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L'ORA DELLA MONTA (parte nona de IL CAZZO DI MIO FIGLIO)


di leius06
04.04.2019    |    52.429    |    4 8.3
"Luca come sempre capì subito cosa avevo in mente: "Chi?"..."
Quando comunicai a mio marito che sarei partita per aiutare nostro figlio ad ambientarsi non sembrò particolarmente turbato né sorpreso. In fondo da anni eravamo marito e moglie solo agli occhi degli altri e ormai da mesi non avevamo rapporti sessuali.

La sua reazione insomma fu l'ennesima conferma che il mio matrimonio era finito e questo mi diede un'ulteriore spinta per vivere al 100% la mia storia con Luca. Aiutai mio figlio a trovare un bilocale in affitto per noi e a inizio settembre, dopo due settimane di vacanza in Grecia trascorse tra arte, mare, sole e tanto sesso, volammo insieme a chilometri di distanza da casa nostra.

Finalmente eravamo liberi di viverci 24 ore su 24. Io mi ero messa in aspettativa sul lavoro e quindi attendevo pazientemente a casa il rientro di mio figlio dall'università. Ogni notte io e Luca dividevamo il letto matrimoniale e ogni giorno scopavamo come due animali in calore. Spesso più volte al giorno.

La chimica tra di noi era rimasta la stessa della prima volta. Non facevamo sesso per abitudine, lo facevamo perché l'attrazione che provavamo l'uno per l'altra era fortissima. Irrefrenabile. E con la voglia cresceva anche il sentimento che ci legava.

Mio figlio non aveva mai usato il preservativo ma io dopo qualche mese decisi di iniziare a prendere la pillola per evitare sorprese.
L'idea di diventare nonna grazie al seme di Luca mi intrigava ma era troppo rischiosa, soprattutto per la creatura che sarebbe nata dal nostro rapporto. Una sera però a sorpresa fu mio figlio ad affrontare l'argomento gravidanza.

Luca prima di allora non mi aveva mai chiesto se prendessi precauzioni ma evidentemente ci aveva pensato, eccome: "E se facessimo un figlio?".

La sua proposta mi lasciò a bocca aperta. Luca voleva ingravidarmi! Mio figlio voleva che il suo seme fecondasse il mio utero. Luca voleva un fratello da me. Un figlio da me.

Luca doveva ancora compiere 20 anni eppure mi spiegò che si sentiva pronto a diventare padre e che l'unica donna con la quale l'avrebbe fatto ero io. Sua madre. La nonna di suo figlio.

Chiesi a mio figlio qualche giorno per pensarci e per tre notti non riuscì a chiudere occhio pensando a come soddisfare il desiderio di Luca. Non gli avevo mai detto di no e non volevo deluderlo proprio ora che avevamo iniziato la nostra vita di coppia. Fu così che mi venne l'illuminazione.

Una domenica a pranzo dissi a mio figlio che ero pronto a renderlo padre per la prima volta, ma che per farlo avremmo dovuto trovare un altro modo. Il rischio di malformazioni nell'avere un figlio tutto nostro era davvero troppo alto quindi il seme che avrebbe dovuto fecondare il mio utero non poteva essere il suo. Luca come sempre capì subito cosa avevo in mente: "Chi?".

Nei mesi successivi insieme a mio figlio esaminammo una decina di potenziali 'donatori di seme'. Era così che preferivamo chiamarli entrambi, anche se in realtà la fecondazione sarebbe avvenuta tramite un tradizionale rapporto sessuale tra me e il prescelto. Ovviamente alla presenza di Luca.

Mio figlio invitò a cena un paio di suoi colleghi di università, l'istruttore della palestra che frequentava e altri amici tutti più o meno coetanei ma nessuno di loro ci aveva convinto del tutto. Alcuni per motivi estetici, altri per motivi intellettuali. Trovare il padre di nostro figlio era più difficile di quanto pensavamo.

Una mattina però rientrando a casa salimmo in ascensore con un ragazzino che abitava nel nostro stesso palazzo, due piani sopra di noi. Io e Luca ci guardammo negli occhi: il donatore giusto era lui. Inesperto e timido, ma giovanissimo e con gli ormoni a mille. Un adolescente da 'educare'. Proprio come mio figlio agli inizi.

Per entrare in confidenza strinsi un rapporto di amicizia con la madre di Marco, questo era il suo nome, dalla quale cercai di carpire più informazioni possibili sul figlio.

Marco frequentava l'ultimo anno del liceo classico, era studioso, non aveva mai avuto una ragazza e soprattutto avrebbe frequentato l'università all'estero. Un dettaglio fondamentale per essere sicuri che non avrebbe avanzato future pretese di paternità.

L'occasione giusta per affondare il colpo e mettere di nuovo alla prova le mie capacità seduttive arrivò quando la madre di Marco mi chiese di dargli qualche lezione privata di latino e greco.

Le lezioni si svolgevano nel mio appartamento e ogni volta alzavo il livello della provocazione: dal tailleur pantalone bianco con generosa scollatura del primo incontro alla mini sottoveste nera che mise Marco in evidente difficoltà. I suoi occhi quel pomeriggio si posavano dappertutto tranne che sul quaderno davanti a lui, finché non mi chiese imbarazzatissimo di andare in bagno.

Marco aveva bisogno di farsi una sega per me, ma io avevo in mente altri progetti per lui. Altri progetti per me e Luca. Posai la mia mano all'altezza del suo pacco, mi avvicinai e decisi di rompere gli indugi sussurrandogli all'orecchio: "Ti aspettiamo stasera". L'ora della monta era arrivata. Io e mio figlio saremmo presto diventati genitori. Madre e padre. Nonna e fratello.
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