Prime Esperienze

Manuela


di ringo00
06.08.2017    |    25.960    |    8 9.3
""Così scivola meglio e non ti faccio male" aggiunse con una strizzatina d'occhio..."
-ATTENZIONE- QUESTO RACCONTO E' UN'OPERA DI FANTASIA. QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE, LUOGHI O FATTI REALI E' DA RITENERSI PURAMENTE CASUALE

Questa storia risale a molto tempo fa, quando ero ragazzino, nei primi anni 90.
C'era una ragazza di quattro anni più grande di me, Manuela, che era stata abbandonata dal fidanzato quando aveva scoperto di essere incinta. Il bastardo era filato via, ma Manuela non era rimasta lì a piangersi addosso, era una ragazza forte: dopo aver partorito era tornata nell'appartamento dove viveva prima, al terzo piano del condominio dove vivevo anche io. Ci conoscevamo da sempre, eravamo cresciuti insieme, giocando nel cotile del palazzo come fratelli, la differenza di età non era un problema, tra di noi non c'erano segreti. Devo confessare di essere sempre stato attratto da lei: aveva un bel viso dolce, un bel sorriso, occhi scuri da cerbiatta, capelli castani lunghi e setosi, un bel seno ( una terza abbondante, credo ), fianchi ben torniti, gambe affusolate e graziose e un bel sedere sodo e alto.
Da quando aveva partorito tutte le donne del palazzo andavano a vedere il bambino, vezzeggiandolo come ziette affettuose. La cosa non mi toccava affatto: cosa volete che gliene importi a un quindicenne di un poppante? Ci si mise pure mia madre: " Vai su dalla signorina Manuela a vedere il neonato, dai! E non fare il maleducato, portale dei biscotti! "
Signorina... L'aveva chiamata per nome fino a l'altro ieri... E vabbè, pensai, facciamo anche questa; per lo meno avrei passato un po' di tempo con lei. Scesi nel negozio sotto casa, comprai una scatola di dolcetti e salii all'appartamento di Manuela. Bussai e venne ad aprirmi.
Vi giuro, rimasi letteralmente basito al vederla: era bella come sempre, ma aveva qualcosa di diverso... era anche vero che non la vedevo da un po', però... che fosse l'aura di mamma che le dava quell'aspetto cosi dolce e attraente?
Mi accolse con affetto da sorella: " Ciao tesoro, che sorpresa!"
Ebbi un fremito: mi chiamava così da sempre, e sempre mi faceva strano.
"Sei venuto a vedere il bambino?" proseguì lei.
"Sì, esatto.", mentii spudoratamente.
Mi fece accomodare sul divano, dicendo che il pargolo si era addormentato giusto un attimo prima. Aprimmo i dolcetti e li mangiammo mentre chiacchieravamo del più e del meno. Non potei fare a meno di notare il cambiamento dei suoi seni: l'ultima volta che l'avevo vista erano piccoli, stava ancora crescendo, ma adesso erano diventati dei seni da adulta, belli pieni e sodi. I miei pensieri furono interrotti dall'improvviso strillo del bambino. Manuela lo prese dalla culla e iniziò a ninnarlo, così ne approfittai per complimentarmi per il neonato, che riprese a strillare poco dopo, credo per la fame.
Allora Manuela abbassò una spallina della canottiera e davanti ai miei occhi sbigottiti diede il seno al figlio, che prese a poppare avidamente. Lo fece con naturalezza, senza alcuna malizia, continuando a parlare tranquillamente. Io, rosso come un papavero, biascicavo qualcosa, cercando di non guardare quella bella tetta colma di latte. Lei si accorse del mio imbarazzo e rise graziosamente: " Ma tesoro, non c'è nulla di cui vergognarsi! Una mamma che allatta è la cosa più naturale del mondo! "
Diventai ancora più rosso: " Sì, però... mi sento in imbarazzo..."
Manuela mi sorrise affettuosa: " Anche io guardavo la tua mamma mentre ti allattava, non c'è niente di male, guarda pure! "
Rassicurato, lanciavo giusto qualche occhiata ogni tanto, per non passare da pervertito. Dopo un po' il bambino si addormentò, e Manuela lo pose nella culla. Nel mentre non si era ricomposta, la mammella destra era ancora beatamente esposta al mio sguardo; glielo feci notare nel modo più delicato possibile, ma lei rispose " E allora? Tanto fa caldo..."
La vista di quella bella tetta calda mi aveva eccitato: feci forza su me stesso, ma non servì a nulla, il tessuto dei pantaloni era teso dalla mia erezione.
"Scusa, Manu, che vergogna..."
Lei scosse il capo. "Va tutto bene, non preoccuparti. Vieni qui da me..."
Il suo tono era così dolce che obbedii, docile come un agnellino.
"Adesso siediti qui in braccio, che ti mostro una bella cosa."
Aveva catturato la mia attenzione; feci come mi aveva detto, e una volta in posizione mi offrì il seno.
Cosa cosa? Stava accadendo sul serio??? Provai a rifiutarmi, ma lei mi mise l'incise sulle labbra: "Shhh, fai il bravo bambino e lascia che la mamma ti dia il latte..."
Non opposi resistenza: Manuela avvicinò il seno al mio viso, sentivo il calore della tetta, il profumo di latte, e allora presi coraggio e strinsi le labbra sul capezzolo. Il liquido bianco prese a sgorgare quasi subito, riempiendomi la bocca.
"Ti piace il mio latte, tesoro?"
Annuì, mentre mi sentivo la testa pesante, insieme a una sensazione di caldo che non ricordavo dalla più remota infanzia. Manuela mi accarezzava la testa, con uno sguardo dolcissimo: "Bravo, succhia pure tutto il latte che vuoi..."
Succhiai per alcuni minuti, quando la mano di Manuela scivolò verso il mio pube; lei aveva gli occhi chiusi, sembrava muoversi senza volerlo.
"Manu... la tua mano..."
Aprì gli occhi, leggermente rossa in viso: "Scusa, tesoro, ma non ce la faccio più... E' da prima che nascesse il piccolo che non faccio l'amore." Esitò un attimo: "Vorresti farlo con me?"
EEEEHHHH??? Stava capitando tutto così in fretta che non capivo più nulla!
Delicatamente mi aprì la patta e abbassò le mutande.
"Non serve che rispondi, il tuo bel pisellino duro lo ha fatto per te!" ridacchiò Manuela.
Lo prese piano piano e prese a masturbarmi lentamente, lasciandomi completamente in estasi.
"Aspetta, guarda qui" disse a un tratto. Mi tolse il capezzolo di bocca e me lo puntò sulla cappella: strizzò leggermente e alcuni schizzetti di latte la ricoprirono. "Così scivola meglio e non ti faccio male" aggiunse con una strizzatina d'occhio. Riprese la lenta sega di poco prima, ma proprio quando sentivo lo sperma sul punto di uscire si fermò.
Manuela si alzò e si sfilò shorts e mutandine, seguite dalla canotta, rimanendo tutta nuda. A quello spettacolo il mio pisello ebbe un sussulto: mi sembrava di sognare, ma era la meravigliosa realtà!
"Spogliati anche tu, voglio sentire il contatto con la tua pelle, tesoro" sussurrò.
In un attimo mi liberai dei vestiti e mi gettai fra le sue braccia: come era soffice e liscia la sua pelle! La esplorai dappertutto, baciandola e leccandola appassionatamente, strappandole gemiti e sospiri. Quando arrivai alla fica mi fermai, ammirandola estasiato: bella rosea, umida e lucida di goduria, le labbra leggermente schiuse.
"Dai..." disse semplicemente. Non serviva dire altro: avvicinai la punta all'apertura e scivolai dentro. Mi sfuggì un gemito: credevo che la fica di una ragazza che ha partorito da poco fosse larga, e invece era bella stretta, e avvolgeva il mio membro come un tenero abbraccio.
"Ahhh, sì, finalmente! Ho il tuo bel pisello nella fica, tesoro!" gemette. " Ora però scopami, non ce la faccio più!!!!"
Non me lo feci ripetere: mi sfilai, la feci sdraiare sulla schiena a gambe larghe e rientrai, per poi incominciare a fare avanti e indietro, sempre più forte. Cavolo, che goduria! Mi stava facendo godere come non mai, ma decisi di godermela ancora di più: la afferrai per i fianchi e mi misi seduto, stringendole le chiappe sode. Oltretutto avevo le sue belle tette sballonzolanti davanti agli occhi, e più di una volta le succhiai e palpai per bene. L'orgasmo giunse improvviso, devastante, meraviglioso: scaricai il mio godimento dentro Manuela che lanciò un grido di goduriosa estasi. Schizzai fino all'ultima goccia ma non mi sfilai da lei, finchè non mi si afflosciò. Manuela mi strinse al seno dolcemente, e mi sussurrò" Grazie tesoro, mi hai fatta sentire donna ancora. Era da un sacco di tempo che non godevo così..."
Restammo abbracciati così a lungo, poi ci ricomponemmo; era ora che rincasassi, si era fatto tardi. Manuela mi salutò con un tenero bacio in fronte: "Ciao, tesoro, ci vediamo. Torna presto, voglio farti bere il mio latte ancora, fino a riempirti il pancino. Mi prometti che lo farai?"
Le risposi con un sorriso: "Ma certo, è una promessa."

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