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CHE BELLA L’AUTOMOBILE – 1. La scuola guida


di Foro_Romano
03.07.2019    |    28.717    |    21 9.6
"Mi tolse il ciuccio dalla bocca..."
Ero felicissimo, anzi, mi si consenta, doppiamente felicissimo. Avevo superato gli esami di maturità ed anche con un buon punteggio e mio padre mi aveva promesso che, se ci fossi riuscito, mi avrebbe regalato l’automobile. Naturalmente, prima avrei dovuto fare la scuola guida per la patente e, per questa, mia madre si era impegnata a pagarmela. Più felice di così!
“Paolo, mi raccomando. Prometti che sarai prudente”.
I miei lo avevano fatto un po’ controvoglia: avevano paura che io potessi avere un incidente grave, ma si rendevano conto che ormai, a 18 anni compiuti, potevo e dovevo avere una mia libertà. Si raccomandavano sempre di non fare colpi di testa, di non ubriacarmi con gli amici e poi guidare, di essere sempre padrone di me e delle mie azioni.
Il giorno dopo il risultato degli esami, sempre assicurandoli di essere ormai un omino maturo, andai alla scuola guida vicino casa assieme a mia madre. Mi iscrissi e mi fissarono i giorni in cui sarei dovuto andare per le lezioni in sede e per quelle con l’istruttore. Dopo un primo periodo di sole lezioni teoriche, nelle quali mi impegnai al massimo, dovevo cominciare contemporaneamente quelle pratiche.
Per queste, mi presentai all’ora stabilita e mi affidarono all’istruttore Attilio. Oddio che bono! Ho sempre adorato gli uomini maturi e, benché le mie prime esperienze sessuali, limitate a baci, palpeggiamenti e seghe, le avevo avute con miei coetanei, la mia fantasia andava sempre a maschi adulti, forti, pelosi e vogliosi di me come io di loro. E giù a seghe!
Beh, l’istruttore era la personificazione delle mie fantasie. Alto tanto da arrivargli alle spalle, sui 50/55 anni, dal fisico muscoloso, dal baffo folto, dal pelo abbondante che gli usciva dal collo della t-shirt e gli copriva le braccia. Per non parlare del bozzo che aveva tra le gambe: faceva pensare ad una fornitura notevole. Un viso virile e duro, benché mi strinse la mano sorridendo. La stretta fu decisa ed il sorriso aveva un nonsoché di strano. Aveva la voce profonda. Era un carabiniere in pensione. Si era ritirato dall’Arma quando, considerandolo ormai vecchio per andare in pattuglia, lo volevano segregare dietro una scrivania. Lui non era stato d’accordo e se ne era andato.
In quel momento quasi svenivo dall’emozione e durante quella mia prima lezione ero piuttosto confusionario ed imbranato. Poi mi dissi che dovevo controllarmi, se volevo avere la mia patente di guida, e successivamente fui più presente a me stesso, anche se spesso gli occhi mi cadevano sul suo pacco che, stando seduto accanto a me, sembrava ancora più grosso.
La terza volta che ci vedemmo, portava un paio di calzoncini corti sopra il ginocchio che scoprivano due belle gambe sode coperte di peli. Io non ero da meno, anzi. Avevo indossato anche io dei pantaloncini corti di jeans celesti molto chiari ed aderentissimi, per far notare la forma del mio culetto. Solo che, appena visto lui, non sapevo come nascondere la mia spontanea erezione. Mi misi subito alla guida e partimmo.
Il mio sguardo cadeva spesso non solo sul suo pacco ma anche alle bellissime gambe maschili. Mi accorsi, però, che anche lui mi guardava di soppiatto. Lo aveva fatto sempre, sin dal primo giorno, ma quella volta mi sembrava che lo facesse con più intensità. Sudava, la fronte imperlata. Faceva caldo ma non tanto da giustificare quella reazione.
Ormai avevo preso dimestichezza con la macchina ed ero abbastanza bravo, anche nelle situazioni sempre più difficili nelle quali mi metteva. Dalle strade desolate eravamo passati a quelle molto più trafficate. Mi aveva fatto fare il parcheggio anche in salita.
Ad un certo punto sembrava essere meno agitato, come se avesse preso una decisione. Mi fece andare verso la campagna, su strade sterrate sempre più malconce finché ci ritrovammo in uno spiazzo erboso molto isolato, dove mi fece fermare all’ombra degli alberi. Io non capivo perché eravamo lì. Si girò a guardarmi intensamente, quasi a volermi leggere nel pensiero. Poi scese dalla macchina, fece il giro intorno per venire al mio sportello. Lo aprì, mi fece segno di scendere e io lo feci.
Quando fummo l’uno davanti all’altro, mi strinse per la vita, si abbassò e mi dette un tenero bacio a fior di labbra. Stavo per svenire tra le sue forti braccia ma non mi tirai indietro, rispondendo con un lieve movimento della bocca. Mi guardò, capì che la cosa non mi dispiaceva affatto e tornò ad unire le labbra ma, questa volta, tutti e due le schiudemmo istintivamente e le lingue si incontrarono in un bacio appassionato che ci tolse il fiato. Intanto la sua mano era scesa a tastarmi il culetto ed io emisi un gemito di piacere direttamente nella sua bocca. La grossa mano si fece più decisa a strizzarmi un gluteo, poi mise l’altra sulla mia testa per farmi accovacciare. Mi sono trovato con il fianco della macchina dietro le spalle e la sua patta, gonfia a dismisura davanti agli occhi. Ci misi sopra la mano quasi a saggiarne la consistenza ed alzai lo sguardo verso di lui.
“Lo vuoi?”, mi chiese, con la voce che sembrava temesse un mio rifiuto.
“Si”, risposi senza pensarci due volte.
A quel punto si slacciò i pantaloncini che caddero alle caviglie e rimase con gli slip da cui si affacciava la punta della cappella gonfia. Stava per calarsi anche quelli ma io, eccitato ed affamato a quella vista, mi buttai a baciarlo e leccarlo attraverso il tessuto che odorava di urina e sudore. Non ebbi alcuno schifo: c’era una completa attrazione da testosterone.
“Aspetta, ragazzino ingordo” e si calò le mutande a mezza coscia. Il cazzo schizzò fuori come se non aspettasse altro e mi dette come una dura sberla sulla guancia. Era molto grande: lungo, grosso tanto che non riuscivo a circondarlo tutto con una mano e dal glande notevolmente grosso e minaccioso quasi violaceo. Lo agguantai con le due mani, affamato, e me lo portai alla bocca, dentro la bocca che faceva fatica a farlo entrare. Feci di tutto per inghiottirlo il più possibile senza riuscirci molto, compensando con succhiate e sferzate di lingua tutto attorno. Passai anche alla grossa sacca delle palle, pelosa e sudata. Ingoiai molti peli ma non ci feci caso e tornai alla cappella, lappando tutta l’asta. Ricoprii di abbondante saliva tutti i suoi organi genitali. Mi tolse il ciuccio dalla bocca.
“Voglio scoparti. Tu lo vuoi?”
“Si, ma non l’ho mai fatto”, dissi timoroso ma pieno di voglia. Mi fece alzare, mi girò verso la macchina, mi abbrancò alla vita, tanto che potevo sentire la sua erezione sul fondo schiena e mi slacciò i pantaloncini, calandomeli con le mutande ai piedi.
“Che meraviglia! Hai un culetto fantastico. Credimi, avrei voglia di penetrarti con forza ma farò il possibile per fare piano. Non voglio farti soffrire. Se ti fa male, dimmelo e mi fermo”.
“Va bene”.
“Sicuro che lo vuoi?”
“Si”.
“Sicuro?”
“Si, sicuro”.
“Ne sei veramente sicuro?”
“Siii, urlai, lo voglio, lo voglio. Scopami, rompimi il buco, sfondami. Non perdere tempo”.
Non ne perse oltre. Si bagnò con uno sputo il glande, lo puntò a mio buchino vergine e spinse. Sentii un dolore atroce, mi lamentai ma mi mordevo le labbra per non urlare. Volevo che fosse quell’uomo dei miei sogni a sverginarmi. Spinse ancora ed altri centimetri di dura carne entrarono dentro di me. Gemevo di dolore e lui si fermò.
“Vuoi che esco?”
Per tutta risposta mi buttai indietro e mi impalai da solo, questa volta urlando tutto il mio piacere. La mia volontà era chiara e lui, afferratomi saldamente per i fianchi, me lo ficcò ancora più in fondo, sempre più in fondo ad ogni spinta. Gridavo e lo incitavo a fare più forte, sempre più forte. Arrivò a montarmi come un coniglio, abbrancato al mio esile corpo. Mi svangò senza remore per lungo tempo, caricandosi sempre più sentendo i miei lamenti.
“Ahhh, che bello. Scopami, scopami forte”.
“Sei una troia, una bella troietta affamata di cazzo. Tieni, prendilo tutto. Ti basta, puttana?”
“Si, si. Ahhh, come è grosso! Mi stai sventrando. Me lo sento nello stomaco. Sono troia, sono la tua troiaaa”.
Nel silenzio che ci circondava, si poteva sentire il rumore del suo corpo sul mio ad ogni affondo. Il risucchio delle mie tenere carni lacerate da quella potente mazza. Gemevo, mi contorcevo. Più ferocia ci metteva e più ne volevo. Ogni tanto lo tirava fuori per vedere gli effetti sul mio buco, per poi riaffondarlo alle mie preghiere di continuare all’infinito.
“Vedessi come ti sto riducendo il buchino! E’ tutto slabbrato e rosso e adesso è largo quanto il mio cazzo. Senti come entra bene adesso?”
“Si, si, non mi fa più male. Dammelo, dammelo, lo voglio. Oddio, che bello, bellooo” e mi sono sciolto in un’abbondante sborrata sul fianco della macchina. Se possibile, la scopata aumentò ancor più in velocità ed in breve venni riempito da interminabili, densi schizzi di sperma che mi riempirono all’inverosimile, tanto che cominciarono a crearsi dei rivoli che mi scendevano lungo le gambe, mentre continuava a scoparmi con meno intensità. Un affondo ad ogni schizzo. Il tutto accompagnato da un suo urlo animalesco seguito da forti rantoli.
Rimanemmo immobili per molto tempo, per riprendere fiato, lui dentro di me. Il suo cazzo, seppure ammosciato, non voleva saperne di uscire fuori, finché si allontanò. Un fiotto di bianca crema uscì con lui. Prese dei fazzolettini di carta umidi e ci ripulimmo, poi rientrammo in macchina. Facemmo tutto questo in un silenzio quasi di imbarazzo, poi lui
“Sai Paolo? Per me è stata la prima volta. Non avevo mai avuto certe tendenze e mai mi sarei aspettato di averne. Mi sono sposato, ho avuto tre figli, che ormai sono grandi e sposati, sono anche nonno di due bei nipotini, eppure non avrei mai immaginato di essere attratto da un altro uomo, anzi da un ragazzo come te, eppure…”
“Eppure, vedi, è successo. Ti dispiace?”
“No, anzi, è stato bellissimo. Tu mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho visto. Ho fatto subito certi pensieri che ho cercato di allontanare. Ma oggi non ce l’ho fatta più. Avevo una voglia pazzesca di possederti, di farti mio”.
“E ci sei riuscito alla grande”, gli ho detto sorridendo.
“E mi sembra che pure tu ne avevi voglia”.
“Una voglia pazzesca. Anche io dal primo momento che ti ho visto ti ho desiderato”.
“Sono stato troppo violento? Ti ho fatto male?”
“Sei stato un porco stupratore”, ho detto scherzando. “Mi hai fatto male, si, ma credo che sia normale la prima volta. Me lo aspettavo. Ma è così che ho sempre sognato di perdere la verginità. Tu hai realizzato il mio sogno”.
“Vuoi dire che, adesso che il tuo sogno è realizzato, non vorrai farlo più?”. La sua voce, sempre così profonda e maschia, tradiva un certo timore.
“Non ci penso proprio. Non vedo l’ora di rifarlo e rifarlo ancora, sempre. E non dovrai aver paura di farmi male. Dovrai scoparmi duramente pensando solo al tuo godimento e solo così godrò anche io”.
“Ohh, Paolo, ma questo è un sogno anche per me”.
“Ad una condizione, però”.
“Quale”, disse preoccupato.
“Che tu mi venga dentro. In bocca o nel sedere, come vuoi, ma sempre dentro”.
“Ma questo è un sogno al quadrato”.
Ci abbracciammo felici, per quanto l’abitacolo permetteva. Ci baciammo di nuovo con passione. La mia mano scese sulla sua patta e vi trovai il suo cazzo duro di nuovo. Gli slacciai ancora i pantaloncini e la minchia mi si ripresentò davanti orgogliosamente in tiro. Ripresi a leccarmela e succhiarmela di gusto, naturalmente senza dimenticare le palle sudate. Il mio uomo si torceva dal piacere, grugnendo e soffiando come un bisonte. Fui talmente bravo che al mio ennesimo abboccamento del glande mi bloccò la testa e mi sparò in bocca una nuova serie di schizzi di sborra, che io ingoiai rapidamente per non perderne neppure una lacrima.
Il pene mi si ammosciò in bocca e lui mi allontanò. Non riusciva a sopportare la mia insistenza sul suo membro diventato troppo sensibile. Mi carezzò la testa.
“Pensi di poter guidare adesso?”
“Sto un po’ scomodo perché mi fa male il culo, ma credo di potercela fare”.
Scoppiammo a ridere.
Quella radura ci vide altre volte. Una volta lo facemmo anche sotto la pioggia. Niente poteva impedirci di scopare come animali, anche due volte di seguito. E’ stato un istruttore molto bravo (di guida e di sesso).

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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