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UN ADORABILE CULETTO SOTTOMESSO


di RedTales
03.11.2016    |    15.187    |    1 9.6
"Quando mi avete fatto sborrare di nuovo non ne ho fatta tanta proprio per questo..."
Con Sebastian mi trovo bene e le sue confidenze rientrano quasi nel quotidiano (vedi il racconto “FELICE E SOTTOMMESSO”). Cerchiamo di non perdere alcuna occasione per incontrarci ed entrambi siamo contenti del nostro rapporto al punto che da alcuni mesi ci vediamo anche più volte alla settimana perché continua a piacerci il gioco che abbiamo deciso di fare, dove io decido in modo autoritario mentre lui ubbidisce, servizievole, alle richieste che, di volta in volta, cerco di rinnovare. Alcuni “passaggi” dei nostri incontri restano però invariati perché risultano sempre eccitanti per entrambi come il lungo bacio appena ci incontriamo.
Infatti anche l'ultima volta, appena entrò, gli chiesi di baciarmi e lui lo fece immediatamente. Le nostre labbra si avvicinarono e le lingue iniziarono a cercarsi e a rincorrersi e quando gli mordicchiai la punta lo feci trasalire. Restammo attaccati per alcuni minuti, quindi, tenendolo per una mano lo portai in sala e, dopo essermi accomodato sulla poltrona, lo feci spogliare. Per casa lui è sempre nudo, al massimo gli faccio indossare un grembiulino se deve svolgere delle piccole mansioni. Anche il denudarsi è una specie di rito: io seduto e lui in piedi che toglie lentamente tutto quello che lo ricopre lasciandosi completamente alla mia mercé. Comunque il solo vederlo camminare con il cazzo ciondolante mi eccita e lui, sapendolo, cercava di muoversi facendolo sbatacchiare il più possibile. Altrettanto fa con il sederino che riesce a far sculettare quasi ad ogni passo.
Quella volta, appena fu nudo lo chiamai vicino e feci correre le mani su quel bel corpo. Lo accarezzai dappertutto e, insistendo sui genitali, lo portai rapidamente all'erezione. Quel cazzo così lungo e sottile era spettacolare, anche perché rimaneva perfettamente perpendicolare rispetto al corpo. Non seppi resistere e iniziai a succhiarlo. Ormai lo conoscevo bene e sapevo come portarlo... al punto di non ritorno. Gustando quell'appetitoso salsicciotto, continuai a toccarlo, infilando le dita dappertutto, sentendolo gemere e contorcersi man mano che lo stimolavo nei punti giusti. Appena mi accorsi che stava arrivando me lo tolsi dalla bocca e, preso un bicchiere che avevo preparato sul tavolino, gli ordinai di raccogliere tutto quello che avrebbe eiaculato. Per un attimo mi guardò meravigliato, prima di dimostrarsi interessato a quella novità. Continuai a lavorarmelo con la mano fino a che non iniziò a “produrre”. Nonostante il grande piacere che provava riuscì ad eseguire perfettamente la consegna e quando smisi di masturbarlo nel bicchiere c'erano due dita di crema. Tanta, ma forse meno del solito, vista la sua consistente… emissione liquida. Lo guardai, a me era piaciuto assaggiarlo, succhiarlo, masturbarlo, vederlo schizzare, ma a lui, probabilmente, questo giochetto aveva dato ancor più soddisfazione. Mentre riprendeva fiato li in piedi io restai a fissare per alcuni minuti la “discesa” perché mi intrigava assai e, quando il suo pene fu completamente afflosciato, lo mandai in cucina a prendere dello yogurt e dei cucchiaini. Ritornò subito facendo dondolare in modo delizioso il suo lungo battocchio. Dopo aver aperto un vasetto versai alcuni cucchiaini nel bicchiere, mescolai il tutto con attenzione e glielo porsi. “Adesso ci mangiamo un po' di crema”. Per un attimo mi guardò stupito perché questa era una novità. Parecchie volte gli avevo versato il mio sperma in bocca facendolo ingoiare ma mai aveva provato il suo. “Ne fai sempre così tanto che buttarlo via mi sembra sprecare.” dissi iniziando a raccogliere con il cucchiaino il mio yogurt dal vasetto mezzo vuoto. Lui iniziò a fare lo stesso nel bicchiere. Con poche cucchiaiate finimmo. Quel gioco mi eccitò moltissimo. Vederlo infilare in bocca quella crema e, una volta finito, continuare a passare la lingua sul cucchiaino e sulle labbra, aveva portato il mio pene alla massima erezione. “Aprimi la cerniera, tiralo fuori. Mi sta scoppiando”. Si inginocchiò e, delicatamente, lo fece saltar fuori. “Succhialo!” Appoggiò il bicchiere e, aiutandosi con le mani, dopo averlo leccato e ben insalivato, lo fece entrare completamente in bocca e dopo essere rimasto fermo così per qualche istante, iniziò a muoversi con quel meraviglioso e lento movimento che gli avevo detto mi piaceva tanto. Quella volta non lo fermai per fare altro ma lo lasciai continuare fino a che non venni. Tra un respiro profondo e un piccolo sforzo dovuto all'orgasmo gli sussurrai un: “continua. Continua, non ti fermare. Bevilo anche questo...”. E lui non smise di andare su e giù. Lo feci fermare quando ormai l'erezione era finita anche perché non riuscivo quasi più a sopportare quello che stava facendo: “fermo. Fermo così. Tienilo ancora tutto in bocca. Non farlo uscire. Bene fino in fondo.” Accostò le labbra al pube e rimase fermo mentre iniziai ad accarezzargli i capelli. Sollevò lo sguardo e ci fissammo. “Muovilo con la lingua. Solo con la lingua.” Lo sapeva fare benissimo e mi gustai anche quel piacere prima di farlo alzare. Non soddisfatto iniziai a dargli degli schiaffetti sul cazzo per farlo andare di qua e di la. Quel gioco lo facevo spesso, mi piaceva, ma non ero il solo a gradirlo perché quasi sempre, colpetto dopo colpetto, lo vedevo salire e “mettersi sull'attenti”. E così successe anche quel giorno. Beata gioventù, sempre pronta a ricominciare!Purtroppo avendo più del doppio dei suoi anni il mio “coso” non era altrettanto rapido nel… riprendersi. Lo informai che oggi saremmo andati a fare una passeggiata e che lui, come avevamo già fatto un'altra volta, ci sarebbe venuto con un dildo ben piantato nel culo. Notai un guizzo nei suoi occhi. Sapevo che adorava sentirsi trattato da troia e questa cosa lo aveva super eccitato l'altra volta. “Prima di uscire ci sono alcuni lavoretti da fare.” Fece un cenno d'assenso con la testa. Svuotò la lavastoviglie e quindi riordinò il lettone. Vederlo sculettare ai bordi del letto, piegato a novanta gradi era un vero spettacolo. Lo faceva benissimo e si muoveva volutamente come una… porca. Il solo guardarlo mi faceva “muovere” qualcosa li in basso… Poiché ero venuto da poco non andai oltre, limitandomi a guardarlo e a ripensare alle volte che lo avevo preso proprio in quella posizione. Quando ebbe terminato mi guardò con un'espressione un po' sorpresa. Sicuramente stava pensando che si era dato tanto da fare per sculettare e io non lo avevo nemmeno toccato. Ma avevo in serbo un'altra cosetta. C'erano alcuni libri da sistemare in biblioteca, sui ripiani alti. Alti al punto giusto! Lo feci salire sulla scaletta ritrovandomi il suo bel culetto proprio all'altezza del viso. Per aiutarlo mi misi a sorreggerlo appoggiando le mani ben aperte su quelle belle rotondità e, lentamente, lasciai scivolare un pollice nel buchino. Anche se corto, vederlo sprofondare in quella scura cavità, a pochi centimetri dagli occhi, era estremamente eccitante, ma lo fu ancora di più quando introdussi anche l'altro pollice mentre lui, come ogni volta, sottolineava la penetrazione con degli urletti. A questo punto iniziò lo spettacolo, perché muovendo le mani presi a dilatarlo, prima lateralmente, poi nell'altro senso e quindi iniziai a farlo in tutte le direzione. Quel culetto era così morbido e cedevole e soprattutto così profumato che dopo un po' non ce la feci a trattenermi e cominciai a leccarlo, cercando di infilare più in fondo che potevo la lingua, toccando gli spazi lasciati liberi dalle dita. Mentre facevo questo Sebastian iniziò a contorcersi, muovendo in tutte le direzione il suo fondoschiena, come per assaporare a pieno quanto gli stavo facendo. Mentre continuavo quel bel gioco, improvvisamente mi ritornò una fottuta voglia e, vedendo l'arnese già pronto, lo feci scendere dalla scala, piegare a novanta gradi appoggiato sul tavolino e, dopo avergli sputato sul buchino che era ancora un pochino aperto, lo inculai con la frenetica smania di scoparmelo. Con forza, quasi con violenza. Emise il solito mugugno iniziale e poi si abbandonò al mio ritmo. Non smisi per almeno venti minuti, continuando con una foga da ventenne e lui, dopo una buona manciata di minuti, si mise ad ancheggiare come per rendere ancora più intenso il tutto. Nella stanza echeggiavano i nostri respiri profondi e il suono inconfondibile dei due corpi che continuavano a sbattere tra di loro. Raggiunsi un orgasmo stupendo, anche perché la seconda volta, almeno per me, è sempre meglio della prima e subito dopo mi lasciai cadere sopra di lui, non dico stremato, ma sicuramente in affanno. Ci avevo dato dentro con impegno! Eravamo tutti e due bagnati di sudore e sentivo distintamente l'odore dello sperma. Se io ansimavo, lui lo faceva anche di più, nonostante la differenza di anni. Avevo la testa a fianco della sua e gli tenevo strette le mani tra le mie. Gli sussurrai nell'orecchio: “bellissimo! Sei fantastico! Hai un culetto...” “Si! Ma dimmi qualcosa per farmi sentire troia...” sussurrò uscendo per un attimo dal ruolo che stava interpretando.
E' vero, me ne ero scordato, sentirsi rovesciare addosso delle volgarità lo faceva sentire contento e non me lo feci ripetere: “ho goduto come un porco in quel culo sfondato che hai! Sei proprio una troia! Ogni volta che ti sbatto godi come una porca! Non ti basta mai! Troia! Sei proprio la mia troia. Adesso girati e puliscimi tutto con la bocca. Muoviti troia!” Mi spostai e lui si mise a leccare tra le mie cosce in quel lago di sudore. Sembrava che stesse quasi facendo le fusa come un gatto dal piacere. Sul tavolo, dove prima era piegato, si notava un'evidente macchia del suo sperma. “Sei venuta brutta troia! Sei venuta senza che ti toccassi? Troia. Godi di culo come tutte le puttane! Mi hai anche sporcato il tavolo!” Non poteva rispondere intento com'era a leccare ma alzando lo sguardo vidi la soddisfazione più completa nei suoi occhi. “Questa non la passi liscia, adesso pulisci tutto, con la lingua! E che non resti nemmeno una goccia di quella porcheria che hai sgocciolato li! Muoviti pulisci! Lascia stare il mio cazzo e pulisci!” Si spostò e passò la lingua, tenendola bella larga, sul tavolo mentre, da dietro, gli assestai alcuni sculaccioni su quelle bellissime chiappe. “Così te lo ricordi di non sbrodolare dappertutto come una cagna in calore! Scommetto che goderesti anche se ti facessi scopare da un altro. Magari da un nero con un cazzo così!” Quella voleva essere una delle tante frasi volgari che a lui piacevano tanto, probabilmente già detta anche altre volte, ma, girò di scatto la testa per guardarmi e il suo sguardo si illuminò di nuovo. “Ah! E' così troietta! Ti piacerebbe che ti portassi un mandigo per farti sfondare il culo?” Fece un cenno di assenso e poi, dopo aver abbassato la testa si tuffò nuovamente sullo sperma fino a raccoglierlo tutto, come intimidito da quanto mi aveva fatto capire. Poco dopo ci stendemmo sul letto. Io ero veramente sfatto e avevo proprio voglia di un po' di relax, ma anche lui non era molto meglio. Restammo li a chiacchierare per un'oretta mentre le nostre mani continuarono a giocare con il sesso dell'altro. Ormai il gioco di ruolo era finito e cominciammo a parlare di tante cose fino a quando mi buttò li un: “dicevi sul serio del nero?”. Accidenti, mi aveva preso alla sprovvista. Gli chiesi se quella situazione gli sarebbe piaciuta e mi confidò che era un suo sogno. Ormai il feeling tra di noi era tale che, con sincerità, ci confrontammo a lungo su questa possibile variante. Su questo triangolo. Presi l'impegno di provare a realizzarlo e lui si dimostrò ben più che felice.
Ormai ci eravamo rilassati e ripresi e fu lui, ad un certo punto a chiedere se saremmo andati a fare la passeggiata.
Rientrando nel gioco di ruolo buttai un: “lo dici perché vuoi uscire o perché vuoi sentire il palo nel culo?” Mi guardò con malizia e con un sorrisino complice e decisamente porcello. “Sei proprio una troia!” Andammo a farci una doccia e quindi mi preparai per uscire. Lui aspettò, docile, che fossi pronto. Fu allora che pronunciai: “vai a prendere la valigetta dei cazzi.” Ci andò subito e quindi la aprì sul tavolo della sala. Dentro c'era la piccola collezione di falli di gomma che usavamo per… giocare. Ne presi uno a forma di sfera con una base abbastanza larga. Non era il più grosso ma nemmeno tanto fino, sui sei centimetri di diametro e gli ordinai di metterselo sedendoci sopra. Si passò un po' di lubrificante sul culo e anche sulla punta dell'oggetto, lo appoggiò su una sedia e, aiutandosi con le mani, lo fece entrare. Mi feci mostrare come stava e provai a muoverlo tirandolo per la base. Era inserito perfettamente e non poteva saltar fuori da solo. Gli dissi che poteva mettersi i pantaloni, solo quelli, dopo essersi pulito dal lubrificante in eccesso che colava. Notai che gli aderenti jeans elasticizzati, ad uno sguardo attento, lasciavano intravvedere la forma della base del dildo, forse anche per le zone consumate che accentuavano già le forme proprio li. Lo informai che la forma dell'ovale si vedeva e lui si precipitò davanti ad uno specchio per capire quanto si notasse. “Cazzo, ma si vede! Si capisce che ce l'ho li! Non posso uscire così!” Dal mio sguardo capì che era evidente che saremmo usciti così e non replicò. Si infilò la maglietta e ritornò davanti allo specchio. “Così va meglio. Lo copre... non del tutto, ma lo copre… Però un po' si vede? Si vede vero?” Gli diedi un cenno di assenso mentre finì di vestirsi e dopo esserci scambiati un altro lunghissimo bacio ci mettemmo in macchina per andare a fare un giro. La prima tappa fu una pasticceria. Per raggiungerla ci vollero una decina di minuti, a piedi, dal parcheggio. Anche se cercava di mostrare indifferenza era evidente che Sebastian non si sentiva a proprio agio nel passeggiare con quel “birillo” piantato proprio li ma soprattutto perché sapeva che si riusciva ad intravvederlo. Ma proprio per questo, dovendo fare qualcosa che non avrebbe mai fatto da solo, appariva anche soddisfatto proprio per il doverlo fare. In fondo era questo quel sottile gioco che stavamo facendo. Quando ci sedemmo apparve sollevato ma, proprio per forzare la situazione, gli chiesi di recarsi al banco ad ordinare. Lo fece e, osservandolo mentre mi dava le spalle mi accorsi che quella sagoma si notava decisamente. Ovviamente non si capiva cosa potesse essere, ma si vedeva. Finito di assaporare il gelato mi confidò che il dildo cominciava a dargli fastidio. Lo sentiva fin troppo. “L'altra volta era molto più piccolo. Mi fa quasi male.” “Se te lo vuoi togliere puoi farlo qui...” Mi guardò con una faccia strana e provò a buttare li un “magari in macchina?”. Non gli risposi ma mi alzai e ci incamminammo verso un negozio di vestiti dove sapevo esserci un commesso gay che conoscevo. “Vieni, ti voglio prendere un paio di bermuda. Così magari prendiamo due piccioni con una fava”. Mi guardò sbigottito provando a replicare con un debole: “cosa vuoi dire? Ma sai come sono messo...” Trovato il negozio notammo un cartellino che diceva “CHIUSO”, anche se dentro era illuminato. Provai a bussare sulla porta ed arrivò un uomo che, riconosciutomi, mi aprì. Dopo i saluti di rito mi chiese chi fosse quel bel ragazzo che si mangiò con gli occhi. Quando chiesi se poteva darci un paio di pantaloni si dimostrò subito disponibile e disse di si e ci invitò a seguirlo nel reparto dedicato mostrandoci quello che aveva. Tre paia mi sembravano poter andare e invitai il mio giovane amico a provarli, lasciandolo letteralmente senza parole. L'occhiata che mi lanciò diceva tutto ma sapeva che doveva continuare a recitare la sua parte di giovane ubbidiente e così fece anche se l'imparazzo che stava provando era grande. Gli fu indicato il camerino prova e ci si diresse cercando di tirarsi giù la maglietta. Entrò e fece per chiudere ma mi misi in mezzo alla porta bloccandolo con un “dai, non serve chiudere, così vediamo subito come ti stanno.” Pensò come mettersi per togliersi quegli aderentissimi jeans, realizzando che in ogni caso il mio amico avrebbe visto che non indossava biancheria. Se lo avesse fratto frontalmente ci avrebbe fatto vedere solo il pisello, di fianco probabilmente avremmo visto tutto e girato si sarebbe scoperto quel grosso dildo che stava portando a passeggio. Decise per la posizione frontale e, mentre parlavo dell'ultima volta che ci eravamo visti con Giorgio lo osservammo togliersi le scarpe e quindi i pantaloni facendo far capolino al suo sesso. Lui lo guardò, poi lo riguardò e infine mi fissò con un sorrisetto che diceva tutto. “Ragazzetto disinibito… Dev'essere proprio un caro amic… chetto” “Si, è' un caro amico con cui mi vedo. Sai come vanno queste cose, no! Ma oggi mi sembra anche sbadato! Hai dimenticato di metterti gli slip quando siamo usciti.” Ovviamente non disse che ero stato io a dirgli di non farlo. “Hai sempre splendidi amici” commentò. “Questo poi mi sta già facendo impazzire. Che fisico e che pisellone! Dio che meraviglia!” “Si, una vera meraviglia, ma siamo qui per i pantaloni...” e gli allungai il primo paio di bermuda e lo invitai ad uscire e a fare due passi per poterlo osservare bene.
Mi accorsi che era diventato rosso in viso e questo capitava assai di rado. Evidentemente il gioco stava funzionando e lui ci si era immerso completamente. Cercò di muoversi dandoci sempre la faccia ma gli chiesi esplicitamente di girarsi per vederlo anche da dietro e, come lo fece, lo sguardo del commesso cadde su quella strana forma e quindi sfoderò nuovamente il suo sorrisetto. “Stanno bene, però ti lasciano un segno dietro, come se ci fosse qualcosa dentro.” Prima che potesse fare o dire qualcosa l'uomo che ormai sembrava essere diventato mio complice, allungò la mano poggiandola proprio dove appariva il difetto e afferrandolo confermò: . “si, è sotto, non sono i pantaloncini a cadere male”. Sebastian fece un brusco passo avanti facendogli scivolare la presa e rientrò nel camerino per toglierli, stando sempre davanti a noi. Quando me li passò, lo afferrai per il braccio facendo girare su se stesso. Quel cerchio di gomma di circa dieci centimetri di diametro era li a coprirgli mezzo culo. “Ma cosa ti sei messo? Sei uscito con un cazzo nel culo?” “Mi hai detto tu di metterlo!” “Io? Ma sei sicuro? Ma quando?” Ignorando il terzo si mise a rispondermi piccato mentre facevo il finto tonto. “Devi aver capito male.” “No, mi hai detto di infilarmelo per uscire.” “Va bene, va bene, adesso non mi ricordo. Ma non ti da fastidio?” “Si, te lo ho detto prima.” “Accidenti, oggi sono proprio sbadato, non ricordo nemmeno più cosa mi dici… ma se ti da fastidio, togliamolo. Girarti, appoggiati bene al muro che te lo tolgo.” Non disse altro e senza neppure guardare il commesso che si stava godendo lo spettacolo spinse il culo in fuori. Chiesi al mio amico di allargargli le chiappe e lo fece subito assai volentieri e afferrato il bordo di gomma, con fatica, lo estrassi. Lo spettacolo davanti ai nostri occhi era palpabile. Tra quelle due tonde e sode collinette si apriva un larga e scura cavità che sembrava chiedere di essere tappata nuovamente con qualcosa… Sebastian provò a rialzarsi ma, categoricamente, gli ordinai di rimanere in quella posizione. “Che spettacolo!” “Che culo! E che buchetto! Un culetto così pronto è proprio un peccato perderlo.” sottolineò. “Dici?” “Si, ne sono convinto!” “E pensi che qui si possa combinare?” “Certo, tanto siamo chiusi e qui dietro siamo tranquilli e riservati…” “Credo proprio che tu abbia ragione. E' un'occasione da non perdere.” Giorgio mi prese il dildo e, senza tanti complimenti lo infilò nuovamente nel culo di Sebastian che lanciò un urletto per la sorpresa. “E' meglio lasciarlo dentro finché non siamo pronti. Così rimane bello aperto...” In un attimo si denudò mentre io, con un gesto della mano, lo invitai verso quel giovane pertugio. “Ti spiace se prima me lo succhia un po'?” Scrollai le spalle e Sebastian si girò e accucciò. Come lo vide strabuzzò gli occhi perché adesso aveva davanti proprio un bel cazzo. Non era enorme ma possiamo dire che era di taglia superiore alla media: decisamente lungo, grosso al punto giusto e piacevolissimo nella forma. Io non mi meravigliai perché lo avevo già visto quando, tempo addietro, avevo partecipato ad alcuni festini a base di sesso che proprio Giorgio aveva organizzato. Sebastian si mise a lavorare di mani e bocca portandolo ad un'imponente erezione. “Direi che sono pronto per tappare quel buchetto nel migliore dei modi...” Guidò il ragazzo su un divanetto e lo fece stendere di schiena. Si inginocchiò, gli chiese di sollevare le gambe e dopo avergli tolto nuovamente quel grosso tappo, si tuffò dentro di lui con estrema facilità. Pure io mi ero spogliato e, standomene in ginocchio al suo fianco, gli stavo offrendo il cazzo perché lo prendesse in bocca. Lo accolse aiutandosi con le mani e si mise a fare del suo meglio. L'uomo intanto si affondava con forza in lui, facendolo quasi saltare e gemere. Dopo un certo tempo volle cambiare posizione. Lo fece alzare in piedi sul divanetto facendosi mettere le braccia intorno al collo e lo prese in braccio. Gli chiese di stringerlo con le gambe e dopo avergli afferrato le chiappe con le mani, al terzo tentativo riuscì a penetrarlo. A quel punto cominciò a farlo saltare su e giù come se fosse una bambolina. Una scopata del genere l'avevo vista solo nei video porno, mai dal vero e rimasi a gustarmela iniziando a masturbarmi. Continuò per parecchio fin quando, evidentemente vicino al traguardo, lo scrollò di dosso spingendolo contro il muro. In un attimo gli fu contro, si abbassò per ficcarcelo nuovamente dentro e, quando ci riuscì, non smise fin quando alcuni grugniti non sottolinearono che aveva raggiunto l'orgasmo. Come si spostò presi immediatamente il suo posto in quello sfintere sgocciolante. Afferrai anche il cazzo di Sebastian e cominciai a segarlo allo stesso ritmo con il quale me lo inculavo. “Ti pioace così, vero? Ti piace sentirlo dentro, vero? Due, adesso ne hai presi due. Come ti senti? Ti senti troia? Vero che ti senti troia? Non smisi fino a quando non aggiunsi anche il mio contributo a quel laghetto continuando anche a lavorarlo con la mano. Mi interruppe il mio amico che lo fece sdraiare sul divanetto e prese a spompinarlo, attirato dal quello strano cazzo lungo e sottile. Io mi sedetti al suo fianco e ripresi a sussurrargli nell'orecchio tutte le frasi più porche mi passavano per la testa. Non fu una cosa lunga perché di li a poco, emettendo dei guaiti come se fosse un cagnolino gli esplose in bocca. “Ma quanta ne fai?” disse sputando copiosamente sulla sua pancia. “Non ti avevo detto che lui va a litri?” Ridemmo tutti cercando di riprendere fiato. Giorgio ci disse che sarebbe stato ben contento di incontrarci tutti e due un'altra volta chiedendomi di farmi sentire per organizzare una cosetta fatta con più calma. Gli strizzai l'occhio complice. Come avevamo concordato questo incontro, cercando di farlo sembrare casuale, sicuramente ci saremmo rivisti anche in seguito. Si complimento con Sebastian per il suo cazzo ma ancor di più per la bocca e “per quello splendore di culo che ti ritrovi. Ma anche per comi godi...”
In macchina il nostro gioco di ruolo si interruppe e ci scambiammo le impressioni su quanto avevamo fatto. Sebastian mi disse che gli era piaciuto tantissimo. Che era proprio questo che sognava nelle sue fantasie erotiche e che gli sarebbe piaciuto ripetere un'esperienza come questa. Mi disse che era felice perché riuscivo a dargli sempre qualcosa di nuovo e, soprattutto, di inatteso. Guardandomi maliziosamente e passandomi una mano sull'uccello aggiunse che il mio amico aveva un cazzo niente male e che “quando mi scopava tenendomi in braccio mi sembrava che me lo spingesse fino in gola da quanto mi faceva saltare. E poiché continuava a frugarmi il cazzo contro la sua pancia ad un certo punto sono anche venuto. Ma non se ne è accorto. Quando mi avete fatto sborrare di nuovo non ne ho fatta tanta proprio per questo. Tra prima con te e poi con lui ormai non ne avevo tanta… Però mi piacerebbe venirgli in bocca per la prima volta, così si che lo annegherei...” Ridemmo felici. Gli chiesi se voleva venire a casa a lavarsi ma declinò l'invito. Ormai era ora che ci salutassimo e lo lascia al solito posto. Un bacio come arrivederci e, prima di uscire e farmi ciao con la mano mi sussurrò: “ma per il nero ti stai organizzando? Mi piacerebbe proprio… provarne uno. Chissà se ce l'hanno grande e grosso come si dice...” Strizzò l'occhio amicando e chiuse la porta. Dio che meraviglia questo ragazzo e poi c'è ancora qualcuno che non crede che con gli annunci online si possa… andare in paradiso.
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