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Confessioni - L'amore di una mamma


di ringo00
25.03.2018    |    72.147    |    11 9.4
"Ero sconvolta, non sapevo che pensare: mi sentivo bagnata laggiù, la micia, da troppo insoddisfatta, miagolaa affamata..."
*ATTENZIONE* QUESTO RACCONTO E' UN'OPERA DI FANTASIA. OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE E' PURAMENTE CASUALE


Salve a tutti. Il mio nome è Giulia, ho trentasei anni e sono qui per raccontarvi un' esperienza incestuosa che ho vissuto con mio figlio. Quando ho partorito la mia secondogenita, quel disgraziato aio mio marito, anzi, ex-marito, scappò con quella troietta della sua segretaria, lasciandomi con due figli da crescere. In fin dei conti le cose andavano bene, tirare avanti non era molto difficile.
Da quando rimasi sola ho riscoperto il mio essere donna, al di là di essere madre e casalinga. Mi reputavo tutto sommato ancora una bella donna: capelli neri che arrivano alle spalle, occhi scuri, un bel sorriso di cui vado fiera, e anche a livello fisico mi difendo bene, almeno così dicevano; delle belle gambe, sedere sodo, ventre piatto nonostante le due gravidanze che ho sostenuto e due bei seni. Già, il mio seno: fin da ragazza hanno attirato gli occhi maschili, portavo la quinta, e per via della montata lattea quasi una sesta; per questo erano un po' appesantite, i capezzoli e le areole scuri e molto sensibili.
Tornando a noi: mi resi conto di avere un problema non da poco: mio figlio Luca, di tredici anni, un ragazzo timido, introverso e chiuso in se stesso. risentì molto della fuga del padre, e temevo che la mancanza di una figura paterna potesse influire negativamente su di lui. Perciò cercavo sempre di tenerlo su di morale, faccevamo molte cose insieme, cercavo di non farlo sentire solo. Quando allattavo la sua sorellina, Luca si imbarazzava e diventava rosso, ma lo tranquillizzavo, non c'era nulla di male, ero la sua mamma,e scherzando spesso gli chiedevo se volesse fare la poppata anche lui, e a quelle parole diventava rosso come un papavero e se ne andava nella sua stanza.
Un giorno, dopo avere messo la piccola nella culla, sentii un rumore nel bagno; incuriosita, mi sono avvicinata e dalla porta accostata vidi Luca con i pantaloni e le mutande calate, intento a masturbare il suo giovane pene, sospirando forte. Non riuscivo a distogliere lo sguardo: la mano di Luca scorreva su e giù, su e giù... Ero stupita: mio figlio si masturbava dopo avermi visto allattare?
“Mamma...” mormorò all'improvviso. Il cuore mi balzò in gola: mi ha vista? No, non è cosi: si stava avvicinando all'orgasmo, accelerò il ritmo della mano, e con un gemito soffocato eiaculò un lieve schizzetto bianco nel water. “Mamma...” mormorò nuovamente. Ero sconvolta, non sapevo che pensare: mi sentivo bagnata laggiù, la micia, da troppo insoddisfatta, miagolaa affamata. In punta di piedi mi diressi nella mia camera, e chiusa la porta a chiave, abbassai le mutandine e fui costretta ad un ditalino furioso, che mi fece venire quasi all'istante. Subito dopo mi sentivo come se mi facessi schifo da sola: svegliati Giulia! , dissi a me stessa, è tuo figlio! Ti sembrano cose da farsi?
Mi vergognavo tanto, però... era mio figlio, è vero, ma ero pur sempre una donna, sola e insoddisfatta... stavo forse per compiere una sciocchezza?
Nei giorni seguenti la situazione peggiorò: ogni volta che allattavo, Luca si precipitava in bagno, e ogni volta lo spiavo di nascosto per poi masturbarmi anche io, la voglia repressa e l'eccitazione stavano prendendo il sopravvento sul buonsenso.
Non mi sentivo più la madre acqua e sapone di prima, ero sempre eccitata, con i capezzoli duri e gonfi e la fica sempre umida.
Un giorno decisi di risolvere quella situazione. Chiamai Luca in soggiorno, e lo invitai a sedermi sul divano con me. Lui sembrava perplesso, i suoi occhi esprimevano curiosità.
“Tesoro” incominciai, “rispondi alla mamma: che cosa fai in bagno dopo che mi hai visto allattare?”
Il faccino di Luca divenne di fiamma: provò a scappare via, ma lo trattenni dolcemente. Era visibilmente in imbarazzo, occhi bassi, sembrava sul punto di piangere: “Scusa, mamma...” sussurrò.
In tono più dolce continuai: “Rispondi, Luca: ogni volta corri in bagno perchè hai il pisellino duro?”
Lui fa un debole cenno di assenso: “S-sì. Quando ti vedo dare il latte alla mia sorellina mi... mi diventa duro, e così...” non riuscì a finire la frase, sopraffatto dall'imbarazzo. Gli accarezzai la guancia: “Tesoro, dovevi semplicemente dirmelo, ti avrei aiutato!” dissi.
Luca si tolse le mani dal viso: “Aiutato? E come?” chiese con un filo di voce.
Lo strinsi forte a me; sentivo il suo cuore battere velocemente, come un tamburo. Gli posai la testa sul mio seno mentre lo accarezzavo sulla testa, le spalle, poi giù sul petto.
“Mamma... io...” mormorò, ma gli misi un dito sulle labbra: “Lascia fare alla mamma, tesoro. Tu rilassati e stai tranquillo.”
La mia mano scivolò sul suo inguine, Luca sussultò ma non disse nulla. Insistetti su quel punto, accarezzandolo lentamente, la sua erezione stava alzando il capo. Slacciai la patta dei pantaloni e scostai l'elastico delle mutande, lasciando che il suo pisello svettasse libero. Che bello, era, così duro, con quell'inizio di peluria biondiccia... Stava crescendo bene, il mio Luca. Quando glielo presi in mano, il suo pene ebbe un fremito, e Luca chiuse gli occhi, con un gemito. Lo scappellavo, tirando giù la pelle, segandolo piano piano... come era piacevole sentire di nuovo un membro maschile nelle mie mani! Stavo iniziando a scaldarmi anche io, la mia fica era bollente, ma non potevo i quel momento, non davanti a lui. Mi sbottonai la camicia, sotto portavo uno di quei reggiseni per allattare, comodi da aprire; sganciai la chiusura e la mia tetta sinistra si mostrò agli occhi di mio figlio. Luca mi guardava, l'acquolina in bocca, fissava il mio capezzolo dal quale faceva capolino una goccia di latte. Gli misi una mano dietro la nuca e lo attirai verso di me, le sue labbra si chiusero sul mio capezzolo.
“Ohhhh, tesoro... bravo, succhia il latte della mamma...”
Il suo pisello sussultò nella mia mano, godeva ma era imbarazzato insieme, avvertivo il calore del suo viso sulla mia pelle, il latte colava copiosamente nella sua bocca, mentre la mia fica era fradicia, le mutandine zuppe. Il pisello di Luca era durissimo, una goccia di seme stava brillando sulla punta, la sfiorai con l'indice e me la portai alle labbra: delizioso, il seme di un giovane cazzo aveva un sapore squisito.
Accelerai la mano sul pisello di Luca, che gemeva e sospirava, stava iniziando a godersela; anche io ero al limite, ormai: le sue succhiate mi stavano portando sull'orlo dell'orgasmo, la mia fica era un lago ormai, e all' anche Luca, con un gemito soffocato schizzò il suo seme che mi imbrattò la mano. Quasi contemporaneamente venni anche io, un orgasmo fortissimo, senza nemmeno toccarmi; mi lasciai andare ansante sul divano, mentre Luca, appagato, continuava a poppare beato il mio latte. Sorridendo, lo strinsi forte, circondandolo tra le braccia: “Tesoro, va meglio adesso?” Lui annuii piano, la bocca ancora premuta sulla mia tetta. Lo baciai dolcemente sulla fronte: “Ricordati, tesoro: quando vuoi sfogarti, vieni dalla mamma, lei sa come aiutare il suo bambino...”
Luca rispose con affetto al mio abbraccio, come quando era piccolo; e si addormentò così, con il mio capezzolo tra le labbra. Lo guardai amorevolmente, il mio bambino, il mio piccolo Luca: da quel giorno sarebbe stato mio compito soddisfarlo, e fare di lui un uomo. L'amore di una mamma non conosce limiti.
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