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La troia del socio di suo padre


di leius06
17.01.2021    |    18.080    |    10 7.6
"Accettò subito ponendo solo un paio di condizioni: Jenny avrebbe dovuto fare tutto ciò che lui le ordinava e lui non avrebbe mai usato il preservativo durante..."
Stavo con Jenny da dieci mesi. Io 35enne laureato in Filosofia, lei 22enne estetista che amava la moda e la movida. All'apparenza non avevamo molto in comune, ed in effetti così era, ma tra di noi fin dalla prima sera si era creata una fortissima intesa sessuale. A letto facevamo scintille. Jenny era la ragazza più completa e disponibile che avessi mai conosciuto.

Praticava sia il sesso orale che il sesso anale senza problemi e senza tabù, usava benissimo mani e piedi e scopava come come un'amazzone. Jenny non era mai sazia, non aveva mai mal di testa. Ogni volta che ci vedevamo, a casa sua, a casa mia o semplicemente in auto, sapevo che avrebbe trovato il modo di appagarmi.

Un'altra cosa che adoravo di Jenny era il suo modo di vestire. Tacchi vertiginosi, gambe spesso scoperte oppure pantaloni attillatissimi che mettevano in risalto un culo di marmo scolpito in palestra. La prima volta che uscimmo insieme ai miei amici notai i loro sguardi vogliosi. Era chiaro che si sarebbero scopati Jenny in ogni modo e non potevo biasimarli. L'avrebbe fatto qualunque maschio etero e la cosa mi piaceva. Ma soprattutto piaceva anche a lei.

Così con Jenny iniziammo a giocarci alzando leggermente ogni volta il livello della provocazione. Sguardi ammiccanti a Luca, ballo sensuale con Matteo, finché una sera Jenny decise di lasciare a casa il perizoma e fece in modo che tutti i miei amici vedessero distintamente la sua figa ben depilata mentre accavallava le gambe. Eravamo pronti per il passo successivo. Ma con chi?

A propormi la persona giusta fu proprio Jenny. Un pomeriggio, dopo l'ennesima scopata a casa sua, mi raccontò di come il socio di suo padre ci provasse spudoratamente con lei da quando era diventata maggiorenne. Prima velatamente, poi in modo sempre più diretto. Il signor Luigi, sposato da 25 anni e padre di tre figli, avrebbe fatto di tutto per portarsela a letto.

Capì subito che, dietro i rifiuti opposti da Jenny alle avances del socio di suo padre, si celava la grande curiosità di provare una nuova esperienza e cercai di sfruttare la cosa a mio vantaggio. Proposi subito a Jenny di organizzare una cena a tre in un ristorante poco fuori città per conoscere il signor Luigi e capire fino a dove era disposto a spingersi.

Il signor Luigi accettò l'invito, mentre io personalmente scelsi cosa avrebbe indossato Jenny quella sera: scarpe nere tacco 12, pantaloni rossi di pelle attillati, calze a rete, top bianco con generosa scollatura sul suo seno piccolo ma perfetto. Quando arrivammo al tavolo notai lo sguardo del signor Luigi. La desiderava e avrebbe fatto davvero di tutto per averla.

Chiacchierammo amabilmente per tutta la durata della cena finché Jenny non si allontanò con la scusa di andare a ritoccarsi il trucco. Una volta rimasto solo andai dritto al punto. Proposi al signor Luigi di avere la mia ragazza a sua completa disposizione per una giornata intera. L'incontro si sarebbe svolto in un albergo fuori città, a sue spese e sempre in mia presenza. Io non avrei partecipato attivamente, limitandomi ad assistere.

Il signor Luigi, che aveva superato i 50 ma ancora abbastanza piacente. accettò subito ponendo solo un paio di condizioni: Jenny avrebbe dovuto fare tutto ciò che lui le ordinava e lui non avrebbe mai usato il preservativo durante il rapporto. Lo avvisai che la mia ragazza non prendeva la pillola anti-concezionale ma il signor Luigi fu netto, prendere o lasciare. Cosa sarebbe successo dopo non era un problema suo.

A inizio agosto il signor Luigi comunicò a me e Jenny di avere prenotato una suite per fine mese nel più elegante hotel situato poco fuori città per evitare occhi indiscreti. La sera, nel ristorante dell'albergo, il signor Luigi fece sedere la mia ragazza al suo fianco allungando le mani sotto il vestitino per tutta la durata della cena. Quindi ci invitò a seguirlo in camera.

Una volta dentro accese lo stereo e invitò Jenny a spogliarsi lentamente davanti a lui che la guardava seduto sul letto mentre si massaggiava il pacco, quando rimase col solo intimo addosso le ordinò di inginocchiarsi, slacciargli i pantaloni e succhiargli il cazzo.

Il signor Luigi stava usando la mia ragazza come una troia sotto i miei occhi. Le spingeva la testa sul suo pube: "Succhiamelo pompinara, fammi vedere quanto sei brava", "Pensa se ti vedesse tuo padre mentre succhi il cazzo al suo socio". Quindi le sborrò tutto in bocca senza avvisarla. Jenny deglutì a fatica il primo schizzo, ma poi ingoiò come sempre senza lasciarne neppure una goccia.

Dopo essersi ripreso il signor Luigi si sdraiò sul comodo letto della suite e ordinò a Jenny di cavalcarlo: "Scopami, troia". Jenny obbedì docile. La guardai mentre saltellava sul cazzo di quell'uomo che conosceva da quando era solo una bambina. L'uomo che l'aveva vista crescere e da anni sognava solo quel momento. Lei cavalcava e il signor Luigi le stringeva le tettine fino a farle male. "Ti vengo dentro, puttana", urlò scaricando tutto il suo piacere nella figa di Jenny.

Ci addormentammo tutti e tre per un paio d'ore, finché nel cuore della notte non fui svegliato dalle urla disumane di Jenny. Il signor Luigi si era assicurato che la suite fosse insonorizzata all'esterno in modo che nessuno potesse sentire ciò che accadeva tra quelle quattro mura. Quando mi svegliai vidi Jenny piegata a 90 sul tavolo al centro della stanza, col signor Luigi dietro di lei che affondava i colpi senza mai rallentare il ritmo.

Jenny era abituata a fare sesso anale ma nessuno l'aveva mai inculata in quel modo, con quella forza. Rimasi sorpreso dall'energia di quell'uomo. E in quel momento capì quanto e da quanto tempo desiderasse possedere la figlia del suo socio oltre che migliore amico. Jenny era ormai sfinita quando il signor Luigi la girò facendola inginocchiare davanti a lui e le riempì la faccia: uno, due, tre, quattro schizzi di sborra sugli occhi, sul naso, sulle labbra e qualche goccia perfino tra i capelli. La guardai. Le lacrime di dolore si univano allo sperma che le colava sul viso. Tornammo tutti e tre a letto, sfiniti ma appagati.

L'indomani mattina io e Jenny fummo svegliati dal servizio in camera, il signor Luigi aveva ordinato la colazione ma prima ordinò a Jenny di seguirlo in doccia. Io lì seguì in bagno. Quando vidi il signor Luigi fare inginocchiare Jenny davanti a lui e indirizzare il suo cazzo capì subito quali intenzioni aveva: il getto di urina raggiunse Jenny in pieno volto, poi sul seno. Il signor Luigi lavò col suo piscio il corpo di Jenny. Una volta finito le ordinò di sciacquarsi e raggiungerci in camera per la colazione.

Quindi la fece stendere completamente nuda sul tavolo, si avvicinò e iniziò a spalmarle tutto il corpo: la marmellata alle fragole su un capezzolo, la marmellata all'arancia sull'altro, la nutella sulla figa. Poi mi chiese di leccarla insieme a lui. Io e il signor Luigi facemmo colazione usando il corpo di Jenny come piatto. Alla fine toccò anche a lei fare colazione: riempimmo un bicchiere col nostro sperma caldo e lo servimmo a Jenny. Il signor Luigi le ordinò di non lasciarne neppure una goccia. Jenny mandò giù tutto.

Per tutta la mattina il signor Luigi continuò a 'usare' Jenny in ogni modo: le ordinò di camminare a quattro zampe per la stanza completamente nuda, venne sul pavimento della suite ordinandole di ripulire con la lingua. Si fece leccare ogni centimetro del suo corpo. Jenny era diventata un 'oggetto' a sua disposizione. A pranzo il signor Luigi le permise di ricomporsi un po' per scendere in sala, ma le ordinò di non indossare l'intimo sotto e scelse per lei una minigonna inguinale attillatissima.

Al tavolo era impossibile per Jenny anche solo muoversi senza mostrare la sua figa a tutti i presenti in sala: dai camerieri agli ospiti. Sia io che il signor Luigi notammo gli sguardi degli uomini che non si staccavano da Jenny neppure per un secondo. Ad un certo punto vidi il signor Luigi allontanarsi e parlottare col ragazzo che ci aveva servito per tutto il pranzo, quindi tornò al tavolo e ordinò a Jenny di andare in camera. Poi mi chiese di seguirla.

Quando entrai trovai Jenny inginocchiata ai piedi del cameriere, un uomo sulla quarantina dal fisico non proprio atletico. Il signor Luigi aveva ordinato a Jenny di svuotargli il cazzo e lei così fece, ingoiando ancora una volta tutto senza perderne neppure una goccia. Il meglio però doveva ancora venire.

Mentre io e Jenny riposavamo, il signor Luigi uscì dalla stanza per rientrare con altri tre uomini. Non sapevo chi fossero, ma Jenny li riconobbe subito: uno era Matteo, il primogenito del signor Luigi ormai diciottenne. Gli altri erano due clienti del padre: il signor Mario ed il signor Lucio, entrambi sessantenni. Cosa volesse il signor Luigi fu subito abbastanza chiaro.

Ordinò a Jenny di stendersi sul letto dove a turno venne montata dai tre nuovi arrivati. Il primo fu il più giovane, il figlio del signor Luigi. Poi toccò ai due clienti del padre. Tutti riempirono la figa di Jenny senza usare alcuna precauzione. Quindi il signor Luigi mi chiese di accomodarmi. Scopai la mia fidanzata come mai avevo fatto prima. Affondavo i colpi sotto gli occhi di quattro estranei guardandola fisso negli occhi. Occhi in cui leggevo paura, dolore ma anche piacere. Tanto piacere. Chiuse il giro il signor Luigi. Il quinto uomo a venire nella figa di Jenny nel giro di poche ore.

Infine il signor Luigi ordinò a Jenny di sdraiarsi completamente nuda per terra mentre noi cinque, a cerchio intorno a lei, ci segavamo e sborrammo quasi contemporaneamente sul suo corpo. Dal viso ai piedi non c'era un centimetro di Jenny che non fosse ricoperto di sborra. Quindi pisciammo su di lei lavandola completamente.

Il signor Luigi salutò il figlio e gli altri due uomini, poi lasciò che Jenny potesse finalmente fare una doccia. La giornata era finita. Jenny indossò di nuovo gli abiti con cui era entrata in quella stanza 24 ore prima ed uscimmo senza guardarci indietro. In auto nessuno dei due riuscì a parlare finché non arrivammo sotto casa sua.

"E' stato bellissimo", mi disse rapidamente Jenny prima di scendere velocemente ed infilarsi dentro il portone del palazzo residenziale in cui abitava insieme alla famiglia.
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