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L'addio al celibato con mia sorella


di leius06
25.05.2020    |    32.790    |    1 8.8
"Martina aveva ripreso la sua vita con l'università in un'altra città a parecchi chilometri di distanza mentre io vivevo le prime settimane da uomo sposato..."
Leggere prima La prima sega per la mia sorellina e La mia sorellina: la regina del pompino
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Era la vigilia del mio matrimonio. Io, scapolone alla soglia dei 40 anni, avevo finalmente ceduto. Lei era una mia coetanea che avevo conosciuto 6 mesi prima durante un convegno. Carina, ma bravissima a letto. Molto brava soprattutto nella specialità che da sempre mi faceva impazzire: il sesso orale. Elena faceva dei pompini lunghi e intensi lasciando che alternativamente le riempissi la bocca o il viso col mio caldo seme.

La sera prima, come da tradizione, lasciai la casa dove convivevamo per tornare a dormire dai miei in quella che sarebbe stata l'ultima notte da scapolo. Avevo preferito evitare l'addio al celibato, una pratica molto in voga ma che reputavo tristissima. Cenai quindi a casa insieme a mamma, papà e mia sorella. Martina, più giovane di me di ben 17 anni, era rientrata dalla città in cui studiava apposta per partecipare alle mie nozze.

Quando le avevo comunicato che mi sarei sposato era scoppiata in una fragorosa risata: "Ti sposi? Tu?". Da quando era andata via di casa i nostri contatti ravvicinati si erano molto diradati anche se durante il periodo estivo capitava che la sua bocca accogliesse il mio cazzo finché non le scaricavo in bocca lo sperma che lei ingoiava avida puntualmente.

Durante tutta la cena notai che Martina continuava a guardarmi insistentemente e la cosa mi metteva alquanto in imbarazzo. Imbarazzo che aumentò quando improvvisamente sentì il suo piede scalzo risalire dalla mia gamba fino alla patta dei pantaloni e iniziò a massaggiarmi lentamente il cazzo tramite la stoffa. Stimolarmi con i piedi, d'altronde, le piaceva. Lo sapevo bene. Capì subito che Martina non era tornato per il mio matrimonio. Martina era tornata per l'addio al celibato.

Dopo cena ci spostammo tutti e quattro in salotto, mi posizionai sul divano e Martina si sdraiò dall'altra parte facendo in modo che i suoi piedi finissero proprio all'altezza del mio cazzo in modo da continuare a controllare l'erezione. Il tutto a pochi centimetri dai nostri genitori, ovviamente ignari di ciò che stava succedendo. Ormai avevo i boxer completamente bagnati e anche la stoffa dei jeans cominciava a inumidirsi. Martina con i piedi era sempre stata brava ma se possibile era addirittura migliorata.

Quando mamma e papà finalmente si alzarono per andare a riposare in camera, io e mia sorella restammo soli in salotto davanti alla tv. "Cosa vuoi da me, Martina?". Mi guardò per qualche secondo e sorrise: "Darti ciò che sogni da sempre". A quel punto anche mia sorella si alzò dal divano e la vidi dirigersi in camera sua. Pensai per un attimo che tutto fosse finito, invece...

Andai in camera, non prima di essere passato del bagno dove scaricai l'eccitazione della serata con una furiosa sega pensando a Martina. Ai suoi piedi. Al suo sguardo di sfida. Mi coricai ma non riuscivo a prendere sonno. Il cazzo era di nuovo duro. Eppure dovevo dormire, il giorno dopo Elena mi aspettava all'altare e non potevo certo presentarmi come uno zombie. Proprio quando stavo per andarmi a fare una camomilla in cucina sentì avvicinarsi dei passi.

La maniglia si abbassò. Martina entrò nella stanza, a piedi scalzi e con una vestaglia bianca completamente trasparente. Sotto non indossava niente. Mia sorella mi aveva fatto parecchi pompini ma quella era la prima volta che le vedevo la figa. Era quasi completamente depilata con una piccolissima striscia di pelo nero centrale.

Avevo la salivazione completamente azzerata. Lei chiuse la porta alle sue spalle con due giri di chiave, mi raggiunse e senza dire una parola si inginocchiò tra le mie gambe. Mi guardò negli occhi e abbassò in un colpo solo pigiama e boxer. Il cazzo durissimo svettava a pochi centimetri dalla sua faccia. Martina se lo strofinò sul viso bagnandosi le labbra col mio liquido. Poi iniziò a baciarlo, leccarlo e mordicchiarlo. Scese e fece altrettanto con le mie palle di nuovo gonfie.

Capì che non avrei resistito a lungo a quel trattamento. Mia sorella conosceva bene il mio corpo. Quindi si alzò lentamente, si chinò su di me e mi sussurrò una sola parola all'orecchio: "Scopami". Sentì il cazzo pulsare all'impazzata. Il cuore mi stava esplodendo nel petto.

Martina si sfilò la camicia da notte. Mia sorella era totalmente nuda davanti a me. Si avvicinò e si impalò letteralmente sul mio cazzo. Trattenne un urlo mordendomi con foga la spalla. Poi iniziò a saltellare sul mio cazzo come un'amazzone mentre si teneva aggrappata alle mie spalle.

La rovesciai sul letto e senza mai uscire dalla sua figa continuai a scoparla. Ero sopra di lei e affondavo i colpi. Sempre più forti. Sempre più in fondo. La guardai e finalmente la baciai. Era la prima volta che io e Martina ci baciavamo come due amanti. L'avevo immaginato spesso ma nessun sogno era neppure paragonabile alle sensazioni che provai in quel momento.

Presto sentì risalire la sborra. Non avevo il preservativo e non sapevo se Martina usasse qualche anti-concezionale così l'avvisai. "Vienimi dentro", mi disse mia sorella stringendo ancora più forte le sue gambe intorno al mio culo. Sborrai copiosamente nella figa di Martina mentre la baciavo appassionatamente e capì che proprio nello stesso momento anche lei raggiunse l'orgasmo. Restammo abbracciati qualche minuto, baciandoci e leccandoci finché Martina non si alzò, raccolse la camicia da notte e aprì la porta: "Ora dormi, domani ti sposi".

Ovviamente non chiusi occhio tutta la notte pensando a Martina e il ritrovarmela davanti a colazione la mattina dopo non mi aiutò sicuramente. Sotto la doccia, prima di indossare l'abito da sposo, fui costretto a segarmi ancora per lei ma quando uscì dalla stanza e la vidi in salotto restai senza fiato. Era bellissima. Truccata. Un abito lungo rosa confetto. Le spalle scoperte. La sua camminata sul tacco 12 fece il resto. Ero di nuovo duro per mia sorella.

Mentre aspettavo Elena sotto il caldo sole del giugno siciliano non riuscivo a staccare gli occhi da Martina. La guardavo. Guardavo le sue forme. Cercavo di incrociare il suo sguardo e pensavo alla notte che avevamo appena vissuto. Mia sorella però sembrava distaccata, distante. Ed a un certo punto mi sembrò di vederla flirtare col testimone della sposa. Elena finalmente arrivò ma durante la cerimonia pensavo solo a Martina. Cosa provava in quel momento? Cosa aveva provato con me?

Al ristorante, dopo il classico giro dei tavoli con la mia neo-sposa, riuscì ad avvicinarla mentre si era allontanata un attimo per fumare una sigaretta ma non mi diede neppure il tempo di parlare. "Ah, comunque non prendo la pillola...". Mi si raggelò il sangue nelle vene. Martina girò i tacchi e tornò in sala con la sua classica camminata.

Fino al taglio della torta rimasi stordito, quasi assente. Elena mi guardava per capire cosa avessi. Io guardavo sempre e solo Martina. Perché l'aveva fatto? Perché mi aveva chiesto di venirle dentro senza precauzioni? Quella sera non ebbi una risposta e non la ebbi neppure nei quindici giorni del viaggio di nozze. Tentai più volte di chiamarla ma mia sorella evitò accuratamente di rispondermi. Pensai che si fosse inventata tutto solo per farmi impazzire.

Un mese dopo il mio rientro con Elena tutto sembrava tornato alla normalità. Martina aveva ripreso la sua vita con l'università in un'altra città a parecchi chilometri di distanza mentre io vivevo le prime settimane da uomo sposato finché una mattina, mentre ero in ufficio, ricevetti finalmente un messaggio di mia sorella. Era una foto. Un test di gravidanza. Positivo!
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