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Gay & Bisex

CI VUOI GIOCARE? QUANDO TUTTO EBBE INIZIO.


di RedTales
18.12.2020    |    26.598    |    20 9.9
"Come dicevo all'inizio ormai sono ben più di vent’anni che ci amiamo..."
Ciao.
Sono Valerio. Ho cinquantatré anni e da più di vent’anni vivo felicemente con Marcello.
Ma non è di questo che volevo parlare. Proprio ieri ho trovato delle vecchie foto e, con la memoria, ho ripercorso un breve ma significativo momento della mia vita. Proprio quello in cui tutto è cominciato.
Era l’inizio dell’estate del 1985 ed avevo appena finito la terza superiore. Amavo le moto e da poco i miei mi avevano regalato una fantastica Honda 125. La adoravo e ci andavo in giro dappertutto e ben volentieri accettavo inviti di amici per… andarmene a zonzo.
Quel giorno fu Alfredo a propormi di raggiungere un posto che conosceva solo lui. La cosa mi intrigò e decisi di seguirlo. Aveva solo un Ciao perché era più giovane di me, aveva da poco finito la terza media e quello era stato il regalo per la promozione.
Dopo un tragitto di un’oretta si infilò in una stradina sterrata che percorremmo per alcuni chilometri fin quando non diventò uno stretto sentiero. Lui proseguì ed io lo seguii fin quando non si fermò. Anche se eravamo in mezzo al nulla volli legare il suo ciclomotore con la mia moto… per sicurezza.
“Dieci minuti a piedi e ci siamo.”
“Ma dove mi hai portato?”
“Nel mio posto segreto. Lo conosco solo io e mio cugino.”
Camminammo per un quarto d’ora in mezzo ad un fitto boschetto che, improvvisamente si diradò per aprirsi in una specie di anfiteatro ghiaioso affacciato su un torrente.
Era bellissimo. Eravamo nel nulla. Si sentiva il frusciare degli alberi mossi da una leggera brezza e il gorgoglio dell’acqua che scorreva tra i sassi. Fantastico!
“Ti piace?”
“E’ bellissimo. Come lo hai trovato?”
“Lo ha scoperto mio cugino anni fa e mi ci ha portato. Da allora questo è il mio paradiso segreto.”
“Ci vieni spesso?”
“Ogni tanto…”
“Ci vieni con tuo cugino?”
“Adesso non mi va di parlare di lui. Ho voglia di prendere il sole.”
Lo guardai in modo strano ma l’idea mi sembrò accettabile: “non ho il costume.”
“Restiamo in mutande” rispose iniziando a spogliarsi.
Poco dopo ci mettemmo distesi sulla ghiaia.
“Predi il sole anche con tuo cugino?”
“Si… si...” ma cambiò discorso.
Parlottammo di moto, della scuola, di musica e di tante altre cose e restammo così per un’oretta fin quando mi propose di fare un bagno. Faceva molto caldo, eravamo sudatissimi e la cosa mi andò subito bene. Mi guidò in una zona dove l’acqua scorreva assai lentamente dicendo che era più calda. In realtà mi sembrò freddissima ma ci tuffammo ugualmente giocando anche a schizzarci.
Quando uscimmo mi sorprese con un: “ti si vede il cazzo.”
Abbassai lo sguardo ed effettivamente i miei slip bagnati erano quasi trasparenti e mi segnavano il pene, ma lo erano anche i suoi.
Riuscii a dire solo un “dai!” prima che se li abbassasse e prendendo in mano il membro mi chiedesse: “ci vuoi giocare?”
Rimasi di stucco. Sbigottito. Nonostante fosse più piccolo di me riuscì a bloccarmi, innanzitutto per quello che aveva detto e poi perché il suo pene, nonostante fosse molliccio, era assai più grosso del mio.
Vedendomi così in difficoltà rincarò la dose: “vuoi che te lo prendo in bocca? Te lo succhio.”
Continuai e rimanere pietrificato e quei pochi istanti mi sembrarono lunghissimi e mi resi conto di non sapere come comportarmi mentre Alfredo si dimostrò assai sicuro di sé e certo sul da farsi.
Si tolse gli slip e facendo un passo verso di me mi prese il pacco con una mano. Non ebbi nemmeno il tempo di dire o fare qualcosa che con l’altra mi calò le mutande e, piegandosi davanti a me, iniziò a baciarmi proprio lì. Abbassai lo sguardo e mi vidi crescere in una completa erezione e, finalmente, feci due passi indietro.
Lui mi guardò e disse: “si vede che ti piace. Lasciami fare.”
Non ricordo cosa mi passò per la testa ma non lo fermai e, questa volta, si infilò metà asta in bocca. Provai un brivido. Ebbi un sussulto e mi sembrò di esplodere.
Era la prima volta in assoluto che mi capitava qualcosa del genere perché non avevo mai avuto una ragazza e di farlo con un maschietto non ci avevo nemmeno pensato. Quando mi masturbavo lo facevo sognando belle tettone e grandi fighe pelose…
Nel frattempo cominciò a muovere la testa facendo entrare ed uscire il fallo dalla bocca e fu in quel preciso momento che, sentendo un rumore, indietreggiai di nuovo.
“C’è qualcuno!”
“Ma chi vuoi che ci sia...”
Mi guardai attorno e constatai che effettivamente eravamo soli.
Alfredo si era alzato ed aveva anche lui un’erezione. Lo fissai tra le gambe notando come avesse un uccello molto più grosso del mio anche se forse più corto.
“Ci vuoi giocare? Toccalo! Dai, toccalo.”
Non feci nulla. Fu lui a sedersi sulla ghiaia invitandomi a fare altrettanto. Con le mani cercai di coprirmi proprio lì, sentendomi in imbarazzo con la verga dura e dritta e mi sedetti. Non appoggiai nemmeno il sedere per terra che lui si piegò sopra di me ricominciando a succhiare.
Fu una sensazione talmente intensa che non riuscii a restare seduto e mi lasciai cadere disteso sulla schiena mentre Alfredo, trovando quella posizione assai più comoda, si dette da fare con foga.
Che dire, mi lasciai esplodere, schizzandogli dentro fino a svuotarmi. Continuò fin quando non lo implorai di fermarsi e fu solo a quel punto che si scostò e sputò più volte quel liquido colloso.
“Ti è piaciuto?”
Non risposi, ma da quanto ero rosso in viso e sul petto, era palese che avevo goduto.
Mi sembrò, come banalmente si dice, di toccare il cielo.
Alfredo nel frattempo si mise a piegarmi il pene con un dito per poi lasciarlo andare di colpo facendolo sbattere sulla pancia. Ripetè quel gesto più volte e mi sembrò buffo sentire quei sordi colpi e mi misi a ridere mentre lui, soddisfatto della mia erezione che non sembrava minimamente calare propose: “ti va di scoparmi?”
Quello fu il secondo colpo che quasi mi stese. Smisi di ridere mentre i nostri sguardi si incrociarono. Mi fissò con tanta intensità che abbassai gli occhi.
“E’ come scopare con una ragazza, solo che è più stretto e lo senti meglio...”
Provai a balbettare qualcosa e mi uscì un imbarazzante: “non ho mai sco...”
“Dai! Davvero? Non hai mai scopato?”
Fui avvolto dall’imbarazzo ma quel ragazzetto non mi diede tregua. Sembrava saper fare e decidere tutto lui.
“Cazzo! Ho diciassette anni e lui quattordici e quello imbranato sono io!” pensai mentre lui continuò: “meglio! Così ti svergini.”
“Ma...”
“Si, si, si.”
Raccolse con la mano un po’ di sperma che gli colava sul petto e se lo spalmò tra le chiappe e poi fece la stessa cosa con la saliva e quindi si mise prono sulla ghiaia allargando le gambe: “scopami, scopami...”
Con le mani si afferrò le chiappe aprendole e offrendomi la sua intimità.
Indugiai ma lui continuò ad incitarmi finché mi misi sopra di lui. Con difficoltà e mancando più volte l’ingresso provai a penetrarlo, riuscendoci solo quando fu la sua mano a guidarmi sul pertugio.
Spinsi sentendo perfino male alla punta e quindi mi accorsi che stavo sprofondando lungo qualcosa di stretto. Ero dentro di lui. Scesi finché i testicoli si fermarono contro i glutei. Nella testa mi girarono migliaia di immagini di giornaletti, chiacchiere tra amici, mezze frasi sentite e mi sembrò di essere su un altro pianeta. Rimasi immobile a gustare quelle sensazioni fisiche e quei pensieri che mi avevano offuscato la ragione fin quando una voce che mi sembrò arrivare da molto lontano mi sollecitò: “muoviti. Non puoi stare fermo. Devi muoverti. Scopami. Scopami...”
Sì! Sì, dovevo muovermi. Cominciai a farlo, prima timidamente, quasi con delicatezza, con piccole mosse, spostandomi appena di qualche centimetro. Preoccupato di non fargli male.
“Di più! Devi muoverti di più. Muoviti, muoviti.”
Seguii le indicazioni alzando e abbassando il bacino e provando nuove e immense folate di brividi ogni volta che mi affondavo nel suo intimo che sembrava fasciarmi. Mi sembrò meraviglioso.
“Tirati su. Tirati un po’ su. Mi schiacci.”
“Scusa, scusa.”
Mi sollevai sulle braccia ma poco dopo mi risultò scomodo e fu ancora Alfredo a suggerirmi di appoggiarmi sui gomiti.
Ci provai, incurante dei sassolini che davano fastidio e ripresi a scoparlo, cercando di essere delicato nel farlo, fin quando mi disse: “si, si, così, ma più veloce. Vai più veloce.”
Aumentai il ritmo e, con la velocità e i movimenti sempre più alti improvvisamente mi trovai fuori.
“Ah!” esclamò. Fu quasi un lamento.
Diedi due o tre colpi scivolando tra le chiappe senza ritrovare la giusta via fin quando, nuovamente guidato dalla sua mano, ritornai in quel magico antro del piacere.
Cercai di controllarmi per non sfuggire e non smisi per un tempo che mi sembrò infinito in un crescendo di piacere, stanchezza, sudore… estasi.
Tutto ad un tratto mi accorsi di essere di nuovo al culmine. Il pene si ingrossò ed indurì ancora di più ed esplose nuovamente liberando altra crema: questa volta nel profondo del suo corpo.
E fu a quel punto che mi accorsi di essere sfinito e quasi incapace di respirare e mi lascia andare sopra di lui che protestò immediatamente: “spostati, mi pesi. Mi schiacci.”
“Scusa, scusa.”
Ci ritrovammo uno di fianco all’altro.
“Ti è piaciuto? Adesso non sei più vergine. Ti è piaciuto scoparmi? Ho un bel culo, vero? Sei bravo. Mi hai scopato proprio bene. Mi hai fatto godere. Sei bravo. Mi è piaciuto.”
Continuò a commentare a lungo ma la sua voce mi sembrò sempre più lontana, facendosi di tanto in tanto più vicina e nitida per poi confondersi con mille pensieri.
Credo che ci misi parecchi minuti prima di riuscire a mettere a fuoco la situazione e di capire che Alfredo era realmente lì e mi stava parlando.
E fu un chiaro: “andiamo a lavarci” che mi riportò completamente alla realtà.
Lui era già in piedi e mi diceva di ritornare in acqua.
E un: “guarda, mi hai riempito” fu la frase che mi risvegliò completamente. Mi mostrò la mano che si era passato tra le chiappe: era umida. Poi si diresse nel fiume. Lo seguii. Mi schizzò e lo feci anch’io. Nuotammo dove l’acqua era leggermente più alta ed infine ritornammo a riva.
Si sdraiò al sole: “adesso ci asciughiamo. Sai che ora è?”
Non avevo l'orologio e nemmeno lui così, dopo una decina di minuti decidemmo di ritornare.
Ci mise poco a rivestirsi mentre io non trovai più le mutande. Chissà dove erano finite…
Con Alfredo raggiunsi quel quel piccolo paradiso terrestre diverse altre volte anche se quella notte non riuscii quasi a dormire pensando a quanto era successo. Considerai che avevo fatto sesso con un ragazzo e non con una ragazza ma non mi sembrò strano. Riaffiorarono tutte le battutine e le volgarità che avevo sentito sul mondo dei gay ma… le sentii lontane. Immaginai cosa avrebbero detto mamma e papà se lo avessero saputo e cancellai subito quell'eventualità dalla testa. Passai poi a prendere in considerazione il fatto che la mia prima volta non era stata in una fica ma in un culo ma, pure questo, mi sembrò un qualcosa su cui non aveva senso perderci tempo fin quando non affiorò l’immagine di alcuni ragazzotti che un giorno avevo visto per strada sfottere un ragazzo chiamandolo “culattone”. Quella visione mi fece male, ebbi un sussulto e improvvisamente ne ebbi paura.
Fortunatamente vinsi quel sentimento e, con il passare del tempo, lo superai. Un po’ alla volta mi resi conto di quanto fossi attratto dal mio stesso sesso e di quanto fosse piacevole condividere con un’altra persona un reciproco amore e, ovviamente, anche l’aspetto fisico oltre che affettivo.
Che posso dirvi. Per anni ho cercato l’amore o, forse, solo il piacere, fin quando una buona ventina di anni fa incontrai Marcello. Fu il classico fulmine a ciel sereno. Un’intesa fantastica sia a letto che nella vita e, dopo poco più di un anno decidemmo di convivere.
Come dicevo all'inizio ormai sono ben più di vent’anni che ci amiamo. Forse non scopiamo più come una volta ma, sicuramente, condividiamo quasi sempre con gioia l’avventura di questa vita anche se qualche “litigatina” la facciamo… Io credo che sia sempre colpa sua… Scherzo, ovviamente! :)
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