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Maria si rompe il culo


di ringo00
10.08.2023    |    14.390    |    6 9.6
"Faceva male… cazzo, se faceva male… però non riusciva a smettere, ad ogni affondo del toy rispondevano schizzi di broda calda dalla sua figona..."
-ATTENZIONE- QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA

A Maria68, con affetto

Maria fece fruttare il regalo che Ringo le aveva fatto: il mega dildo le dava conforto nei momenti in cui la voglia diveniva insopportabile; il plug entrava e usciva dal suo lato b sempre più agevolmente, e in un paio di occasioni uscì di casa con il toy ben inserito, sotto le mutandine. La sensazione del proibito era mostruosamente eccitante, il brivido di poter essere scoperta la elettrizzava. Gli anellini per capezzoli poi erano diventati parte integrante di lei: la scatolina era piazzata sul comodino, ogni mattina, ancora prima di infilare gli occhiali da vista indossava i suoi piccoli gioielli. Si sedeva comoda sul letto, sbottonava la camicia da notte e infilava i capezzoli nei cerchietti argentei, lasciando che facessero il loro lavoro. Aspettava impaziente la familiare sensazione di formicolio al seno, quando i capezzoli si gonfiavano diventando di un bel color ciliegia. Aveva smesso di portare il reggiseno sotto la camicia, anche sul posto di lavoro: lasciava che i capezzoli puntassero allegramente, duri come proiettili il davanti della camicetta, che con un tocco di civetteria portava generosamente sbottonata. Appena rientrava dal lavoro si spogliata di tutto, restando con solo i capezzoli prigionieri degli anelli. Aveva un paio d’ore per giocare con i toys, placando così la voglia, prima che tornasse suo marito. L’effetto benefico dei toys migliorò non solo il suo umore, ma anche la sua voglia: si trovava spesse volte in preda a un eccitazione feroce, che doveva placare assolutamente. Una sera in cui non era pienamente soddisfatta, si ritrovò a fare qualcosa che non faceva ormai da quasi tre anni: scopó con il marito. Nulla di romantico o altro, sia chiaro, la sua figa ormai apparteneva solo a Ringo, ma in quel caso anche quel pantofolaio poteva servire all’uopo; gli tolse il cazzo dalle mutande, lo sdraió per poi cavalcarlo furiosamente. Era stupito, il cornuto, allibito: ti piace, vero? Pensò Maria, beh non farci l’abitudine! Lo montò per qualche minuto finché non sborró; nulla a che vedere con il suo amante, e appena si fu sfilata entrò nel bagno, e seduta sul water espulse quello sperma blando e inutile. Comunque, qualche tempo dopo, Maria si scoprì ormai stanca di quello schema, godurioso ma ormai monotono: decise quindi di alzare l’asticella, un upgrade: dopo essersi tolta tutto, si sdraió sul letto e afferrò il dildo. Come sempre gli dedicò le dovute attenzioni, leccandolo e facendogli un mega pompino, mentre la miciona miagolava affamata, reclamano il suo pasto. Ma quella volta sarebbe rimasta delusa, le mire di Maria stavano puntando verso l’altro buco. Si, esattamente: Maria era decisa ad infilarsi quella sberla di dildo su per il culo. L’idea la eccitava, per cui decise di non porre altro indugio: senza togliersi il pisellone di bocca prese il flacone del lubrificante, e con mano resa abile dall’esperienza applicò una quantità superiore al solito sull’orifizo predestinato ad accogliere il toy. Massaggió a lungo, il gel ammorbidiva gradualmente il buchino, che ormai avvezzo al plug si stava naturalmente aprendo come un fiore. Un ultima leccata alla cappella del dildo e Maria si ritenne pronta: prese un lungo respiro e puntò la testa contro il buchino. Con una leggera pressione sentí lo sfintere provare ad allargarsi sotto la spinta di quella novità. La testa era massiccia, faticava ad entrare: Maria strinse I denti e spinse più forte; un uggiolio le sfuggì dalle labbra, proprio mentre la punta faceva finalmente breccia. Lentamente, il dildo si faceva strada, le vene in rilievo solleticavano le pareti anali, la figa infuocata stava sbrodolando come una fontana. Impiegò quasi cinque minuti per inserirlo quasi del tutto: Maria era ansante, ma non era il momento per essere stanca: strinse decisa la base del dildo e cominciò a stantuffarsi bruscamente. Faceva male… cazzo, se faceva male… però non riusciva a smettere, ad ogni affondo del toy rispondevano schizzi di broda calda dalla sua figona. Maria chiuse gli occhi, alzò una gamba verso l’alto in una posa da modella: così era meglio, il cazzone di gomma entrava più facilmente e in profondità, in certi momenti sembrava quasi le colpisse lo stomaco. Quella frenetica masturbazione duró quasi dieci minuti, nei quali gli orgasmi si susseguivano, rapidi ed esplosivi come fuochi d’artificio, facendole vedere le stelle. Quando capí di essere sul baratro dell’orgasmo definitivo, Maria non si trattenne, anzi, acceleró il ritmo della penetrazione: se prima era frenetica, ora era furiosa, l’oggetto le martoriava il retto senza pietà, dolore e piacere mescolati un una trama dalle insospettabili sfumature. Quando raggiunse il picco, Maria urlò a piena voce, un grido liberatorio per comunicare al mondo la sua troiaggine. La figa letteralmente esplose di piacere, una cascata di umori coló sulle lenzuola già umide, inzuppandole quasi avessero preso un improvviso acquazzone. Devastata da quella raffica di orgasmi, Maria si lasciò andare, svuotata, completamente sottosopra; si rese conto, con ironia, che era sdraiata in una pozza di broda. Sembra che mi sia pisciata addosso, pensò, e il pensiero le strappò una risata. Impugnó nuovamente la base del dildo, e molto lentamente gli fece fare il percorso inverso, che le provocò qualche brivido di residuo piacere. Espulso completamente, Maria si rese conto quanto fosse effettivamente grosso: sentiva il culo bruciare come fuoco, lo sfintere si contraeva e rilassava come una bocca muta. Si alzò con una smorfia di dolore, tolse le lenzuola e le infilò nella lavatrice; nel bagno prese un tubetto di crema Nivea, che applicò allo sfintere infiammato, con un sospiro lunghissimo. La prossima volta piú lubrificante, rammentó a se stessa. Suo marito sarebbe rientrato da lì a poco, e si rivestí, accingendosi a preparare la cena. Mentre sfaccendava ai fornelli, pensò a cosa avrebbe detto Ringo se l’avesse vista in quel frangente. Ringo… il solo pensiero le fece l’effetto di una scarica elettrica: pregò che tornasse presto dal suo viaggio di lavoro. I toys erano un buon surrogato, ma sentiva troppo la mancanza dell’originale!

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