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IL POMPINO AL SECCHIONE (parte III)


di leius06
26.02.2020    |    39.316    |    4 9.4
""E' quello che vuoi?" mi chiese lei senza mai distogliere lo sguardo dal mio cazzo duro..."
Il pensiero di mia madre che teneva in mano il perizoma di Manuela sporco del mio sperma non mi aveva abbandonato per tutta la mattina, tanto che durante la ricreazione ero stato costretto a chiudermi in bagno e sfogare l'eccitazione ormai incontenibile. Il meglio però doveva ancora venire.

Una volta rientrato a casa lei non c'era ancora, ma varcata la porta della mia camera lo notai subito. Sul mio letto c'era un biglietto. La calligrafia era quella inconfondibile di mia madre. Lo lessi due volte per essere sicuro che non stessi sognando: "Apri il secondo cassetto della specchiera. Mamma".

Non potevo crederci. All'interno del secondo cassetto, in mezzo ai miei boxer, trovai uno slip femminile. Lo presi in mano e lo osservai attentamente. Poi lo avvicinai al naso.

Profumava di donna. Profumava di mamma. Lo posai sul letto ma, mentre riflettevo su cosa stava succedendo, il mio cazzo aveva già capito tutto e iniziò a pulsare dentro i pantaloni.

Staccai la mente e mi sdraiai sul letto con gli slip di mamma sul viso. Abbassai la zip dei jeans, lo tirai fuori e iniziai a toccarmi. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Continuai anche quando sentii rientrare mamma: "Sono io".

Lo sapevo. Sapevo che era mamma e sapevo che tra qualche secondo avrebbe aperto la porta della mia camera. Ma stavolta ero io a decidere cosa avrebbe visto. Stavolta ero consapevole che era lei a volerlo. E glielo feci vedere.

Mamma spalancò la porta e mi vide: io col cazzo in mano nel pieno di una sega. I suoi slip sporchi sul viso. Non mi fermai. E lei non uscii dalla stanza. Mamma rimase ad osservarmi fino alla fine. Per la prima volta mamma mi vide mentre sborravo copiosamente sporcando il pavimento.

Non ebbi mai il coraggio di guardarla negli occhi. Non mi voltai mai verso di lei e tenni per tutto il tempo i suoi slip sul viso. Mamma aspettò che schizzassi fuori tutto il mio piacere, poi uscii finalmente dalla stanza: "Vado a preparare il pranzo". E ora?

A tavola fu ancora lei a rompere il ghiaccio: "Ti è piaciuto il regalo?". Alzai un attimo gli occhi dal piatto e la guardai. "Ho visto quanto ti è piaciuto, tranquillo".

Mentre lo diceva sorrise. In quel momento capii: era come Manuela. La mia eccitazione ed il mio imbarazzo da ragazzo inesperto la divertivano. E allo stesso tempo la lusingavano. Molto.

Era troppo. Nonostante fossi venuto da poco ero di nuovo carico come solo un diciottenne può essere. Il cazzo tornò a comandare il mio cervello. Lo tirai fuori lì, seduto a tavola davanti a mamma. Mi segavo e la guardavo dritto negli occhi.

"E' quello che vuoi?" mi chiese lei senza mai distogliere lo sguardo dal mio cazzo duro. Non risposi e accelerai il ritmo della sega. Sentì risalire velocemente la sborra dai coglioni ma stavolta volevo di più. Ora che finalmente avevo trovato il coraggio dovevo osare. E osai.

Il primo schizzo le arrivò a pochi centimetri dai piedi nudi. Mamma amava camminare scalza per casa e io amavo guardarla mentre lo faceva. Ero in piedi davanti a lei e sborravo. Sborravo come se non lo facessi da giorni. Lei mi guardava ed io la guardavo. I nostri occhi non si staccarono mai.

Quando finalmente mi svuotai completamente mamma sorrise e senza aprire la vestaglia si sfilò gli slip che indossava. Li raccolse da terra, si alzò e me li mise in mano. Erano zuppi. Mamma era venuta mentre mi guardava sborrare. "Stasera usa questi".

Lo feci quella sera. E la sera dopo. E la sera dopo ancora. Ormai mi segavo solo per lei. O davanti a lei. Tra noi non ci fu mai nessun contatto diretto. Mamma non voleva e io non ne sentivo la necessità. Il nostro rapporto mi andava bene così. Una sera però fu lei a decidere che non le bastava più. E me lo fece capire nel modo più incredibile.
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