Prime Esperienze

Sandra


di ringo00
15.08.2021    |    10.365    |    4 9.9
"Adeguai la sega al ritmo della penetrazione, Sandra stava godendo quasi quanto me..."
ATTENZIONE
QUESTA RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA ISPIRATO AD UNA STORIA VERA RACCONTATAMI

Sarà un racconto del genere “prima volta “ a sfondo omosessuale. È il primo racconto che scrivo di questo tipo, perciò ogni suggerimento sarà ben accetto.

Tutto incominciò nell’estate del 1984: abitavo con la mia famiglia in un condominio nella periferia di Ancona. Nel condominio c'era un gruppo di ragazzi, del quale facevo parte anche io; tutti maschi, ma non ci facevamo caso, i pomeriggi erano vivacizzati da eterne partite di calcio e corse in bicicletta. Ricordo che per stabilire chi fosse il capo avevamo un metodo abbastanza curioso: in un angolo del cortile c'era una lunga siepe di lauro, alta un paio di metri; ci mettevamo in riga e con i pistolini al vento facevamo a gara a chi faceva pipí più lontano. Quasi sempre era Lorenzo a vincere, che era grande e grosso e col pisello più lungo; i gemelli, Paolo e Gianni li avevano invece nervosi e piegati verso sinistra; Beppe lo aveva a banana, e spesso arrivava alla pari con Lorenzo. Quanto a me, beh, rientravo nella media, con risultati di tutto rispetto. Infine, il protagonista di questa storia: Sandro. Era un biondino riccioluto, coi capelli lunghi, gli occhi castani e il corpo tendente al pingue. Spesso lo prendevamo in giro, dicendo che sembrava una bambina, ma anziché offendersi ne sembrava quasi compiaciuto. Durante le nostre gare si abbassava completamente calzoncini e mutande, mostrando un culetto bianco, cicciottello e lentigginoso. Ogni tanto qualche manata scherzosa calava su quelle antiche, accompagnate da bonarie canzonature. A volte aveva come l’impressione che lo facesse di proposito, e mi accorsi che occhieggiava attentamente i piselli altrui. Non prestandovi troppa attenzione, mi godevo le vacanze, senza sapere che qualcosa le avrebbe resa indimenticabili. Un pomeriggio dopo pranzo scesi in cortile, ma non c’era ancora nessuno, così mi feci un giretto vicino al giardino, quando mi giunse all’orecchio un rumore che avevo udito certe volte, quando i miei si appartavano in camera da letto; vicino al muro di cinta c’era un casotto per gli attrezzi, e la fonte del rumore veniva proprio da lì. Avvicinatomi quatto quatto, restai di sasso per ciò che vidi: Sandro era faccia al muro, pantaloni e mutande al ginocchio, e dietro di lui Lorenzo, che infilava e toglieva velocemente il suo pisello dal sedere di Sandro, che a ogni movimento soffocava gemiti. Lorenzo lo teneva per i fianchi, a occhi chiusi, respirando forte, e Sandro accompagnava i suoi affondi muovendo ritmicamente il sedere. Mi costrinsi a voltare lo sguardo da quella scena, e tornai di volato in casa, chiudendomi nella mia stanza. Ero confuso, una cosa del genere l’avevo vista fare su un giornaletto del fratello di Beppe che avevamo sfogliato di nascosto, ma la protagonista era una donna… Allora perché Sandro faceva così, comportandosi da femmina?
Per i giorni seguenti non scesi a giocare con i miei amici, non me la sentivo di affrontare Sandro vis-a-vis, mi vergognavo troppo. Un pomeriggio però mamma mi disse che Sandro mi aspettava a casa sua; mi arresi, e per non insospettire la mamma attraversai il pianerottolo e bussai a casa sua. Quando aprí la porta ebbi l’impressione di avere sbagliato appartamento, perché davanti avevo una bambina.
“Oh, scusa, ho sbagliato…” mormorai, ma la bimba bionda sorrise: “Ciao Francesco, ti aspettavo. Entra, su…”
Era…era… Sandro??? Indossava un vestitino bianco, e i capelli divisi in due codini; ad un esame più attento notai una traccia di lucidalabbra sulla sua bocca.
Varcata la soglia restai lì come uno scemo a fissare la sua trasformazione, finché lui (o lei?), sempre sorridendo, girò su se stesso: “Come mi sta? È un vestito di mia sorella, e guarda qui…” disse, alzando un po’ il vestito, “ho anche le mutandine!”
Portava infatti una mutandine a strisce bianche e azzurre, perfettamente intonate alla sua pelle. Scrollata la testa per riprendermi, chiesi a Sandro il motivo della convocazione. Lui agitó il ditino: “Sandra. Quando siamo soli voglio che mi chiami Sandra. “ Ero stupefatto: oltre che a vestirsi da bambina ora si comportava pure da femmina… Davanti alla mia confusione, Sandro, anzi, SandrA, mi prese per mano e mi portò in cucina, dove c’erano due creme al limone pronte sul tavolo. Sedette con grazia, osservamdomi mentre esploravo la crema col cucchiaino.
Per un po’ non disse nulla, finché a un tratto disse “Ti ha sconvolto così tanto vedermi con Lorenzo, qualche giorno fa?”
Mi andò il boccone per traverso, e una volta passato mormorai “ Co…come hai detto?”
Sandra mi fissava serio: “Ho visto che per un po’ ci hai guardato. È per questo che mi evitavi, ultimamente?”
Esitai a lungo, per rispondere con un’altra domanda: “ Perché?”
Curiosamente, Sandra rise: “Beh, vedi, a me piacciono i maschi. Quando facciamo pipí vi guardo sempre, e quando ho incontrato Lorenzo da solo in cortile… beh, il resto lo sai.” Ero lì con la bocca spalancata, mai mi sarei aspettato di udire nulla di simile. Ma non era tutto: Sandra proseguì: “Con Lorenzo lo faccio perché così si sfoga, mi tratta come una ragazza, e mi piace molto, però è un po’ rude…Vorrei farlo con qualcuno più dolce, capisci?”
Per tutto il tempo mi guardó negli occhi: non mi ero mai accorto di come fossero grandi, e le ciglia così lunghe… Mi venne il batticuore: per un mio amico, un maschio????
Sandra posò la mano sulla mia: “ Te lo chiedo apertamente, Fra… vuoi farlo con me? Tu mi piaci veramente ma veramente tanto…”
Non sapevo cosa dire: da una parte avrei voluto scappare via, ma da un’altra la cosa mi incuriosiva molto. La catena dei miei pensieri fu interrotta dalla mano di Sandra sulla mia patta: era scivolato sotto al tavolo, e mi guardava da sotto in su. Le sue dita accarezzavano piano, e fremendo forte mi ritrovai duro come un paletto. Sandra osservò soddisfatta ( ormai la vedevo come una femmina ) e lentamente armeggió con la chiusura dei pantaloni; ero in suo potere, non opposi resistenza nemmeno quando mi sfilò i pantaloni, alzai persino il sedere per facilitarla. Passò poi alle mutande, senza prima però accarezzare con le dita la mia erezione attraverso il tessuto. Quando finalmente liberò il mio pisello, questo svettó come mai prima d’ora. Sandra mi guardó con due occhioni da cerbiatta e lentamente mi prese in bocca. Mi sfuggì un gemito: che bocca morbida! Fremevo, anzi, tremavo come una foglia dal godimento: Sandra si tolse per un attimo il mio pisello dalla bocca e disse “Non essere cosi teso, rilassati e lascia fare a me…”
Mi rilassai, e il pompino riprese alla grande; le dita di Sandra solleticavano delicatamente i miei testicoli, facendomi correre brividi lungo la schiena. Dopo qualche minuto si fermó a riprendere fiato; le sue gote erano rosse, gli occhi lucidi: sembrava in tutto e per tutto una ragazza innamorata. Avvicinò il viso al pisello: “Il tuo è diverso da quello di Lorenzo, è più sottile ma con la cappella più cicciotta. Proprio bello…” e così dicendo schioccó un bacio sulla cappella, poi un altro e poi ancora; non contavo più i gemiti che sfuggivano dalle mie labbra, Sandra mi stava uccidendo. Terminata quella piacevolissima serie di bacini, Sandra disse “ Ops, sei tutto sporco di lucidalabbra… Ti pulisco subito…” e vorace riprese a succhiare fino a far sparire ogni traccia. Schioccó le labbra con gusto: “ Mmm, sa di fragola…”
Non ce la facevo più, ero sul punto di saltarle addosso: fortunatamente mi precedette, e mi fece alzare dalla sedia. “Adesso ti voglio dentro, va bene?”
Feci segno di sì come uno zombie, seguendola; mi guardó maliziosa: “Come lo vuoi fare? La posizione, intendo… mi vuoi a quattro zampe? Oppure…? Dimmi tu…”
Farfugliai qualcosa, e Sandra si avvicinò per capire meglio: “Sul tavolo…” mormorai. Con un sorriso Sandra si mise a pancia in giù sul tavolo: “Avanti, non avere paura…”
Avanzando come in un sogno le alzai il vestito fino alla vita, ed esitando un attimo, le abbassai un po’ la mutandina. Prendendo l’iniziativa, Sandra prese nella mano il mio pisello teso allo spasmo e lo avvicinò al buchino rosa. “Adesso spingi…” sussurrò. Preso coraggio, spinsi piano, la punta entrava agilmente aiutata dalla sua saliva. Una volta che la cappella superò la rosellina anale, Sandra fece un lungo sospiro. “Finalmente… lo aspettavo da tanto…” Eccitato dalle sue parole presi a penetrarla, lentamente, un po’ per timore di farle male e un po’ perché volevo godermi il momento. Sandra accoglieva le mie spinte mugolando quieta, gli occhi chiusi. A un certo punto mi fermai: lei mi chiese “C’è qualcosa che non va, Fra?”
“In piedi…” sussurrai, rosso in viso. “Come quella volta con Lorenzo…
Sandra non sembrava aspettare altro: si mise appoggiata di faccia sulla parete della cucina, e con un morbido fruscio fece scivolare le mutandine alle caviglie. Allargò un po’ le gambe, offrendomi il sedere. Non serviva aggiungere altro: con maggiore decisione entrai di netto, con un lungo gemito da parte sua. La penetrai a lungo ero il primo a stupirmi della mia resistenza. Trasportato dalla foga, infilai la mano tra le gambe di Sandra: aveva un pistolino minuscolo e rosa che tremò forte quando lo strinsi nella mano. Adeguai la sega al ritmo della penetrazione, Sandra stava godendo quasi quanto me. Il suo buco si strinse tutto a un tratto, e con un grido liberatorio raggiunse l’orgasmo, schizzando un piccolo fiotto di seme nella mia mano. Quasi contemporaneamente le venni dentro, godendo del buco che mi stringeva il pisello. Calmati gli ultimi spasmi, restammo fermi per un po’; Sandra mi guardó affettuosa e disse “ È stato fantastico… Sei proprio diverso da Lorenzo, sei un vero gentiluomo. “ e così dicendo mi diede un bacino sull’angolo del labbro, e di rimando io la baciai sulla guancia, sentendo la sua pelle scaldarsi. Dopo essermi rivestito tornai a casa mia, e chiuso nel bagno dovetti masturbarmi di nuovo per placare l’eccitazione. Per tutta l’estate andavo da lei a fare sesso, era diventata una dipendenza; continuava a farlo con Lorenzo, ma solo per me diventava Sandra, con i codini, il vestitino bianco e le mutandine a righe. Passata quell’estate rovente e calmati i bollori smisi lentamente di cercarla, incominciando poi ad interessarmi alle ragazze. Oltretutto Sandra si trasferì in Germania con la famiglia, e non la vidi più.
Oggi sono sposato e ho dei figli, ma ogni tanto non posso fare a meno di pensare a che fine possa aver fatto, e una fitta di desiderio mi punge il cuore. Non potrò mai dimenticare Sandra e quell’estate indimenticabile; quando qualcuno mi chiede come si chiamasse la mia prima fidanzata, rispondo senza indugio: Sandra.

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