Prime Esperienze

Alice


di ringo00
07.08.2022    |    10.840    |    3 9.9
"Infilai le mani sotto al costume, strizzando quelle tettone da vacca, tirando i grossi capezzoli inturgiditi, mentre affondavo nella sua fica senza pietà..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA. OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALI È PURAMENTE CASUALE

Quando mia madre mi propose di passare un mese al mare non potevo credere alle mie orecchie: un mese intero di spiaggia, nuotate e soprattutto donne a perdita d’occhio! Per un adolescente con gli ormoni a palla era l’anticamera del paradiso. In effetti, giunti a destinazione mi accorsi che c’erano femmine per ogni gusto: dalle adolescenti dal fisico acerbo che giocavano a beach volley a delle signore più attempate che si crogiolavano al sole. C’era di cui rifarsi gli occhi, ma c’era un neo in tutto ciò: avevo passato gli ultimi tempi a sbavare sulle riviste di gossip, sapete, quelle riviste piene di balle che leggono le donne, sulle quali abbondavano i topless delle varie vip, e io fremevo dalla voglia di vederne qualcuno live, ma tapino me, tutte le esibizioniste sembravano essere migrate per altri lidi. Così, un po’ mogio, sedevo accanto a mia madre sul salviettone; la ascoltai distrattamente dire che una sua amica sarebbe passata a salutarci a breve, ma non avevo idea che quell’incontro mi avrebbe cambiato la vita. Di lì a poco, infatti, una sconosciuta voce femminile gridò “Adele, Adele, sono qui!”
Girai la testa e mi mancò il fiato: una donna bellissima stava avanzando verso di noi, e porca miseria, sfoggiava un topless con la massima naturalezza! Aveva un viso da attrice, appena ombreggiato da un cappello di paglia, un corpo che non sarebbe sfigurato in una statua, con dei fianchi perfetti cinti da un pareo che nascondeva un sottile slippino bianco. Ma quel ben di Dio era messo in secondo piano da un paio di tette enormi, grandi come non avevo mai viste, sode e senza segno del costume.
“Prenderà il sole integrale?” pensai.
“Eccomi, scusa il ritardo, Adele…” disse la bellona, agitando la mano in segno di saluto, mentre l’altra reggeva i lacci di un paio di sandali. Parecchie teste maschili si voltarono al suo passaggio, spesso accompagnate da uno scapaccione da parte delle consorti. Mamma, scandalizzata, guardó l’amica: “Ma… Alice, come vai in giro? Ti si vede tutto!”
La matrona sedette con grazia, accompagnata da un involontario sballonzolio del suo seno, che ai miei occhi videro come al rallenty: boing, boing, boing…
“Ma questo bel giovanotto non sarà mica tuo figlio, Adele?”
“Si, e mio figlio… MARCO!!!” sibiló mamma, dandomi uno schiaffo sul collo, “Smettila di fissare così!”
L’eterea signora rise con grazia, agitando la mano: “ Via, via, è un bambino, non fa nulla di male… Io mi chiamo Alice, molto lieta di conoscerti” disse tendendo la destra. Risposi alla stretta, presentandomi; cercavo do guardare a terra, per non sembrare maleducato, ma Alice non sembrava porsi troppi problemi nel lasciare che i miei occhi adoranti le si posassero addosso. Mamma provó a protestare, ma Alice, sempre sorridendo, disse “Lascialo stare, dai, mica si consumano se me le guarda!”
Avrei baciato volentieri quella dea che mi mostrava il suo corpo; mamma, seppur brontolando si arrese e non mi riprese più. Lasciai le due donne ai loro chiacchiericci, ma nulla mi impediva ogni tanto di lanciare un’occhiatina a quel seno: cavolo, con quelle ci sfama un vitello, pensai. Mentre parlava, Alice allargò un po’ le gambe, forse per sgranchirsi o che so, fatto sta che dallo slip fece capolino un leggerissimo angolino di ricciolini scuri. Fu troppo per me: stavo lottando per frenare il durello, ma quella visione, volontaria o no, aveva dato il colpo di grazia alla mia resistenza. Scattai in piedi, facendo fare un salto a mia madre:” Marco, cosa ti prende ora?”
Tenendo accuratamente le mani sul davanti, mormorai che dovevo andare al bagno; “Arrivederci, signora, è stato un piacere!” esclamai, correndo via. Con la coda dell’occhio la vidi sorridere, facendomi ciao con la mano: “Falla tutta, eh!”
Rosso come un papavero, sfrecciai in direzione dei bagni, ma giuntovi, mi tuffai nella macchia di pini che cresceva lì accanto. Nascosto dalla vegetazione, calai il costume: il mio povero membro era teso allo spasmo, sul punto di esplodere. Concentrando la mia immaginazione sulle tette sballonzolanti di Alice schizzai alcuni fiotti bianchi di seme sul tronco di un pino. Mi ricomposi e tornai indietro, ma non mi andava di farmi vedere da Alice, ero quasi certo che avesse intuito cosa ero andato a fare. Gironzolai per i dintorni, e tornato da mamma vidi che la bellona se ne era già andata. Che peccato…
Quella notte mi rigirai per ore nel mio letto, completamente insonne: la vista di quella pettoruta amazzone mi aveva levato il sonno, lasciandomi però il cazzo duro. Accesa la lampada sul comodino, scostai le lenzuola, guardai il mio inguine: il tessuto delle mutande era gonfio della mia eccitazione. Mi vergognavo un po’, ma era chiaro che Alice mi aveva stregato; tirai giù le mutande e le calciai in un angolo, e allargate le gambe mi sparai una sega furiosa, pensando intensamente ad Alice, alle tette e allo scorcio di pelo che avevo visto… Che sega, ragazzi! Mi sborrai addosso, una decina di schizzi macchiarono la maglietta; dedicai grugnendo le ultime gocce alla mia musa, fino a quando si ammosció nella mia mano, finalmente appagato. Gettai maglietta e mutande da lavare, mi cambiai e andai a dormire; inutile dire che nei miei sogni Alice entrava e usciva come un fantasma, facendomi più volte svegliare col cazzo nuovamente duro. Dopo una notte quasi in bianco, decisi di farmi un giro sulla spiaggia, e senza fare rumore uscii. Non c’era ancora nessuno, l’atmosfera era tranquilla e rilassata, finché ad un certo punto vidi una figura emergere dall’acqua come una Venere, una donna completamente nuda, ma non dovetti guardare il suo volto per capire chi fosse, avrei riconosciuto quelle tettone fra mille: Alice!
La guardai rapito uscire dal mare come una sirena, con la massima naturalezza, quando si accorse di me: “Oh? Ma guarda, sei Marco… Come sei mattiniero!”
Si avvicinò, sorridendo come sempre, e mi sforzai di guardarla negli occhi, ma era un’impresa: come non guardare quel corpo giunonico, quel seno superbo, il sedere abbronzato e il magnifico triangolo scuro fra le gambe? Rise di cuore alla mia faccia: “Su, rilassati, siamo soli, guarda pure. È piacevole sentirsi ammirata da un bel ragazzo.” Sorrisi imbarazzato, la sua spontaneità mi aveva messo a mio agio.
“Facciamo una nuotata? L’acqua è perfetta a quest’ora …”
Quando le dissi che non avevo il costume, rispose ridacchiando che da nudi si nuota molto meglio. Avevo una mezza erezione ma non mi importava, mi liberai dei vestiti e corsi con lei a tuffarmi. Che bei momenti! Nuotammo a lungo, riposando ogni tanto sulla sabbia calda, e mi sentivo il ragazzino più fortunato del mondo ad avere quella bellissima donna tutta per me.
Quando la campana della chiesa suonò le otto fummo costretti, a malincuore, a rivestirci. Nel suo costume intero, Alice era non di meno sexy, mentre io lottavo per rimettermi i pantaloni, ostacolato dal pisello duro. Mi parve che Alice occhieggiasse interessata, leggevo un sorriso malizioso sul suo viso. Stavo per dirle che dovevo tornare in albergo, ma presomi sottobraccio mi disse “Dai, resta ancora un po’ ,mi piace molto la tua compagnia…” Onestamente ero sul punto di rifiutare, ma le generose promesse racchiuse nel suo seno mi fecero cambiare idea. Come la coppia più sballata del mondo camminammo lungo la spiaggia, fino alla macchia di alberi dove mi ero rintanato il giorno prima; mi montò un pochino di sangue alle guance, ma con mia sorpresa Alice mi portò proprio fra i pini. Una leggera tensione mi assalí: che intenzioni aveva?
“Molto bene, caro il mio bel porcellino…È qui che sei venuto ieri a farti una sega, vero?” Mi si geló il sangue: come poteva saperlo?
“Ti ho seguito, e ho visto che hai fatto una bellissima sborrata. Se avessi aspettato un attimo in più ti avrei aiutato…”
Non credevo alle mie orecchie: avevo sentito davvero quello che avevo sentito??? Alice mi spinse contro un albero, avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio, sentivo il cuore battere furiosamente contro le costole. La sua mano scivolò nei miei pantaloncini, strappandomi un urletto; “Senti senti, sta già diventando duro… Adoro i ragazzi giovani, hanno sempre il cazzo in tiro…” Con un gesto esperto tirò giù pantaloni e mutande, lasciando il mio cazzo svettante esposto al suo sguardo. Si mise in ginocchio, accarezzandolo delicatamente: “Proprio un bel cazzo, promette bene…” ,e senza aggiungere altro lo fece sparire in bocca. Mi spompinava da esperta, ogni volta che ero sul punto di venire si fermava, prendendo fiato, riprendendo poi il lavoro di bocca. Andò avanti per un dieci minuti di stop and go, quando mi girò di schiena; sentivo le sue mani armeggiare con le mie chiappe, accarezzando e solleticando. Cacciai un grido quando mi allargò le mele e sentii la sua lingua accarezzare il mio sfintere: “Aaahhh! A… Aliceee…”
“Shh~, lascia fare” disse, “la zietta ora ti fa godere. Via le mani dal pisellino e rilassati…”

Riprese il lento lavoro di lingua sul mio culo, era piacevolmente erotico, mai avrei detto che si potesse godere così tanto con il sedere; ogni tanto passava la lingua tra l’ano e lo scroto, facendomi squittire dal piacere. Ero sul punto di eruttare, e con un gemito lo dissi ad Alice che si alzò mettendosi di schiena contro un pino; con una mano scostò il costume, dimenando il culo in un osceno gesto di invito. La sua fica era aperta, sentivo l’odore di femmina in calore; la infilai con decisione, prendendola con frenesia, tenendola per i fianchi. Alice gemeva, mormorando le peggio porcate che avessi mai sentito, parole che aumentarono la mia eccitazione. Infilai le mani sotto al costume, strizzando quelle tettone da vacca, tirando i grossi capezzoli inturgiditi, mentre affondavo nella sua fica senza pietà. Non so dire quanto resistetti: so solo che quando sborrai mi sembrò durasse una vita, uno schizzo lunghissimo, godurioso, mille volte meglio di tutte le seghe che mi ero fatto fino a quel momento. Alice accolse tutto dentro di lei, finché, ansimando, disse: “Cazzo, che scopata… Continua così, ragazzino, e le donne pregheranno per farsi trombare da te…” Mi tirai su I pantaloni, le palle svuotate e il buchino ancora umido do saliva. Era stato indimenticabile, ma dovevo proprio andare; ringraziai Alice infilandole due dita nella fica fradicia, che accolse con un gemito da troia. Corsi via, ancora eccitato da quanto era appena successo, quando istintivamente mi girai: Alice si stava ravanando la passera con le dita, raccogliendo la mia sborra, che su portò alla bocca. Il cazzo mi saltò sull’attenti; si accorse che la stavo guardando, e agitando la mano gridò “Alla prossima, mio bel cazzone!”
La prossima? La Venere tettona evidentemente non ne aveva avuto abbastanza…

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