tradimenti
Benedetta: un gioco a tre


05.05.2025 |
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"Di lì a poco, un orgasmo violento mi squassò, il mio corpo che tremava sul lettino, la mia fica che si contraeva intorno al suo cazzo, bagnando tutto..."
Mi chiamo Benedetta, ho 28 anni, e vivo ad Avellino, una città che nasconde desideri ardenti sotto la sua calma apparenza. Sono sposata con Antonio, un commercialista di 32 anni, un uomo che credevo di conoscere, fino a quel sabato mattina in cui mi ha sorpresa in ginocchio, con il cazzo di Gerardo in bocca, nel Centro Benessere dove lavoro come receptionist. Quel tradimento, invece di distruggerci, ha acceso una nuova fiamma nel nostro matrimonio, una complicità perversa che ci ha portati a esplorare confini che non avremmo mai immaginato. Antonio, eccitato dalla mia trasgressione, mi ha scopata con una passione che non gli conoscevo, chiamandomi “troia” e “zoccola”, parole che mi hanno fatto tremare di piacere. Ma non si è fermato lì. Dopo aver fatto l’amore, mentre eravamo ancora sudati e ansimanti, mi ha fatto una richiesta che mi ha lasciata senza fiato.“Benedetta,” ha detto, la voce bassa, gli occhi che brillavano di un desiderio oscuro, “voglio guardarti con lui. Voglio vedere Gerardo scoparti, mentre io sono lì.” Le sue parole mi hanno colpita come un fulmine, un misto di imbarazzo e eccitazione che mi ha fatto arrossire. Ero confusa, spaventata, ma anche intrigata. Gli ho promesso che avrei organizzato tutto, anche se non sapevo come affrontare Gerardo, né come gestire il peso di quella promessa.
Il giorno dopo, quando sono arrivata al Centro Benessere, il profumo di lavanda e sandalo mi ha accolto come sempre, ma non riusciva a calmare il mio cuore che batteva all’impazzata. Gerardo era nel suo ufficio, e quando mi ha vista, i suoi occhi di marmo si sono posati su di me con una cautela che non gli avevo mai visto. Anche lui era imbarazzato, consapevole del rischio che Antonio rappresentava. Sapeva che mio marito era geloso, e temeva che potesse fare un casino, magari andando a spifferare tutto a Laura, sua moglie. “Allora, che ti ha detto Antonio?” mi ha chiesto, la voce tesa, mentre chiudeva la porta dell’ufficio per avere un po’ di privacy.
Lo guardai, mordendomi il labbro, incerta su come dirlo. Poi, con un respiro profondo, lasciai uscire la verità. “Mi ha scopata,” dissi, le guance che bruciavano. “E dopo… mi ha chiesto di organizzare un incontro. Vuole guardarci, Gerardo. Vuole vederti mentre mi scopi.” Gli occhi di Gerardo si spalancarono, un misto di sorpresa e preoccupazione. “Non sarà una trappola, vero?” chiese, passandosi una mano tra i capelli brizzolati. “Antonio è geloso, potrebbe incazzarsi e farci pentire.”
Ci pensai un attimo, ma sapevo che Antonio era stato sincero. La sua eccitazione era reale, palpabile. “Non è una trappola,” lo rassicurai. “È eccitato all’idea. Ma dobbiamo essere cauti.” Gerardo annuì, riflettendo. “Va bene,” disse infine. “Fallo venire stasera, dopo la chiusura, alle 19:00. Ma dovrà spogliarsi e lasciare tutto nello spogliatoio: pantaloni, camicia, orologio, cellulare, ogni dispositivo elettronico. Non voglio sorprese, niente registrazioni.”
Accettai, e durante il giorno mandai un messaggio ad Antonio, spiegandogli le condizioni. Lui rispose con un semplice “Ok,” ma sentivo la sua eccitazione anche attraverso lo schermo. Il resto della giornata passò in un vortice di ansia e desiderio, il profumo di sandalo che sembrava amplificare ogni mia emozione. Quando finalmente arrivarono le 19:00, il centro era silenzioso, le luci soffuse, l’aria impregnata di incenso. Antonio entrò, il volto teso ma con un’energia che tradiva la sua anticipazione. Lo accolsi alla reception, il cuore che mi martellava nel petto. “Vieni,” dissi, guidandolo verso lo spogliatoio. “Devi lasciare tutto qui, tranne i boxer e i calzini.”
Lui annuì, senza dire una parola, e si spogliò, lasciando pantaloni, camicia, orologio e cellulare su una panca. In boxer neri e calzini, mi seguì nella sala massaggi, una stanza illuminata da quattro candele tremolanti, con una luce in penombra che creava ombre danzanti sulle pareti. L’odore di sandalo e incenso riempiva l’aria, e una musica da camera, lenta e ipnotica, faceva da sottofondo. Al centro della stanza c’era un grande lettino per i massaggi, accanto a una sedia di legno. “Siediti lì,” gli dissi, indicandola, e lui obbedì, i suoi occhi che non si staccavano da me.
Gerardo entrò, il suo portamento deciso, ma con un’ombra di cautela. Mi guardò, poi guardò Antonio, un cenno di intesa tra loro, come se avessero siglato un patto silenzioso. Mi avvicinai al centro della stanza, il cuore che batteva forte, e iniziai uno spogliarello lento, sinuoso, davanti ad Antonio. Sbottonai la camicetta, lasciandola scivolare a terra, poi tirai giù la gonna, restando con le scarpe col tacco, un reggiseno di pizzo nero e un perizoma coordinato. Danzavo, i miei movimenti fluidi, il corpo che si offriva agli sguardi di entrambi. Antonio, sulla sedia, aveva già un rigonfiamento evidente nei boxer, il suo respiro che si faceva più pesante.
Gerardo si avvicinò, il suo calore che mi avvolgeva. Mi baciò il collo, le sue labbra morbide che mi facevano rabbrividire, poi passò alle mie labbra, un bacio dolce, profondo, che mi fece gemere. Le sue mani scivolarono sui miei fianchi, risalendo fino al seno, che afferrò con decisione. Slacciò il reggiseno, lasciandolo cadere, e i miei capezzoli, già duri, si ersero sotto il suo tocco. I suoi baci scesero sulle mie spalle, poi si chinò, prendendo un capezzolo in bocca, succhiandolo con una passione che mi fece inarcare la schiena. Gemevo, gli occhi fissi su Antonio, che si mordeva il labbro, il cazzo che premeva contro il tessuto dei boxer.
Gerardo infilò una mano tra le mie cosce, sotto il perizoma, e le sue dita trovarono la mia fica, già bagnata, infilandosi dentro con un movimento lento che mi strappò un gemito. “Sei fradicia, troia,” sussurrò, e le sue parole, crude, mi eccitarono ancora di più. Con una mano, slacciai i suoi pantaloni, tirando fuori il suo cazzo, enorme, duro, pulsante. Continuammo a baciarci, le nostre lingue che danzavano, mentre ci masturbavamo a vicenda, i nostri gemiti che riempivano la stanza. Poi mi sfilai il perizoma e mi abbassai a 90 gradi, mostrando il culo ad Antonio, che mi guardava con occhi famelici. Presi il cazzo di Gerardo in bocca, succhiandolo con fatica, la sua grandezza che mi riempiva completamente. Aprii le gambe, lasciando che Antonio vedesse la mia fica bagnata, lucida di eccitazione.
Antonio non resisteva più. Tirò fuori il suo cazzo dai boxer e iniziò a segarsi lentamente, i suoi occhi che non si staccavano da me. Gemevo, il cazzo di Gerardo che mi spingeva in gola, mentre guardavo mio marito, sapendo che ogni mio movimento lo stava mandando in estasi. Gerardo mi sollevò, posandomi sul lettino, e si inginocchiò tra le mie gambe, la sua lingua che si tuffava nella mia fica. Leccava con una maestria che mi faceva tremare, succhiando il clitoride, infilandosi dentro di me, mentre io guardavo Antonio, mimando con le labbra quanto mi piacesse, quanto la lingua di Gerardo mi stesse facendo impazzire. “Sì, leccami,” ansimavo, “mi piace, amore, guardami.”
Gerardo salì sul lettino, il suo cazzo che sfiorava la mia fica. Con una spinta decisa, entrò in me, scopandomi davanti ad Antonio, che si segava con più forza, i suoi gemiti che si mescolavano ai miei. “Sì, scopami tutta, sono una troia!” gridavo, il piacere che mi travolgeva, il cazzo di Gerardo che mi riempiva, ogni spinta un’esplosione di sensazioni. Di lì a poco, un orgasmo violento mi squassò, il mio corpo che tremava sul lettino, la mia fica che si contraeva intorno al suo cazzo, bagnando tutto. Antonio, sulla sedia, era al confine, il suo cazzo che pulsava mentre guardava la moglie scopata così intensamente.
Mentre ancora tremavo per l’orgasmo, Gerardo mi girò, mettendomi a quattro zampe. “Adesso ti faccio il culo,” disse, e io sentii un brivido di eccitazione e paura. Con Antonio avevo sempre fatto storie per il sesso anale, ma con Gerardo ero pronta a tutto. Sputò sul mio buco, lubrificandolo, e iniziò a spingere lentamente, il suo cazzo che entrava con una dolcezza che mi fece gemere. Antonio, incredulo, mi fissò. “Sei proprio una troia,” disse, la voce carica di eccitazione, e io sorrisi, sapendo che lo stavo mandando in estasi. Gerardo aumentò il ritmo, scopandomi il culo con forza, e io mi toccavo il clitoride, il piacere che cresceva di nuovo. “Guardami, amore,” ansimavo, “guarda come mi scopa il culo, guarda come squirto!” E squirtai, il mio corpo che tremava, il piacere che esplodeva mentre Gerardo mi pompava senza sosta.
Quando Gerardo fu sul punto di venire, tolse il cazzo dal mio culo e lo infilò di nuovo nella mia fica da dietro, affondando con colpi profondi. Con un grugnito, esplose, sborrandomi dentro, il suo calore che mi riempiva. Restammo immobili, tremanti, mentre Antonio, sulla sedia, veniva con uno schizzo lunghissimo che sporcò il pavimento, la mano coperta di sborra. Mi alzai dal lettino, il seme di Gerardo che colava dalla mia fica, e mi avvicinai ad Antonio. Mi misi davanti a lui, a gambe aperte, lasciandogli vedere lo sperma che gocciolava, poi mi chinai, prendendo il suo cazzo in bocca. Lo pulii con dolcezza, succhiando ogni goccia, massaggiandogli le palle per spremergli fino all’ultima stilla di piacere.
Alle 22:00, le luci del Centro Benessere si spensero. Tornammo a casa, ognuno consapevole che quella serata non sarebbe stata l’ultima. La complicità tra me e Antonio si era trasformata in qualcosa di nuovo, un gioco pericoloso e inebriante che ci avrebbe portati a esplorare strade sempre più audaci.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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