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Prime Esperienze

MASCHI D'OGGI: UN CULO VERGINE PER UNO SMARTPHONE...


di RedTales
04.01.2019    |    37.923    |    13 9.6
"Non si era mai trovato in una situazione simile..."
“Si, mi piacerebbe, magari se facciamo anche a rate… Mi prendi dentro questo e la differenza te la do un po’ alla volta.”
“Ma se sei indietro di tre mesi! Anzi, sai cosa ti dico? Che adesso mi paghi! Se ti piace cambiare telefonino lo paghi! Magari possiamo parlare con i tuoi per vedere come risolvere.”
“No, ti prego, lasciamo stare i miei. Vedrai che in settimana ti porto quello che manca.”
“E dove lo prendi?”
“Non so, magari trovo qualche soldo. Mi invento qualcosa o vendo delle cose...”
“Senti, fai come vuoi, però mi paghi. Altrimenti mi riprendo il telefono.”
“No, ti prego, mi serve! Come faccio senza? Vedrai che combino.”
L’uomo lo guardò. Era un buon cliente perché da almeno due anni gli comperava un telefonino ogni cinque o sei mesi. Sempre di alta fascia. Però da alcuni mesi restava indietro con le rate. Ma si capiva, classico ragazzo che vuole avere troppo pur non potendo permetterselo.
“Senti? Che dici se ti lascio il nuovo modello e mi paghi con calma, magari scaliamo un po’ ogni volta?”
Il ragazzo lo guardò meravigliato perché non capiva.
“Si, questo viene cinquecento più il tuo. Così in tutto mi devi ancora novecento. Giusto? Ecco, se fai il carino con me, ogni volta che ci stai scaliamo trenta. Ti va?”
Lo guardò nuovamente con gli occhi sgranati perché proprio non capiva o gli sembrava impossibile che gli chiedesse quello che gli veniva in mente.
“Dai, non fare l’ingenuo. Mi sembri un tipo sveglio per capire, no?”
“Quindi tu vuoi che io...” balbettò senza ancora aver capito esattamente dove l’altro voleva arrivare
“Bravo. Ho visto che adesso sei maggiorenne e quindi puoi fare quello che vuoi, ovviamente se lo vuoi… Così, se ti va mi paghi in questo modo. Che ne dici? E adesso ti porti via questo modello super che ti invidieranno tutti. Ti va?”
Restò ancora sbalordito: “si, certo che mi va ma...”
“Non dirmi che non lo hai mai fatto? Un fighetto come te che se la tira tanto.”
“Ma fatto cosa?”
A quel punto l’uomo lo guardò con un sorriso furbetto e ironico e fissandolo negli occhi sparò dritto dritto un: “ma una scopata! Che altro!”
Il ragazzo fu preso alla sprovvista e tutta la sua sicurezza vacillò e balbettò un: “si, si, ma che c’entra?”
“Ma ci fai? Non hai capito? Tu ti prendi il telefonino e io mi faccio una scopata. Ti va?”
Immediatamente mise a fuoco cosa voleva Lorenzo da lui e ne rimase sconvolto però non volle farlo capire ma restò senza parole, incapace di rispondere.
“Ti va?” incalzò nuovamente: “cambiamo la sim e ti porti via questo, prima però vieni di la e ci divertiamo un pochino. Ci stai?”
In frazioni di secondi cercò di valutare la situazione, capire cosa fare, decidere come rispondere, trattenere l’emozione e infine se ne uscì con un: “ma con… ma con te… non lo ho mai fatto.”
Scoppiò in una grassa risata: “E ci credo! Se lo avessi fatto con una troietta come te vuoi che non me lo ricorderei? Forse vuoi dire che non hai mai scopato con un uomo. E allora? C’è sempre una prima volta. Così impari. Anzi, non mi va nemmeno tanto l’idea di avere tra le mani un verginello, ma mi sei sempre piaciuto e per questa volta me lo faccio andar bene lo stesso.”
“E… e… e il telefonino è mio?”
“Si, te lo porti via dopo. Però segniamo e ogni volta scaliamo...” e proprio in quel momento entrò un altro cliente e la conversazione si interruppe.
“Aspetta, intanto decidi.”
Si diresse verso il nuovo arrivato mentre Michael, quasi sollevato di esserselo levato di torno rimase imbambolato. Non era quasi in grado di ragionare, era tutto così strano. Non si era mai trovato in una situazione simile. La decina di minuti che restò solo la spese a riflettere pensando però a un po’ di tutto in modo confuso e illogico e quando un improvviso: “allora? Hai deciso?” lo richiamò al presente non era giunto a nessuna conclusione ma quello smartphone che gli aveva lasciato in mano era troppo bello e disse a bassa voce “si.”
“E ci voleva tanto? Adesso sono le sei. Vai a farti un giretto e torna per le sette e mezza che chiudo e ci divertiamo un pochino. Se combini di lavarti meglio. Mi piacciono puliti e profumati. Ah! Sei depilato?”
Altra bordata di frasi che echeggiarono nell’aria lontane.
“Si. Cioè no! Ma se vado a casa…”
“Si? No? Ma cosa dici? Ma sei pulito?”
“Si, si.”
“Allora basta. Torna dopo che...”
Entrò una signora e l’uomo lo congedò: “Si, ciao. A dopo.”
Uscì dal negozio come smarrito e camminò per una decina di minuti fin quando comprese la situazione in cui si era cacciato e finalmente riuscì a pensarci. Stranamente trovò la cosa possibile, soprattutto pensando al telefonino nuovo. In fondo di porno ne aveva visti tanti, anche di gay, e più o meno sapeva cosa fare. Scopate ne aveva fatta solo una con Gloria, ma quella se li faceva tutti a scuola e, a quella festa, era toccato anche a lui mettersi in fila per scoparsela. Seghe tante, ma la sua esperienza, nonostante la spavalderia ostentata spesso, era praticamente nulla.
Alle sette e mezza entrò nel negozio trovando ancora tre persone e Lorenzo intento a servirle. Quando furono uscite tutte l’uomo chiuse la porta, spense le luci e lo invitò ad andare dietro.
“Guarda, oggi proprio non me la sento. Sono in piedi da stamattina e anche se ho voglia sono stanco. Fammi solo un bocchino e facciamo meglio domani.” disse sbottonandosi i pantaloni e tirandosi fuori l’uccello come se fosse la cosa più naturale del mondo. Michael guardò il suo sesso riversato in avanti e circondato dal fitto pelo nero e allungò una mano per prenderlo.
“Bocchino! Ho detto un bocchino non una sega. Me lo fai solo con la bocca. Come cazzo li fai tu i bocchini, con le mani?”
Si piegò in avanti per avvicinare la bocca ma: “ma che cazzo fai? Giù, mettiti giù.”
Si piegò sulle gambe e si trovò con la bocca proprio all’altezza giusta e iniziò a leccare la cappella quasi completamente chiusa nelle pieghe della pelle e, istintivamente cercò nuovamente di afferrare il cazzo alla base con la mano.
“Solo con la bocca e niente leccate. Non ho tempo, mi fai solo un bel bocchino. Ma è così difficile? Anche se non li hai fatti hai visto come si fanno no?”
Questa volta aprì la bocca e lo fece sparire dentro tutto. L'odore era strano, il sapore non riusciva nemmeno a percepirlo. Cominciò a muovere la testa avanti e indietro e finalmente: “e ci voleva tanto?”
Continuò sentendolo crescere ed ingrossarsi. E più le dimensioni aumentavano più faceva fatica a tenerlo tutto in bocca e, piano piano, ne lasciò uscire una parte che divenne sempre più lunga. Ormai il membro era completamente eretto e lui alzava e abbassava la testa ritmicamente infilandosi tra le labbra poco più che la cappella. Andò avanti sentendo Lorenzo che si complimentava con lui per il bel servizietto che gli stava facendo fin quando non sentì le sue mani afferrargli la testa per aumentare il ritmo dei suoi movimenti e per guidarlo. Si lasciò andare sia perché era stanco di muovere la testa e si sentiva perfino stordito sia perché lo stringeva così forte che era l’altro a decidere come muoverlo. Fu quasi contento ma mentre pensò questo lo sentì lamentarsi ad altra voce e si ritrovò la bocca piena di sperma. Provò ad allontanarlo con le mani ma la stretta era troppo decisa e non ci riuscì fin che non decise di lasciarlo. Iniziò a tossire e a sputare tutto quel liquido, non provando nemmeno ad inghiottire.
“Che cazzo fai? Guarda che adesso pulisci! Mica mi va bene sta cosa. La prossima volta te la bevi tutta. Chiaro?”
Si pulì le labbra con la mano che si riempì della sostanza collosa e alzò lo sguardo vedendo che Lorenzo si stava già chiudendo i pantaloni.
“Tieni che è tardi. Torna domani, sempre a quest’ora. Vieni che cambiamo la sim” e porgendogli un fazzolettino si avviò dall’altra parte.
Lui rimase appoggiato per terra, sputò ancora, passò il braccio sulle labbra e finalmente percepì il sapore dello sperma. Era strano, non ben definito, come acido ma al tempo stesso quasi dolciastro. Non riuscì ad associarlo a niente che conosceva mentre l’altro lo stava già chiamando Pulì il pavimento alla meno peggio e lo raggiunse.
“Dammi il telefono che ti cambio la scheda.”
Due minuti dopo era in strada. Sentiva perfettamente l’odore e il sapore del sesso, cercò una gomma o una caramella ma non aveva nulla, sputò altre volte saliva. Sentì nettamente lo stesso odore sulle mani e quando rincasò si fiondò in bagno per lavarsi. Sciacquò e risciacquò la faccia e si lavò i denti poi lavò anche la felpa con il sapone annusandola più volte e, alla fine la buttò tra la biancheria da lavare. Si guardò allo specchio e finalmente uscì.
A cena fu molto silenzioso e per buona parte della notte ripensò a quanto aveva fatto fin che il sonno non lo accolse.
Alla mattina controllò con attenzione come fosse il suo viso e, a scuola, passò una giornata molto staccata da tutto e tutti rimuginando sul cosa fare.
Alle sette e mezza arrivò al negozio ma lo trovò chiuso. Ebbe un momento di gioia e pensò di andarsene proprio nel momento in cui, dall’interno Lorenzo gli fece segno di aspettare e, immediatamente, aprì la porta.
“Vieni, vieni. Ho chiuso prima così possiamo stare tranquilli” e si incamminò nel retro.
“Spogliati, voglio proprio vedere come sei messo.”
Michael ci mise poco, anche se gli costò molto farlo, perché quel tardo pomeriggio di settembre faceva caldo e indossava solo maglietta, jeans e scarpe.
“Proprio niente male! Lo sai che hai un fisicaccio! Anche gli slip! Togli anche gli slip. E’ li sotto che si trova il tesoro?” e rise sguaiatamente della sua vuota battuta.
Restò come mamma lo aveva fatto mentre l’altro se lo mangiò con gli occhi. Notò subito l’espressione libidinosa e lo sguardo che si abbassò per osservargli il culo. Si avvicinò e iniziò subito ad accarezzarlo: “ma hai un culo bellissimo, sporgente e tondo come una bella ragazza!” Le mani lo percorsero a lungo dappertutto, indugiando sulle rotondità, infilandosi nel solco e provando a farsi strada nello stretto pertugio che rimase serrato come un’ostrica.
“Ma davvero sei vergine?”
Con molto imbarazzo per quella domanda inaspettata rispose di si.
“Mai preso in culo?”
“No!”
“Neanche un dito?”
Mosse la testa per confermare la sua… purezza.
“Cazzo! Sai che potresti farci qualche altro soldo se vuoi? Conosco uno che paga bene un culetto vergine. Se poi se lo porta a spasso un ragazzetto come te...”
In quel preciso istante Michael prese coscienza che con il suo fondoschiena poteva farci ancora più soldi e l’idea, chissà come, lo intrigò e gli sembrò una strada percorribile.
Lorenzo glielo lesse negli occhi e domandò in modo chiaro. “vuoi che lo chiami? Se gli va ci fai anche cinquecento euro. Però cento sono per me… per il disturbo!” e rise ancora.
”Cioè?” domandò stupito.
“Cioè cosa? Se ti va di darlo via per la prima volta a uno che paga ti combino, se no facciamo qui noi adesso.”
Fece di si con la testa ma Lorenzo non capì e chiese: “quindi?”
“Si, chiama. Hai detto cinquecento?”
“Penso di si.”
“Ma… ma quanti anni ha, com’è?”
“Ecco, queste cose te le devi scordare. Se uno paga ti deve andar bene tutto. Altrimenti lascia perdere. Allora cosa faccio? Chiamo?”
Fece ancora si e l’uomo cercò un indirizzo per poi telefonare: “Francesco Maria? Sono Lorenzo… Bene, bene… tutto bene. Si… ho qui un ragazzo… Diciotto, fatti da poco… Si, ho i documenti in mano. Diciotto fatti. Si, mai preso, vergine al cento per cento. Si, aspetta” e rivolto a Michael: “girati vuole vedere una foto del culo.”
La inviò subito e, quindi ne volle una di tutto il corpo: “ma il viso?”
“Anche quello. Stai tranquillo, non la vede nessuno oltre lui.”
Anche se incerto si lasciò fare altre tre foto intere.
L’interlocutore rimase soddisfatto e concordò subito un incontro per la mattina seguente.
“Si, alle undici va benissimo, sarà puntualissimo. Cinquecento come le altre volte?”
Ringraziò e chiuse.
“Fatta! Cinquecento! Te li da domani. Devi essere li alle undici. Però potevi anche sorridere.”
“Ma sono a scuola?”
“E domani non ci vai o fai come cazzo ti pare. Ma alle undici devi essere li.”
“Va bene.”
“Ah! Non metterti slip e calze, gli piace vederti nudo subito quando ti spoglia e lavati bene, devi essere pulito. Non gli piace la cioccolata a quello.”
“Si, si, mi faccio sempre la doccia.”
“Ma che cazzo di doccia! Lavati bene dentro!” E vedendolo fare una strana faccia precisò: “ma ti devo dire proprio tutto! Lavati dentro il culo, con un clistere o come vuoi. E’ dentro che devi essere pulito.”
Fece di si con la testa, si fece dare l’indirizzo e prese i vestiti.
“Che cazzo fai? Mi lasci a bocca asciutta? Dai un bel bocchino. Salviamo il culo, ma con la bocca puoi sempre scopare.” e rise aprendosi i pantaloni mentre Michael gettò per terra gli slip che aveva preso e si accucciò per prenderlo tra le labbra come aveva fatto il giorno precedente.

Alle undici precise suonò e gli aprì un uomo di un età indefinita, con i capelli bianchi. Gli sorrise e lo invitò ad entrare.
“Ben arrivato” disse subito aggiungendo immediatamente: “un piccolo test, per essere sicuri” e gli passò la scatoletta. Osservando il suo assoluto e candido stupore aggiunse: “si fa con la saliva, è velocissimo. Sai, io sono sanissimo e ci tengo a restarci.” Dopo che gli spiegò come farlo lo fece sedere e nell’attesa del risultato gli chiese con assoluta nonchalance se avesse mai provato a infilarsi qualcosa dietro o se avesse avuto altri rapporti con dei maschi o delle ragazze. Rimase soddisfatto dalla quasi verginità assoluta del ragazzo e finalmente, visto il risultato, lo invitò al piano di sopra.
Raggiunsero una spaziosa camera da letto perfettamente ordinata e in leggera penombra.
“Spogliati, voglio proprio vederti. Nelle foto eri splendido.”
Come si tolse la t-shirt, le sneaker e jeans, facendosi ammirare in uno splendido nudo integrale l’uomo rimase davvero soddisfatto e lo disse.
“Non usi mutandine?”
“Sussurrò un “no.”
“Mi piaci così disinvolto e al tempo stesso timido. Si, hai proprio un bel corpo. Girati, lasciati guardare. Sei ancora più bello delle foto… davvero” .
Michael notò che continuò a passarsi la lingua sulle labbra e a toccarsi il pacco prima di allungare la mano sul suo culo. Era fredda e ruvida e iniziò ad accarezzarlo con gesti lenti, raggiungendo la fine della schiena per poi ridiscendere fino all’inizio delle cosce, spostandosi da destra a sinistra per poi ritornare. Con il palmo seguì ogni curva più e più volte senza mai fermarsi fin che ne fu soddisfatto e lo abbandonò per sedersi sul letto invitandolo a stendersi sopra le sue ginocchia con il sedere rivolto verso l’alto.
Lo fece pensando che lo volesse sculacciare ma non era questa la sua intenzione perché riprese a sfiorarlo come prima anche se adesso usava due mani e, lentamente, iniziò ad allargare i glutei iniziando a scorrere con le dita in quel solco e cominciando pure a concentrare le sue attenzioni sulla stretta fessura. Il polpastrello dell’indice intraprese un lento girovagare attorno all’apertura seguendone il bordo ma senza mai spingersi nel lieve spacco centrale che, stimolato da quel massaggio iniziava ritmicamente a contrarsi in leggeri spasmi che lo allargavano, seppur di poco.
Michael si accorse di non riuscire a controllare quei fremiti, sentiva il suo buchetto tentare di aprirsi stimolato da quel sapiente massaggio e voleva continuare a tenerlo serrato ma si rendeva conto che non ci riusciva. Ma oltre a questo sentiva qualcosa che lo faceva muovere da dentro, una sensazione che non aveva mai provato e cercò con forza di resistergli.
Anche l’uomo se ne accorse bisbigliando un: “lasciati andare, vedrai che ti piacerà. Mi sembra proprio che il tuo culetto sia estremamente sensibile… Vedrai che ti piacerà...” mentre, portando di tanto in tanto il dito alla bocca per bagnarlo di saliva in modo che scorresse meglio, riprese a farlo girare tutt’attorno a quel prezioso buchino.
Ci “lavorò” molto, gustandosi ogni millimetro di pelle e provando a spingerlo dentro solo quando lo vide assai ben rilassato e disposto ad aprirsi appena lo picchiettava delicatamente proprio sull’apertura. Ormai tutta la zona era assai ben inumidita e l’ulteriore aggiunta di saliva non facilitò che il compito.
L’uomo, piegato in avanti per non perdersi nemmeno un ”fotogramma” allargò con decisione un gluteo slargando in parte il buchino e quindi vi appoggiò sopra l’indice e con poca pressione lo fece scorrere dentro il corpo di Michael per metà.
Il ragazzo lo percepì benissimo ma non andò oltre a quella strana sensazione che associò a quando, da piccolo, la mamma gli metteva le supposte.
L’operazione si svolse nel più assoluto silenzio, rotto solo dal pressante ticchettare di un grosso orologio appeso ad una parete. Le due falangi piantate dentro si mossero in tutte le direzioni come per cercare la via migliore e quindi con un’altra leggera pressione sprofondarono completamente.
“Ecco, adesso non sei più vergine. Ti ho penetrato completamente. Mi senti?” annunciò soddisfatto riprendendo ad agitare l’indice più che poteva: “lo senti? E’ tutto dentro il tuo culetto.”
Michael la ritenne una domanda retorica e non rispose gustandosi quella piacevole sensazione di solletichino assai profondo che sentiva. Quel dito era entrato con disinvoltura e non gli aveva arrecato il minimo fastidio e si sentì quasi sollevato anche se un brusco: “adesso ti comincio a scopare così” lo allarmò. Ma l’improvviso scorrere del dito dentro di lui non gli procurò il minimo problema, anzi quella strana ma “gustosa” sensazione aumentò con il ritmo impresso dalla mano.
Francesco Maria era tutto intento a guardare come le pieghe della pelle si deformassero al muoversi del suo dito e come lo sfintere si richiudesse immediatamente come ne usciva, riaprendosi come per magia non appena lo spingeva nuovamente contro. Infatti, dopo averlo fatto scorrere più e più volte ma sempre senza mai farlo uscire adesso lo estraeva completamente, aspettando di vederlo richiudersi prima di sprofondarlo nuovamente all’interno. Osservare quel veloce richiudersi lo eccitava e quindi ci giocò parecchio e solo quando ne fu sazio fece scendere Michael dalle sue ginocchia.
“Bravo! Sei bravo! Adesso mettiti a gattoni sul letto. No, vieni più indietro… ancora. Ecco, così. Giù la testa, da bravo. No, giù anche le spalle. Vai tutto giù. Si, così. Bravo. Ancora un pochino indietro. Vieni più sul bordo. Perfetto, fermo così.”
Andò in un cassetto e prese di falli di gomma di varie misure e del lubrificante e ritornò alle sue spalle.
“Allarga le gambe, più che puoi. Bravissimo. Ma sai che hai un culetto favoloso? E’ così stretto che mi fa godere solo a vederlo. Adesso comincio ad aprirtelo, pianino, vedrai che ti piacerà.”
Con calma lo spalmò di gel passando con le dita tutto attorno al centro del suo interesse e quindi infilò nuovamente l’indice all’interno per ungere anche li.
“Senti come scorre bene?”
Successivamente impugnò il primo dildo, particolarmente sottile ma largo quasi il doppio rispetto al dito e lo accostò alla fessura che, come lo sentì premere, si dilatò spontaneamente per accoglierlo ed anche quella penetrazione risultò estremamente facile.
Francesco Maria era eccitato per la naturalezza con cui stava procedendo mentre Michael, nuovamente un po’ rigido nell’attesa di scoprire cosa avrebbe provato, si distese non appena si sentì totalmente penetrato da quell’oggetto che non gli procurò alcun male.
Quella quindicina buona di centimetri di gomma si intrufolarono a lungo in quel sentiero prima di ritirarsi nella scatola per lasciare il posto ad un “pezzo” più grosso che riprese lo stesso cammino.
Per Michael quell’esperienza era diventata una quasi “dolce attesa” in quanto il tutto era assai strano, quasi piacevole e, sicuramente, assai lontano da quello che aveva visto e letto sulla… prima volta. Finora ogni cosa era fluita senza intoppi e, nonostante fosse alla completa mercé di quello sconosciuto, non si sentiva affatto male anzi era preda di una bella erezione che si era generata… spontaneamente.
Anche l’adulto continuava a godere nel vedere le contrazioni continue e ripetute del suo ano che forzato ad allargarsi appena era lasciato libero cercava prontamente di richiudersi, ma più quel giocattolo rimaneva dentro e più tempo ci metteva a serrarsi completamente.
Forse era da più di mezz’ora che se ne stava piegato a culo insù quando l’uomo che lo “usava” gli disse che passava all’ultimo step: “questo è più o meno come il mio. Adesso provi un vero cazzo in culo. Se ti fa male grida pure.”
Restò malissimo nel sentirlo e si irrigidì nuovamente mentre la mano gli spalmò ancora del lubrificante. Avrebbe voluto girarsi per guardare cosa gli stesse per sbattere dentro ma rimase fermo in quella posizione che stava diventando scomoda.
Questa volta sentì l’oggetto premere con decisione accorgendosi che non stava scorrendo bene come gli altri anzi, stava trovando una bella resistenza che si trasformò quasi subito in dolore mentre Francesco Maria la percepì solo come una leggera opposizione a cui porre rimedio pigiando con più decisione. Quell’insistere raggiunse lo scopo di vincere lo sfintere che cessò di colpo di resistere lasciando che il corpo estraneo precipitasse all’interno.
Michael sentì lo strappo come una stilettata. Percepì il suo muscolo cedere e come schiantarsi prima di aprirsi per offrire il suo intimo e una fitta lo percorse partendo dall’interno. Gridò cercando di muovere il sedere sperando in una… liberazione ma ottenne solo un: “è fatta! Adesso sei aperto. Adesso passa. E’ solo un attimo. Meglio vero?”
Effettivamente quel dolore puntuale era già passato anche se qualcosa sembrava tormentarlo interiormente. Rimase immobile come quel fallo finto per buona metà conficcato tra le sue chiappe.
Il successivo movimento non fu né piacevole né spiacevole, semplicemente fu. E ci si dovette abituare perché durò per almeno un altro quarto d’ora. Con gesti ora lenti ora più rapidi Francesco Maria continuò ad aprirlo non smettendo mai di assaporare i movimenti quasi spastici dell’ano che si richiudeva appena ne aveva la possibilità. E anche il suo cazzo non accennava ad abbassarsi e, duro come una pietra, gli premeva contro la pancia.
“Bravo, sei stato bravissimo. Adesso ti prendo io. Lo vuoi vero?”
Ma che domanda, pensò. Era li proprio per quello.
“Ora mi spoglio e poi te lo do tutto. Se vuoi puoi metterti giù disteso. Mi piace scoparti standoti sopra.”
Il ragazzo si girò ma l’uomo lo riprese: no, non così, con la pancia in giù e il culo in su. Non mi interessa mica vedere il tuo pisellino duro. Ma? Ma cosa hai fatto? Pulisciti! Pulisciti subito, non vorrai sporcarmi il letto!”
Michael non se nera accorto ma sulla pancia aveva un inequivocabile scia di sperma. Era venuto e non se ne era nemmeno accorto. Gli passò delle salviettine umide e si ripulì per poi sistemarsi come gli aveva chiesto.
“Si, adesso va bene. Allarga meglio le gambe.”
Si spostò al fianco del letto in modo che potesse vederlo e si tolse quanto indossava. Il ragazzo lo fissò notando, man mano che si spogliava, come avesse una bella pancetta, il petto coperto da una rada peluria bianca, le gambe fin troppo magre, due tettine cadenti, un culetto asciutto e un pisello moscio e di piccole dimensioni e non ne rimase molto contento ma ormai era li e poi quei soldi gli facevano proprio comodo.
Francesco Maria si afferrò l’uccello e iniziò a sbatterlo cercando di raggiungere l’erezione e, con un po’ di pazienza ci riuscì. Sicuramente non possedeva un membro di abbondanti dimensioni ma per il ragazzo, a quel punto, tutto andava bene.
Finalmente, in modo quasi goffo salì sul letto, lo scavalcò e gli si appoggiò sopra terminando di indurirsi strofinandosi tra le morbide chiappe di Michael. Ci riuscì perché alla fine era pronto e dopo aver cercato l’entrata con le dita, guidò su quel punto la cappella e si abbassò, quasi lasciandosi cadere. Ci sprofondò completamente dentro con estrema facilità non incontrando alcuna difficoltà e: “ah! Come ti sento! Sei proprio stretto! Certo che se prima non ti aprivo per bene chissà che male adesso.”
Dopo essersi gustato queste sensazioni che lo eccitarono iniziò a muoversi cercando di sollevare il bacino di quei pochi centimetri necessari ma dopo pochi colpetti si fermò iniziando ad ansimare e riversando il suo succo. Rimase immobile, quasi in sofferenza, godendo di quel momento.
“Mi hai fatto così eccitare prima che adesso non sono riuscito a tenermi.” cercò di giustificarsi con il ragazzo che, immobile sotto la sua mole, nemmeno si era accorto di quanto era successo. Purtroppo dovette sopportare quel peso a lungo perché l’uomo, continuando a compiacersi del suo corpo e di quanto fosse ancora duro e di come il suo culo lo stesse massaggiando facendogli quasi un pompino, non si spostò, anzi appoggiò anche la testa sulla schiena del ragazzo e probabilmente si… addormentò per qualche minuto.
Michael se ne rese conto e provò anche a chiamarlo, prima a bassa voce, poi alzandola.
All’improvviso Francesco Maria si riprese e probabilmente si rese perfino conto di cosa era successo ma fece finta di nulla, scivolando finalmente al suo fianco e rialzandosi.
“Bella scopata! Sono proprio felice che mi hai dato il culo per la prima volta. Non sei il primo, sai! Ma una verginella non si trova mica sempre! Ah! Che scopata! Se vuoi puoi andare a pulirti in bagno, magari ti fai uscire tutto quello che ti ho lasciato dentro. Si, sei stato proprio magnifico. Che culetto!”
Da un armadio prese un accappatoio e se ne andò fuori dalla stanza.
Michael ci mise tre minuti a rivestirsi e a raggiungerlo nella sala trovandolo seduto sul grande divano con un bicchiere di liquore in mano.
“Sei già qui! Bravo, sei stato bravissimo. E’ sempre una meraviglia sentirsi addosso un corpo fresco e giovane come il tuo. Ti è piaciuto? Ti ho fatto godere?”
Rimase quasi sconcertato da quella domanda ma alzò lo sguardo per incrociare il suo e gli rispose con un mieloso “Tanto! Mi hai fatto impazzire. Ti sentivo tutto dentro. Mi hai fatto godere quando mi hai scopato e anche se non te lo ho detto mi hai proprio rotto il culo quando mi eri sopra.”
Si meravigliò persino lui di cosa era riuscito a dire ma vedendo l’espressione gongolante dell’uomo capì che aveva fatto centro.
Quello si alzò, lo abbracciò e se lo strinse contro afferrandolo con tutte e due le mani sul sedere quindi prese da un cassetto cinque banconote da cento e le appoggiò sul tavolo: “come pattuito. Sono cinquecento per il tuo culetto vergine che adesso non lo è più”. Ci appoggiò ancora un pezzo da cinquanta sopra: “perché sei stato proprio bravo. Torna giovedì sempre alle undici che ti cavalco ancora. Sono cento.”
Ringraziò e si avviò verso l’uscita.
A casa rientrò tardi e si lavò a lungo ancora confuso dall’esperienza vissuta prima di sedersi al tavolino con un libro davanti che nemmeno riuscì a vedere.
La sera lo chiamò Lorenzo: “passi domani per i cento? Sempre in chiusura, così magari ti sconto ancora qualcosa… Senti? Conosco un altro che vorrebbe un giovincello da sverginare. Con questo sarebbero quattrocento. Hai voglia di fare di nuovo la vergine? Che ne dici?”
“Quando ci vado?”
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