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incesto

Osservando i genitori


di ringo00
18.09.2022    |    20.236    |    8 8.9
"Era una sensazione strana ma tutto sommato piacevole, anche il mio pisellino stava alzando la testa..."
~ATTENZIONE~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA
Il seguente racconto tratta di incesto tra due fratelli. È il primo che scrivo di questo genere perciò ogni suggerimento è bene accetto 

Fu una notte, mi sembra quando avevo tredici anni: fui svegliato all’improvviso da mio fratello Mirko, di un anno maggiore.
“Sveglia… svegliati, Ale!”
Aperti gli occhi, guardai la sveglia sul comodino: l'una e dodici. Perché cavolo mi aveva strappato al sonno?
“Vieni”, mi disse, “ e non fare rumore.”
Lo seguii nel corridoio, davanti alla porta socchiusa della camera di mamma e papà.
Da uno spiraglio filtrava una sottile lama di luce, e con essa dei rumori: gemiti, cigolio de materasso e sospiri. Mirko fece cenno di tacere e si avvicinò allo spiraglio, sbirciando all’interno. Ero curioso anche io, quel punto: lo affiancai e davanti ai miei occhi apparve una scena indimenticabile: mamma era sdraiata a gambe larghe, si vedeva uno scorcio del pelo, e papà le era sopra, in mezzo alle cosce, e sembrava mettesse qualcosa dentro mamma, che mugolava , mordicchiandosi le labbra. Guardavo affascinato ma anche un po’ intimorito: perché papà faceva così? Perché mamma sembrava sentire male? Perché… La catena dei miei ragionamenti di interruppe quando papà emise un verso gatturale, seguito da un lungo gemito di mamma. Volevo capire meglio la cosa, ma Mirko mi prese per la spalla, sibilando di tornare in cameretta prima di essere scoperti. Tornati nella stanza, sedetti sul letto, rimuginando su ciò che avevo appena visto: cos’era quel movimento? Sembrava piacevole, a giudicare dall’espressione della mamma, però…
“Ale!” disse Mirko all’improvviso, “hai visto che roba?”
Mormorai un incerto assenso; “Sai cosa stavano facendo ?”
“No, cos’è?”
Lui fece un sorriso malizioso: “Quello si chiama fare sesso! Lo fanno i grandi, quando hanno voglia…”
La cosa non mi diceva un granché, mi suonava abbastanza strano. “Voglia di cosa?” indagai, ma Mirko non sembrò sapere rispondere. Cambiò argomento: “Vuoi provare? A farlo noi due…”
Ci pensai un attimo: ormai ero sveglio, e la curiosità non mi avrebbe lasciato dormire in pace. “Va bene, proviamo…”
Appena pronunciai quelle parole Mirko si illuminò in viso, e notai un bozzo al suo inguine: era giugno, dormivamo in maglietta e mutande, perciò non c’era spazio a dubbi. Mi disse di mettermi sdraiato, come mamma: mi allargò le gambe per poi sfilarmi la mutandina. Non ero particolarmente in imbarazzo, non mi fece un grande effetto quando Mirko tirò fuori il suo pisello. Era più grande del mio, con la testa scoperta e un po’ di peli come papà. Mirko avvicinò il pisello al mio, e rimase così, apparentemente indeciso sul da farsi .
“E adesso? “ chiesi.
Mirko riflettè un attimo: “Credo si debba strofinare la punta, sembrava che papà facesse così…” rispose dubbioso.
Così dicendo prese a strofinare la sua cappella sulle mie palline, ogni tanto sconfinando leggermente più giù. Era una sensazione strana ma tutto sommato piacevole, anche il mio pisellino stava alzando la testa. Andò avanti per qualche minuto, finché dalle labbra di Mirko non uscì un verso simile a quello emesso da nostro padre, e contemporaneamente una cosina bianca e densa uscì dal suo pisello, andando a depositarsi sul mio inguine e sulla pancia.
“Ti… ti è piaciuto?” sbuffó, sembrava stanco.
“Mmm, così così… cos’è sta roba?” domandai a mia volta, indicando la sostanza bianca.
“Si chiama sperma, esce dal pisello quando fai sesso…”
Mmm… troppi misteri quella notte… Comunque mi rimisi le mutande e Mirko si rinfilò l’uccello dentro. Tornò nel suo letto e auguró la buona notte. Dopo pochi istanti russava di già, io invece rimasi sveglio a pensare a tutto ciò che era capitato: il sesso… che cosa misteriosa, dovevo saperne di più. Restai con il pisellino duro a lungo, non mi era mai successo prima di allora.
Finita la scuola, avevamo molto più tempo libero, e ne approfittavamo per fare il nostro gioco, “il gioco del pisello “ lo chiamavamo. Nella nostra stanza, sul divano, una volta persino sul lettone, era diventata una dipendenza per entrambi. Una volta Mirko, più preso del solito, propose di strofinarci i piselli a vicenda: in piedi uno davanti all’altro, ci abbracciavamo, strusciandoci a vicenda. Questa variante era più divertente, così godevo anche io, e le sessioni terminavano sempre con Mirko che mi schizzava il suo seme addosso. I giorni passavano, tra goduriosi momenti che avevano il sapore magico del proibito, finché un pomeriggio Mirko si avvicinò con aria di complotto: mi portò nel garage, e con fare circospetto mi mostró qualcosa che sfilò da sotto la maglietta: era una rivista porno, scovata chissà dove. Non ne avevo mai vista una, e osservavo con soggezione l’oggetto, come fossi dinnanzi ad una reliquia.
“Guarda” disse mentre sfogliava le pagine, “ecco come si deve fare…:
Su una pagina doppia era raffigurata una bellissima donna praticamente nuda, con due tette grandi, un sacco di pelo tra le gambe e un’espressione lasciva in volto. E c’era un uomo che infilava il suo pisello tra le gambe della donna. Osservai pensosamente: era enorme, più grande di quello di mio fratello, forse più di quello di papà…
“Ale, facciamolo. Come questi due.” Propose Mirko. Suonava allettante, ma c’era un problema apparentemente insormontabile: “Ma… Mirko, io non ce l’ho la patata, non sono mica una femmina!”
Lui rispose con un sorriso furbo: “Beh, allora useremo l’altro buco!”
Mi venne un brivido: voleva mettermi il suo pisello nel sedere??? La cosa non mi convinceva affatto, e poi chissà che male avrei sentito… No, no, non era cosa da farsi… Quando comunicai a mio fratello le mie preoccupazioni, lui si fece una risata: “Non preoccuparti, se sentirai male mi fermerò…”
Rassicuratomi, mi espose il suo piano: mi avrebbe leccato il buchino, per farlo ammorbidire, per poi infilarlo dentro.
“Ehhh… leccare il sedere, ma che schifo…” esclamai.
“Devo farlo io, mica tu…” ribatte lui.
Mi portò in bagno, dove mi spoglió della parte di sotto; mi fece mettere al lavandino, con le gambe leggermente divaricate. Inumidito un pezzo di sapone, mi pulí alla meglio ill buchino, asciugando poi con una salvietta. “Ok, ora inizio. “
Appena la sua lingua sfiorò il mio sfintere mi sfuggì un piccolo strillo: era super piacevole! Mirko leccava senza fretta, quasi come stesse gustando un gelato. Ero eccitato, avevo il pisellino duro come ferro, la testa stava facendo capolino dalla pelle. Dopo un lungo lavoro di lingua, Mirko si disse pronto ad incominciare. Sentii il fruscio dei suoi pantaloni che scivolarono lungo le gambe, seguiti dalle mutande. Il suo pisello era già marmoreo, lo sentivo sfiorare le mie natiche. Quando la cappella si appoggiò al mio pertugio ne percepii il calore, e la cosa mi fece correre un brivido caldo per tutto il corpo. Mirko iniziò a spingere: la cappella prese a farsi strada dentro di me, la sentivo come fosse enorme, come una trave; spinta dopo spinta, finalmente la testa superò la mia rosellina anale, seguita poi più agevolmente dal resto. Mirko chiese in un sussurro se stessi per caso sentendo male: con un sussurro ancor più flebile risposi di no, stavo benissimo. Mirko mi prese per i fianchi e cominciò a muoversi, facendo entrare ed uscire il suo pisello dal mio sedere, avanti e indietro, avanti e indietro… Era mille volte meglio di come facevamo all’inizio, ora sembravamo proprio mamma e papà! Mirko gemeva, ad occhi chiusi, il suo membro durissimo mi solleticava dentro, premendo contro chissà cosa che mi procurava un immenso piacere ad ogni contatto. Dal canto mio mi sentivo come una ragazza, sospiravo e gemevo come avevo sentito fare da nostra madre, stavo godendo un sacco. Mirko ad un tratto accellerò il ritmo, strappandomi un’esclamazione sorpresa: le spinte si susseguivano rapidissime, le sue palle sbattevano contro le mie, sembrava che il suo pisello fosse diventato se possibile ancora più duro. Tra un gemito e l’alto abbassai lo sguardo: il mio pisellino dondolava dolcemente sotto le spinte, lo sentivo caldissimo, come stesse per sciogliersi. Ad un tratto sentii un formicolio al basso ventre, una sensazione tipo il bisogno di fare pipí, ma non potevo certo fermarmi in quel momento… La sensazione era sempre più forte, finché con un piccolo grido dalla mia uretra schizzó fuori un liquido biancastro, come quello di Mirko: era sperma, ed era la prima volta che accadeva! La cosa non sfuggì a mio fratello, che con un ultimo affondo mi riversó un caldo schizzetto nel retto. Lo accolsi con un lungo gemito acuto, oscenamente femminile; mi lasciai andare sul lavandino, col pisellino scarico
Anche Mirko era esausto, ma attese un attimo prima di uscire. Una volta fuori, mi asciugò premurosamente il buchino, dal quale colava qualche gocciolina candida. Ero completamente distrutto, non riuscivo a muovermi, ero stranamente soddisfatto, anche se sentivo un lieve bruciore al culetto. Mirko vi posò una carezza, aiutandomi poi a rivestirmi. “Dai, ripigliati, tra non molto mamma sarà a casa… Mica vuoi farci beccate?” disse con una strizzata d’occhio. Sembrò finire lì, ma l’esperienza mi era piaciuta così tanto… Rimasi eccitato per il resto della giornata, e una volta calata la notte, mi infilai quatto quatto nel letto di mio fratello: “Mirko… Mirko! Lo facciamo ancora?”

Continua...

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