tradimenti
Benedetta: La signora Mena


05.05.2025 |
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"Quando la porta si aprì, entrò la signora Mena, una cliente storica del centro, una donna di 60 anni che sembrava sfidare il tempo..."
Mi chiamo Benedetta, ho 28 anni, e vivo ad Avellino, una città che respira tra le colline dell’Irpinia, dove i ritmi lenti della vita quotidiana si mescolano a desideri che bruciano in segreto. Sono sposata con Antonio, un commercialista che vive immerso nei suoi numeri, un uomo che amo ma che, dopo cinque anni di matrimonio, non riesce più a accendere quella scintilla che un tempo ci faceva vibrare. Lavoro come receptionist in un piccolo Centro Benessere appena fuori Avellino, un’oasi di pace che ho contribuito a costruire insieme a Gerardo, il mio capo, un chiropratico di 48 anni, anche lui sposato, con una presenza magnetica che mi fa tremare ogni volta che i nostri occhi si incontrano. La nostra relazione, un tradimento voluto e consumato in una mattina di primavera, ha cambiato tutto, lasciando un fuoco che non si spegne, un desiderio che si alimenta ogni giorno nel profumo di lavanda e sandalo del centro.Il Centro Benessere è il mio rifugio. Quando varco la soglia, l’aroma di lavanda e sandalo mi avvolge, sciogliendo le tensioni, calmando i pensieri. È un luogo dove i clienti entrano con il peso del mondo sulle spalle e escono con un sorriso, trasformati dalla magia di luci soffuse, musica ambientale che sembra un flusso d’acqua, e grandi cuscini su divani e poltrone di pelle che invitano al riposo. Ma quel giorno, un mercoledì di fine maggio, il centro stava per diventare il teatro di un’esperienza che avrebbe scosso ogni mia certezza, un vortice di piacere che non avrei mai immaginato.
Era una mattina tranquilla, il sole filtrava dalle tende di lino, e io ero dietro il bancone, sistemando gli appuntamenti. Quando la porta si aprì, entrò la signora Mena, una cliente storica del centro, una donna di 60 anni che sembrava sfidare il tempo. Mena era alta, con un fisico scolpito da anni di yoga e palestra, i capelli grigi raccolti in un’elegante crocchia, e un portamento che trasudava sicurezza. Quel giorno, però, era diversa. Indossava un vestito aderente color smeraldo che metteva in risalto le sue curve, tacchi alti che slanciavano le sue gambe, e un profumo intenso, un mix di fiori esotici e muschio, che riempiva l’aria. Era sexy, provocante, e non potei fare a meno di ammirarla.
“Signora Mena, che meraviglia oggi!” dissi, sorridendo mentre posavo la penna. “Quel profumo è… incredibile, e il vestito le sta benissimo.”
Lei ricambiò il sorriso, un lampo di malizia nei suoi occhi scuri. “Grazie, cara. A una certa età, bisogna ricordarsi di sentirsi vive,” rispose, la voce bassa, quasi un sussurro. Mi fece l’occhiolino, e io arrossii, sentendo un calore improvviso che non aveva nulla a che fare con la temperatura della stanza.
La accompagnai nella sala massaggi, una stanza avvolta da un bagliore arancione, con candele profumate al sandalo e incenso che bruciavano in un angolo, creando un’atmosfera intima, quasi sacra. “Si accomodi, signora Mena. Chiamo Gerardo,” dissi, indicandole il lettino coperto da un lenzuolo di cotone bianco. Lei annuì, iniziando a spogliarsi con una grazia che mi fece distogliere lo sguardo, imbarazzata ma incuriosita. Chiusi la porta e andai a chiamare Gerardo, che era nel suo ufficio, intento a controllare alcune carte.
“Gerardo, la signora Mena è pronta,” dissi, bussando lightly alla porta aperta. Lui alzò lo sguardo, i suoi occhi di marmo che mi trafissero, come sempre. Dopo il nostro incontro, ogni suo sguardo sembrava portare con sé il ricordo di quella mattina, del suo corpo contro il mio, del piacere che ci eravamo donati. “Vado subito,” rispose, alzandosi con quel suo modo deciso che mi faceva tremare.
Tornai al bancone, cercando di concentrarmi sugli appuntamenti, ma la mia mente vagava. La signora Mena era una cliente fissa, veniva ogni settimana per un massaggio di un’ora con Gerardo, e sapevo che i suoi trattamenti erano… particolari. Non avevo mai assistito, ma le voci nel centro, i sorrisi complici di Mena, e il modo in cui Gerardo tornava sempre rilassato dopo le sue sessioni mi avevano fatto sospettare che ci fosse qualcosa di più. Non ero gelosa – o almeno, cercavo di non esserlo – ma l’idea mi intrigava, mi accendeva.
Dopo circa quindici minuti, la voce di Gerardo mi chiamò attraverso l’interfono. “Benedetta, puoi venire un attimo nella sala massaggi? Ho bisogno di un favore.” Il tono era calmo, professionale, ma c’era una nota che mi fece battere il cuore più forte. Mi alzai, lisciandomi il grembiule nero sopra i leggings attillati e la camicetta, e mi avviai verso la stanza, chiedendomi cosa volesse.
Quando aprii la porta, rimasi paralizzata. La signora Mena era sdraiata a pancia in giù sul lettino, completamente nuda, il lenzuolo scivolato ai piedi. Gerardo era chino su di lei, le sue mani forti che massaggiavano il suo sedere, sodo e ben curato nonostante l’età. I suoi movimenti erano lenti, sensuali, e le sue dita scivolavano verso il basso, tra le gambe aperte di Mena, sfiorando la sua fica con una delicatezza che era tutt’altro che innocente. L’aria era densa del profumo di sandalo e incenso, ma si stava rapidamente riempiendo di un altro odore, più primitivo, più inebriante: l’odore del sesso.
Restai ferma sulla porta, il respiro incastrato in gola, le guance che si scaldavano. Gerardo alzò lo sguardo e mi vide, ma non si fermò. “Benedetta,” disse, la voce calma ma con un sottofondo di eccitazione, “la signora Mena vorrebbe un massaggio alle tempie mentre continuo qui. Ha chiesto di te.”
Le sue parole mi colsero di sorpresa, ma il tono non ammetteva repliche. La signora Mena, con gli occhi chiusi, emise un lieve gemito, le sue labbra che si curvavano in un sorriso. “Sì, cara, vieni,” mormorò, la voce roca, carica di desiderio. Non sapevo cosa fare, ma il mio corpo si mosse da solo, come attratto da una forza invisibile. Mi avvicinai al lettino, posizionandomi davanti al viso di Mena, le mie mani tremanti che si posavano sulle sue tempie. Iniziai a massaggiarle, con movimenti circolari, cercando di concentrarmi, ma la scena davanti a me era troppo intensa per ignorarla.
Gerardo aveva ripreso il suo lavoro, le sue dita che ora si infilavano nella fica di Mena, muovendosi con un ritmo lento ma deciso. Ogni volta che la penetrava, il corpo di Mena vibrava, un gemito soffocato che sfuggiva dalle sue labbra. Il profumo di sandalo si mescolava all’odore del suo piacere, un aroma che mi faceva girare la testa. Non riuscivo a distogliere lo sguardo: le mani di Gerardo, quelle stesse mani che avevano esplorato il mio corpo, stavano portando Mena al confine dell’estasi, e la vista mi eccitava in un modo che non potevo controllare.
Senza rendermene conto, la mia mano destra scivolò verso il basso, sfiorando l’interno delle mie cosce attraverso i leggings. Il calore tra le mie gambe era insopportabile, e ogni tanto premevo, cercando un sollievo che non arrivava. Ero persa, intrappolata tra imbarazzo e desiderio, quando sentii un tocco sulle gambe. Erano le mani di Mena, morbide ma decise, che salivano lungo i miei leggings, fermandosi sulla mia fica. Sussultai, mordendomi il labbro, ma non mi mossi. I suoi occhi erano ancora chiusi, il suo respiro pesante, ma le sue dita sapevano esattamente cosa fare. Con un movimento rapido, tirò giù i miei leggings e le mutandine, esponendomi. Trattenni il fiato, il cuore che martellava, ma prima che potessi reagire, Mena mi attirò a sé, la sua lingua che si tuffava nella mia fica.
Un gemito mi sfuggì, il piacere che mi travolgeva come un’onda. La sua lingua era esperta, danzava sul mio clitoride, esplorava ogni piega, succhiava con una fame che mi faceva tremare. Mi aggrappai al lettino, le gambe che cedevano, mentre Mena mi divorava, i suoi gemiti che si mescolavano ai miei. Guardai Gerardo, i suoi occhi che brillavano di eccitazione mentre continuava a lavorare sulla fica di Mena, le sue dita che si muovevano più veloci, più profonde. La scena era un vortice di piacere, un taboo che ci univa tutti e tre in un momento di pura lussuria.
Gerardo si fermò per un istante, prese un cuscino e lo posizionò sotto la pancia di Mena, sollevandole il bacino. Con un movimento fluido, salì sul lettino, slacciandosi i pantaloni. Il suo cazzo, grosso e duro, si ergeva davanti a noi, e senza esitazione lo infilò nella fica di Mena, penetrandola con una spinta profonda. Lei gridò, un suono di piacere puro, e il ritmo della sua lingua sulla mia fica aumentò, come se il cazzo di Gerardo la spingesse a divorarmi con ancora più passione. Gerardo scopava Mena con una forza controllata, ogni spinta un massaggio interno che la faceva vibrare, i suoi gemiti che riempivano la stanza. Era come se stesse massaggiando la sua vagina dall’interno, il suo cazzo che scivolava dentro e fuori, riempiendola completamente.
Non riuscivo a staccare gli occhi da loro. La vista di Gerardo, il suo corpo muscoloso che si muoveva con potenza, e di Mena, una donna matura che si abbandonava al piacere, mi mandava in estasi. La lingua di Mena era implacabile, succhiava il mio clitoride, si tuffava dentro di me, e io sentivo l’orgasmo avvicinarsi, un’onda che cresceva senza sosta. Mi toccavo, le dita che sfregavano il clitoride mentre Mena mi leccava, il piacere che mi faceva perdere ogni controllo.
Mena iniziò a tremare, il suo corpo che si inarcava sotto le spinte di Gerardo. “Sto venendo,” ansimò, la voce spezzata, e Gerardo accelerò, affondando con una forza che sembrava volerla spezzare. Con un urlo, Mena esplose in un orgasmo devastante, il suo piacere che bagnava il lettino, un flusso caldo che testimoniava la potenza del suo godimento. La vista mi travolse, e il mio orgasmo arrivò, un’esplosione che mi fece gridare. Venni nella bocca di Mena, il mio corpo che tremava, e lei, con un sorriso compiaciuto, succhiò ogni goccia, i suoi occhi che si aprivano per guardarmi, pieni di soddisfazione.
Gerardo uscì dalla fica di Mena, il suo cazzo ancora duro, lucido del suo piacere. Si posizionò sopra il suo culo, masturbandosi con movimenti rapidi. Con un grugnito, esplose, schizzando caldi getti di sborra sul suo sedere, poi, con le mani, la sparse sulla sua pelle, massaggiandola come un olio, ricoprendo il suo corpo con il suo seme. Mena gemette, il suo corpo ancora scosso dai tremiti dell’orgasmo, mentre Gerardo completava il suo rituale.
Mi ricomponei, tirando su i leggings e le mutandine con mani tremanti, il cuore che ancora batteva all’impazzata. Tornai al bancone, cercando di riprendere il controllo, mentre Gerardo tornava al suo ufficio, lasciando Mena a ricomporsi. Quando uscì, la signora Mena era di nuovo impeccabile, il vestito smeraldo che la avvolgeva come una regina. Si fermò al bancone, posando una banconota da 50 euro davanti a me. “Grazie, cara,” disse, la voce bassa, carica di promesse. “Voglio rivederti presto.”
Sorrisi, le guance che bruciavano, sapendo che quel momento, quel fuoco di sandalo, avrebbe cambiato per sempre il mio modo di vedere il Centro Benessere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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