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Gay & Bisex

DOVEVA STUDIARE


di Foro_Romano
07.12.2016    |    20.854    |    6 9.2
"Il ragazzo fece a tempo a sedersi davanti al monitor per vederlo arretrare con la sedia, spingersi indietro e sborrarsi addosso un litro di sperma che lo..."
(Racconto n. 74)

“Ti piace?”
Sullo schermo il ragazzo vide finalmente il tanto decantato cazzo dell’uomo. Era bellissimo persino da moscio. Era cicciotto e coperto di vene bluastre. Fuoriusciva da un fitto cespuglio rosso e se ne stava adagiato su una sacca pelosa molto pendente piena di due grossi coglioni. Le palle pendenti lo avevano sempre affascinato. Senza parlare poi delle cosce larghe e muscolose, anch’esse coperte di pelo biondo-rossiccio. Rimase a bocca aperta mentre il cazzetto gli si ingrossava nei pantaloncini. La visione durò poco, l’uomo si ritirò su i pantaloni della tuta e tornò a mostrare la sua faccia.
“Allora, che ne dici? E’ di tuo gradimento?”
“Oh, si, molto”.
“Sei ancora sicuro di quello che vuoi fare? Hai visto quanto è grosso? Ed è moscio, figurati dove può arrivare quando è in tiro!”
Tutto era cominciato un paio di settimane prima. Il ragazzo la sera, prima di coricarsi, si metteva sempre al computer a vedere filmini hard gay per poi tirarsi una sega che lo rilassava e lo faceva dormire meglio. Appunto una di quelle sere aveva deciso di cercare nei siti di incontri ed in uno di questi aveva trovato un annuncio che aveva stuzzicato la sua fantasia.
Sotto la foto di un maschio super virile, il profilo diceva: “Cinquantenne con grosso cazzo cerca giovane alle prime armi da sfondare senza problemi”. Troppo sincero ed esplicito, forse, ma certamente molto arrapante. Al ragazzo piacque subito molto per quel suo aspetto maturo e quella barba curata. Forse anche per il colore rosso del suo pelo e dei suoi capelli. Poi, era anche della sua stessa città!
Avevano così cominciato a chattare e presto a vedersi in cam. Anche lui piacque all’altro. Aveva la pelle olivastra perché di origini meridionali: i genitori erano siciliani. Aveva i capelli neri e ricci e due folte sopracciglia, anch’esse naturalmente nere. La cosa più bella, anche a detta dell’uomo, erano però i suoi occhi vispi e dolci, dalle pupille scure, contornati da lunghe ciglia nere. Il piccolo viso palesava la sua giovane età nonostante fosse circondato da un filo di barbetta che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto invecchiarlo.
“Ma quanti anni hai? Sei maggiorenne?”, gli aveva chiesto subito l’uomo.
“Si, da poco”.
“Hai letto bene il mio profilo? Hai capito che voglio e cosa intendo quando dico ‘senza problemi’?”
“Credo di sì”.
“Vedi, il mio cazzo è veramente grosso. Raggiunge i 27 centimetri ed il diametro è proporzionato. Ho quindi bisogno di un buco già bello sfondato per non avere problemi. Mi piacciono i ragazzi giovani come te ma è difficile trovarne uno che ce l’abbia già spanato. Il buco intendo. Ce l’hai cosi? Altrimenti non se ne fa nulla”.
“Si, ce l’ho già aperto”, mentì. La verità era che lui non aveva mai avuto contatti diretti con nessuno. Nella sua fantasia aveva fatto centinaia di bocchini e si era fatto scopare da centinaia di maschi scatenati, come li vedeva nei filmini. Il culo se lo era aperto da solo infilandoci dei cetrioli sempre più grossi, ma un cazzo vero non l’aveva mai toccato. Però quell’uomo gli piaceva tantissimo e avrebbe voluto che fosse il suo sverginatore. Per questo mentiva.
“Fammelo vedere”.
Un po’ titubante si era alzato dalla sedia, si era girato e tirato giù i pantaloncini. Non portava mutande ed espose alla cam il suo sederino glabro e tondo.
“Apriti le chiappe”, gli ordinò quello e lui prontamente obbedì mettendo in mostra il forellino roseo, nella speranza che lo convincesse su quello che affermava.
“Meraviglioso! Hai proprio un culetto fantastico! Mi stai facendo svegliare il cazzo. Però non mi sembra molto aperto. Ma in quanti ti hanno scopato?”
“Sì, è aperto. Sono stati cinque uomini ma più volte. Te lo assicuro”, disse continuando nella sua bugia. “Vuoi vedere quanto è aperto? Se vuoi ci metto un cetriolo”.
L’uomo sentiva già la bava alla bocca. Non poteva credere che un bocconcino così bello avrebbe realizzato il suo desiderio. “Fammi vedere”.
Il ragazzo si girò a favore della cam, prese il cetriolo più grosso che era riuscito ad infilarsi dentro e lentamente l’inserì nel buchino. Fece un po’ di fatica ed emise un lamento ma riuscì a farne entrare la metà. La fece andare un po’ su e giù e poi lo tolse mostrando il buco che, da aperto, lentamente si richiudeva con tutte le sue grinzette attorno.
“Cazzo, ma è fantastico! La mia minchia è più grossa di quel coso ma sono certo che potrò riuscire ad infilartela tutta dentro”.
A quella vista aveva cominciato a segarsi con decisione. Il ragazzo fece a tempo a sedersi davanti al monitor per vederlo arretrare con la sedia, spingersi indietro e sborrarsi addosso un litro di sperma che lo raggiunse fin sotto la gola, impiastrandogli i peli del petto. Quella visione gli rimase impressa nella mente a vita. Aveva fatto godere così tanto un maschio come quello solo mostrandogli il suo sederino. Con la sua piccola lingua gli avrebbe leccato tutto il busto per gustarsi ogni goccia di quel nettare che non aveva mai assaggiato.
“Accidenti quanto mi hai fatto godere solo all’idea di scoparti. Si vede che ne hai voglia, sai? Sei una piccola scrofa”. Rispose solo annuendo con la testa: era ancora shoccato da quello che aveva visto. “Dove ci incontriamo però? Io sono sposato e non posso portarti a casa. Qui sono al lavoro: faccio il guardiano notturno in un garage e qui non è il caso, dato che è pieno di telecamere di sicurezza”.
Senza pensare al rischio a cui poteva andare incontro vedendosi con un uomo maturo assolutamente sconosciuto, del quale, tra l’altro, non conosceva i trascorsi da carcerato per stupro di minore. Era per questo che voleva essere sicuro sulla maggiore età: non voleva tornare in cella.
Eccitato dall’idea, il ragazzo si sbilanciò. “I miei tra due giorni partiranno per andare al paese. Io dirò loro che devo studiare per il prossimo esame e che preferisco rimanere qui, così potrai venire a casa mia. Che ne dici?”
“Perfetto!” e si misero d’accordo: giorno, ora ed indirizzo.
Il ragazzo, nelle sere seguenti, non ebbe bisogno di andarsi a cercare filmini in rete. Aveva ancora in mente la scena della meravigliosa sborrata di quel maschio ed il fatto che si era eccitato a causa sua lo faceva inorgoglire.
Il giorno prestabilito puntualmente suonò il citofono. “Sono io”. “Quarto piano”. Quando aprì la porta e se lo trovò davanti rimase inebetito. Di persona era ancora meglio. La notevole altezza e le larghe spalle erano ancor più evidenti. Lo fece entrare e richiuse subito la porta. Non poteva correre il rischio che qualcuno del palazzo lo vedesse.
Anche l’uomo rimase colpito. Sembrava proprio un ragazzino, piccolo com’era. Fortuna che gli aveva detto l’età perché non la dimostrava affatto. Un ragazzino così bello e già sfondato: l’ideale per lui. Si chinò subito per dargli un bacio, infilandogli la lingua in bocca, mentre una mano andò a tastargli il culetto. Era vestito solo di un pantaloncino corto e largo e di una canottiera. Lo avrebbe spogliato in un attimo.
“Sai che sei proprio carino, mi ecciti un casino” e si tastò il pacco che mostrava già i segni di non sopportare di stare chiuso nei jeans. Tra il bacio ed il complimento il ragazzino rimase confuso e cercò di comportarsi normalmente, anche se il cuore gli batteva forte.
“Posso offrirti qualcosa?”. La frase di rito.
“Certo, voglio al più presto scoparti. In questi giorni non ho fatto altro che pensare a te”. Lo sollevò come un fuscello ed il giovane fremette sentendosi tra quelle braccia forti. “Dove lo vuoi fare?”.
“Nella mia camera. Di là” e gliela indicò.
Quasi lo gettò sul letto e gli tolse quelle poche cose che aveva indosso. Le mutandine vennero quasi strappate. Poi cominciò a slacciarsi i bottoni della camicia lentamente, con lo sguardo fisso su quel corpicino nudo. Il giovane era lì, disteso, che lo guardava affascinato. Pian piano venne fuori il torace peloso, quindi le braccia muscolose. Si slacciò la fibbia della cinta, la sfilò dai pantaloni e la poggiò sul letto. “Questa potrebbe servire”, affermò minaccioso. Si slacciò la patta, bottone dopo bottone. Tolse i jeans e rimase in mutande. Erano bianche e ci si poteva vedere dentro un bestione che andava ingrossandosi verso sinistra e quasi stava per uscire dall’elastico.
Si sdraiò accanto a lui, gli si schiacciò addosso e riprese a baciarlo, tenendogli la testa. La grossa lingua la faceva da padrona in quella boccuccia. Staccatosi, con una mano si sfilò le mutande e ne uscì la belva pronta a violare quelle tenere carni. Enorme e segnata da grosse vene, specialmente una, durissima, che gli faceva da spina dorsale.
“Oddio quanto è grosso!” disse il giovane con la voce che gli vibrava dalla paura ma questo non gli impedì di cercare di prenderlo in mano, senza riuscire ad avvolgerlo tutto. Ne sentiva il calore, lo sentiva pulsare e continuare ad ingrossarsi.
“Prendilo in bocca” gli fu ordinato ma lui era già disceso a guardarlo da vicino. Non credeva ai suoi occhi. Allungò la lingua e, per la prima volta, sentì il sapore di un uomo.
“Ti ho detto di prenderlo in boc… caaa” ma già la cappella era dentro, avvolta dalla linguetta guizzante. Ci mise molta fatica ad aprire al massimo le labbra. Ci riuscì subito ma fu più difficile cercare di fagocitare l’asta perché se la sentiva già toccare le tonsille. L’uomo gli prese la testa affondando tutte e due le mani tra i suoi ricci neri e gliela spingeva sempre più giù, togliendoli il fiato.
“Succhia troietta” mentre, afferratigli un ciuffo di capelli, gliela muoveva su e giù. Ogni tanto glielo toglieva di bocca per farlo respirare, per poi rinfilarlo dentro. Più di tanto non riuscì ad andare. Benché lo volesse anche lui, il ragazzino si strozzava ed era talmente pieno che non riusciva né a leccare e né a succhiare. Era però inebriato dal sapore e dall’odore intimo di quel maschio da sogno.
“Lasciamo perdere. Con la bocca non ci riesci molto bene ma adesso te lo metto in culo e lì ci riuscirò io”. Lo posizionò a pancia in giù e gli si allungò sopra, schiacciandolo sotto il suo peso da uomo maturo. La mazza si assestò nel solco delle chiappette, facendogli sentire tutta la sua durezza, la grossezza e la lunghezza. Il giovane cominciò ad averne paura ma si sentiva anche pieno di voglia di fare quel passo tanto desiderato.
Il maschio si tirò poi indietro portando la faccia all’altezza del buchino. Allargò le tenere melette ambrate e rimase ad ammirarlo. Da uomo navigato cominciò a capire qualcosa. “Non mi sembra che tu lo abbia fatto usare molto. Mi hai mentito? Adesso cosa dovrei fare? Mi hai mentito anche sull’età?”.
“E’ vero, sono ancora vergine. Fino ad ora ho usato solo cetrioli. Però sull’età non ho mentito”.
“Bene, meglio così. Però io adesso non posso fermarmi. Ho un cazzo che scoppia e dovrò romperti il culo per forza. L’hai voluto tu, frocio bugiardo”.
“Farà molto male, vero?”
“Di sicuro ma, se sei una troia nata come mi hai fatto capire, poi ti piacerà e non potrai più farne a meno. Facciamo così, per evitare che ti senta tutto il vicinato”. Prese le sue mutande e gliele mise in bocca, profumate di piscio e di presborra. Poi, più per piacere suo che per compassione, si mise a leccargli l’ano ed a sputarci sopra più saliva che poteva per ammorbidirglielo. Ci infilò prima un dito, spingendoglielo fino in fondo, poi due, poi tre, rigirandoglieli dentro, godendo dei gemiti di dolore del ragazzino.
“Ti ho infilato tre dita dentro. Anche se ho la mano grossa non sono niente a confronto del mio cazzo, caro il mio frocetto, e te lo dimostro subito”. Puntò la minchia al posto giusto e spinse forte. La cappella squarciò l’orifizio con un rumore di strappo ed il ragazzo urlò come un agnellino al macello ma l’urlo si spense nella bocca ostruita. Altra spinta ed altro urlo. Ancora una spinta ed ancora un urlo. Ad ogni spinta l’uomo godeva nel dilaniare quell’agnellino ed ogni volta si sentiva potente come un leone. Con un’ultima spinta sprofondò completamente la mazza fino a graffiare col pelo inguinale la delicata pelle del sederino e si fermò.
“Allora? Che ne dici? Hai 27 centimetri di cazzo infilato in culo. Ti rendi conto di essere ormai sfondato? Sei o non sei una troia?”
“Sììì… mi piace… sono una troia… una troiaaa” riuscì in qualche modo a farsi capire chiaramente mentre le lacrime gli solcavano il dolce volto.
“Beh adesso devo però finire di sfasciarti per bene. Adesso sei il mio buco svuotapalle e ho bisogno solo di scaricarmi i coglioni. Non mi frega niente se ti fa male”.
Prese a montarlo per almeno mezz’ora come una bestia e, tra i diversi grugniti, lo ricoprì di “sgualdrina, puttana, troia, zoccola, mignotta, baldracca, culattone, rottinculo, frocio schifoso”, eccetera. Intanto, il povero ragazzo era sballottato come una marionetta, tra il dolore ed il piacere, l’umiliazione assoluta e la pura goduria che lo faceva sbavare abbondantemente sul letto. Non capiva se si trovava in paradiso od all’inferno. Certo era su un altro pianeta. Stava perdendo la verginità nel modo più brutale che avesse mai sognato.
Tre ruggiti, uno più forte dell’altro, accompagnarono gli schizzi di sborra che gli inondarono l’intestino e, quando l’uomo gli si accasciò addosso, anche lui si lasciò andare ad una sborrata paurosa, conscio di essere stato l’oggetto di piacere di un vero maschio, di essere pregno del suo succo virile.
Incredibilmente quando gli sfilò di dentro il cazzo quello era ancora duro, lucido e viscido di umori e sperma e glielo piazzò davanti alla bocca, da cui tolse le mutande
“Adesso puliscilo tutto, puttana. Tira fuori la lingua”. Obbedì immediatamente, come uno schiavo agli ordini del padrone. Così, mentre dal culo sfondato gli colava fuori un rivolo di crema bianca, in poco tempo, con leccate e succhiate, lo ripulì per bene, senza farsi troppi scrupoli igienici. Il maschio glielo piantò in gola fino a strozzarlo per due volte poi se lo prese in mano e si segò con forza.
“Apri la bocca, troia, che ti riempio anche da davanti”. Aprì il più possibile, tirò fuori la lingua e così ricevette in pieno un primo denso schizzo. La cappella fece quindi il suo ingresso fermandosi subito dentro, così poté ricevere altri abbondanti schizzi che prontamente inghiottì. Solo degli ultimi, più sbrodolati che schizzati, ebbe modo di gustare il sapore deciso ed inconfondibile. Il membro gli si afflosciò lentamente tra le labbra.
“Sai che per essere stata la tua prima volta sei stato veramente bravo? Si vede che ne avevi proprio voglia. Scusa se ti ho fatto male ma quando sono eccitato non riesco a controllarmi…” e gli accarezzò la testa con gratitudine “…e tu mi ecciti in modo particolare”, aggiunse.
“Sì è stato molto doloroso. Mi fa male e mi sento il buco completamente aperto. Sento l’aria che entra”. Si toccò “Oddio ma è larghissimo!”.
“Fai vedere… Eh sì, te l’ho proprio slabbrato. Ma sei giovane, si richiuderà presto… Così potrò spaccartelo un’altra volta” e sorrise.
“Vuoi dire che mi vuoi rivedere ancora?” Nella sua voce si poteva cogliere la speranza di una risposta affermativa.
“Ma certo, piccolo. Dopo che ti ho sfondato, le prossime volte non sentirai più tanto dolore ma solo piacere” e lo baciò teneramente. Quello rispose stringendoglisi addosso dalla felicità.
L’uomo capì che la loro relazione sarebbe durata a lungo. Quel ragazzino sembrava tanto giovane pur essendo già maggiorenne, così non avrebbe corso più rischi con la giustizia e non ci sarebbero più stati problemi in famiglia, con moglie e figli. Sarebbe stato il suo schiavetto pronto a soddisfarlo sempre. Lo avrebbe farcito di sborra tutti i giorni e magari, come variante, lo avrebbe usato assieme a qualche suo ex amico di cella. Anche la troietta sarebbe stata più che soddisfatta.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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