come l’altra volta, dovetti superare “l’ispezione”. Non andò benissimo, ero… troppo pulito, ma mi accettò ugualmente.
Mi fece salire nella solita soffitta ma mi indicò un altro angolo dove aveva predisposto un tavolaccio ancorato al muro con degli anelli sui quali legarmi.
Prima di essere fissato alla tavola con le mani mi denudai e, come richiesto, rimasi solo con le mutande. Iniziò a strizzarmi le maniglie dell’amore, stringendole così forte da farmi fremere, successivamente giocò a lungo con la pancia: schiaffeggiandola, pizzicandola, facendola traballare mentre mi offendeva per quanto fossi grasso e panzone… Quindi, come saluto di benvenuto, mi colpì più volte il pene facendolo sbattere da tutte le parti. Infine mi strappò con violenza gli slip imponendomi subito dopo di: “bagnali. Pisciaci dentro. Muoviti! Che cazzo aspetti!”.
Mi sforzai di farlo mentre il Padrone continuò a sollecitarmi finché non mi uscì un po’ di pipì (FOTO 1).
A quel punto me li sfilò e me li spinse in bocca (FOTO 2): “e questo è per aver dato troppe confidenze ad uno sconosciuto con il quale avevo scambiato diverse email. Ricordati, fin quando non ti butto via tu sei il mio schiavo, in esclusiva. Hai capito?”
Mentre feci di sì con la testa si allontanò a prendere qualcosa.
“Oggi ho voglia di vestirti da troia” disse poco dopo: “infila questo.”
Mi slegò e mi diede un abitino nero e delle scarpe con un alto tacco.

Come fui pronto mi appese nuovamente (FOTO 3) iniziando a colpirmi con le mani prima nelle parti basse e quindi, dopo avermi fatto girare, sul culo (FOTO 4).
Quando gli bastò mi fece cambiare e mi allungò un vestitino trasparente che infilai prima di essere nuovamente attaccato (FOTO 5). Quindi iniziò a percuotermi davanti e proseguì dietro. Di tanto in tanto si fermava per fare altre foto (FOTO 6) per poi riprendere a colpirmi con le mani.
Inutile dirvi il piacere nel provare quello stillicidio di colpi che arrivavano dappertutto facendomi scuotere per la sorpresa, piegare per il dolore o fremere per l’eccitazione. Lui si compiaceva del suo schiavo ma io esplodevo per il piacere di sentirmi legato, impotente e “seviziato” dal mio padrone. Una frenesia interiore che non si può spiegare se non la si desidera o se non si ha la mente aperta anche verso queste forme di giochetti sessuali.
Fu poi la volta di una maglietta XXL che mi annodò in vita (FOTO 7 e 8), di un pareo (FOTO 9) ed infine di una catsuite nera a rete aperta sul cavallo (FOTO 10 e 11). Ovviamente dopo ogni cambio continuò a strizzarmi, schiaffeggiarmi, pizzicarmi, sculacciarmi, aggiungendo pure dei morsi, degli sputi e qualche calcio.
Dai fori del cappuccio lo vedevo sempre più eccitato, al punto che, di tanto in tanto, si fermava, non tanto per pensare a come colpirmi, ma proprio per osservare il mio corpo, in particolare quando mi piegavo per le fitte o stringevo le gambe nel vano tentativo di proteggermi.
Era davvero soddisfatto di quanto continuavo ad offrirmi completamente alle sue voglie ma, al tempo stesso, pure io ne ero gratificato. Inutile dirlo, mi ripeterei, ma godevo, godevo e godevo per quanto stavo vivendo e subendo perché il tutto generava dentro di me un piacere estremo…
Ad un certo punto, mentre ero con la pancia appoggiata alla tavolaccia, smise di colpirmi e iniziò ad accarezzarmi. Prima le spalle e la schiena, quindi si abbassò e passò la mano sui polpacci con i muscoli tesi per gli alti tacchi ed infine raggiunse il sedere. Rimasi rigido, contratto, nell’attesa di qualcosa che immaginavo sarebbe arrivato all’improvviso e che non potevo vedere invece, quasi seccato, mi sgridò perché: “maledetta troia, con il culo dentro queste calze mi hai fatto arrapare. Adesso ce l’ho duro. Si mise ad armeggiare ed un attimo dopo il suo cazzo iniziò a premere tra le mie chiappe. Subito dopo lo usò come un bastone per sculacciarmi e poi, preso dalla voglia, mi allargò e un’istante dopo mi penetrò.
Fu una piacevolissima sorpresa ritrovarmelo dentro il corpo perché non lo aveva mai fatto prima. Con le mani mi afferrò il petto stringendolo, per poi pizzicare i capezzoli ed infine scese giù per afferrare nel pugno, come in una morsa, pene e palle. Alla delizia che mi procurava sbattendomi si unì il “sapore” di quella dolorosa stretta e le due sensazioni si fusero in una sola che sublimò in un’esplosione di qualcosa che potrei definire beatitudine e che mi fece mancare le gambe che cedettero di schianto lasciandomi appeso solo con le braccia.
Mi scopò a lungo, continuando ad offendermi per avergli fatto venire voglia di sbattermi e, alla fine, sudatissimo, mi riempì.
Come si fermò iniziai a sentire il suo sudore colare lungo la schiena e anche sulle gambe mentre rimase ancora un po’ dentro, prima baciandomi il collo e poi, forse accortosi di quanto stava facendo, morsicandolo…
Fu un quarto d’ora meraviglioso, sia perché mi prese con forza mentre non potevo opporre resistenza sia perché ci seppe fare davvero spingendosi completamente dentro e, “gustato” così il suo cazzo non era niente male…
Finita quella divagazione mi infilò dei reggicalze (FOTO 12) e poi un tanga e, dopo aver pizzicato i capezzoli fino a farmi piegare su me stesso, ci incollò sopra dei copri capezzoli (FOTO 13).
Scattò altre foto e quindi se ne andò, abbandonandomi così, con il petto in fiamme per quanto mi aveva fatto e pieno di soddisfazione per come mi aveva posseduto poco prima.
Tornò parecchio tempo dopo tenendo in mano dei giocattoli.
Mi tolse quello che indossavo e, dopo avermi fatto infilare dei calzettoni, mi fece una foto con due birilli (FOTO 14).
“Sai cosa si fa con questi?”
Esitai ma, visto che voleva una risposta risposi: “si buttano giù con una palla…”
Rise, rise tanto e poi replicò: “si sbattono nel culo tra le palle…” e rise ancora della sua battuta prima di ordinarmi di infilarmi dentro un birillo (FOTO 15, 16, 17). Ovviamente entrò solo una piccola parte ma questo bastò per farlo arrabbiare e per dargli un motivo per punirmi nuovamente.
Gettò via il birillo, mi fece cambiare le calze e mi diede una racchetta da tennis (FOTO 18) imponendomi di colpirmi sul culo: “forte, devi darci dentro forte, forte!” (FOTO 19).
Si divertì a guardare ma poi mi strappò la racchetta e continuò lui colpendomi assai più forte e facendomi perfino restare penzoloni, appeso solo con le mani, per il troppo dolore. Ma, anche qui, mi eccitai parecchio e, disgraziatamente, mi divenne dritto e duro.
Ero di schiena e non si notò. Nel frattempo fece altre foto (FOTO 20) ma poi se ne accorse.
Inutile aggiungere che iniziò a schiaffeggiarmi il cazzo con dei sonori colpi e andò avanti parecchio per poi decidere di punirmi nuovamente, proprio con la racchetta.
“Ti è piaciuta la racchetta? E allora spingila nel culo. Muoviti, troia. Possibile che quel cazzo che hai è sempre duro? Bastarda troia. Ma quanto ti piace…”
Mi fece girare per fare delle foto mentre mi penetravo: “senza mani, devi farla entrare senza mani…” urlò. Così appoggiai la racchetta per terra e il manico proprio lì e mi ci sedetti sopra (FOTO 21)... facendola entrare. Nel frattempo, fortunatamente, il pene era sceso e così, dopo altre foto (FOTO 22) il Padrone ordinò: “puoi spingerla ancora dentro…”
Mentre stavo per ubbidire, fu lui ad afferrarla per inserirla ancora più in dentro. Credo che ne fece entrare mezzo manico e… fu abbastanza doloroso (FOTO 23).
Anche quando la tolsi non fu piacevole ma, leggendo la completa soddisfazione sul suo viso, rimasi assai gratificato nell’averlo compiaciuto in ogni suo desiderio.
Il gioco stava proseguendo alla grande e ne ero davvero felice.
Ad un certo punto mi diede una bambolina di plastica (FOTO 24) e mi fece delle foto fin quando non vidi i suoi occhi brillare e poco dopo mi di disse di sedermi sopra (FOTO 25).
“Mettila bene. Deve stare sotto il buco. Devi sentirla proprio lì...”
A quel punto presi davvero paura perché mi balenò l’idea che, in qualche modo, volesse che la prendessi dentro e mi spaventai perché era davvero troppo grande. Mi lasciò, pieno d’angoscia, seduto a lungo sopra il giocattolo.
Poi, certamente sicuro che sarebbe stato impossibile farla entrare, mi fece alzare e mi passò un innaffiatoio da spiaggia (FOTO 26) e subito dopo mi comandò di pisciarci dentro (FOTO 27).
Come ebbi finito lo prese e lo vidi indeciso, come se volesse innaffiarmi la testa ma non lo fece e ritornò alla carica con la bambolina: “non sei stato così aperto da prenderla, mi hai deluso. Una troia come te! Pensavo che eri abituata ai carichi da novanta e invece… Mi sa proprio che dobbiamo allargarlo… Altrimenti come puoi fare bene il tuo mestiere… di puttana.”
Mi fece indossare nuovamente il reggicalze e le scarpe con i tacchi: “così sei vestita come devi essere vestita…” e, detto questo, mi passò un pene di gomma: “tutto dentro, muoviti, allargati per bene” (FOTO 28).
Entrò facilmente e lo feci sparire nel culo (FOTO 29).
A quel punto mi impose di: “adesso scopati. Scopati bene. Tutto dentro e poi tutto fuori.”
Mi fece andare avanti a lungo e fu assai piacevole. Certo non all’altezza del suo cazzo ma gradevole, forse anche per la posizione in cui dovevo restare, scomoda e fastidiosa…
Seguì una piccola pausa nella quale fece una telefonata che il mio culo ringraziò per potersi riposare e poi, dopo avermi fatto mettere nuovamente la catsuite, sistemò una vecchia sedia davanti al tavolaccio e mi ordinò di fare la stessa cosa di prima con un plug nero (FOTO 30 e 31). Questa volta, appena lo ebbi infilato completamente, e farlo senza mani fu davvero difficile, se ne andò non prima di minacciarmi con un: “tutto dentro, devi tenerlo tutto dentro. Quando torno lo tolgo io e voglio vederti con il culo sfondato. Non provare a farlo uscire...”
Prima mi sedetti, poi, visto il fastidio che provavo, mi sdraiai su un fianco nell’attesa del suo ritorno.
Aspettai così tanto che… mi persi nei miei pensieri, riprendendomi di soprassalto quando mi accorsi dei suoi passi e la prima preoccupazione che ebbi fu di toccare il plug. Fortunatamente non si era mosso, era rimasto ben piantato nel culo.
Mi sgridò perché mi trovò sdraiato e mi chiese cosa avrebbe dovuto fare: “puniscimi, puniscimi di nuovo Padrone. Sono stupido e incapace di assecondare le tue richieste. Puniscimi.”
Lo fece, obbligandomi a mettermi ancora sulla sedia ma, questa volta mi dovetti spingere su nuovamente il fallo di gomma, ovviamente senza usare le mani. Mi accorsi che fece tantissime foto, prima imponendomi di posare secondo le sue voglie (FOTO 32 e 33) e poi continuando a scattare mentre mi penetravo sia girato di schiena (FOTO 34 e 35) che di fronte (FOTO 36, 37 e 38).
Tutto ad un tratto si fermò e disse: “che dici di uscire? Ma si, usciamo un po’. Mi va proprio di vedere come sai fare la troia…”
Lo guardai sorpreso e aggiunse: “magari troviamo qualcuno che vuole darti una botta. Dai, adesso ci prepariamo bene.”
Scese e ritornò poco dopo con il necessario per un clistere: “non vorrai farti trovare sporco…” e rise.
Mi legò e quindi infilò la cannula (FOTO 39) svuotando tutto il contenitore dentro di me. Come ebbe finito mi fece girare su me stesso e, all’improvviso, mi diede degli schiaffi sul pene che, pur cercando di tenere stretto il culo, mi fecero perdere il controllo e persi un po’ d’acqua (FOTO 40).
Dal sorriso che gli apparve sul viso mi resi conto che lo aveva fatto apposta, infatti non disse nulla ma mi slegò e mi fece svuotare seduto sopra un catino (FOTO 41).
Lui, davanti a me, continuò con insistenza a scattare. Facendo pure dei primi piani quasi… ginecologici. E questo mi fece sentire completamente suo, anche nell’intimità, e mi procurò ancora grande piacere per la totale sudditanza, senza alcun limite, senza alcun pudore...
Una volta finito fu soddisfatto di constatare che l’acqua espulsa era pulita e, dopo avermi dato una bacinella, mi ordinò di svuotare anche la vescica (FOTO 42).
“Adesso vestiti che usciamo. Senza mutande!”
Poi ci ripensò e mi fece infilare anche il plug nero: “così se trovo dei cazzi che vogliono scoparti sei già pronto a prenderli.”
Ci misi poco ad indossare camicia e pantaloni.
Mi portò in garage e mi disse che ci saremmo andati in moto: “tu con il Ciao.”
Mi diede un casco e mi disse di seguirlo.
Dopo più di mezz’ora arrivammo in una zona incolta e ci fermammo alla fine di una strada sterrata.
“Spogliati.”
Mi fece delle foto sul motorino (FOTO 43 e 44) e quindi mi disse di seguirlo. Proseguimmo lungo dei sentierini in mezzo ad una fitta vegetazione e notai, sparsi un po’ dappertutto dei fazzolettini e anche dei preservativi. Purtroppo, nonostante la lunga camminata, incontrammo solo un uomo, sulla cinquantina, non molto alto e dall’aria trasandata. Come ci vide tirò fuori l’uccello iniziando a toccarlo. Ci avvicinammo e il Padrone disse subito: “se lo vuoi ci fai quello che ti pare. È una troia.”
Provai una forte emozione nell’essere usato in quel modo davanti ad uno sconosciuto e ne fui profondamente felice
Lui mi guardò, mi afferrò il pene che era davvero piccino, passò la mano sulle palle e poi sulla pancia e, con una faccia quasi disgustata disse che ero troppo peloso per i suoi gusti e si allontanò.
Restai allibito perché non mi ero mai trovato in una situazione simile ed anche il Padrone ci restò davvero male tanto che, visto l’insuccesso, decise di ritornare dove avevamo parcheggiato.
Mi fece sedere sul motorino e, con mia grande gioia, mi soffocò con il suo cazzo. Me lo spinse quasi con rabbia in gola e, dopo avermi afferrato con tutte e due le mani la testa, iniziò a scoparmi. Andò avanti tantissimo, senza curarsi della saliva che mi colava, fin quando non mi sborrò in bocca.
Appena uscì il primo schizzo mi ammonì: “non inghiottire neanche una goccia, dopo voglio vedere tutto.”
Andò avanti ancora per un poco per svuotarsi completamente e quindi mi ordinò di spalancare la bocca e fu soddisfatto di quello che vide: “come seconda volta ce n’è abbastanza…”
Quell’ultima costrizione con la testa bloccata e con il cazzo che entrava completamente in bocca mi fece quasi impazzire di piacere anche perché speravo che potesse esserci qualcuno a godersi la scena, magari il tipo di poco prima.
Ovviamente mi fece restare a bocca aperta per fare le solite foto-trofeo (FOTO 45) ed infine, vista anche l’ora, ritornammo a casa.
Non mi fece nemmeno salire e mi cacciò subito via. Volle solo riavere il plug che, per tutto quel tempo, era rimasto sempre dentro il mio culo.
Lo tolsi con gioia perché ormai mi procurava un terribile fastidio...
“Torna domani pomeriggio. Depilato, completamente depilato, dappertutto. E ben lavato, acqua e sapone. Profumato, devi sapere di buono, come le squillo d’alto bordo. Voglio rivederti ben rasato. E poi via quella pancia, fai schifo così grasso. Adesso devi dimagrire. Finché non sarai magro non ti vedrò più...”
Wow! Quell’ultima frase mi fece assai piacere perché, finalmente, avrei ritrovato il mio modo di apparire anche se mi avvolse una decisa tristezza per le ultime parole. Perdere i chili che mi aveva fatto mettere su avrebbe richiesto sicuramente del tempo… nel quale probabilmente non mi avrebbe più chiamato.
Ovviamente rimasi con la faccia impassibile, rispondendo soltanto con un: “sì padrone.”
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