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Gay & Bisex

L’ISTRUZIONE EROTICA – parte quarta


di Foro_Romano
16.02.2022    |    6.225    |    4 8.2
"Ogni volta che supero me stesso mi sento sempre più troia”..."
Su richiesta di Raccontamiunastoria, ho voluto riprendere una saga di molto tempo fa, rimasta alla terza parte, ed ho anche seguito alcune sue indicazioni per come avrebbe voluto il prosieguo.

La prima settimana dopo la gang-bang che aveva visto il giovane Alfredo al centro delle attenzioni, o meglio dire delle scopate ininterrotte di un gruppo di maschi maturi, l’ex buchino dovette restare a riposo, ma l’insofferenza del ragazzo andava sempre più aumentando. Gli mancava il cazzo. Voleva cazzo ed ancora cazzo, sempre più cazzo dentro di sé. Era veramente una troia nata.
Bruno, che ogni sera si collegava in chat con lui, faceva sempre più difficoltà a convincerlo a stare buono per un po’ ma quello, ogni volta, entrava sempre più nei particolari di quello che aveva “subito” e di quello che avrebbe voluto ancora fare (o meglio, che gli facessero).
La cosa lo eccitava all’inverosimile e, per forza di cose, finiva sempre con sborrare in video mostrando ad Alfredo che il suo desiderio per lui non era mutato. E chi non avrebbe desiderato quel cuccioletto dalla faccina angelica ed innocente ma dalla bocca e dal culetto affamati, senza vergogna, di grosse minchie mature. Dopo quella settimana di tortura, ricominciarono a vedersi e Bruno poté di nuovo finalmente violare con forza quel corpicino che solo in quel modo voleva essere soddisfatto.
Naturalmente, anche Romolo tornò ad unirsi a loro e ad approfittare del giovane. Anche loro presero a scoparlo in doppia, con le loro grosse mazze ficcate insieme dentro quel buco ormai slabbrato a dovere. Se lo sbattevano ad ogni incontro, venendo più volte, fino a allo svuotamento completo dei coglioni, con grande soddisfazione di tutti, loro e del cucciolo di troia.
Anche la gang fu ripetuta un’altra volta e, saputo come era andata la prima, ancora più uomini parteciparono all’incontro sventrando senza ritegno quella piccola puttanella che si offriva di gusto benché, data la differenza di età, avrebbe potuto essere benissimo loro figlio o nipote.
Ne seguì ancora una settimana di pausa imposta da Bruno che cercava sempre di preservare il giovane da conseguenze irrimediabili. Intanto Romolo tirava fuori ogni volta la sua idea di arrivare a ficcargli il pugno dentro ma, di questo, Alfredino non era ancora molto convinto. Seppure qualche volta gli veniva il desiderio di provarlo e di accettare, bastava uno sguardo a quel braccio e quella mano grande e pelosa che lo avrebbe dovuto penetrare per fargli cambiare idea.
Però, a seguito delle reiterate insistenze dell’uomo ed al silenzio di Bruno in proposito, anche lui desideroso almeno di vedere a che punto sarebbe arrivato il suo ragazzo, alla fine accettò. Il suo desiderio era sempre stato quello di dare sfogo alla parte più selvaggia degli uomini nei suoi confronti. Così gli piacevano: sopraffattori e feroci.
Un pomeriggio si ritrovarono sempre a casa di Bruno. Come quasi sempre, fu il padrone di casa, il preferito, che se lo scopò per primo, a pecora, mentre spompinava come poteva l’enorme cazzo del suo amico.
“Fottilo, fottilo, fottilo… Dacci dentro. Spaccagli il culo ancora di più a questa puttana sventrata… Montala ‘sta vacca di frocetto”, incitava Romolo mentre, col cazzo paonazzo che entrava e usciva da quelle morbide labbra, assisteva eccitato alla dura monta del piccolo adolescente ventenne.
Gemiti, grugniti, insulti risuonavano in quella stanza assieme al rumore ritmico delle grandi palle dell’energumeno su quelle più piccole del fanciullo, al risucchio della boccuccia salivosa, all’odore di sesso virile, a quello della sborra che premeva per schizzare nelle profondità del buco, qualunque fosse, che aveva a disposizione in quel momento.
“Cazzo, cazzoooo, vengo, vengo, ti vengo in bocca fottutissima troia… Bevila tutta, ingoia zoccola… ingoia… VENGOOOO”.
Ingoiò tutto, come gli veniva ordinato. Raccolse ogni bordata di crema e, quando ne aveva la bocca piena, la mandava giù per far posto all’altra che continuava ad arrivare. Leccò via pure l’ultima goccia che gli veniva offerta dall’uomo strizzandosi il glande. Si staccò, riprese fiato, gemeva forte adesso che poteva farlo, mentre guardava dal basso il pene moscio, lucido di umori, e il viso soddisfatto dell’uomo che gli aveva regalato tanto succo.
Continuava ad essere squassato dalle spinte della minchia che lo sbatteva nel culo. Sentiva di essere vittima consenziente di quegli animali forti e pelosi e, prendendone coscienza, il suo corpo vibrò in un orgasmo di culo indescrivibile. Di conseguenza, il suo ano, prima totalmente aperto a quel calibro da cannone, si contrasse sulla mazza che lo stava dilaniando e fu il colpo fatale per il suo uomo che, pur forzandosi a non cedere, con un urlo prolungato, si scaricò copiosamente dentro di lui, avvinghiato con le forti braccia al suo piccolo corpo tremante.
Rimasero tutti fermi, ansimanti. Quando tornò loro un briciolo di lucidità, il cazzo sgusciò fuori dal culo, seguito da una colata di abbondante succo lattiginoso che scivolò lungo la gamba del ragazzo e andò ad insozzare le lenzuola. Si sdraiarono di schiena per riprendersi da quel travolgente orgasmo, uno accanto all’altro, il giovane in mezzo, con il muso dentro l’ascella sudata del suo uomo per respirarne la virilità.
“Allora, lo facciamo quello che abbiamo detto?”, insistette Romolo.
“Lasciamo perdere per oggi. Facciamo un’altra volta. Lasciamolo un po’ in pace questo culetto”, intervenne Bruno a salvaguardia del suo ragazzo.
“No, no, no. L’ha promesso e lo voglio fare. Lo desidero da sempre e me lo ha promesso. E’ vero piccolo che lo facciamo?”
“Sssi”, disse Alfredo esausto per l’orgasmo appena avuto ed ancora un po’ timoroso.
“Ok piccolo, facciamolo dunque. Dai, non farti pregare troppo”.
Romolo era entusiasta, Alfredo ancora un po’ titubante e il padrone di casa finalmente convinto e, quasi inconsciamente, eccitato all’idea. Non persero tempo e si apprestarono subito a soddisfare il desiderio di Romolo.
I due uomini cominciarono col carezzare delicatamente il ragazzo su tutto il corpo. Il viso, la testa dai folti capelli, la schiena liscia, le tenere chiappette ricoperte dalla leggera peluria. Alfredo gemeva e si agitava sempre più desideroso di cazzo duro, mentre veniva massaggiato da quelle mani callose, abbracciato da quelle forti braccia muscolose, col viso immerso in quei petti villosi. L’eccitazione di tutti era alle stelle quando gli fu imposta la posizione. In ginocchio, con i polsi accanto alle caviglie. Romolo prese un po’ di crema anestetica dal tubetto e gli infilò subito l’indice nel buco. Forse non ce ne sarebbe stato bisogno, vista la gran quantità di sperma che ancora ne veniva fuori, ma le precauzioni non sono mai troppe se non si vuole far troppi danni, forsanche irreversibili.
“Ahh, si, si… Mi piace”, sospirò.
Allora si aggiunse anche il medio a stantuffarci dentro. Sentirsi le dita dentro aumentò via via la voglia del ragazzo. Queste divennero presto tre, poi quattro, poi anche il pollice si aggiunse a dare forma di cuneo. Altra crema sul dorso della grande mano e, con una spinta decisa, tutto il pugno superò lo sfintere.
“Hhhaaahhh, ooohhh”.
“La mano è entrata! Fantastico!”
“Fai piano! E’ la prima volta che lo fa. Gli fai male”.
“Macché, non senti come gode la puttanella? Vero che ti piace ragazzino? Vero?”
Alfredo non rispose a parole ma annuì, preso dalla tensione del momento, con la testa bassa tra le cosce di Bruno, ad occhi chiusi e la bava che gli colava dalla bocca.
“Adesso tocca al resto. Adesso ti ci ficco il braccio. Tutto, tutto te lo voglio ficcare, puttanella”.
Romolo era eccitato al massimo. Il suo desiderio si stava avverando. Spingeva e vedeva il suo grosso braccio peloso che pian piano scompariva nel piccolo corpo inerme.
Alfredo gemeva piano, si lamentava, a volte più forte ma non si opponeva a quella incredibile invasione. In fondo, non era molto diverso dal prendere due cazzi insieme, a parte la lunghezza. Quando tutto era entrato dentro di sé, fino al gomito, arrivò il suo inevitabile grido.
“Bello, bello. Sei proprio sfondata, piccola puttana”.
Prese a pomparglielo lentamente dentro, mentre le minchie dei due uomini, tornarono ad essere al massimo della durezza. La scena che stavano realizzando era talmente forte che la loro libido giunse al culmine. Bastò che si sfiorassero con la mano i randelli che esplosero in un altro orgasmo stellare. Romolo si svuotò sulle chiappette pelose che stava violando e Bruno riempì di sborra la faccetta del distrutto Alfredino.
Allora il braccio si sfilò lentamente, lurido di crema resa più scura dalla merda e l’uomo dovette andare subito in bagno a lavarselo. L’amico, intanto, prese della carta e ripulì il musino del suo ragazzo, quasi carezzandolo.
“Ti ha fatto tanto male, tesoro?”
“Beh, si, certo, non è stato facile ma, in fin dei conti, mi è piaciuto. Ogni volta che supero me stesso mi sento sempre più troia”.
“Che ti avevo detto, piccolo? Tu lo sei per natura. Ti vorrei solo per me ma ti voglio felice”.
“Mi piace esserlo ma tu devi essere accanto a me, ogni volta, ti prego. Non mi lasciare mai”.
“Certo, cucciolo mio. Ti sarò sempre accanto a proteggerti”.
Così rassicurato, Alfredo si assopì tra le braccia del suo mentore.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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