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Gay & Bisex

DUE VECCHI AMICI E UN CINESINO.


di RedTales
02.01.2017    |    31.064    |    15 9.8
"“va bene, va bene, cominci con lui… ma poi una botterella la dai anche a me..."
Aurelio è un vecchio compagno di classe, delle medie. E' suo il primo cazzo che ho visto e che ho tenuto in mano. Eravamo amici. Poi ci siamo persi, ma ora ci siamo ritrovati. Sui tredici anni io portavo i giornaletti porno e lui le sigarette e ci andavamo a nascondere nella sua soffitta, luogo tranquillo ed appartato. Li sfogliavamo quelle paginette mentre fumavamo. Fu lui a volersi masturbare per primo e io lo imitai e… divenne un'abitudine farlo. Un giorno, mentre eravamo intenti a guardare il culo di Nadia Cassini mi chiese se volevo che mi menasse lui. Lo lasciai fare e, quasi contemporaneamente, mi impossessai del suo e ci demmo da fare reciprocamente. E così fu anche per le volte successive. Era decisamente meglio così. La sorpresa me la fece quando mi disse se poteva metterselo in bocca. Mi ricordo benissimo l'imbarazzo e il diniego. Non mi andava e glielo dissi. Continuammo con i nostri giochi segreti per mesi, poi la scuola finì e l'estate ci separò. Lui in vacanza in giro per l'Italia, io no. A settembre lo cercai ma lui fu sfuggente, quasi insofferente nel vedermi. Da quel giorno cominciammo a sentirci sempre meno, anche perché prendemmo indirizzi diversi di scuole e, alla fine, smettemmo anche di telefonarci e, come capita nelle grandi città, non ci incontrammo più. Ricevetti un suo messaggio poche settimane fa, su Facebook. Mi chiedeva se ero quel Martino che era in classe con lui. Certo che ero io, ovviamente con quarant'anni di più. Volle assolutamente incontrarmi. E così ci trovammo in un bar del centro. Se li portava bene i suoi anni e ne dimostrava più o meno una quarantina. Ma anch'io mi difendevo bene… In pochi minuti ci raccontammo le nostre vite che, più o meno erano abbastanza simili. L'unica sostanziale differenza era che io mi ero sposato, anche se nel giro di un anno ero già separato, mentre lui non ci aveva mai provato. Mi invitò a casa sua per vedere alcune nostre foto e ci andammo con il suo grosso SUV. Viveva nella grande villa, che prima era dei suoi e vedendo come la ammiravo mi disse: “sai, ho preso le redini dell'industria di famiglia e non me la passo male. Una decina di anni fa i miei vecchi hanno voluto andare in un attico in centro per comodità e io ho messo radici qui. Ma forse questa casa ti ricorda di più la… soffitta”. Lascia correre senza rispondere.
Appena entrati ci venne incontro un ragazzetto cinese. Mi disse che viveva li e che gli faceva praticamente tutto, a parte cucinare, e rise, aggiungendo che “fa da mangiare da schifo, ma non è per questo che sta qui...”
Mi portò in un'ampia sala con intere librerie zeppe di vecchi LP di vinile ed accese un proiettore. Dopo una breve ricerca mi fece vedere diverse foto in cui eravamo assieme. Fu simpatico ricordare quei tempi.
“Ti ricordi della soffitta? E' proprio qui sopra...” Come potevo non ricordarla.
“Schizzavamo dappertutto...” Risi, anche se mi trovai in leggero imbarazzo.
“Li ho ricomperati quasi tutti quei giornaletti, sai?”
“Oltretomba, Oltretomba e Isabella! Certo che me li ricordo. Li sfogliavamo fino a consumarli!”
“E quante seghe!”
Provai a cambiare discorso: “e li hai trovati tutti?”
“Si, ho le collezioni complete...”
“Me li mostri?”
“Si, ma prima ti voglio far vedere una sorpresa che non sono mai riuscito a mostrarti.”
Ero curioso.
“Sai, quella volta per sviluppare certe foto non era facile come adesso e ci ho messo del tempo a trovare chi me lo facesse e nel frattempo ci eravamo persi di vista...”
Adesso ero ancora più curioso.
Finalmente, dopo aver smanettato un po' sul portatile comparve una mia gigantografia. Ero in piedi, i pantaloni alle caviglie, il cazzo duro e lui, seduto per terra davanti a me mi stava masturbando.
Restai senza fiato. Era evidente che ero io.
“Ma quando la hai fatta?”
“Di nascosto, senza che tu te ne accorgessi. Ho usato l'autoscatto.”
“Incredibile!”
“Ma ne ho altre...”
E una decina di immagini si susseguirono. Eravamo sempre noi intenti a masturbarci reciprocamente.
“Per avere queste ho usato una decina di rullini… Solo alcune sono venute, le altre inutili...”
Vedendomi sorpreso aggiunse che non potevo neanche immaginare quante seghe si era fatto guardando queste foto…
Risi. Quel momentaneo gelo si era già dissolto.
“Sai, non mi sono mai sposato perché mi interessavano più i maschi delle donne...”
Gli confidai che anch'io la vedevo così, anche se avevo preso moglie: “ma lo ho fatto solo perché aveva un gran bel culo...” ho sempre cercato degli uomini, anche se con molta discrezione e riservatezza: “per dirla chiara, confidenza per confidenza e qui lo dico e qui lo nego, il cazzo mi è sempre piaciuto ma non mi sono mai buttato e così… ne ho assaggiati pochi.”
Lui si fece una grande risata così contagiosa che finimmo per ridere assieme fino alle lacrime.
Lui si fermò per primo: “io ne ho avuti tanti di maschi, ma da alcuni anni ho messo la testa a posto e adesso ne ho uno solo. Però fa solo quello che voglio io!”
“E quando non c'è tu fai quello che vuoi” aggiunsi continuando a ridere.
“No, no, c'è, è di la!”
Smisi di ridere e lo guardai stupito.
“E' Wen!”
“Il cinesino?”
“Si. Me lo ha trovato un'agenzia. E' tutto in regola, solo che non sistema solo la casa… “cura” anche me! In ogni caso qui prende molto di più di dove stava prima e, ti assicuro, sta molto meglio. Mi dice sempre che è contento e che vorrebbe restare qui per sempre… Però è il terzo che prendo. Dopo un anno, un anno e mezzo ne trovo un altro e ricomincio…”
“Dai?”
“Non ci credi?”
“No, neanche se lo vedo!”
“Allora te lo faccio vedere!”
Andò nel corridoio e lo chiamò. Arrivò subito.
“Spogliati Wen, il mio amico vuole vedere quanto sei bello!”
Il ragazzo, davanti ai miei occhi, con notevole disinvoltura e con una certa eleganza si spogliò completamente. Rimase quindi immobile davanti a noi con un sorrisetto sul viso, le mani lungo i fianchi e con le gambe leggermente divaricate.
“Ha già pochi peli di suo, ma una volta alla settimana lo faccio depilare. Mi piace di più così.”
Infatti quel giovane corpo non solo era bellissimo, ma anche completamente glabro.
Gli si avvicinò e, dopo avergli afferrato con la mano i genitali aggiunse: “è il mio giocattolo. E' il mio giocattolino. Ci faccio quello che voglio e lui fa quello che voglio. Sai, alla mia età è molto meglio così che continuare a cercare sconosciuti o pagare volubili escort.”
Restai nuovamente allibito e senza parole ma con una gran voglia…
“Vuoi… giocare con noi? Sai, mi ricordo ancora quella volta che non me lo hai fatto succhiare! Ne ho ancora voglia, sai?”
E con questo la mia voglia esplose e si fece palpabile.
“Wen, spoglia il mio amico!”
Il ragazzo mi si avvicinò sorridendo ancora di più e, delicatamente, iniziò a togliermi tutto quello che avevo addosso mentre Aurelio, in disparte, si godeva la scena.
“Che vuoi, qualche chilo di troppo, ma prima o poi mi metto a dieta!”
Rise aggiungendo: “niente male. Sei come ti ricordavo. Però tutto quel pelo allora non c'era… Vieni, ci spostiamo in camera, è più tranquillo e più comodo. Alla nostra età -e rise- la comodità è importante.
Wen ci fece strada, sculettando come una puttana. Non potevo non guardare quel bel culetto tondo e sodo ancheggiare di qua e di la facendo traballare le chiappe ad ogni passo.
“Gliel'ho insegnato io! Gli ho mostrato come mettere i piedi per riuscire a muoversi così. Mi piace da morire vederlo camminare in quel modo. Mi pare che piaccia pure a te...”
“Decisamente! Ma quanti anni ha? E' maggiorenne?”
“Certo. Ne ha già compiuti venticinque. Tutto in regola. Me lo segue il commercialista...”
“Si, ma ne dimostra molti di meno...”
“Sono loro che sono così. Sembrano più piccoli. Cosa vuoi, la statura, il fisico, la pelle, i peli… Sembra tutto più piccolo… Però se guardi bene una cosa normale c'è...” e si mise a ridacchiare.
Pensai che, non raggiungesse il metro e sessanta e tutto era in proporzione. Però, li in basso, tra le gambe, il pisello… Mah. Sembrava piccolo anche quello ma magari poi...
“Martino?”
“Si!”
“A te cosa piace?”
“In una parola?”
“Anche in due...” e rise.
“Principalmente mi piace il cazzo, guardarlo, toccarlo, succhiarlo. Ma faccio di tutto... come si dice adesso sono versatile. Principalmente però mi piace averlo in bocca, poi non mi tiro indietro se c'è da scopare un bel culetto… Tu?”
“Meraviglioso! Sei meraviglioso! Sai, siamo complementari. A me piace prenderlo. Bocca, culo… Mi basta sentirlo dentro che… mi bagno!” E rise. “Comunque. Come dici, anch'io sono versatile e, ogni tanto mi piace anche metterlo. Vero Wen?”
Il ragazzo sorrise e fece di si con la testa, confermando con un flebile: “a signore piace tutto.”
“Beh! Non resti che tu! Ti spogli? E' da tanto che non ti vedo, non mi ricordo nemmeno come ce l'hai?”
Ridemmo.
“Wen, spogliami. Fallo bene, fai godere Martino.”
Questa volta fui io a guardare e lui dimostrò ancora di saperci fare, sfilandogli gli indumenti con attenzione fino a quel minuscolo tanga, praticamente una conchiglietta che chiudeva dentro di se i tesori del mio amico, mantenuta in posizione da due… fili.
“Gran bel fisico. Ti tieni proprio in forma...”
“Si, e non sai quante madonne tiro in palestra con il mio personal trainer ma poi, quando mi vedo, sono anche contento...”
“E.. e li… C'è qualcosa li sotto?”
“Vuoi scoprirlo tu?”
Mi avvicinai e, come facevo quarant'anni fa, infilai due dita dentro e poi lo feci saltar fuori.
“Te lo ricordi?” E' come allora? Lo trovi più… usato?”
Ci mettemmo nuovamente a ridere mentre abbassai del tutto quel piccolo pezzo di cotone e gli accarezzai l'uccello.
“Direi uguale. Non mi sembra molto usato...”
Ridemmo ancora.
“Anzi, sembra proprio quello. Anche quella volta non avevi peli...”
“Certo che è strano rivedersi dopo quarant'anni e in un'ora mettersi di nuovo a fare sesso...”
“E finalmente posso fare quello che ho sognato per tanto tempo...”
Mi invitò a stendermi sul letto e, sdraiandosi li vicino mi prese in mano il pene e dopo un profondo respiro iniziò a leccarlo. Quasi subito disse a Wen di andargli dietro e di leccargli per bene il culo e lui lo fece. Dalla mia posizione potevo vedere entrambi, anche se non benissimo il ragazzo che, dai movimenti della testa, spaziava dal fondo schiena allo scroto. Di certo si dava un gran daffare. Aurelio, dal canto suo, era superbo. Con le mani mi toccava nei posti giusti e con la lingua insisteva dove mi piaceva di più, come se sapesse esattamente dove… colpire. E tutto questo mi provocava dei continui spasmi che lui sottolineava con uno sbuffo. Ero nelle sue mani e lui mi stava facendo impazzire di piacere.
“Sei migliorato, sei migliorato di molto. Sei bravissimo li sotto...”
“Non puoi dirlo -aggiunse fermandosi per un istante- non mi hai mai lasciato usare la bocca allora, solo le mani...”
Era vero e per un istante immaginai come sarebbe potuta andare se lo avessi lasciato fare quella volta…
Ormai avevo il cazzo duro come il marmo e, da navigato esperto, mi propose di infilarlo da qualche parte. “puoi scegliere: ti offro la mia bocca, tutto dentro fino in gola, lo stesso con il culo o provi la carne fresca di Wan e anche li puoi fare le stesse scelte.”
Prima di rispondere ebbi un'esitazione che lo portò a concludere: “se non lo dici vuol dire che vorresti il suo culetto, ma ti sembra brutto chiederlo perché ci sono io, vero?”
Accidenti, ci aveva preso.
“va bene, va bene, cominci con lui… ma poi una botterella la dai anche a me.” E rise.
“Come vuoi che si metta?”
Mentre ci spostavamo Wan mi venne vicino e si prese i piedi con le mani e, aprendo bene le gambe, mi lasciò in bella vista quel piccolo buchetto. Mi piegai sulle ginocchia per avvicinarmi a lui mentre l'amico ritrovato sputò due o tre volte proprio li. Con le dita stesi la saliva e mi appoggiai contro. Si aprì immediatamente e, senza alcuna fatica mi inoltrai in quel magico sentiero per indugiare una volta arrivato alla fine. Mentre mi godevo le sensazioni che mi stava dando, cominciò subito a muoversi, ancor prima che lo facessi io, aumentando ancora il piacere. Si, era proprio bravo e la posizione in cui si era messo era perfetta. Riuscivo a scoparlo alla grande semplicemente muovendomi in avanti e poi indietro.
“Piace e...”
“Tanto. E' bravissimo!”
“Lo so...”
Intanto Aurelio mi era venuto dietro. Sentivo il suo petto ogni volta che indietreggiavo e quindi percepii anche il suo cazzo duro che si appoggiava tra le mie chiappe. Subito dopo avvertii anche le le sue ginocchia all'interno delle mie e poi mi abbracciò per potersi muovere agilmente al mio ritmo.
I nostri corpi erano completamente attaccati e lui prese a baciarmi il collo, aumentando il piacere.
Pensai a cosa volesse fare e lo precedetti con un: “me lo metti dentro?”.
Non rispose, continuando a percorrere in su e in giù e di lato il collo ma il bacino cominciò a muoversi per far trovare la giusta strada al suo membro. Mi fermai per facilitargli il compito e, immediatamente, mi puntò con precisione iniziando a spingere. Mi gustai la cappella che si faceva strada aprendomi deliziosamente lo sfintere fino a quando non si appoggiò contro con la pancia. Era tutto dentro e, abbracciando a mia volta le morbide gambe del cinesino per aggrapparmi meglio, ripresi il mio gustoso movimento. Quasi subito si mise a gemere come se gli facessi male. Percependo la mia incertezza, mi rassicurò immediatamente: “non ti fermare, fa sempre così, è il loro modo di gustarsi il sesso. E le ragazze urlano ancora di più...” e, tenendomi ancora più stretto, si regolò sul mio movimento riuscendoci benissimo.
Le sensazioni che mi giungevano erano veramente intense, visto che ero stimolato in un modo così totale. Purtroppo mi resi conto poco dopo che erano troppo forti e facevo fatica a controllarmi. Mi rivolsi a Wen: “piano, piano. Non ti muovere troppo altrimenti vengo.”
Con un'altra risatina fu Aurelio a proporre a Wen di fare esattamente il contrario: “al galoppo! Partiamo al galoppo!” Evidentemente era un loro modo di dire, perché, all'unisono, iniziarono uno a scoparmi raddoppiando la velocità che avevo fino a quel momento e l'altro ad agitare più o meno come il primo l'intero bacino. Imprigionato li in mezzo, mi fermai, ma fu tutto inutile. Lo sentii arrivare e mi concessi gli ultimi forsennati colpi prima di ululare il mio godimento in quel giovane culetto che avevo riempito di calda crema. Entrambi ignorarono che avevo raggiunto il traguardo, in particolare Aurelio che continuò con la sua velocissima cadenza. Se prima lo sentivo bene, adesso mi sembrava addirittura di averlo dentro la pancia. Ci mise parecchio a venire ma non perse un colpo fin quando non si svuotò dentro di me urlando pure lui di soddisfazione. Wen continuò ancora per un po' ad agitarsi e a guaire, poi smise di fare entrambe le cose.
Aurelio, dandomi un ultimo bacio, lasciò la presa e si spostò indietro, come feci pure io. Restammo in ginocchio uno vicino all'altro, in silenzio. Assaporavo ancora le delizie appena provate che un: “Wen, ci sono due cazzi da pulire per bene.” Si appoggiò sui gomiti davanti a lui e, spalancata la bocca, lo fece entrare completamente fino in fondo prima di farlo scorrere del tutto fuori. Ripeté l'operazione alcune volte, iniziando poi dei passaggi di lingua come per raccogliere la più piccola goccia rimasta. A seguire, sempre spostandosi sui gomiti, mi raggiunse e rifece esattamente la stessa cosa, procurandomi tre o quattro contrazioni involontarie del bacino con il suo tutto dentro, tutto fuori. Anche i seguenti passaggi di lingua non furono… indolori. A tutto questo si era aggiunta la mano del vecchio amico che si era messa a palparmi il culo. Ci stava ancora dando dentro che Aurelio lo interruppe: “Wen, un po' di educazione! Il nostro ospite ha le chiappe che colano. Cosa aspetti a fare un capatina anche li?”
Si spostò, mettendo la testa sotto il culo e appoggiando le mani sulle cosce mi invitò ad allargarle e mi guidò a piegarmi indietro per abbassarmi. Lo feci, appoggiando il fondoschiena sulla sua faccia. La lingua si esibì anche li, in quel lavoro di ripulitura, anche se era impossibile vederla per la posizione in cui lo stava facendo. Anche questo fu splendido. Sentirlo scorrere senza soluzione di continuità tra scroto e buchetto mi eccitò a tal punto che… mi ritornò duro. Ma furono quei colpetti, dati con la punta, proprio sul e immediatamente intorno al buco che mi lasciarono stupefatto e piacevolmente entusiasta per il forte piacere che mi davano.
La cosa non sfuggì al vecchio compagno di seghe che mi propose di… scaricarmi nuovamente. Questa volta dentro di lui. Si sdraiò a pancia in giù e mi offrì il suo sedere, pregandomi solo di non pesargli tutto sopra.
Mi puntellai sui gomiti e ripartii. Non glielo dissi, ma quasi non riuscivo a sentirlo tanto era largo. Mentre mi muovevo Wen si era andato a sdraiare davanti a lui e si era messo a limonare. Mi sentivo bene e anche se non provavo quasi nulla, il pene restava bello duro, consentendomi di continuare a fotterlo con decisione. A lui piaceva. Lo sentivo da come si muoveva e dagli spasmi che si ripetevano. Quando cominciò ad inarcare anche le chiappe verso l'alto ne ebbi la certezza. E continuai, continuai. Dovette smettere di baciare il ragazzo perché gli serviva la bocca libera per respirare più in fretta e per liberarsi di piccoli urli.
Tra un lamento e un profondo respiro cominciò a guidarmi: “così! Così! Di più, muoviti di più! Ahh! Ecco! Dio che cazzo! Dai, dai, più veloce! Fallo girare, ti prego, ti prego, ti prego, fallo girare! Siii!” Per me non c'era verso di venire ma lui ce la fece, urlando a squarciagola che era giunto al traguardo, implorandomi subito dopo di fermarmi. Lo feci.
Dopo qualche minuto in cui rimase fermo, stremato, a riprendere fiato, girandosi a pancia in su, mi chiese se ero arrivato anch'io.
Al mio no, ordinò immediatamente a Wen di farmi venire. Mi stesi al suo fianco e il cinesino si gettò a capofitto con bocca e mani su di me. Sarà stato che ero già abbastanza stimolato, ma fu bravissimo, facendomi schizzare quel poco che avevo ancora dentro in pochi minuti. Sobbalzai tre o quattro volte, al ritmo delle… emissioni. Non fece uscire nemmeno una goccia, accogliendo tutto tra le sue fauci e inghiottendo con attenzione la crema. Finito andò a sdraiarsi a fianco di Aurelio che lo fece spostare subito in mezzo.
“Adesso tocca a noi fargli qualcosa...”
Nella mezz'oretta successiva fummo noi, ma decisamente più io, a giocare con il suo pisello che, come mi aveva accennato prima, una volta in tiro era più o meno delle nostre dimensioni, cioè molto più grande rispetto… al corpiccino. Ma quello che mi eccitava era la totale assenza di peli e la pelle completamente liscia e vellutata. Lo assaggiai dappertutto. Mi piaceva perfino il suo sapore. E quando scivolavo in basso, Aurelio continuava a lavorarsi il “pezzo forte” con le mani. Non gli lasciammo un attimo di respiro e il risultato fu una enorme colata bianca che mi riempì la bocca ma che raggiunse anche gli occhi, i capelli e la mano del suo “padrone”.
“Ah! Mi ero dimenticato di dirti che ne fa un fiume. Ma ormai lo hai capito.”
Ridemmo tutti e tre.
“Wen pulisce faccia.”
“Lascia, lascia, questa volta voglio leccarmelo un po' io il mio vecchio amico...”
Aurelio mi leccò la faccia per togliermi quel liquido che stava colando dappertutto prima di avvinghiarmi in un lunghissimo bacio.
“Ecco, anche questi ce li siamo persi quarant'anni fa!”
Rise. Io restai serio commentando con un mesto: “si, ce li siamo proprio persi...”
“Dai, adesso ci siamo ritrovati e… possiamo anche recuperare!”
Le visite che feci a casa di Aurelio furono tante e… non sono ancora finite.
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