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QUATTRO MASCHI ARRAPATI - 2


di Foro_Romano
10.01.2019    |    15.756    |    4 9.6
"Domani pomeriggio da me ti va bene? Potresti stare anche la sera perché la mia femmina esce con le amiche”..."
Seguito di “Quattro maschi arrapati”. Visto che il precedente racconto non è stato inserito tra quelli pubblicati, vi consiglio di leggerlo perché, benché non mi piacciano molto i racconti a puntate, sono costretto a proporvi quanto è accaduto dopo.

(Racconto n. 96)

Hai capito il cucciolo innocente! Non ne aveva avuto ancora abbastanza e voleva riprendere da dove eravamo rimasti. Magari svuotato e ripulito, visto che lo avevamo lasciato completamente ripieno della nostra sborra. Lo avevamo capito tutti ma adesso mi ha detto esplicitamente che, anche se si è fatto trombare anche dai miei tre amici, io sono il suo preferito. Non tanto per la grandezza del cazzo che, modestamente, non è da poco, ma sempre un po’ più piccolo di quello di Renato, quanto vede in me il suo uomo ideale: alto, 35 anni, peloso, muscoloso ma non palestrato, barba corta, brizzolato.
“Bruno – mi ha detto per telefono – ammetto che l’altra sera mi sono lasciato trasportare dalla tanta voglia che avevo e per me è stato come un sogno realizzato di essere stato scopato da quattro maschi come voi, però per te sento un trasporto diverso…”
“Caro Andrea, fermati. Voglio mettere in chiaro una cosa. Anche tu mi piaci molto. Mi piaci non solo per il tuo aspetto così minuto e giovane ma anche per quanto sei troia, per come ti lasci usare senza limiti, per quanta passione ci metti, per come godi col cazzo in culo e persino perché mi eccita da morire vederti fottuto da altri e poi fotterti io stesso nel tuo buco pieno di sborra di quelli. Devi però subito capire che io non ho alcuna intenzione di legarmi a te. Io sono prevalentemente etero: mi piace la figa. Ho una ragazza, anzi ne ho un po’ che mi stanno appresso e me la danno. Ammetto che mi piace di più fottere un bel culetto, non so perché, e loro difficilmente me lo danno e, se me lo danno, non partecipano per niente…”
“Ok, ok, lo avevo capito. Infatti non ho intenzione di fidanzarmi, anche perché conosco la mia natura di troia, però sappi che il mio culetto sarà sempre a tua disposizione ogni volta che vorrai. Con te sento che non è solo una semplice scopata, per quanto soddisfacente possa essere. Sento un trasporto diverso, che non vuol dire che voglia rinchiudermi o rinchiudere te in un rapporto monogamo”.
“Come fai a dire questo se ci siamo visti solo una sera e ti sei fatto sbattere da tutti?”
“Non so. Ci ho pensato molto in questi giorni e sono certo che con te è stato diverso. E’ come se sono stato troia come piace a me ben sapendo che questo piaceva anche a te. Non ti preoccupare. Vai pure con le tue donne, solo mi piacerebbe sapere di essere il tuo amante preferito”.
“Beh, per ora non posso dirti una cosa del genere. Frequentiamoci ancora e poi ti saprò dire. Dunque, troia, mi dicevi che vuoi ripetere l’esperienza dell’altra sera con i miei amici. Ma come sta il tuo buchino (se posso ancora chiamarlo così)? Si è ripreso dal trauma in così poco tempo?”
“Si, certo, e ha ancora tanta voglia di cazzi. Pensi che sia malato?”
“Mah, credo piuttosto che sei una gran zoccola. Devi aver cominciato presto”.
“Si, in effetti. Ho sempre avuto interesse per gli uomini, anche se non me ne rendevo conto. L’ho capito a 13 anni quando un ragazzo sui 18 mi ha insegnato questo gioco e mi ha sverginato in un bagno pubblico. Devo dire che il gioco mi è piaciuto subito ma ho capito anche che mi piacciono molto gli uomini maturi, più che i ragazzi”.
“Sei stato anche con vecchi?”.
“No, voi siete stati quelli più grandi che ho avuto. Sono stato così bene con voi! Allora, quando ci rivediamo? Anche solo con te. Dai, ti prego, ti prego, ti pregooo”.
“Va bene. Domani pomeriggio da me ti va bene? Potresti stare anche la sera perché la mia femmina esce con le amiche”.
“Oh, si, si, che bello! Vedrai, sarò ancora più troia dell’altra volta”.
“Dubito che sia possibile”.
“Si, si, vedrai”.

Così ci siamo dati un appuntamento per il giorno dopo alle 17. Puntualmente ero pronto a riceverlo dopo la doccia, con addosso solo il mio accappatoio bianco. Niente. Non si vedeva. Alle 17:30 l’ho chiamato al cellulare ma era spento. “Boh – mi sono detto – altro che troia, questo se ne è dimenticato”. E’ arrivato alle 18 tutto trafelato.
“Scusami, scusami, ho avuto un problema”.
“Che c’è? Stai male? Cammini male. Hai problemi alla gamba?”
“No, no, niente, non ti preoccupare”.
L’ho stretto tra le mie braccia, quasi sollevandolo da terra, e gli ho ficcato tutta la lingua in bocca (in quella tenera boccuccia da bocchinara). Intanto, la mia mano è andata a pastrugnargli il culetto morbido. Quando l’ho lasciato respirare, aveva gli occhi languidi di un cagnolino. Voleva dirmi qualcosa ma non l’ho lasciato parlare.
“Stai zitto. Adesso voglio proprio vedere se riesci a superare te stesso come troia”. L’ho spogliato tutto: t-shirt, scarpe, calzini, pantaloni. L’ho girato, mi sono accovacciato e, lentamente, gli ho calato gli slip. Sono rimasto di stucco.
“E questo cos’è?” Si vedeva il buchino arrossato e slargato da poco da cui era uscita della sborra che si era seccata sulle sue palline e sull’interno di una coscia.
“Ecco… Te lo volevo dire…”
“Che cosa? Che prima di venire a farti sbattere da me, ti sei fatto sbattere da qualcun altro? Altro che troia!”
“Scusami, non ho avuto tempo. Mi hanno fatto fare tardi…”
“Hanno? Erano più di uno? Ma che puttana!” Però la cosa, anziché farmi arrabbiare, mi ha eccitato ancora di più. La mia minchia ormai spuntava dritta e dura fuori dall’accappatoio.
“Posso parlartene dopo?...”
“Dopo cosa? Dopo che ti avrò sfondato pure io? Eh, dimmi troia. Dopo questo?”
L’ho sollevato e sbattuto sul letto, nudo com’era. Era una delizia. Un corpicino perfetto. La vita stretta. Due belle melette perfettamente rotonde. Il buco evidentemente profanato da poco. Ci ho ficcato tutto l’indice fino in fondo. Gli ho fatto male. Ha trattenuto un grido. Forse si è vergognato di quella condizione. L’ho ritirato che era tutto bagnato della sborra che ancora aveva su per il culo.
“Ma guarda, guarda ‘sta puttana com’è piena!”. Gliel’ho messo davanti alle labbra. “Lecca, puliscilo, PULISCILO, frocetto schifoso”. Ha cacciato fuori la linguetta ed ha obbedito subito, ripulendolo per bene. La troiaggine di quel ragazzino mi ha fatto salire il sangue al cervello… o meglio, al cazzo. Ce l’avevo così duro che avrei potuto sfondare un pezzo di marmo. Invece ho sfondato lui.
L’ho infilato nel suo budello di botto, fino in fondo ed ho cominciato a fotterlo come un animale, senza alcuna pietà. Benché la sborra presente lo rendesse scivoloso, la dimensione della mazza gli ha slargato il buco e la cappella ha battuto con forza il fondo. Ha urlato e più urlava più ci davo dentro. Quello che aveva fatto mi dava il diritto di punirlo, di fare quello che avevo sempre desiderato di fare quando avevo a disposizione un bel culetto ma non avevo mai osato.
“Ti piace, vero? Tu godi soltanto quando hai un cazzo che ti spacca il culo, vero? Dillo quanto sei troia”.
“Si… ahhh… siiii… sono troia. Dai… dai… scopami forte… siiii… cosiii… scopami forte maschio… sfasciami il culo… ahhh… siii… forteee…”
Le sue parole e il suo culo pieno del succo di altri mi hanno fatto perdere la ragione. L’ho montato come un coniglio, sdraiato sopra di lui con tutto il mio peso. Il muscolo del buco non faceva alcuna resistenza, completamente spaccato. Le mie grosse palle pelose sbattevano ritmicamente sulle sue coscette, il rumore dello sciacquio e l’odore di sesso mi spingevano ad essere sempre più feroce. Spingevo in tutte le direzioni in modo da allargarlo il più possibile ed infliggergli più dolore. Ma lui, più soffriva e più godeva. Mi incitava fino a che l’ho sentito gemere e lasciarsi andare. Era venuto.
Mi ha fatto tenerezza. Ho rallentato, pur continuando a scoparlo a ritmo sostenuto finché ho sentito di non farcela più a resistere nemmeno io. Allora gli ho dato 4-5 spinte forti e sono venuto a fiotti potenti dentro di lui, che gemeva e piagnucolava di piacere e dolore assieme. Ho continuato a ficcarlo per tutta la sborrata, fino all’ultima goccia.
Quando ho terminato, mi sono sfilato e sdraiato sulla schiena accanto a lui. Il mio torace peloso si muoveva velocemente per farmi riprendere fiato. Lui era inerme, quasi ridotto in poltiglia. Avevo esagerato. Stavo cominciando a preoccuparmi quando si è mosso un poco, la sua mano sinistra è andata a toccarsi il buco (o quel che ne rimaneva) e le dita gli si sono bagnate della sborra che ne usciva a rivoli. Le ha portate alla bocca e se le è succhiate vogliosamente. Ancora una volta, un’altra ancora. Mi sorrideva con le labbra umide. Nonostante tutto era soddisfatto. Un bambino felice. Mi resi conto che anche io ero felice.
Il suo braccio sul mio petto a giocare coi peli. La sua bocca sotto la mia ascella a leccarne via il sudore.
“Grazie padrone. Sapevo che ti sarebbe piaciuto trovarmi già pieno di sborra”.
“Vuoi dire che lo hai fatto apposta per fare piacere a me? E se invece me la fossi presa?”
“No, no. E’ stato un caso”.
“Perché? Che è successo?”
“Vedi, io studio con un altro ragazzo un po’ più grande di me, di tre anni, perché ha aspettato un po’ dopo il diploma prima di iscriversi all’università. Mi è sempre piaciuto ma non gliel’ho mai detto. Intendiamoci, gli ho detto della mia omosessualità ma mai che mi piaceva. Lui, etero convinto, non ci ha mai provato. Il nostro rapporto è rimasto sempre quello di colleghi di studio. Fino a oggi”.
“Sono sicuro che tu, zoccola come sei, non hai resistito”.
“No, non è andata così. Oggi doveva venire da me dopo pranzo per studiare. Viene sempre da me perché i miei hanno un negozio lontano da casa e tornano sempre la sera. Così stiamo tranquilli a studiare. Oggi si è presentato col padre, dicendo che aveva una sorpresa per me. Naturalmente li ho fatti entrare”.
“Non mi dire che ci hai provato subito col padre!”.
“No, certo. Sono troia ma so trattenermi”.
“Ah, ammetti di esserti trattenuto”.
“Beh, si. Il padre è proprio un bel uomo. Sui 50, testa rasata, alto, con un fisico perfetto e molto ben piazzato. Beh, per farla breve, lui aveva raccontato al padre della mia omosessualità perché lui (il padre) era dichiaratamente bisessuale. Così (il padre, sempre) gli ha detto di provare almeno una volta per poter giudicare meglio e lo ha accompagnato da me. Io sono rimasto confuso. Così ne hanno subito approfittato”.
“E a te piace che si approfittino di te, zoccola”.
“Beh, si, forse. Comunque, mi hanno spogliato. Giulio, il mio compagno di studi, mi ha abbracciato. Il padre lo incitava a baciarmi e lui lo ha fatto… ad accarezzarmi e lo ha fatto. A quel punto non potevo che stare al gioco”.
“E ti pareva!”
“Mi sono abbassato e mi sono impegnato in un bel pompino per fargli capire che anche i maschietti possono dare piacere con la bocca. Lui ha cominciato a gemere e io ho dato il meglio della mia arte pompinara”.
“Non c’era da dubitarne”.
“Tanto sono stato bravo che, ad un certo punto, mi ha afferrato la testa e mi ha sborrato in bocca. Tremava come una foglia. L’ho ripulito per bene, fino all’ultimo ma il padre mi ha consigliato di continuare per farlo riprendere. Così è stato e, quando è tornato duro, il padre mi ha fatto mettere alla pecorina e gli ha detto di scoparmi il culo, dicendo ‘guarda che bel culetto, se ne trovano pochi di così belli. Scopalo, scopalo forte’ e lui…”
“Lui non se lo è fatto ripetere, naturalmente”.
“Infatti. Il padre lo incitava e lui mi ha scopato sempre più forte. E’ durato parecchio perché era già venuto, così, dopo una mezzoretta, mi ha sborrato dentro tanta di quella sborra che mi sembrava di sentirmela in bocca”.
“Allora si è convinto che scoparsi un frocio è bello lo stesso e forse di più?”.
“Credo di si. Ma non è finita. Durante quella scopata, non mi ero accorto che anche il padre si era spogliato e ho fatto appena a tempo a vederlo. Possente, peloso, con due cosce muscolose, con un cazzo stupendo, grosso e massiccio, completamente in erezione. Appena il figlio si è sfilato da me, lui lo ha sostituito. La sua cappella era più grande ma lui me l’ha infilata dentro di forza. Mi ha fatto male ed ho strillato ma lui ha dato una spinta, una sola, ed è entrato completamente fino alle palle. Mi è mancato il respiro.
Mentre mi scopava, ha detto a Giulio: “Così si devono scopare le froce, duro e forte. Devi far capire chi è il maschio e chi è la troia sottomessa”.
“Come se non fosse già chiaro!”, dico io.
“Si, ma ha ragione. E’ così che mi piace: essere sottomesso”.
“Me ne sono accorto, puttanella”.
“Insomma. Anche lui mi ha chiavato per una buona mezzora. Prima a pecora, o ‘a vacca’, come diceva lui, poi mi ha girato a pancia in su, verso di lui, mi ha aperto le gambe e mi è rientrato dentro con un colpo solo. Ormai ero completamente aperto e non ho sentito dolore, ma solo tanto piacere. Aveva proprio un bel cazzo da monta (meno del tuo, ovviamente)”.
“Mi prendi in giro?”
“No, è la verità. Mi ha scopato sempre più forte dicendo che ero troia, puttana, una vacca oscena… e cose di questo genere”.
“Penso proprio che tu non ti sei offeso. Vero?”.
“Nooo… anzi. E poi avevo altro da pensare. Avevo un bastone che mi entrava e usciva dal culo e stavo a pensare a come mi chiamava? Così, sbattuto e sfasciato com’ero, mi sono venuto sulla pancia. Saranno state le contrazioni del mio budello (non certo dell’ano, che era sfasciato), è che, appena ho finito di sborrare, anche lui mi ha esploso dentro tutto lo sperma che aveva nei coglioni, che si è andato a mescolare con quello del figlio. Ne ero talmente pieno che colava fuori ai lati del cazzo che mi tappava il buco. Io tremavo e mi contorcevo dal piacere: mi sentivo donna, come una femmina appena ingravidata”.
“Lo so, ti conosco ormai”.
“Ecco perché ho fatto tardi. E’ stata colpa loro e io non potevo rifiutare. Capisci?” e mi ha guardato coi suoi occhioni innocenti, quasi avesse confessato di aver semplicemente rubato la Nutella. Chiedeva di essere perdonato. Faceva tenerezza, così mi sono chinato su di lui e l’ho baciato gentilmente, accarezzandogli la guancia.
Ma non era solo tenerezza quella che provavo e me lo ha dimostrato lui che con la sua manina ha preso possesso del mio cazzo di nuovo totalmente in tiro. Il racconto non mi era stato indifferente. Non potevo resistere e, certo, lui non voleva che resistessi. Così mi sono messo in ginocchio tra le sue gambe, gliele ho alzate, l’ho afferrato per le caviglie e l’ho infilzato fino al pelo senza alcuno sforzo, tanto era spanato.
L’ho trapanato senza ferocia ma con decisione, a lungo. Ogni tanto mi chinavo a baciarlo, poi mi sono piegato su di lui, l’ho afferrato per le spalle passandogli sotto le ascelle, la mia testa a fianco della sua, il mio torace irsuto a contatto del suo completamente liscio, e mi sono trovato a soffiargli nell’orecchio “Ti amo, cucciolo mio” e gli ho scaricato dentro anche l’anima.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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