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Gay & Bisex

CARABINIERE SODOMIZZATO DAL BOSS


di Foro_Romano
27.05.2020    |    26.211    |    25 8.8
"Come annunciato, il giorno dopo me lo sono ritrovato davanti al mio rientro a casa..."
Abito in un quartiere popolare e potrei dire particolare, pieno di contraddizioni. Molti qui vivono di spaccio e delinquenza, alcuni sono proprio avanzi di galera. Altri, invece, sono tra le forze dell’ordine, di ogni arma: poliziotti, carabinieri, finanzieri, guardie carcerarie. Altri ancora sono vigilantes che lavorano per società private. Il bello è che non solo si vive tutti vicini ma siamo amici tra noi, essendo cresciuti assieme; abbiamo frequentato assieme le stesse scuole, le stesse classi. E lo stesso hanno fatto i nostri genitori. Chi è stato un malvivente e chi una guardia e adesso si ritrovano a giocare a carte nel circolo anziani come se niente fosse. Hanno fatto scelte diverse, ma in fondo si rispettano a vicenda. Sono le due facce della stessa medaglia.
Recentemente ho fatto questa considerazione mentre ero in attesa del mio turno dal vecchio barbiere di zona. Sembrava una divertente scena di teatro surrealista. Il ladro col secondino ed il rapinatore che si davano il cinque e si salutavano da vecchi amici. Parlavano delle stesse cose che non sempre riguardavano il calcio o le donne, ma più spesso anche situazioni di illegalità in cui si erano trovati, ognuno su una sponda diversa. E c’era persino il cappellano del carcere che trattava tutti con giovialità e comprensione paterna.
Dimenticavo di presentarmi. Mi chiamo Mattia, ho 30 anni, moro e leggermente peloso sul petto ma molto su gambe e sedere. Già, il mio sedere, il mio bel sedere. E’ perfettamente tondo e pronunciato, tanto che è stato sempre oggetto di sguardi e battute da parte di donne e uomini. Dimenticavo di dirvi che sono anche sposato col mio primo amore delle elementari ed ho due figlie di 3 e 5 anni. Sono carabiniere, come era stato mio padre e suo padre prima di lui. E’ il mestiere di famiglia.
Sessualmente potrei ritenermi soddisfatto ma, specie negli ultimi tempi, mi sono venute spesso strane voglie. Non so che mi era preso ma volevo provare a scopare con un uomo, o meglio, a farmi scopare da un maschio supermaschio, tutto muscoli e cazzo, e pelo naturalmente. Il mio ideale ci sarebbe pure stato qui vicino, ma non ci siamo mai frequentati anche per la differenza generazionale.
E’ un uomo di circa 55 anni (l’età di mio padre). Un vero fusto che dà proprio l’impressione di non avere mai avuto problemi legati al sesso, e di non dover ricorrere a pastigliette blu per sderenare chi gli capita sotto. Alto, robusto, pelosissimo, con una fitta barba rossa, perché questo è il colore del suo pelo. Tutto l’opposto di me che, pur avendo capelli e sopracciglia folte neri, ho una carnagione molto chiara e sono di corporatura piuttosto esile e piccolo di statura. Diciamo che gli arrivo al petto. Sono molto attratto da lui ma… c’è un ma. E’ un tipo violento e pericoloso ed è uscito da pochi mesi da galera dove ha fatto dieci anni per una rapina a mano armata. E io, col lavoro che faccio, non posso mica frequentare tranquillamente un tipo così.
Lui è il boss del quartiere. Qui tutti gli affari loschi e illegali passano per le sue mani. Mi sono imbattuto in lui, attorniato da alcuni dei suoi, una sera che rientravo a casa. Si era fatto già buio e le strade ed i prati erano poco illuminati dalle fioche luci dei lampioni. Camminando, sono dovuto passare a breve distanza da loro ed ho visto lui che mi osservava con interesse. Ho tirato dritto. Un’altra volta, uscivo dal fornaio dove ero andato a comprare il pane e lui stava seduto, sempre con alcuni altri, al tavolo del bar accanto. Ancora una volta mi ha guardato. Ho cercato di evitare lo sguardo ma ho visto che mi faceva un sorriso, come di saluto. Poi, ancora altri incontri fortuiti e lui sempre a sorridermi.
Una settimana fa, sempre mentre rientravo a casa, me lo sono trovato davanti. Questa volta era solo. Vederlo così da vicino mi ha turbato non poco. Non so se per la fama che lo circonda o perché, devo ancora ammetterlo, è il mio maschio ideale.
“Ciao Mattia”, con la sua voce roca.
“Salve”, ho detto un po’di sfuggita.
“Che fai? Cerchi di evitarmi?”
“Mi scusi, ma non credo di conoscerla. E come fa a sapere il mio nome?”
“Mi sono informato. So tutto di te… proprio tutto”, ha sottolineato. “E tu sai benissimo chi sono. Qui tutti sanno chi è Pasquale”.
“Ok, è vero, lo so chi è lei. Buonasera signor Pasquale” ho tagliato corto ed ho cercato di proseguire ma mi si è parato davanti.
“Tu mi piaci e sarai mio. Vai, vai pure dalla tua mogliettina e dalle tue figlie piccole e indifese”. Quella sua frase mi ha fatto rabbrividire. Che aveva intenzione di fare alla mia famiglia?
“Che… che dice? Che c’entrano loro?”
Mi ha sollevato il mento con la mano. “Ascolta bene. Loro potranno stare più che tranquille solo se il loro paparino farà quello che gli dico io”.
“Ma… che vuole da me?”
“Te l’ho detto. Mi piaci e voglio farti il culo. Vedrai, non sarà difficile e sono sicuro che ti piacerà così tanto che vorrai rifarlo altre volte. Te lo leggo negli occhi che tu hai voglia di cazzo. Ne ho conosciuti di tipi come te in galera, e non solo tra gli altri carcerati. Come mi pregavano di sfondarli!”
“No… nnno… io… io non…”
Mi ha afferrato forte un braccio e mi ha scosso. “No cosa? Non si dice di no a me. Entro tre giorni ti romperò il culo, mio bel carabiniere e, se ti ostini a non volere non solo te lo farò lo stesso ma potrei mandare qualcuno dei miei a casa tua. Pensaci. Domani mi darai una risposta” e mi ha lasciato andare con un ghigno.
Ho passato una notte terribile. Ero confuso e combattuto. Da una parte non volevo che succedesse qualcosa a mia moglie e le mie figlie e dall’altra mi sentivo attratto da lui. Anche io lo volevo. Anche io volevo che fosse lui a sverginarmi. Lo volevo addosso, dentro di me, a dilaniarmi con ferocia, a farmi suo col suo cazzo e col suo seme. Sono andato in bagno e mi sono reso conto che, in fin dei conti, le due cose coincidevano. Inoltre, se si fosse saputo, avrei potuto sempre dire che ero stato costretto con le minacce. Avevo deciso. Mi sarei fatto fottere da quell’animale e, sulla base di questa decisione, immaginandomi la scena, mi sono tirato un segone pauroso. C’è voluta parecchia carta igienica per ripulire il pavimento.
Come annunciato, il giorno dopo me lo sono ritrovato davanti al mio rientro a casa. Era con un suo uomo di fiducia. Uno tutto muscoli e niente cervello. Voleva solo ricordarmi l’avvicinarsi dell’ultimatum ma io l’ho preso di contropiede e gli ho detto subito che si poteva fare, quando voleva lui. Non se lo aspettava così presto e credo che abbia capito subito che la cosa non dispiaceva nemmeno a me.
Ci siamo accordati per la mattina successiva. Io sarei uscito come al solito per andare al lavoro, in realtà avrei telefonato per avere un giorno di permesso con qualche scusa. Si è raccomandato che io avessi il mio cappello di ordinanza. Non capivo perché. Ci siamo incontrati in una via fuori mano, dove ho lasciato la macchina e sono salito sulla sua, alla cui guida era lo stesso tizio della sera prima. Mi ha condotto in una villetta isolata. Lì avrei perso la verginità. Ero un po’ impaurito dal dolore che avrei dovuto sopportare ma ero comunque deciso. Con lui, però, dovevo fare la parte di quello che accettava perché costretto.
Una volta dentro, mi ha subito abbracciato stretto. Mi accarezzava e mi toccava dappertutto, con decisione, soprattutto la testa.
“Mi piacciono questi tuoi occhi così neri ed intensi”, mi ha detto. “Mi piace questa tua faccia dolce e pulita, da bravo ragazzo. Sembri più giovane della tua età e non si direbbe che sei un paparino affettuoso. Non vedo l’ora di vedertela stravolta dal piacere… o dal dolore, secondo come la prendi. Forse da tutti e due assieme. Ma vedrai che ti piacerà”.
Mi ha leccato un orecchio ed ha inspirato profondamente. “La tua pelle ha un profumo che mi fa impazzire. Un profumo di carne fresca. Mmmmm, ce l’ho già tosto. Senti”. Mi ha preso la mano e l’ha messa sulla sua patta. Effettivamente, ho potuto constatare che, sotto la stoffa, già scalpitava una mazza notevole. Si è stretto a me. “Ma sento che anche tu sei eccitato”. Non me ne ero reso conto ma il contatto col suo corpo aveva fatto il suo effetto anche su di me. Le sue grosse mani sono scivolate lungo la mia schiena fino a palparmi le natiche.
“Mmmm e che belle chiappette sode. Piccole e sode. Proprio come piacciono a me”.
Ha ripreso a toccarmi ovunque e, contemporaneamente, a spogliarmi, pezzo dopo pezzo, fino a lasciarmi in mutante. Mi carezzava le braccia, il collo, le guance. Poi, senza mai staccarmi gli occhi di dosso, si è spogliato anche lui. Completamente. Quando gli ho visto il cazzo, lungo, grosso, nodoso, ho sgranato gli occhi ed ho avuto un fremito. Se n’è accorto.
“Non ti preoccupare. So come aprire il culo ai maschietti giovani come te che non l’hanno mai fatto prima. Perché è così, vero? Non l’hai mai fatto?”. Annuii con la testa. “Bene. E’ così che ti voglio. Voglio aprirti la rosellina e farti diventare troia. Perché vedrai che poi vorrai rifarlo e rifarlo sempre. Chi prova il cazzo in culo non ci rinuncia più”.
“E tu l’hai mai provato?” gli dissi sfacciatamente. Si arrabbiò. Mi prese per il collo con una mano sola quasi a soffocarmi.
“Come ti permetti, piccolo stronzo. Deve ancora nascere chi tenterà di mettermelo dietro e, se ci proverà, avrà vita breve. Io li spacco i culi e basta”.
Me la sono vista brutta ma, per fortuna, si è calmato subito. Ho deciso di non dire altro che avrebbe potuto ferire il suo ego e farlo scatenare, altrimenti non ne sarei uscito vivo. E non solo me la sarei dovuta vedere con lui, grande e grosso com’era, ma era presente anche l’altro, che non era da meno. Se ne stava lì a guardarci massaggiandosi il pacco di tanto in tanto, per sistemare meglio l’attrezzo che dava evidenti segni di voler esplodere fuori della patta.
Per fortuna Pasquale ha ricominciato a sorridere e ad accarezzarmi. Si è sdraiato sul letto di traverso e mi ha fatto salire carponi, indirizzando la mia testa verso il suo palo svettante. Era una meraviglia della natura. Rigido, leggermente curvo all’insù, nodoso di vene. Sotto gli pendeva uno scroto grosso proporzionato al membro, peloso. Ma il pelo, rosso, era ovunque: sul torace, sulle braccia, sulla schiena, sulle gambe fornite di larghe cosce ben tornite, sulle mani. Non ne aveva in testa ma compensava la folta barba.
“Comincia a leccarmi le palle. Tira fuori la lingua ben insalivata e lecca”.
Feci finta di essere indeciso ma ne avevo una voglia pazzesca.
“Che aspetti! Lecca. Fai come ti ho detto”, disse in tono perentorio.
Mi sono sistemato tra le sue gambe e mi sono abbassato tra le cosce. Sono stato subito inebriato dall’odore virile. Ho perso la testa, non ho più potuto fare finta di non volere e mi sono immerso a leccare in quel posto intimo, odoroso, umido, peloso.
“Mmmmm, che bravo! Che bravo ragazzo che sei. Hai subito capito come si fa. Secondo me ne avevi voglia”. Era vero.
Quando ormai lo scroto era tutto lavato, sono salito lungo la nerchia dura e saporita fino alla cappella, che ho imboccato senza aspettare il suo invito. Il tutto fatto lentamente, per avere il tempo di assaporare bene ogni millimetro di calda pelle.
“Ahhhzzo. Ci sai proprio fare, porca zozza”.
L’ho ficcato tutto dentro fino ad arrivare, con le labbra, alla base, immersa nel pelo più folto e profumato. Qualche secondo fermo e poi ho cominciato a salire e scendere facendo roteare, nel contempo, la lingua attorno. Qualche pompa e poi di nuovo in fondo, coprendolo di saliva schiumosa. Intanto gli tenevo in mano e gli massaggiavo delicatamente la sacca dei coglioni.
“Porca troia. Sei troppo bravo”. Mi ha afferrato per i capelli e mi ha allontanato la testa da quel frutto per me fino a quel momento proibito.
“Così mi fai venire subito. Non posso credere che è la prima volta che lo fai”.
Annuii con la testa, mi liberai la gola dalla saliva, inghiottendola. “Si, è la prima volta ma… non capisco che mi succede”.
“Succede che viene fuori la troia che è in te”. Mi guarda fisso, dall’alto. “Mio dio, quanto sei bello. Ne vuoi ancora?”
“Si, si, ancora”.
“Vorrei ma, lo sai, prima voglio romperti il culo. Per la bocca rimandiamo ad un’altra volta. Deciderò dopo in quale buco sborrare. Mettiti a pecora”.
Obbedii, sottomettendomi a lui. Mi afferrò saldamente le chiappe con le grandi mani ruvide e pelose e me le allargò, strappandomi le mutande. Rimase fermo, leccandosi le labbra, a guardare con avidità il mio sfintere roseo che boccheggiava di voglia fino ad allora repressa.
“Che bel sederino peloso che hai! Sarà un piacere possederti”.
Ci infilò il viso dentro a leccarmi e sputarmi sull’ano. I duri peli della barba mi graffiavano la pelle più delicata. Mi stava facendo impazzire e, senza che lo toccassi, il mio cazzetto moscio cominciò a colare del liquido preseminale. Il servizio stava durando un po’ troppo, lo volevo, lo volevo subito dentro.
“Scopami, scopami, ti prego. Dammelo. Prendimi, fammi tuo”, ho detto con voce afona di desiderio.
“Un attimo, puttanella”. Poi, rivolto al suo sgherro: “Domenico, prendi il cappello”.
Solo allora mi sono accorto che quello si era completamente denudato ed aveva una grande mazza in tiro. Prese il mio cappello della divisa che, come ordinatomi, avevo portato, e me lo mise in testa.
Il boss mi ha carezzato la schiena. “Tesoro, tu mi piaci ma voglio anche togliermi la soddisfazione di rompere il culo ad un carabiniere”.
Domenico gli passò un barattolino di crema e lui, con un dito, me l’ha spalmata dolcemente tutta attorno all’orifizio ed un pochino dentro. Ho sentito un fresco incredibile che, però, non ha raffreddato le mie voglie. Tutt’altro, quello era il segnale che di lì a poco sarei stato sverginato. Si incremò abbondantemente anche il suo cazzo, mettendone di più sulla cappella, e la diresse verso il buco. Fece pressione leggermente, ma non voleva saperne di entrare. Dette una serie di spinte sempre più intense, ma sempre con cautela, finché la cappella entrò con un “flop” e si fermò.
Ebbi un sussulto e gemetti. “Ecco, piccolo, ti ho aperto il culo, adesso ti entrerò dentro. Farò piano. Tu rilassati”.
“Si, si, oh… ohhh… ohhh… ahhh”. Ad ogni leggero affondo lo sentivo avanzare nelle mie budella. Era molto di più il piacere che il dolore. La mazza era grossa e lunga ma, data la mia resilienza, non gli fu difficile arrivare presto in fondo.
“Ohhh cucciolo, l’hai preso tutto. Ti piace?”
Sarà stato il cappello della divisa in testa o il rispetto verso uno più grande di me ma me ne uscii con un “Siii signore”.
“Bene, vedo che hai capito quale è il tuo ruolo. Adesso è il momento di farti diventare una puttana sfondata”. Mi afferrò saldamente per i fianchi.
“Si, grazie signore. Ahh… Ahhhh… AAAHHHH…”. Prese a stantuffare il suo fantastico cazzo dentro di me. Il dolore era forte, ma non capivo se stavo urlando per il dolore o per il piacere di avere finalmente un vero maschio da monta a possedermi. Il mio desiderio nascosto si stava avverando.
“Adesso ti sfondo, troiaaahhh” e mi svangava con colpi feroci, sempre più in fondo, per un po’ dritti al centro, ma poi anche in tutte le direzioni per allargarmi meglio. Presto i miei muscoli ed i miei tessuti interni non fecero più resistenza ed anche il dolore passò, lasciando solo una enorme goduria. Quando sentì che ormai ero perfettamente ricettivo, lo tirò fuori e provai la chiara sensazione dell’aria che entrava in me.
“Ohhh noooo. Ancora, ancora, la prego signore”.
“Certo, tesoro”. Mi rovesciò come un fuscello sulla schiena, mi alzò le gambe afferrandomele per le caviglie. Il cappello rotolò via. Per un attimo glielo vidi, enorme, terrificante, pronto a sventrarmi senza pietà, lucido di crema e umori. Precipitò di nuovo dentro di me fino oltre il fondo. I suoi attacchi erano ora secchi e distanziati.
“Adesso posso guardarti in faccia. Prima ho spaccato il culo a un carabiniere, adesso mi fotto la mia bella puttana vogliosa”.
“Ooohhh siii… grazie signore… Sono la tua puttana. Scopami, scopami, fammi tuooo”.
Fu allora che seguì una gragnuola di affondi selvaggi. La ferocia si leggeva sulla sua faccia ma sapevo che era solo il segno del suo desiderio di me, del mio corpo. Era scatenato come solo un animale poteva esserlo. Venni su di me senza toccarmi.
L’altro uomo, in piedi accanto al letto, si stava tirando un segone pazzesco. Quella scena non poteva essergli indifferente. Il boss, pur nell’impeto della sua scopata, capì che era al limite e gli fece segno di avvicinarsi.
“Apri la bocca, puttana. Questo ragazzo ha bisogno di scaricarsi. Ingoia tutto”.
Quello salì in ginocchio sul letto, mi prese la testa e mi infilò il grosso cazzo in bocca, giusto in tempo per esplodere una fitta serie di cannonate di calda crema di coglioni. Grugniva come un cinghiale. Inghiottii il più possibile ma non riuscii ad ingoiarla tutta. Rimasi a bocca aperta completamente piena di quel succo bianco e denso, cercando di mandarlo giù un po’ per volta. Lui si allontanò un poco e finì col lo schizzarmi il resto su tutto il viso.
“D’ora in poi dovrai fare pompini ai miei uomini ogni volta che vorranno ma il culo sarà sempre e solo mio. Capito?”
Ero all’ultimo sorso così, liberatami la gola, potei rispondere: “Si, signore, come vuoi tu”.
Mi afferrò sotto le ginocchia e me le piegò così che poté abbassarsi su di me, finché il pelo del suo torace fu a contatto del mio corpo. Mi stringeva tra le sue forti braccia pelose. Mi sono aggrappato alle sue spalle larghe. A gambe larghe, ero completamente aperto e mi offrivo volentieri alla sua furia. Mi ha fottuto sempre più forte finché, con un urlo belluino, un fiume di sborra ha invaso il mio intestino.
Mi è crollato addosso, con la verga ancora abbastanza dura piantata dentro di me e la testa accanto alla mia. Respirava affannosamente. Sentivo il suo cuore battere all’impazzata.
Quando è stato di nuovo padrone di sé, mi ha sussurrato all’orecchio “Adesso sei mio”.
“Si signore”.
E ha ricominciato a scoparmi.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).
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