incesto

Diana


di ringo00
17.08.2020    |    19.290    |    3 9.4
"Che fosse l'inizio di una nuova passione? Lo avrei scoperto in seguito..."
Questo racconto è ispirato a un fatto reale che mi è stato raccontato. Buona lettura.
Questa sarà una storia un po' lunga, ma se non spiegassi i fatti non capireste. Parto con il dire che il mio nome è Marco, e sono orfano di madre: la mia mamma, Teresa, ci ha lasciato quando avevo poco più di tre anni, e all'alba dei quattordici avevo già sviluppato un'accenno di misoginia. Intendiamoci, non che odiassi le donne o altro, semplicemente non mi fidavo di loro. Io e il mio vecchio ce l'eravamo sempre cavata, e quando un giorno mi chiamó in cucina per un discorso serio, fiutai guai. In breve, mi disse che da tempo frequentava una donna, vedova, che si piacevano e si sarebbero sposati da lì a poco. Ciliegina sulla torta, 'sta tipa era pure incinta, e sarebbe venuta a vivere con noi. Me la presi un po', ma d'altro canto papà aveva ben diritto di rifarsi una famiglia, era ancora giovane. Così, seppur con una certa riluttanza, accettai la novità. Quella sera la famosa fidanzata di papà sarebbe venuta a cena, per fare conoscenza; quando suonò il campanello mi diressi alla porta, armato di un'espressione dura. Ma appena aperta la porta, i miei istinti belligeranti evaporarono in un fil di fumo. Era una bella donna poco più alta di me, di circa trenta, trentacinque anni; capelli mossi color biondo scuro, un viso dolce e materno, un fisico tendente al morbido e ingemtilito dal pancione.
La bella si avvicinò: "Ciao, tu sei Marco, vero? Sei carino come ti ha descritto tuo padre."
Mi riebbi: tesi freddamente la mano ma lei la ignoró, serrandomi in un abbraccio.
"Bentrovato, caro... Sono così felice di fare la tua conoscenza. Io sono Diana, molto piacere."
Da quanto tempo non venivo abbracciato così... Come da una mamma? Neanche lo ricordavo cosa fosse, una mamma.
Mi aveva conquistato, Diana aveva fatto breccia nel mio cuore.
Da lì a poco lei e papà convolarono a nozze, e pochi mesi dopo nacque una bella bambina. La popolazione femminile era raddoppiata in un attimo pensai.
Papà era spesso in trasferta per il suo lavoro, e mi raccomandava di badare alla casa e a Diana.
Eravamo diventati più che amici, ne ero innamorato; ricordo un episodio che quasi mi fece commuovere: un giorno mi abbracciò più forte del solito, dicendo "Tesoro, lo so che non potrò mai prendere il posto di Teresa, ma vorrei davvero tanto che tu mi chiamassi mamma.."
Adoravo Diana, ma proprio non ci riuscivo a chiamarla così.
"Scusa..." mormorai.
Lei si asciugò una lacrima: "Ci arriveremo, caro, col tempo ci arriveremo..."
Come ho detto, la pargoletta veniva allattata spesso, e sovente in mia presenza, Diana non sembrava preoccuparsene. Mentre facevo i compiti, lei prendeva la bimba dalla culla e sedeva sul divano; seguiva uno schema preciso, che avevo osservato bene: prima sbottonava la camicia, poi estaeva un dischetto di cotone dal reggiseno e poi la mammella, che porgeva poi alla lattante affamata. Spesso mi sedevo accanto a lei, incuriosito, e Diana mi spiegava, sempre con tatto e dolcezza, le prime basi dell'educazione sessuale, della gravidanza eccetera, come fosse una maestra paziente e comprensiva. Altresí spesso mi chiedeva se volessi favorire, facendo la poppata, e io mi schernivo, borbottando che non ero più un bambino. Sorridendo, Diana diceva sempre che non si è mai troppo grandi per il latte materno.
Comunque, un bel giorno capitò qualcosa che cambiò il nostro rapporto: avvenne durante un allattamento, Diana mi chiese di sederle in braccio. Buttai lí che ero troppo pesante, ma non volle sentire ragioni, così le sedetti in grembo con tutta la delicatezza del caso. Una volta in posizione, Diana disse "Oh , visto? C'è abbastanza mamma per tutti e due."
Era una bella sensazione esserle così vicino, sentivo il suo profumo e tutto il suo calore avvolgere il mio corpo. Tolse il capezzolo di bocca alla bambina: "Vedi, tesoro, il latte esce da dai buchini piccoli piccoli sui capezzoli." disse, strizzando leggermente il seno per farmi vedere.
Ero curioso, la cosa mi attirava parecchio, ma mi vergognavo troppo per ammetterlo. Diana mi attirò a se, posando la mia testa sul suo petto, carezzandomi teneramente.
" I miei tesori, i miei tesori adorati..." mormorava.
Il suo cuore batteva così calmo e regolare che mi culló fino a quando non mi appisolai: mi sembrava di aver dormito per giorni, ma erano trascorsi solo pochi minuti: "Tesoro, potresti alzarti? Devo rimettere Irene nella culla."
Tutto imbarazzato, mi alzai, camminando a testa bassa dietro a Diana, per poi entrare nella mia cameretta. Mi buttai sul letto: non mi masturbai, se è ciò che pensate, non avevo mai pensato nemmeno una volta a Diana sotto quell'aspetto. Mi raggomitolai, ancora inebriato da quella sensazione di caldo e morbido provata poco prima; stavo per addormentarmi nuovamente quando sentii la voce di Diana chiamarmi: "Carooo... Vieni qui, per favore..."
Mi recai nella camera matrimoniale, e rimasi di sasso: Diana era seduta ai piedi del letto, le mani giunte in grembo; aveva entrambi i seni scoperti, il reggiseno era posato sul comodino come un'isoletta di pizzo. "È il tuo turno, caro. "
Chiesi cosa potessi fare per lei, e rispose, sorridente "Ma la poppata, sciocchino! Dai, vieni qui, non fare il timidone..."
E mentre parlava spalancò le braccia per invitarmi. In fondo eravamo soli, che mi costava accontentarla?
Così le sedetti sulle cosce, ma mi corresse: "Di qua, gioia, dalla mia tetta sinistra, vicino al mio cuore."
Ebbi un fremito alla parola tetta: non credevo che una mamma usasse quella parola.
Quando fui nella posizione giusta, Diana mi offrì il capezzolo: "Dí ahhh~..."
Era di un colore rosa scuro, bello grosso e duro: appena violate le mie labbra, il liquido caldo e dolciastro prese a colare nella mia bocca.
Diana mi guardava, raggiante: "Che bravo bimbo che sei... Succhia, succhia tutto il latte che vuoi, ce n'è tanto..."
Ci stavo prendendo gusto, era una sensazione paradisiaca succhiarle il seno mentre mi coccolava.
"Sai, gioia, il latte materno è un alimento perfetto: è gratis, è nutriente e contiene un ingrediente fondamentale. Sai cos'è?"
Feci cenno di no, senza mollare il cicciotto di carne. Diana mi diede un bacio in fronte: "Tutto il mio amore..." disse. Mi venne il batticuore: erano così profondi i suoi sentimenti verso di me???
Intanto, la visione delle abbondanti mammella, anzi, tette di Diana mi aveva provocato una vistosa erezione. Avrei voluto sprofondare dalla vergogna, ma mi rassicuró:" Niente di grave, amore, anzi, vuol dire che mi vuoi tanto bene, non è così?"
Arrossendo come un papavero mormorai un assenso. Mi rispose con un altro bacio, ancora più lungo del precedente: "Sei un vero amore, lo sai? Era da tanto tempo che volevo che tu bevessi il mio latte, come in questo momento. L'allattamento è il momento più intimo tra mamma e figlio, tesoro... Ora ti sento veramente come figlio mio..."
Una parola premeva per uscire dalla mia bocca, impossibile da frenare:" M... Ma-mamma..."
A Diana scesero le lacrime di gioia:" Tesoro, finalmente mi hai chiamata mamma! Non sai quanto ciò mi renda felice! "
Diana mi teneva stretto, riempiendomi il viso di soffici baci; "Mettiamoci comodi, caro, sdraiamoci sul lettone."
Si mise di fianco, in quella posizione le sue tette erano schiacciate una contro l'altra, perfette per essere succhiate. Facevo un po' per una, Diana non obiettava; mi tolse i pantaloni e le mutande, lasciandomi in libertà. Mi cinse la vita con un braccio, attirandomi a se: quanto era calda e morbida! Chiusi gli occhi:il profumo e soprattutto il sapore di una mamma erano divini.
La mia erezione premeva libera contro la pelle di Diana, sulla sua pancia; mi suggeriva un movimento che vedeva la mia cappella strofinare sul suo ombelico, avanti e indietro. Poppando avidamente, mi muovevo sempre più rapido, iniziavo veramente a sentire piacere, un piacere che andava al di là di quello delle coccole, era un sentimento più adulto.
Quando non potei più trattenermi, abbracciai forte Diana e rilasciai un piccolo schizzo candido sulla sua pelle.
Una volta calmato ogni spasmo del piacere, Diana mi guardó con occhi dolcissimi: "Ora va meglio non è vero, tesoro?"
Feci cenno di sì, ero troppo esausto anche per formulare una parola.
Mi accarezzò la guancia: "Adesso riposati, amore mio. Ci sono qui io, va tutto bene..."
Sí, mamma, sussurrai.
Quel dolce accadimento mi aveva fatto cambiare idea sulle donne. Che fosse l'inizio di una nuova passione? Lo avrei scoperto in seguito...

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