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LA FESTA ME LA SONO PROPRIO GODUTA


di RedTales
26.11.2023    |    9.679    |    16 9.6
"Ormai ce l’ho duro da quando ho preso il primo e non mi va giù neanche a legarlo..."
Una storia vera ma andata in modo abbastanza diverso da quanto narrato nel racconto anche se ciò che è descritto, in particolare il gioco fatto, è proprio lo spunto di realtà dal quale ho tratto l’ispirazione. Questa volta ho preferito non lasciare la mia avventura come la ho scritta nel diario ma la ho trasformata in uno di quei sogni che ho sempre sperato di veder realizzati.

Ero andato con Giuseppe a quella festa solo perché speravo che finisse presto per poi andare da lui. Lo frequentavo da alcuni mesi e lo vedevo quasi tutti i sabati. Ci eravamo conosciuti casualmente ed eravamo finiti subito a letto. Era parecchio più grande di me ma ci eravamo trovati bene e, senza altro coinvolgimento, se non quello di divertirci con del buon sesso, avevamo continuato a frequentarci. A parte una volta che eravamo usciti a cena, eravamo sempre rimasti a casa sua a giocare…
Quella volta aveva insistito per portarmi fuori: “vedrai che ti divertirai, saremo una decina e siamo tutti tra di noi. Si chiacchiera, si balla, si mangia qualcosa. Buona musica… Così, senza impegno. Poi si torna a casa…”
Accettai e l’ambiente mi risultò subito simpatico. Credo che tutti si conoscessero mentre io non avevo mai visto nessuno di loro anche se socializzai fin da subito.
Trovai la compagnia particolarmente simpatica anche se quasi tutti erano più grandi di me e mi resi subito conto che tutti gli ospiti erano gay. C’erano anche due coppie e un certo Alessandro, forse il solo della mia età, si dimostrò davvero cordiale. Era li con il suo uomo e mi chiese se facessi coppia fissa: “con quel farfallone di Giuseppe.”
“No, ci vediamo da due mesi ma solo così, per divertirci” fu la mia risposta. Lui mi disse invece che ormai stava assieme al suo ragazzo da un anno. Continuammo a parlare di altro mentre la buona musica faceva da sottofondo e drink e stuzzichini continuarono a sparire dal tavolo.
La serata proseguì a scorrere piacevolmente e, nonostante il film che mi ero fatto, non accadde proprio nulla di quello che avevo immaginato: niente sesso sfrenato, solo chiacchiere e simpatica compagnia. Verso le undici una delle due coppie se ne andò, seguita poco dopo dall’altra e, nel giro di un’altra mezz’ora salutarono pure due signori. Restammo io, Giuseppe, il padrone di casa ed altri due tipi. Seduti comodamente sul divano si misero a parlare dei cantautori italiani dei due decenni precedenti fin quando, proprio il nostro ospite, non propose un vecchio gioco in voga proprio in quegli anni: “che dite se rispolveriamo il gioco della bottiglia, così per divertirci un po’ come si faceva vent’anni fa?”
La proposta fu accolta con entusiasmo dai presenti e, dopo esserci spostati attorno al tavolo, iniziammo. Il pegno fu un indumento: “vediamo chi resta per primo con il pisello al vento…” fu l’ironica battuta che diede inizio al gioco.
Il primo malcapitato fu uno di quei due di cui non ricordo nemmeno il nome, si tolse la camicia restando a petto nudo. Seguì proprio l’altro ospite che sfilò le scarpe e quindi fu il mio turno. Lo imitai e feci volar via le scarpe. La sorte si accanì con Giuseppe per tre volte di seguito e pure lui tolse scarpe, calze e camicia. Così, di giro in giro, ci ritrovammo sempre più svestiti. Il primo a doversi togliere i jeans fui proprio io e i commenti, alcuni decisamente volgarotti, si sprecarono.
Tra un liquorino, un cioccolatino, tante chiacchiere e un mare di battutine continuammo. Io, rimasto solo con gli slip, rimasi in ansia ad ogni tiro e, sicuramente, buttai giù fin troppi bicchierini perché cominciai a sentirmi allegro e a ridere per ogni sciocchezza detta.
Comunque il gioco proseguì tra risate e battute fin quando anche il padrone di casa si ritrovò in mutande ma la sorte o un tiro fin troppo preciso… sentenziò che: “wow! E quindi il primo con il pisello al vento sei proprio tu…”. Fui io a perdere.
Il padrone di casa mi invitò a spostarmi al centro della sala: “così vediamo bene tutti” e, un po’ insicuro sulle gambe, raggiunsi il tappeto e, quasi barcollando, sfilai l’ultimo capo restando completamente nudo. I fischi di ammirazione che superarono perfino la musica mi fecero davvero piacere. Ci furono poi altri commenti che ritenni simpatici e divertenti e quindi un esplicito invito a fare qualche giro su me stesso per: “così ci fai vedere anche il culo.”
Con una gran instabilità feci alcune lente giravolte e, alla fine, mi fermai con la schiena rivolta verso di loro e, piegandomi un po’ in avanti, dimenai più volte il sedere suscitando un piccolo boato di approvazione.
Ritornai alla mia sedia dove buttai giù tutto d’un fiato un altro bicchierino, che qualcuno mi aveva prontamente riempito, come se non fossi già abbastanza su di giri.
A quel punto fu proprio Giuseppe che, dopo avermi accarezzato le spalle ed il collo propose: “invece di finirla qui perché non vediamo chi sarà l’ultimo a restare con le palle al caldo nelle mutande? Tanto manca poco…”
L’idea fu accettata e la bottiglia ricominciò a roteare sul tavolo.
Dopo due tiri si fermò nuovamente davanti a me. Ci furono altre battute e uno dei due, visto che ero già nudo, fece per far girare nuovamente la bottiglia ma, ancora Giuseppe, disse che bisognava trovare qualcosa da farmi fare: “se no che gioco è se lui guarda e basta!”
Ci trovammo tutti d’accordo ed il padrone di casa propose una corsetta attorno al tavolo: “così fa sballottare quello che ha lì davanti” o una serie di saltelli da fermo divaricando braccia e gambe contemporaneamente: “così li sballotta ancora di più.” Questa seconda idea andò bene e, dopo aver guadagnato nuovamente il centro della sala mi misi ad eseguire la consegna con una certa difficoltà visto l’alto grado alcolico che mi accompagnava. Non ricordo bene come saltellai ma vidi le facce dei quattro davanti a me sbellicarsi dalle risa. Però considerata la quasi incapacità nel mettere uno dietro l’altro una manciata di saltelli mi fecero ripetere l’esibizione davvero a lungo divertendoci tutti.
Stranamente per altri due giri di bottiglia toccò ancora a me pagare pegno con altri salti, poi fu la volta di altri due ospiti. Anche loro rimasero come mamma li aveva fatti, Infine la sorte toccò nuovamente me.
Provai ad avviarmi, ancor più incerto sulle gambe, sul tappeto ma il padrone di casa mi fermò: “io direi di cambiare pegno. Lo ha già fatto tre volte e, visto quanto è allegro… non vorrei che cadesse…” Seguì una risata collettiva e nella stanza si alternarono altre possibili proposte.
“E che ne dite se adesso, visto che siamo quasi tutti con le palle al vento, ci mettiamo una bella pompa?”
L’entusiasmo dei presenti fu immediato mentre io guardai Giuseppe che mi sorrise invitandomi ad accettare. Feci di si e, sempre chi aveva avuto quest’idea, continuò con un: “si tira di nuovo e ci mette il cazzo quello che capita.”
Andò bene a tutti e fecero lanciare a me la bottiglia che si fermò davanti ad uno dei due ancora in mutande che si alzò, mi venne vicino, si abbassò gli slip e mi offrì il sesso.
Era sgonfio e, senza esitazione, me lo infilai tutto in bocca iniziando a fare qualcosa anche se non so bene cosa. Lo succhiai al meglio delle condizioni in cui ero e ci riuscii bene perché in breve mi ritrovai un bel palo, grosso e duro, piantato fino in gola. Lo feci uscire per metà e iniziai a farlo scorrere. Ci diedi dentro fin quando non mi fermarono: “va bene, va bene, può bastare. Andiamo avanti. Diciamo cinque minuti? Va bene una pompa di cinque minuti?” Li sentii convenire su quella durata ed il gioco riprese. Mi pulii la saliva che mi era colata e, neanche il tempo di finire di farlo che il collo della bottiglia era nuovamente fermo davanti a me. Provai a protestare ma dovetti arrendermi e feci ripartire la bottiglia che stavolta si fermò davanti al padrone.
Si accomodò tra le mie labbra e, per un’altra manciata di minuti, mi regalò il suo cazzo. Mi divertii moltissimo e cercai di dare del mio meglio…
Continuammo quindi a far roteare la bottiglia che, stranamente, si fermò prima su uno e poi su quell’altro che erano rimasti ancora in mutande per poi far nuovamente sosta davanti a me.
Ne seguì un altro pompino che, con assoluta casualità, tocco al terzo uomo. A quel punto tutti avevano ottenuto di passare tra le mie labbra e, detto in modo chiaro, per me fu davvero fantastico.

Riporto qui due righe copiate pari pari da quanto scrissi allora: “e con quello mi sono infilato in bocca i cazzi di tutti e tre quei signori. Una goduria. Cazzo che goduria. Sentirli crescere mi piace sempre. Prenderli molli e sentirli diventare duri è da sparo. Ormai ce l’ho duro da quando ho preso il primo e non mi va giù neanche a legarlo.”

A quel punto il padrone di casa, proponendo un ultimo tiro prima di fermare il gioco, fece roteare la bottiglia che decretò come vincitore proprio il mio Giuseppe, l’unico che non aveva ancora assaporato la mia bocca.
A differenza degli altri mi si avvicinò già in tiro e con la mano che si dava da fare. Quando mi fu davanti appoggiò solo la punta tra le labbra, continuando a menare l’asta e capii al volo cosa gli stava frullando in testa. D’altra parte non ci volle molta immaginazione per farlo. L’idea mi piacque immediatamente e rimasi immobile in attesa della sua crema. Continuò e continuò per alcuni minuti e finalmente esplose. I primi due schizzi colpirono il palato e quindi, senza smettere di masturbarsi, si ritrasse facendomi arrivare gli altri su guancia, occhio ed infine capelli.
Le ultime gocce mi caddero sulle gambe. Soddisfatto e felice di quella gustosa conclusione strinsi maliziosamente le labbra facendo colare sul mento la schiumosa e collosa ghiotta prelibatezza. I presenti spesero così altri intriganti commenti sulla mia… natura.
A quel punto mi tolsi con due dita quanto mi faceva tenere chiuso l’occhio sinistro e, come per sottolineare la mia natura… maiala, leccai quanto avevo raccolto.
Ormai, immaginando la serata conclusa, pensai di potermi esibirmi senza alcun pudore ma forse questi ultimi gesti riuscirono a dare la giusta conclusione alla festa.
Infatti Giuseppe, vedendo i suoi amici così eccitati, decise di… offrirmi ancora ai loro desideri e mi rivolse un esplicito: “hai voglia di prenderli anche nel culo?”
Per una frazione di secondo rimasi sorpreso ma, cercando di dar fondo a tutta la mia lucidità, risposi con un quasi gridato: si!”
Mi fece alzare e sedere sul tavolo per poi chiedermi di appoggiarmi sulla schiena e di sollevare le gambe.
I primi due movimenti mi furono facili, il secondo si scontrò con la pesantezza che trovai negli arti che si alzarono ma fecero fatica a rimanere sollevati tanto che fu proprio Giuseppe ad afferrarmi i piedi invitando gli altri ad: “accomodatevi, accomodatevi pure…”
Il primo che mi si mise davanti fu proprio il padrone di casa che, dopo essersi messo le gambe sulle spalle, mi penetrò con una disinvoltura da navigato cavallerizzo. Mi scopò per bene procurandomi un profondo piacere e mi riempì con la soddisfazione in volto.
Dopo di lui si alternarono gli altri due. Che dire, due belle scopate, non spettacolari, ma assai piacevoli e coronate, proprio dal terzo, con una gran bella sega che mi fece seguendo il ritmo delle sue spinte. Ormai con il culo in fiamme ci misi poco a sborrare e lo feci ben prima del suo arrivo, continuando così a godere le sue furiose stimolazioni anali che mi diedero delle gratificazioni davvero profonde finché non raggiunse pure lui il traguardo.
La serata finì poco dopo che mi fui ripulito in bagno cercando di espellere tutto quello che mi avevano lasciato come ricordo. Fu davvero una bella e assai piacevole esperienza per tutti.

Come dicevo all’inizio, il racconto è in gran parte frutto di fantasia perché la storia vera, partita proprio dal gioco della bottiglia, ben presto “degenerò” in una scopata collettiva al centro della quale si ritrovò il mio culo. E non fu una casualità che mi trovassi con quei bei maschi ma un qualcosa che era stato già concordato tra il mio Giuseppe e i suoi amici. L’unico che quella sera non sapeva come si sarebbe svolta la festa ero io… ma mi rallegrai subito per l’iniziativa che accolsi, appena me la proposero, con gioia e allegria. Sul diario spesi ben nove righe per raccontare quanto mi divertii, la bravura dei miei amanti nel… svolgere il loro ruolo tra le mie chiappe, la simpatia della compagnia, l’originalità del gioco della bottiglia e così via.
Preciso che la bottiglia, nella realtà servì solo per… decidere l’ordine con cui i quattro uomini mi fecero la festa. Ricordo ancora che durante la serata tutti bevemmo e che mi ritrovai allegro ma lontanissimo dall’essere ubriaco, tanto che il giorno dopo descrissi nei miei appunti anche i minimi dettagli.
Questa volta però, invece di tracciare l’avventura fedele a come la vissi tanti anni fa, la ho trasformata in quello che mi sarebbe piaciuto provare, godendo appieno delle fantasie sessuali di quei maschi che giocarono con me e che furono fin troppo “perbene”…

Quest’esperienza la ho vissuta sabato 27 settembre 1986 in una calda serata di fine estate. Mancava poco al compimento del mio ventiquattresimo compleanno… Giuseppe aveva 41 anni, già allora mi piacevano grandi...
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