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UN BUCHINO COPERTO DI REGALI


di RedTales
15.03.2024    |    7.887    |    8 9.6
"Fu un bacio appassionato che durò a lungo e appena si spense Marcello se ne uscì con un: “l’hai presa? Dai! Me la mostri?” Renato si girò e con il braccio..."
Una bella storia che ho ricevuto da Marcello che oggi ha passato la trentina. Mi ha chiesto di condividerla con voi, dopo averla “riordinata”, per far sapere ad un suo carissimo amico quanto fosse stato troietta da ragazzo. Sottolinea che lo faceva solo ed esclusivamente per sua scelta. Dice infatti che oltre ai regalini che riceveva dai maturi uomini con i quali andava a divertirsi, principalmente li frequentava per l’insaziabile voglia di cazzo che aveva. Aggiunge che non gli bastava mai. Termina dicendo che adesso, grazie all’uomo con il quale vive da quattro anni, ha smesso di fare la puttanella perché da lui ha trovato tutto quello che voleva: allegria, complicità, simpatia, comprensione, serenità, sicurezza ma, soprattutto, tantissimo cazzo. E termina con una vera e propria dichiarazione d’amore per il suo lui, talmente intima e sincera che non ho ritenuto di condividerla con tutti...

Ecco la sua storia riletta con i miei occhi.
Nel primo pomeriggio il suono indicò l’arrivo di un messaggino e Marcello, dopo aver guardato distrattamente il display, lo lesse immediatamente: “ti ho preso la felpa che volevi.”
Eccitato rispose immediatamente: “quella Amiri?”
“Sì. Vieni a prenderla?”
“Sì, quando?”
“Anche subito, sono a casa fino alle quattro o poi, dopo le otto.”
“Adesso non posso, sono a casa, ma tra mezz’ora posso uscire.”
“Ok. Ti aspetto subito dopo le tre?”
“Sì. Grazie. A dopo.”
“Bacio.”
Appoggiò il telefono e riprese la forchetta.
“Possibile che non riesci a stare un minuto senza quel diavolo di telefonino? Neanche a tavola.”
“Dai!”
“Fosse poi importante.”
“Mi chiedeva chi interroga domani.”
“Sì, sì, sempre così.”
Finì di mangiare e poi andò in camera giusto il tempo per disfare lo zaino e per scegliere qualcosa da indossare e quindi si fiondò in bagno per una doccia, una sistemata e un’accurata pulizia.
Poco dopo, profumato e con altri vestiti si avviò per andarsene.
“Vai via?”
“Sì.”
“Ma se sei appena tornato.”
“Ma mamma, vado da Renato per ripassare…”
“Sì, sì…” concluse con la faccia seccata.
Preso lo scooter in una ventina di minuti arrivò sotto la casa di Federico e, parcheggiato al solito posto, suonò per farsi aprire e poi salì i gradini due a due ed arrivò in un attimo davanti alla porta. Appena entrò lo vide, come era solito farsi trovare, in accappatoio. Con gli occhi che brillavano per la sorpresa che sapeva di trovare, gli gettò le braccia intorno al collo, si sollevò sulle punte e cercò le labbra dell’uomo. Renato piegò ed abbassò la testa e iniziò a baciarlo sparandogli subito la lingua in bocca. Fu un bacio appassionato che durò a lungo e appena si spense Marcello se ne uscì con un: “l’hai presa? Dai! Me la mostri?”
Renato si girò e con il braccio indicò il divano dove aveva appoggiato in bella mostra la felpa.
Il ragazzo si fiondò subito lì: “e già che c’ero ci ho abbinato queste mutandine. Credo che ti possano star bene.”
Infatti sotto alla maglia c’era un tanga nero a rete della stessa tonalità dell’altro capo.
“Dai, mettili, fammi vedere come stai.”
Marcello afferrò la sua maglia per toglierla ma fu fermato: “aspetta, aspetta. Vai a metterteli in camera così poi mi fai tu una sorpresa.”
Il giovane gli strizzò l’occhio e se ne andò nell’altra stanza. Ricomparve poco dopo con addosso solo la nuova felpa, con tanto di cappuccio messo sulla testa e con il tanga che a fatica riusciva a contenere i genitali. Si accorse subito che Renato aveva l’accappatoio aperto e, felice come una Pasqua, gli corse incontro per dargli un altro bacio. Si tirò nuovamente sulle punte più in alto che riuscì mentre l’altro piegò ancora la testa e riprese a baciarlo. Questa volta sentì distintamente il pene dell’uomo schiacciato contro la pancia mentre le mani gli afferrarono le chiappette stringendole con decisione.
Quando il bacio finì, il ragazzo si lasciò scivolare giù e cercò di dimostrargli tutta la sua gioia per quel bellissimo regalo e si mise a toccarlo, leccarlo e succhiarlo con impeto e passione, incurante che quell’uomo avesse quasi quattro volte i suoi anni. Ovviamente, impegnandosi con tanto entusiasmo, riuscì ben presto a far svettare dritto verso l’alto il pene e, a quel punto, Renato lo fermò invitandolo ad andare sul letto: “così stiamo più comodi.”
“Sì, sì, aspetta, mi tolgo la felpa, non vorrei sporcarla proprio adesso che è nuova.”
La appoggiò su una sedia rimanendo solo con quel risicato tanga dal quale ormai fuoriusciva l’intero glande ed un testicolo.
Come entrò in camera l’uomo si tolse l’accappatoio esibendo il corpo villoso e si sdraiò di fianco sul letto invitando Marcello a continuare a leccarlo: “parti dal cazzo, scendi sulle palle e poi arriva al culo. La lingua la voglio sentire tutta dentro.”
Il giovane gli si accucciò vicino ma Renato lo afferrò per le gambe tirandolo verso di se: “mettiti così, ho voglia di succhiarti anch’io il cazzo.”
Iniziò così un sessantanove che durò fin quando Marcello non si allontanò per poter raggiungere il buchetto circondato dalla fitta foresta. Cercò, come sempre, di fare del suo meglio e si dedicò con abilità a soddisfare la richiesta ricevuta, confortato da frasi come: “bravo… mh! Che lingua… sì, spingila tutta dentro… così… dai… oh!”
Quando non riuscì più a resistere a quelle ondate di piacere lo fermò e si sdraiò sulla schiena e il ragazzo capì che era arrivato il momento della “cavalcata”. Si alzò in piedi mettendosi sopra all’uomo e, dandogli la schiena, mise una gamba a destra ed una a sinistra e quindi si abbassò. A quel punto scostò la stringa del tanga di lato e afferrò con la mano il pene guidandolo nel punto giusto e quindi si lasciò scivolare lentamente sempre più giù fino a farlo sparire completamente dentro di sé.
Renato, come era solito fare, continuò a fissare il suo cazzo finché scomparve, provando un immenso senso di piacere nel vederlo dissolversi in quel culetto talmente minuto da riuscire quasi a tenerlo tutto nel palmo di una mano. Ed era la sproporzione tra le dimensioni del grosso cazzo e quelle del piccolo sedere che gli procurava un totale appagamento dei sensi.
Prima che Marcello iniziasse a muoversi lo invitò ad aspettare per godersi quel momento e solo quando fu sazio gli diede il via e quel minuto corpicino prese a muoversi esattamente come gli aveva insegnato, sollevandosi fin quasi a far uscire la cappella per poi riabbassarsi per far sparire completamente l’asta dentro le sue viscere. Proseguì, tra i lamenti di piacere dell’uomo, fin quando non lo afferrò sui fianchi per guidarlo, come era solito fare, nei momenti conclusivi.
Si lasciò accompagnare da quelle ruvide mani fin quando queste non si serrarono con forza per farlo accelerare per gli ultimi movimenti che annunciavano l’imminente eiaculazione.
Arrivò pochi attimi dopo e una copiosa onda calda gli invase il ventre. A quel punto Renato strinse ancora di più la presa e lo tirò verso di sé per fermarlo e tra i due corpi sembrò non esserci soluzione di continuità al punto che poteva sembrare difficile capire dove finisse uno ed iniziasse l’altro.
Lo tenne così qualche minuto, godendosi gli ultimi frenetici impulsi dell’orgasmo e quindi lasciò la presa ma Marcello, seppur libero, rimase seduto, con il cazzo completamente ficcato dentro di lui.
“Dio che goduria... Hai un culo… Ogni volta mi fai restare senza fiato... E che bello che sei... Sei così liscio... E quel culetto… Dai, tirati su. Voglio vederlo. Fammelo vedere.”
Marcello si sollevò di una trentina di centimetri lasciano uscire completamente il sesso che ricadde sulla pancia dell’uomo: “ecco, così. Fermo, fermo, fermo così. Allarga. Adesso allarga le chiappe. Prendile, prendile bene con le mani.”
Il ragazzo si piegò leggermente in avanti cercando di non perdere l’equilibrio e, afferrati i glutei con le mani, cercò di allargarli il più possibile per offrire lo spettacolo del culo ancora ben aperto al suo amante. Sapeva che gli piaceva guardare il buco pulsare prima di chiudersi e adorava vederlo gocciolare mentre buttava fuori tutto quello che gli era stato versato dentro.
“Va bene così?”
“Sì, sì, perfetto. Sai che te lo ho sfondato? È così aperto che ci può entrare una mano… Adesso spingi, spingi prima che si chiuda. Piscia fuori la sbobba. Pisciala fuori tutta.”
Lo fece e sentì colare qualcosa tra le incitazioni di Renato che gongolava per quella visione e incurante che, per gli sforzi, oltre alla sborra uscisse qualche flatulenza.
Quando il culo smise di sgocciolare sulla pancia pelosa e lo sfintere ormai quasi chiuso cessò di pulsare ritmicamente, lo invitò ad alzarsi.
“Che bello. Che bravo. Sei contento della felpa?”
“Tanto.”
“Ti è piaciuto adesso?”
“Tanto.”
“Va bene, va bene, andiamo in bagno a lavarci. Tra poco devo proprio andare.”
L’uomo fece il bidet per primo sciacquandosi ben bene il pene e bagnandosi anche la pancia e lasciando poi il posto a Marcello che si pulì con attenzione il sedere infilando più volte l’indice dentro per svuotarsi completamente.
Poco dopo, con un ultimo e lungo bacio si salutarono: “ti scrivo quando ho un po’ di tempo. Mi piaci tantissimo.”
“Sì, anche tu. E ancora grazie per la felpa. Chiamami quando vuoi.”
Arrivato allo scooter guardò i messaggi scoprendone uno di Claudio: “richiamami.” Era di pochi minuti prima e gli fece uno squillo.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Dove sei? Che dici di venire una mezz’oretta qui?”
“Quando?”
“Adesso.”
“Scusa, adesso non posso proprio, sono qui al supermercato a fare la spesa con mia madre. Mi ha chiesto di aiutarla. Però appena rientriamo posso venire.”
“Adesso sono le quattro a che ora puoi venire?
“Tra un’ora? Forse prima, se si sbriga.”
“Va bene, ti aspetto. Fai uno squillo quando esci di casa.”
Rispose con un ok.
Una ventina di minuti più tardi rientrò a casa.
“Oh! È tornato. Un ripasso veloce…”
“Sì, Renato ha allenamento e alle quattro è andato via.”
“Ecco, vedi, tu mai che fai un po’ di movimento…”
“Dai, mamma, lo faccio, lo faccio, neanche immagini quanto.”
“Sì, sì… e lì? Cos’hai lì?”
“Niente, una felpa di Renato, me la ha prestata.”
La signora sbuffò e rimise l’audio alla televisione perdendosi nel piccolo schermo.
Marcello andò in camera e, preso un nuovo paio di slip, si fiondò in bagno per farsi un’altra doccia e una profonda pulizia interna cercando di non farsi sentire.
Una volta uscito cercò di guadagnare l’uscita alla chetichella e ci riuscì. Arrivato al piano terra messaggiò Claudio: “esco adesso, cinque minuti e arrivo.”
“Va bene, muoviti che mia moglie finisce di lavorare alle sei… Ti ho già messo un cinquantino sul tavolo…”
“Grazie, grazie mille. Arrivo subito. Hai voglia?”
“Tanta, proprio tanta.”
“Anch’io. Ho proprio tanta voglia. Arrivo. Ormai sono quasi sotto casa tua.”
Un attimo dopo suonò al campanello pronto a ricominciare...
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