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IL RITORNO DI MIA FIGLIA


di leius06
23.07.2021    |    17.516    |    6 9.1
"Quando la vidi venire verso di me notai subito la sua trasformazione..."
Michela tornò in città a metà luglio. La mia bambina, perché questo era per me fino a quel momento, si era trasferita parecchi mesi prima per continuare gli studi e causa pandemia non era più tornata a casa neppure per le feste natalizie. Ovviamente il giorno del suo arrivo andai a prenderla in aeroporto mentre sua madre si occupava del pranzo.

Quando la vidi venire verso di me notai subito la sua trasformazione. La bambina timida e spaurita che era partita verso la grande città aveva lasciato spazio a una ragazza sicura di sé. I capelli castani e lunghi sciolti al vento, il passo da modella, gli occhiali da sole da femme fatale, una canottiera bianca che lasciava poco spazio all'immaginazione e un paio di jeans attillati che mettevano in risalto le sue forme perfette.

Michela mi abbracciò calorosamente mentre io rimasi quasi imbambolato ad ammirarla. Durante il viaggio verso casa in auto mia figlia mi raccontò nei minimi dettagli i mesi appena trascorsi, ma la mia mente era confusa. Annebbiata dalla sensazione strana che avevo provato nel rivederla. Non sapevo ancora definire che sensazione fosse ma intravedere i suoi capezzoli sotto la canottiera bagnata di sudore aveva risvegliato qualcosa dentro di me.

Nei giorni successivi, dato il grande caldo, Michela girava spesso per casa con comode canottiere e un semplice slip sotto. Rigorosamente a piedi scalzi. Nulla di strano, né di eccessivamente provocante ma abbastanza per turbare i pensieri di un uomo maturo che da troppo tempo non era più soddisfatto sessualmente dalla moglie. Anche se quell'uomo era suo padre.

Furono settimane molto difficili in cui mi toccò lentamente prendere atto che quella sensazione strana provata all'aeroporto nel rivedere Michela dopo tanti mesi poteva definirsi solo in un modo: eccitazione. Tanto che un pomeriggio, mentre ero solo in casa, mi ritrovai col cazzo in una mano e uno slip di mia figlia nell'altra a masturbarmi furiosamente.

Fu un'esperienza devastante: raggiunsi l'orgasmo dopo pochi minuti. Un orgasmo potente, devastante sia fisicamente che mentalmente. Mi sentivo profondamente in colpa per ciò che provavo ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di provarlo. Ogni volta mi ripromettevo che sarebbe stata l'ultima e ogni volta puntualmente mi ritrovavo a fissare il culo di Michela in cucina.

E così mentre facevo colazione seduto accanto a mia moglie sognavo di possedere nostra figlia da dietro a pecorina sul tavolo. Mentre pranzavamo tutti e tre insieme sognavo che Michela scendesse sotto il tavolo succhiandomi il cazzo con le sue labbra carnose finché non sborravo copiosamente nella sua bocca. E ogni volta, quasi giornalmente a quasi cinquant'anni, ero costretto a correre in bagno per sfogarmi come un adolescente guidato dagli ormoni. Una notte, finalmente, riuscì a convincere mia moglie a scopare ma mentre affondavo i colpi nella mia mente c'era solo lei, Michela. Mi alzai sconvolto e non riuscì più a prendere sonno. Che padre ero? Che uomo ero diventato?

Era fine agosto e tra qualche giorno Michela sarebbe finalmente ripartita. Vivevo quell'attesa come una liberazione sperando che la lontananza mi avrebbe aiutato a dimenticare quelle assurde settimane. La sera prima della sua partenza andammo tutti e tre a cena.

Michela era più bella che mai: indossava un mini-abito bianco che faceva risaltare la sua pelle abbronzata, ai piedi un infradito gioiello con smalto rosso fuoco. In auto si accomodò sul sedile posteriore e per tutta la durata del tragitto casa-ristorante non feci altro che sbirciare nello specchietto finché Michela non accavallò le gambe e vidi il paradiso. Mia figlia non indossava gli slip!

Restai qualche secondo senza fiato e sentì immediatamente crescere un'erezione incontrollabile nei boxer proprio mentre incrociai lo sguardo di Michela. Arrivato al ristorante corsi in bagno con una scusa per cercare di calmarmi ma per tutta la cena non feci altro che pensare a ciò che avevo visto. E soprattutto mi chiedevo: perché mia figlia veniva senza intimo a una tranquilla cena di saluto con i genitori? Perché quell'accavallo così sfacciato in auto? Cosa voleva dire quello sguardo?

Le risposte alle mie domande arrivarono molto presto. Una volta rientrati stavo per mettermi a letto con mia moglie quando ricevetti un messaggio whatsapp sul cellulare. Era Michela. “Ti aspetto in garage”. La nostra casa era su due elevazioni con un garage sotterraneo in cui tenevamo parcheggiata l’auto di famiglia.

Inventai una scusa con mia moglie e corsi per le scale in pigiama dal secondo piano fino al seminterrato. Sentivo il cuore esplodermi dentro al petto. Non sapevo cosa mi attendeva ma il mio sogno stava per essere realizzato. Quando entrai in garage trovai mia figlia davanti all’auto con ancora indosso l’abito che indossava durante la cena, appena mi vide lo lasciò cadere a terra rapidamente restando davanti a me completamente nuda.
Per la prima volta vedevo il suo seno sodo, la sua fighetta completamente depilata. Michela aprì la portiera e si sdraiò sul sedile posteriore a gambe larghe. Persi completamente il controllo, mi sfilai i pantaloni del pigiama ed i boxer e le saltai addosso.

Scopai mia figlia con passione, tra noi non ci furono parole. Nell’aria c’era solo l’odore dei nostri corpi. Mentre affondavo i colpi la mordevo sul collo e sulle spalle, finché non ci guardammo per la prima volta negli occhi scambiandoci un lungo bacio. Sentì che non potevo più trattenermi e cercai di sfilarmi ma Michela mi trattenne.

“Prendo la pillola, papà”. Sborrai copiosamente dentro la sua figa. Solo dopo realizzai cosa era successo: avevo scopato mia figlia! La guardai, sudata e stravolta dal piacere sotto di me e scappai via raccogliendo gli indumenti che avevo lasciato sul pavimento del garage.

Mi chiusi in bagno e tentai di cancellare ogni segno infilandomi sotto la doccia ma i sensi di colpa erano troppo forti. Desideravo da settimane quel momento ma allo stesso tempo sapevo quanto fosse profondamente sbagliato. Tornai nel letto matrimoniale sdraiandomi accanto a mia moglie, che già dormiva da ore, ma non chiusi occhio. Non facevo che ripensare a Michela. Al suo corpo, ai suoi sguardi, alle sue vibrazioni di piacere mentre le sborravo dentro.

All’alba sentì chiudere la porta di casa. Mi affacciai e vidi Michela salire su un taxi per raggiungere l’aeroporto. Scesi in cucina, bevvi un sorso d’acqua e feci colazione. Pensai che fosse tutto finito finché in bagno non aprì la trousse dove tenevo la schiuma da barba. C’era un biglietto.

“Nessuno mi ha mai scopato così. Grazie, papi”.
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