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Prime Esperienze

La professoressa


di leius06
08.10.2020    |    60.808    |    11 9.4
"Lei con la solita mini, gambe nude, sandali aperti con tacco alto e piedi smaltati di rosso..."
Quando entrò il primo giorno di scuola per presentarsi alla classe insieme alla prof di italiano gli sguardi di tutti noi, giovanissimi maschi alle prese con le tipiche pulsioni adolescenziali, furono solo per lei. Lei sarebbe stata la nostra professoressa di educazione artistica per i tre anni delle medie.

Bionda, capelli lunghi e ondulati, bocca carnosa. Quel giorno indossava una minigonna di pelle che lasciava scoperte due gambe perfette. Ai piedi un paio di scarpe con tacco a spillo.

La prof si accomodò sulla sedia accanto alla cattedra accavallando le gambe e lasciando alla nostra vista le sue cosce abbronzate mentre la collega di italiano partiva con i soliti preamboli per conoscere meglio i venti ragazzini che si trovava di fronte.

Io avevo scoperto le seghe solo qualche settimana prima, quasi per caso. La fuoriuscita di quel liquido trasparente, tendente al bianco, mi aveva spaventato tanto che ero corso da mamma a chiedere aiuto.

Lei era stata dolcissima e aveva provato a spiegarmi cosa fosse ciò che era uscito dal mio cazzo e come funzionasse, raccomandandomi di svuotarmi ogni tanto perché ormai ero diventato un ometto.

Da allora in realtà ogni giorno, più volte al giorno, mi trovavo praticamente senza accorgermene con la mano sul cazzo e finivo col riempire di sperma i miei slip. Lo stesso avvenne quella mattina in classe.

Alla vista di quella quarantenne scosciata e in tacchi alti, sentì crescere irresistibile l'erezione e mi bastò sfiorarmi da sopra i jeans per venire. Ma non ne avevo abbastanza. Tornato a casa mi chiusi in camera e mi segai ripensando alle gambe della mia nuova professoressa. Cosa che feci anche la sera prima di addormentarmi.

I mesi successivi furono un calvario. La prof diventò una vera e propria fissazione. Non facevo altro che segarmi e solo per lei. Esclusivamente per lei. Anche mamma iniziò seriamente a preoccuparsi.

Passavo pomeriggi interi chiuso in camera a masturbarmi e quando riusciva finalmente a entrare per sistemare un po' l'odore di sperma era così forte che doveva spalancare le finestre anche in pieno inverno.

Non che la mattina a scuola le cose andassero meglio, anzi. Durante le lezioni della professoressa ero perennemente eccitato tanto che spesso ero costretto a correre in bagno per sfogarmi. Col passare dei mesi però presi coraggio e iniziai a toccarmi anche in classe.

Il mio banco era proprio accanto alla cattedra e da lì vedevo perfettamente le gambe della professoressa, quasi sempre generosamente scoperte. A volte nude, a volte coperte da una calza sottile di nylon. Notavo i suoi tacchi, i suoi stivali. E cercavo in ogni modo di sbirciare sotto la gonna per capire che intimo indossasse.

Fu così che cominciai a massaggiarmi da sopra i pantaloni durante la lezione, convinto che lei non potesse accorgersi di ciò che facevo. Mi sbagliavo. Un giorno, poco prima delle vacanze di Natale, notai che il suo sguardo si allungava fin sotto il mio banco. La prof vide chiaramente il movimento inequivocabile della mia mano ma andò avanti a spiegare come se nulla fosse. E così continuò a fare nei mesi successivi.

Ogni volta che entrava in classe, io portavo la mano sulla patta e cominciavo a massaggiarmi mentre lei faceva regolarmente la sua lezione sbirciando ogni tanto nella mia direzione.

Furono tre anni lunghissimi. A lei dedicai fiumi di sborra. Ormai tutti sapevano della mia sfrenata passione per la prof, mamma e compagni compresi.
In terza media finalmente riuscì a trovare il coraggio di fare un altro passo.

Se lei sapeva cosa facevo in classe e le andava bene, come avrebbe reagito se l’avessi tirato fuori in classe?

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che abbassai la zip durante la lezione. L’eccitazione mista alla paura. La prof capì subito cosa stavo per fare ma non mosse un dito. Lasciò che mi segassi apertamente sotto il banco fino a venire negli slip.

Da quel giorno ebbi l’impressione che, se possibile, la prof iniziò a vestirsi ancora più sexy e spesso cercasse di mostrarmi le sue grazie. A volte chinandosi un po’ sulla cattedra con una generosa scollatura, altre allargando leggermente le gambe proprio nella mia direzione fino a farmi intravedere il perizoma che indossava sotto la gonna obbligandomi di fatto a prenderlo in mano.

Arrivammo così all’ultimo giorno di scuola prima degli esami. I miei compagni decisero di non entrare ma io non potevo perdermi l’occasione di rivedere ancora la prof.

Ci ritrovammo così in classe, da soli. Lei con la solita mini, gambe nude, sandali aperti con tacco alto e piedi smaltati di rosso.

“Siamo soli?”, mi chiese entrando in classe col solito passo da milf. Quindi si avvicinò e invece di accomodarsi in cattedra prese posto accanto a me. Sentivo il suo profumo invadermi le narici e il cazzo pulsare sotto i jeans. Senza dire una parola la prof scese rapidamente con la mano sulla patta, mi abbassò la zip e lo tirò fuori. Ero già duro.

“Era questo che volevi, no” mi sussurrò mentre iniziava a segarmi lentamente. Sapevamo entrambi che avrei resistito pochissimo. La prof prese la mia mano e se la portò tra le gambe. Era la prima volta che sentivo il calore di una fica. Stavo per venire, ma dove?

La risposta arrivò quando vidi la prof abbassare improvvisamente la testa. Il mio cazzo entrò nella sua bocca e dopo pochi secondi eruttai tutto tra le sue labbra. Ingoiò il mio sperma senza perderne neppure una goccia.

Quando si staccò, non dopo avermi ripulito il cazzo con un’ultima leccata, si alzò dalla sedia e una volta in piedi si sfilò il perizoma posandolo sul banco. Era inzuppato.
“Spero ti ricorderai di me”, mi disse prima di uscire dalla classe proprio mentre la campanella suonava per l’ultima volta.
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