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IL GIOVANE COMMESSO - 6


di Foro_Romano
06.08.2015    |    9.793    |    3 9.4
"Lo fece Carlo col solito tatto..."
6. La decisione ideale

Come Carlo, anche Bruno, a causa del suo buco di culo completamente spanato, se ne sarebbe accorto, prima o poi. Certo, lui aveva un cazzo molto grosso, più dell'altro, e forse poteva credere che solo lui ne fosse la causa. Ma se poi lo veniva a sapere in qualche modo. Carlo, in fin dei conti, lo stava ricattando e avrebbe potuto dirglielo. No, doveva essere lui a farlo, altrimenti la fiducia tra loro sarebbe svanita.
Giacomo prese coraggio, anche se il pericolo che lui l'avrebbe presa male e l'avrebbe lasciato era grande. Doveva affrontare il rischio, a qualunque costo. Se tutto fosse andato male sarebbe stato un dolore immenso ma andava fatto, da uomo. Così un giorno, dopo uno dei loro incontri all'ora di pranzo, nel quale il ragazzo cercò di dimostrare tutto l'ardore che provava per lui, lo fece col massimo tatto possibile.
"Ah, dunque hai un'altro!"
"Devo farlo solo per poter conservare il lavoro. Credimi, non lo amo, non provo per lui alcun affetto. E' tutto molto diverso che con te", disse con le lacrime agli occhi.
"Però ti piace! Però provi piacere a farti chiavare da lui! Sei una zoccola. Lo fai per lavoro, lo dici tu, e ti piace pure".
"Bruno, ti prego. Io amo solo te e vorrei stare solo con te..." e qui non resistette più ed esplose in un pianto dirotto. Ogni tanto cercava di aggiungere qualcosa, tra i singhiozzi, "Io... io... non... io ti amo...".
L'uomo, benché fosse uno abituato a prendere decisioni anche drastiche, non ce la faceva a vedere quel ragazzo così a stravolto. Non riusciva a mantenersi distaccato nel vedere quel corpicino così bello, che tante volte aveva posseduto e che desiderava più di ogni altro di possedere ancora, così straziato dal dolore. In meno in un minuto, cedette. Gli si sedette vicino, lo strinse a sé, lo confortò.
"Ok, ok. Non fare così. Smettila, ti prego. Grazie di avermelo detto e non avermelo nascosto. Troveremo una soluzione". Poi dovette ammettere "Beh, in fondo anch'io ho una moglie e non ho smesso di fare sesso con lei. E' il momento di prendere una decisione. D'accordo, incontriamoci con questo Carlo, ma adesso smetti di piangere, ti prego".
Il ragazzino alzò la testa, con le lacrime che gli scendevano a solcare il suo bel viso. A vederlo così, all'uomo gli si strinse ancora di più il cuore. Gli carezzò i capelli. "Dai, su, troveremo una soluzione", ripeté. Si abbracciarono e baciarono intensamente. "Vediamo. Mi sembra che l'unico giorno in cui siamo tutti liberi del lavoro sia la domenica, ma io sono impegnato con la famiglia, oppure una sera qualsiasi, comunque dovrei trovare una scusa". L'uomo guardò il suo cucciolo calmarsi, annuire con la testa ed asciugarsi le lacrime con la mano. "Forse, per me è meglio una sera. Potrei inventarmi un'uscita con vecchi amici di corso. Che ne dici?". Un sorriso rischiarò finalmente il tenero volto.
Più tardi, in chiusura, lo disse al padrone che accettò e si misero d'accordo sulla sera destinata. Anche lui avrebbe adottato la stessa scusa con sua moglie. "Tanto a quella, però, non gliene frega niente di dove vado".

Nei giorni seguenti ognuno dei due uomini volle sapere tutto sull'altro e su quale era la vera natura del rapporto che aveva col ragazzino. Fu evidente a tutti e due che questo amava Bruno ma che, da come corrispondeva alle sollecitazioni erotiche, la sua natura era senza dubbio quella di una troia nata e la cosa, in realtà, non dispiacque a nessuno.
La sera prescelta arrivò. Il piccolo Giacomo si sentiva agitato. Finalmente ci sarebbe stato un chiarimento tra i due suoi amanti. Ma a che prezzo? Come si sarebbe risolta la faccenda?
Si dettero appuntamento fuori del negozio, alla chiusura. Gli uomini si strinsero la mano, ognuno cercando di valutare la prima impressione dell'altro, ed andarono a casa del ragazzo. Era un mini appartamento di non grandi pretese ma entrambi fecero apprezzamenti positivi su come lo aveva sistemato con gusto.
"Cosa posso offrirvi da bere? C'è della Coca Cola, della birra e, naturalmente, dell'acqua". I due avrebbero voluto mandar giù qualche superalcolico, per affrontare meglio la situazione, ma il ragazzo non ne aveva. Lui non se faceva uso. Ne sorrisero ed optarono per la birra fresca. Bruno si sedette sull'unica poltrona, mentre Carlo si stravaccò sul divanetto a due posti, a gambe larghe, mettendo in bella mostra il grosso pacco nascosto dai jeans. A quel punto anche Bruno volle allargare le gambe per quanto possibile per far vedere che il suo pacco era più grosso ancora. Il ragazzo era impacciato e non sapeva come rompere il ghiaccio. Lo fece Carlo col solito tatto.
"Vieni qua davanti, piccolo. Inginocchiati e tiramelo fuori", disse accarezzandosi la patta. Giacomo, che se lo sarebbe dovuto aspettare da quell'uomo e benché quel gesto cominciava ad eccitarlo, impallidì e rimase un po' come inebetito. Guardò verso Bruno che acconsentì col capo, dandogli il permesso ed infondendogli sicurezza.
Il ragazzo fece quello che gli era stato ordinato così perentoriamente. Gli slacciò i pantaloni, tirò giù la zip con una certa difficoltà per via del rigonfiamento e li abbassò contemporaneamente alle mutande fino ai piedi, aiutato dal suo padrone che si alzò col bacino per aiutarlo. Il grosso cazzo scattò fuori, già abbastanza pronto per il servizietto che doveva ricevere. Il giovane rimase un po' estasiato a guardarlo, così voluminoso, coperto di vene, che emanava un estasiante profumo di maschio.
Come faceva tutti i giorni al negozio, ci si buttò sopra con la lingua, prima a leccargli i grossi coglioni pelosi. Ora uno ed ora l'altro. Quando furono completamente zuppi, risalì lentamente lungo la grossa vena centrale, che faceva da spina dorsale del cazzo ormai al massimo dell'espansione, e prese in bocca la grossa cappella.
"Aahhh", fece l'uomo. "Dai... che aspetti... prendilo tutto fino al pelo, piccola troia... come fai sempre", aggiunse sottolineandolo crudelmente. Il ragazzo obbedì e lui lo abbrancò sulle tempie per farlo obbedire. Dopo un po' di saliscendi, quando l'intera asta era bagnata, gli mise ambedue le mani sulla nuca e lo strinse a se come fanno i portieri quando bloccano una palla, ficcandogliela a forza nella gola. Lo lasciò così per qualche secondo, poi gli fece riprendere il fiato e glielo rificcò dentro tre o quattro volte, godendone rumorosamente.
Quando poté il giovane si voltò a guardare Bruno, per cercare di capire il suo pensiero, e lo trovò completamente nudo, seduto sulla poltrona, che si massaggiava il suo enorme cazzo al massimo dell'erezione. La situazione, dunque, eccitava anche lui e non poté che fargli piacere perché ora si poteva lasciar andare dalla sua dannata troiaggine.
"Vai da lui. Non vedi come aspetta la sua cagna?". Carponi com'era raggiunse il suo uomo, che non aspettava altro. Anche lui gli prese la testa e lo accompagnò in un feroce pompino godurioso per entrambi. "Ahhh, piccolo... si così... così... bravo. Siiii, continua così. Ahhhh...".
Nel frattempo anche Carlo si denudò completamente e si avvicinò. Da dietro calò pantaloni e mutande al ragazzo. Gli tolse poi anche le scarpe, mentre l'altro gli toglieva la camicetta e così furono tutti e tre completamente nudi.
Mentre il profondo bocchino continuava su quella gran bella minchia, Carlo mise a 90 il giovane e cominciò a leccargli il buchino, a penetrarlo con la lingua mentre, con le mani sulle chiappe, con i pollici glielo allargava il più possibile.
Tutti e tre erano ormai completamente infoiati. Giacomo non ce la faceva più, voleva essere inculato, ne aveva un estremo bisogno. Si tolse l'uccello di bocca. "Vi prego, voglio essere scop.... Aaaahhhhh". Carlo non gli fece finire la frase che gli piantò la minchia fino in fondo, in un sol colpo, spaccandogli il buco e sfondandolo in un secondo.
Rimasero fermi tutti. Bruno eccitato dalla scena, Carlo per far abituare il culetto all'invasione e Giacomo a bocca aperta, ché non riusciva neanche a respirare.
L'uomo prese a montarlo con sempre maggiore velocità, istigato incredibilmente da Bruno. "Dai, daglielo dentro tutto. Spaccalo, sfondalo. Faglielo sentire tutto a questa zoccola. Rompiglielo".
Nel frattempo Giacomo riprese a pompare gemendo e gridando dal piacevole dolore che provava. "Si, si, si", ad ogni colpo. "Si, ancora, ancora. Mi fotta più forte, la prego. Ahhhhh, ahhhh, siiiiii". Il buco, ormai completamente aperto, era intriso di umori misti a precum che facilitavano la scopata.
Per non venire subito l'uomo glielo sfilò di colpo e si sentì un sonoro flop. L'altro si alzò, si sdraiò in terra e fece cenno al suo cucciolo di sedersi sopra al suo palo che teneva in verticale. Il giovane, che aveva bisogno di qualcosa dentro al buco, che chiedeva di essere ancora riempito, e vedendo quello splendido esemplare di cazzo, non aspettò neppure un secondo e se lo piantò dentro completamente. In coro, i due se ne uscirono con un "Ahhhh", ma erano di due tonalità diverse. Una virile e carica di un senso di vittoria e l'altra debole e quasi femminea, con un senso di chiara sottomissione.
Il maschio vibrò forti colpi da sotto, come un forsennato, godendo all'idea che poco prima, nello stesso buco c'era stato un'altro cazzo. Si rese quasi conto che gli piaceva l'idea che il suo ragazzo fosse una troia affamata di sesso. Solo così poteva averla sempre scatenata.
Il padrone girava loro intorno, col cazzo duro, godendosi quella scena così eccitante da vicino ed incitandoli a darci dentro. Li osservava da ogni punto di vista. Non gli era mai capitato di vedere un grosso cazzo dal vivo mentre si scopava il buco slabbrato e circondato dalla lieve peluria di un corpicino così delizioso. Infoiato all'inverosimile se lo maneggiava furiosamente.
Si mise in piedi davanti alla testa della troietta e glielo ficcò in gola, tenendogliela ferma e poi cominciò a scopargliela con forza. "Beccati 'sta nerchia, puttanella rottinculo. Ahhhh, succhia, succhia, forza. Ti piace farti scopare da due maschi, eh? Adesso ti faccio vedere io che vuol dire".
Si staccò, gli girò intorno e gli andò dietro la schiena. Al bimbo mancò il ciuccio e si consolò dedicandosi tutto al piacere che gli veniva dal culo, senza rendersi conto di quanto stava per accadere.
"Ora finisco di romperti il culo, piccola zoccola. Avrai il culo più sfondato della città, come è giusto che deve essere per una bagascia come te". Si piegò sulle ginocchia fino a che la punta della sua cappella si trovò all'altezza del buco che continuava ad essere trombato con forza. Si sputò su una mano per bagnarla per bene, puntò e spinse con forza. Si sentì chiaramente un crach. Gli aveva rotto ancora di più il muscolo anale ma nessuno dei due uomini se ne curò. Né si curarono delle alte grida che il cucciolo lanciava, anzi servirono solo ad eccitarli ancora di più. A vederli, sembrava impossibile che due pali grossi come quelli potessero trovare posto lì dentro.
"Ahhhh... basta... basta... siiii, ancora... ancora... Ahhhhhh... siiiiii", andava urlando contraddittoriamente. Ci dettero dentro di brutto fino a che il ragazzino non resistette più e si lasciò andare schizzando il suo succo sul pelo che ricopriva il torace del suo uomo e ci si sdraiò sopra, mosso dagli spasimi del piacere.
A quel punto, anche loro, quasi fossero d'accordo, se ne vennero contemporaneamente, alzando grida animalesche e riversando litri di sborra dalle loro palle fin dentro quel giovane corpicino che, già completamente pieno, non poteva avere altro spazio. Sicché, con le pistonate più lente che gli davano, lo sperma ne schizzava fuori dai lati ad ogni spinta, colando lungo il fianco dei cazzi, sulle grosse palle, lungo le cosce di tutti e tre, e finendo in una grande pozza in terra.

Quando, ripreso fiato, si staccarono il porcellino, col culo che gli colava ancora sborra, ripulì per bene con bocca e lingua le mazze ormai ammosciate ma pur sempre consistenti. Quindi fuggì in bagno a lavarsi ed a rendersi conto, toccandosi con la mano, di avere ormai una voragine li dietro.
Presane coscienza, tornò rosso dalla vergogna per quello che aveva fatto. Si sentiva quasi in colpa per quello che era successo. I due uomini erano seduti come prima. Bruno, con un braccio, lo avvicinò a se e lo strinse con affetto.
"E' stata una cosa bellissima. Non mi era mai capitato di fare a tre".
"Neanche a me", aggiunse il padrone.
"Bravo Giacomo, sei stato veramente bravo. Ci hai regalato un'esperienza eccezionale", gli disse Bruno, rinfrancandolo.
"Bene - intervenne Carlo - mi ha fatto piacere conoscerti, caro Bruno. Posso chiamarti così, ormai - l'altro acconsentì con la testa - Non c'è dubbio che questa cara troietta ami te. Ho visto come vi guardavate! Quindi è tutta tua, anche se mi mancherà, devo ammetterlo".
"Grazie di essertene accorto, Carlo, e io me la prendo volentieri", scambiando un sorriso col ragazzo, felicissimo di come era andata. "Però - aggiunse - non è giusto che tu ne faccia completamente a meno. Mi sei simpatico, quindi potrai continuare a fartela ogni volta che vorrai anzi, qualche volta ce la rifaremo a tre. E' stato troppo bello".
Il ragazzo rimase un po' sconcertato ma la troia che era in lui sprizzò tanta di quella gioia che abbracciò forte il suo uomo. La soluzione era stata trovata. Tra i due maschi era nata una certa complicità e lui avrebbe avuto ancora tanto cazzo per soddisfare i suoi bisogni. Magari aggiungendone dell'altro se ne fosse capitata l'occasione (che troia che era!).

(segue)
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