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La cuoca porcellina


di ringo00
08.06.2023    |    7.520    |    1 9.1
"Quando cominciò a sentire la famigliare sensazione dell’orgasmo avvinarsi ebbe un’idea: preso il cellulare, lo mise orizzontale, appoggiato alla base del..."
~ATTENZIONE~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA

Quel giorno Maria si sentiva un po’ giù di morale: Ringo era infatti fuori sede per una trasferta lavorativa. Otto giorni senza scopare… già era in astinenza dopo poche ore! Decise di distrarsi preparando una torta: la giornata era piuttosto calda, indossava un paio di pantaloncini e una canotta senza reggiseno sotto un grembiule. Allineó gli ingredienti on bell'ordine sul tavolo e si rimboccó le maniche. Lavorava canticchiando, ascoltando la radio: stava montando la panna per guarnire la torta, quando uno schizzetto sfuggì dalla ciotola posandosi sulla piccola porzione di pelle scoperta sul seno. Senza pensarci la raccolse con il dito, portandola alla bocca; solo quando ci pensó si rese effettivamente conto di quello che era successo. Quasi per gioco ripeté l’operazione, la panna era dolce e cremosa, come… come… la sborra di Ringo, che conosceva bene…
Oh no, pensò, ci risiamo…
La figa le diede un fremito, Maria si mordicchió le labbra: massí, si disse, tanto sono in casa da sola. Sfilò il grembiule e la canottiera, restando tette al vento: la sua superba nona misura fu languidamente accarezzata dalle mani, i capezzoli già duri; presa la ciotola della panna vi intinse una tetta. Mmm~ mugoló. Era bella fresca, in netto contrasto con il capezzolo rovente. Spalmó la sostanza candida con le dita, portando poi la mammella alle labbra e leccó gelosamente. Ringo amava succhiarle i capezzoli ma anche così era una goduria! Era ormai in calore: prese a tirare cucchiaiate di panna sul décolleté, ripulendo il tutto con la lingua, mugolando oscenamente. Ben presto una mano scivolò laggiù, accarezzando sopra i calzoncini; era già bagnata, sentiva il tessuto umido. Maria abbandonò per un istante le sue tette e tirò giù bruscamente pantaloncini e mutandina, restando nuda. Per un istante provó il perverso desiderio che qualcuno la vedesse in quel momento, completamente preda della lussuria. Inserì le mani nella ciotola della panna, attingendo a volontà per poi spalmare dappertutto, era arrapatissima: le dita umettate di panna esploravano le labbra vaginali, bollenti e turgide; con un gemito, l’indice varcó la soglia del suo sesso umido, dentro e fuori, raggiunta poi da un secondo dito. Che voglia di cazzo che ho… pensò Maria. Ad un tratto ebbe un lampo: aprí il frigorifero, e dal cassetto delle verdure estrasse una grossa carota: bella spessa e quasi perfettamente dritta. La prese in bocca, immaginando fosse il cazzo del suo amante, e gli fece un bel pompino; quando l’ortaggio fu ben lubrificato lo puntò con decisione e sparí senza problemi su per la sua figa. Un ennesimo gemito accolse quel gradito ospite, e Maria cominciò a penetrarsi, stantuffando energicamente la carota. Piacevole, certo, però… troppo sottile, non le bastava: voleva qualcosa di più. Qualcosa di più grosso. Una seconda occhiata nel frigo bastò per trovare ciò che le occorreva: una grossa melanzana. Le dita di Maria accarezzavano quella buccia viola, portandola poi alla bocca: dopo averla insalivata per bene la inserì nella figa: meglio, molto meglio! La melanzana la riempiva tutta, come un bel cazzone, anzi, allargò le gambe per farla scorrere meglio. Maria chiuse gli occhi, mordicchiandosi le labbra, mentre la sua broda colava giù lungo le cosce fino al pavimento, il movimento della melanzana produceva un erotico rumore di sciacquio. Maria addocchió la carota, che stava lì buona buona sul tavolo: con un sorriso porcello raccolse una punta di panna sulle dita della mano libera e bagnó il buchino nascosto fra le burrose natiche; una leccata veloce alla carota e questa si infilò tutta su per il suo retto. Maria lanciò un guaito da cagna eccitata, presa contemporaneamente in entrambi i buchi. Con le mani muoveva i due ortaggi, variando ogni tanto il ritmo, più veloce o intensamente; quanto vorrei che fossi qua, Ringo… mormorò tra sé. Quando cominciò a sentire la famigliare sensazione dell’orgasmo avvinarsi ebbe un’idea: preso il cellulare, lo mise orizzontale, appoggiato alla base del tavolo, aprí la videocamera e premette il tasto registra. Si mise sdraiata sul pavimento, rivolse un malizioso saluto all’obbiettivo e mormorò “Questa è per te, amore…” La masturbazione vegetale riprese con rinnovata energia, Maria voleva dare sfoggio del suo lato più porco al suo amato: gemeva come una troietta, le tette sballonzolavano su e giù tale era la foga che ci metteva. Il tutto duro per un paio di minuti, fino a quando raggiunse l’apice del godimento, accolto da uno sguaiato grido carico di lussuria: calmate le scosse di quella venuta pazzesca, guardando dritta alla videocamera, rivolse un sorriso appagato, e lentamente sfilò la melanzana, mostrandola nelle sue notevoli dimensioni, seguita dalla carota sfilata dal culo. Mandò un bacio e interruppe la ripresa, aprí Whattsapp e inviò il video a Ringo. Chissà che faccia farà, penso tutta intenerita. Decisamente soddisfatta, Maria si avviò verso il bagno: era tutta appiccicosa, tra la panna e i suoi umori, una bella doccia era quello che ci voleva. Si lavó con calma, godendosi l’acqua calda sulla pelle. Uscita dalla doccia, si avvolse in un salviettone e tornò in cucina per prepararsi un pranzo veloce, quando un trillo del cellulare ruppe il silenzio: era il numero di Ringo, e Maria aprí il messaggio, che si rivelò essere un video: solo l’anteprima le fece venire l’acquolina in bocca, ovvero lui che si impugnava il cazzo. Gettò via il salviettone, sedette comoda su una sedia e aprí bene le gambe: fremente di eccitazione, allungò l'indice e aprí il video, pronta per una nuova, succulenta masturbazione.

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